venerdì 25 novembre 2016

Elezioni, referendum, ed il castigo della paura.

Le campagne elettorali e le elezioni, dovrebbero servire a dare o togliere consenso a chi ha governato fino a quel momento, questo è quello che dovrebbe succedere nella normalità della vita politica/sociale di un Paese. Oggi c'è qualcuno che si affanna a ricordarci che dovremmo votare entrando nel merito della riforma, ci ricordano ossessivamente che non votiamo pro o contro l'attuale governo, che tanto "potremo giudicarlo alle prossime elezioni."

Certo sarebbe auspicabile! Peccato che in questi anni è cresciuto l'elemento che in tanti hanno usato per indirizzare il nostro voto: la paura. A questo se ne sono aggiunti altri che hanno composto una miscela esplosiva; precarietà della vita e del lavoro, impoverimento dei ceti che sostenevano l'economia del nostro Paese. Chiedere oggi a questi cittadini di votare la riforma nel merito, ammesso che ne abbiano la capacità nel bailame confuso delle informazioni, dimostra ancora una volta quanto anche questa "giovane e frizzante" classe dirigente sia lontana dalla vita reale delle persone.

 La distanza è preoccupante e temo difficilmente colmabile. Non si può chiedere a coloro che stanno "morendo" di Jobs act o di Buona scuola o a chi deve barcamenarsi per arrivare a fine mese o mettere insieme il pranzo con la cena, di pensare solo alla riforma. Qual è l'unico mezzo che hanno i cittadini per manifestare il loro dissenso se non il voto? Coloro che ci governano attualmente, ma anche quelli di prima, non hanno la fiducia dei cittadini, e nemmeno la credibilità per chiedere ragionevolezza.

Purtroppo. E serve a poco sbandierare i numeri macroeconomici in positivo, a molti di noi la vita è migliorata dello 0,000 (p.s Berlinguer calza a pennello) [...], quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.



Patrizia Saba Loi.

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