Unione Sarda
I giovani a Sassari - Pd, Agorà al
garante: «Ascolti anche noi»
«Crediamo in un Pd migliore che si sa
rinnovare»: è il messaggio che Agorà lancia da Sassari, nel secondo
appuntamento dopo quello di settembre a Cagliari. L'assemblea
itinerante promossa da alcuni giovani Dem guarda al congresso: «Vogliamo
dare continuità e sostanza a quanto avviato a Cagliari», ha detto
nell'introduzione Valeria Fadda, consigliere comunale sassarese,
«Agorà è un modo per dare più forza ai nostri progetti e alle nostre
proposte».
Pietro Morittu, uno dei promotori dell'esordio cagliaritano,
ha sottolineato che «vogliamo consentire a tutti e in tutta la Sardegna
di potersi esprimere e dare il proprio contributo, in un percorso di
partecipazione nuovo. Questo è un luogo aperto per creare sinergie e
discutere». Dolores Lai ha fatto riferimento
all'arrivo del garante nazionale,
Gianni Del Moro: «Crediamo sia utile che
ascolti anche noi. Il congresso sarà il momento in cui si dovrà
ragionare sul futuro governo della Regione. Noi mettiamo a disposizione
le nostre idee». «Dopo che abbiamo discusso, maturato ed elaborato il
nostro progetto», secondo l'assessore cagliaritano Danilo Fadda,
«dobbiamo aprirci alla società sarda incontrando le parti sociali, le
organizzazioni sindacali e di categoria, il mondo delle associazioni e
della cultura, per condividere e migliorare con loro questo
progetto».
La Nuova
Il legale: «Per reintegrare l’onorevole
sospeso serve un decreto del governo» Per l’avvocato l’obbligo di dimora è un
impedimento a partecipare all’assemblea Peru torna in Consiglio ma Carta ricorre
al Tar. di Mauro Lissia
CAGLIARI Se per sospendere un consigliere
regionale in base alla legge Severino serve un decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri, lo stesso provvedimento dovrà essere
firmato per reintegrarlo nella carica. Quindi non può essere la giunta
per le elezioni a decidere, a valutare le condizioni per i reintegri
dev’essere Palazzo Chigi. A sostenerlo è l’avvocato Gian Comita
Ragnedda, che ha presentato un ricorso urgente al Tar per conto
dell’onorevole sassarese Giancarlo Carta, uscito dall’assemblea dopo un breve
periodo di supplenza per fare posto all’ex vicepresidente Antonello
Peru, indagato per associazione a delinquere nel procedimento
Sindacopoli della Procura di Oristano, appena tornato in libertà
dopo carcere e custodia domiciliare.
Senza calcare la mano sulla
presentabilità di Peru, il legale àncora la richiesta di una
sospensiva da parte del Tar a due circostanze: la prima è il fatto che Peru,
sospeso da Palazzo Chigi attraverso la Prefettura, sia stato
rimesso al suo posto con una sbrigativa nota della presidenza, datata
10 ottobre 2016, con la quale Carta è stato rispedito a casa per fine
supplenza. L’altra è legata alla misura che il gip di Oristano ha
tenuto in vita per fare in modo che Peru, considerato dalla Procura
oristanese un riferimento importante per i «soci» di Sindacopoli,
non abbia eccessiva libertà di movimento: l’obbligo di dimora a casa
della convivente, a Sassari.
Seguendo alla lettera la legge Severino,
il consigliere regionale colpito dall’obbligo di dimora può tornare
in consiglio, mentre col divieto di dimora resta sospeso.
L’avvocato Ragnedda, a leggere il ricorso, coglie in questo aspetto una
contraddizione evidente, perché l’obbligo di dimora costringe Peru a non
uscire da Sassari e quindi gli impedisce, salvo autorizzazioni
mirate, di partecipare all’attività del consiglio regionale. Al
contrario il divieto di recarsi in una determinata città gli
consentirebbe di recarsi ovunque tranne che in quella. In altre parole:
l’obbligo di dimora è una sorta di confino, una misura decisamente più
scomoda. Ma allora - si chiede l’avvocato Ragnedda - com’è che si sceglie
di reintegrare un consigliere vincolato a un obbligo
giudiziario al posto di uno, come Carta, che poteva e può partecipare con
profitto all’attività legislativa nel palazzo di via Roma?
A
questa domanda dovrà dare una risposta il Tar, che è chiamato a
interpretare il senso della legge Severino nell’articolo contestato. Compito
difficile, che compete al tribunale amministrativo, come hanno
dimostrato i casi De Magistris e De Luca. Spiega il legale: «Non c’è alcun
intento polemico e tantomeno alcuna ostilità nei confronti
dell’onorevole Peru, ci siamo rivolti al Tar perché su questi due aspetti la norma
non è chiara. Dal tribunale ci aspettiamo che venga fuori
un’interpretazione definitiva, utile anche per eventuali altri casi nel
futuro». Le richieste contenute nel ricorso vanno comunque oltre l’esigenza di
chiarire la norma: in via cautelare si sollecita «un provvedimento
monocratico presidenziale, che contenga la misura più idonea nel caso
di specie, compresa la sospensione dell’efficacia dei
provvedimenti impugnati». Quindi la sospensione del reintegro di Peru e il
ritorno immediato di Carta nell’aula di via Roma.
Nel merito,
l’annullamento di tutti gli atti impugnati e la conferma della sospensione
del consigliere indagato, che riporterebbe l’orologio della vicenda
a dieci giorni fa. Tempi della decisione: brevi, almeno per quanto
riguarda l’eventuale provvedimento cautelare. Prevedibilmente
fuori termine quelli del merito. D’altronde l’inchiesta di Oristano
è in chiusura e il giudizio del Tar potrebbe arrivare quando gli
indagati saranno tutti o quasi tutti in piena libertà. Carta però ci
prova lo stesso, il buonsenso sembra dargli ragione ma nei giudizi
amministrativi non sempre basta.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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