La vicenda del Lirico, il pm Pilia ricorrerà contro
l’assoluzione del sindaco
La nomina della Crivellenti a sovrintendente al centro della
battaglia
giudiziaria
CAGLIARI Assolto dall’accusa di abuso d’ufficio per aver
nominato
illegittimamente Marcella Crivellenti sovrintendente del
teatro lirico
e silurato un componente del consiglio di amministrazione,
per Massimo
Zedda il calvario giudiziario non è ancora finito: contro la
sentenza
pronunciata lo scorso 23 marzo dai giudici della prima
sezione il pm
Giangiacomo Pilia ha deciso di ricorrere in appello. I
motivi della
decisione, depositati in cancelleria la scorsa settimana,
non hanno
convinto il magistrato dell’accusa, rimasto fermo sulle
valutazioni
che hanno condotto il sindaco al giudizio del tribunale.
Quindi la
battaglia giudiziaria andrà avanti e per i difensori di
Zedda, gli
avvocati Giuseppe Macciotta e Fabio Pili, si prospetta una
nuova
fatica. I giudici - presidente Claudio Gatti, a latere
Silvia Badas e
Claudia Belelli - sono stati categorici: quando ha nominato
sovrintendente del teatro lirico Marcella Crivellenti -
hanno scritto
nella sentenza - il sindaco Massimo Zedda ha cercato di
perseguire
l’interesse pubblico senza alcuna «volontà colpevole».
Non
solo: al
contrario di quanto ha stabilito il Tar quella scelta era
legittima
perché la Fondazione non aveva alcun obbligo di pescare il
nome dai 44
raccolti con la manifestazione d’interesse («non era un
concorso
pubblico ma una mera raccolta curricolare») e perché il
curriculum
della designata era sufficiente («seppur forse in minor
misura
rispetto ad altri candidati») a rispettare i criteri
indicati nello
statuto. Il punto controverso è proprio questo: per l’accusa
Zedda
avrebbe dovuto pescare il nome del sovrintendente dai 44
candidati
alla manifestazione d’interesse. La scelta di proporre la
Crivellenti
avrebbe provocato un danno alla Fondazione. Il tribunale
però ha
ragionato in maniera opposta. Passati in rassegna i fatti
che hanno
preceduto la nomina della Crivellenti, i giudici partono da
una
certezza basata sull’esame dei documenti contabili: «Emerge
inequivocabilmente - è scritto nella sentenza - che a
prescindere
dalle cause il debito della Fondazione era stato accumulato
in gran
parte nel corso della gestione Meli, dal 1996 (o 1994) fino
al 2004».
Secondo il tribunale all’arrivo del successore, Maurizio
Pietrantonio
«il debito venne stimato in 25-26 milioni di euro, un
disavanzo
disastroso». L’obbiettivo di Zedda, dichiarato anche in
udienza
pubblica, era dunque di riportare i conti del teatro lirico
in linea
di galleggiamento, affidando la gestione della Fondazione a
una
persona da considerarsi indipendente e fuori dai giochi
politici.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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