L’accusa di mitopoiesi circa la storia della Sardegna in periodo
nuragico (e non solo) sa davvero dell’ incredibile! Si vuole sempre insinuare
che quanto si trova e si propone di ‘straordinariamente interessante’, di
bello’ e di ‘esaltante’ circa la civiltà nuragica obbedisca sempre a fini, più
o meno dichiaratamente politici, di stampo nazionalistico. Addirittura
razzistici!
Si annullano i puri dati scientifici (scientifici semplicemente perché
‘oggettivi’) per il ‘timore’ di dar luogo a esaltazioni
di ‘razza’ e di aumentare a dismisura lo spirito autonomistico (sic in verbis
una nota funzionaria dell'Istituto Italiano di Storia e Protostoria!) delle
popolazioni dell’Isola.
La storia dei Giganti di Monte Prama è una storia
paradigmatica circa questo ‘timore, che porta, talora inconsapevolmente, non
pochi studiosi ad attutire, in qualche modo, l’impatto del dato archeologico
con la coscienza storica dei Sardi. Ergo non bisogna dire ‘Giganti’ ma statue
e, soprattutto si deve incrinare il dato della sardità delle statue a tutto
tondo.
Esse, si afferma, sono formalmente sarde ma di
concezione ‘levantina’ (una stupidaggine bella e buona!). Per la scrittura
‘nuragica’ è capitata e capita ancora la stessa precisa cosa. Bisogna negarla
con forza e se proprio non si può, pena il ridicolo, bisogna dire che i segni
non sono 'proprio' sardi (sardôa grammata) ma solo… ‘grammata' nell’Isola di
Sardegna.
Gigi sanna.
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