venerdì 23 settembre 2016

Tutto è riconducibile alla bombola (storie di un bombolaio)



Ormai, giunto a questo livello di assuefazione da gas propano, riconosco la gente che incontro per strada dalla bombola che prende. Ed ecco la Signora bombola nera da 15 Kg, ho perso il conto di quante volte son salito a casa sua, all'ultimo piano. Ed ecco quell'altro, sulle strisce pedonali, quello della bombola verde in giardino. Un altro, il signor bombola da 20 Kg, cafone maleducato, questo l'ho incontrato al bar l'altro giorno.

Altre persone, invece, a prima vista non le ricordo; ed ecco che mi becco un esempio andando in tabaccheria.


Quello si sbraccia in saluti, io resto ammutolito, o mi guardo alle spalle, pensando stia salutando un altro. Poi, se quello insiste, magari mi dice "non ti ricordi? Mi porti sempre la bombola!” E io no, che non mi ricordo. Quindi gli chiedo indirizzo, cognome nel citofono e che tipo di bombola prende.


Solo quando si qualifica, ricordo tutto di lui. "Il suo cane? È stato operato? Mi dispiace ancora per sua moglie, il fatto che sia morta è molto triste. Si ricordi che dobbiamo cambiare il flessibile della centralina, la prossima volta"

Tutto ciò che vedo, chi vedo, son piani di scale, cucina sudicia, bombola al sole in balcone. Ogni persona ha i suoi dettagli, tutti i dettagli di come tratta la bombola.

Tra le persone vedo bombole grigie, bombole verdi, nere o gialle. Bombole nuove, altre vecchie. Alcuni clienti hanno i capelli biondo-Sardagas, altri nero-Liquigas. Altri, anziani, i capelli grigio-Agipgas.

Tutto, in un modo o nell'altro, è riconducibile alla bombola. Ora vado a cercare un bravo psichiatra. 
Matteo Girina

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