REFERENDUM. Il comizio di Renzi a Sassari:
«Contro la riforma una
classe politica vecchia» Il premier sul
palco con la Dinamo «Se vince il No ritorna la palude»
SASSARI E dopo i tenores di Neoneli, Renzi
porta sul palco del Sì anche i giganti della Dinamo: praticamente del pantheon
dei grandi miti sardi restano liberi solo Gigi Riva e Grazia Deledda, dato che Enrico
Berlinguer era stato già iscritto al club “nemici del bicameralismo”. Proprio
dalla città natale di Berlinguer, nel comizio che chiude il tour referendario
sardo, il premier rispolvera vari spunti polemici contro chi si oppone alla sua
riforma costituzionale.
«C'è una classe politica che è stata
sconfitta - attacca, mettendo nello stesso mazzo D'Alema, Berlusconi, Grillo e
Salvini - che ora spera di utilizzare il voto del 4 dicembre per riprendersi il
potere che aveva perduto».
IL MONITO Sarà pure una volata
referendaria da affrontare «col sorriso sulle labbra», come ripete Renzi
immaginando gli ultimi 17 giorni di propaganda (nelle ore in cui il Garante per
le comunicazioni richiama Fabio Fazio alla par condicio dopo l'intervista al
premier, chiedendo l'elenco dei prossimi ospiti della sua trasmissione). Però
il fatto di riutilizzare toni aspri contro gli avversari, dopo tante
esortazioni al popolo Pd di «non ribattere agli insulti, discutete nel merito»,
ha una logica: ricorda a tutti la posta in gioco.
Perché quella vecchia classe politica,
prosegue Renzi, «era abituata a un sistema paludoso in cui contavano più i veti
che i voti. Ora abbiamo l'occasione per cambiare. Se invece si preferisce
ritornare allo stato di cose precedente, riprendetevi quelli di prima». Non è più
il se perdo torno a casa che ha personalizzato troppo il referendum, ma gli si
avvicina parecchio.
LA NOVITÀ La fine del bicameralismo
paritario serve appunto a scardinare quel vecchio sistema: «Per quattro volte,
nelle ultime sei legislature, abbiamo avuto maggioranze diverse alla Camera e
al Senato». Tanto è vero che «Prodi è caduto perché ha perso la fiducia solo in
un ramo del Parlamento», ricorda il segretario del Pd a una platea che sa molto
affezionata alla stagione ulivista, e che sa anche come lusingare: «Voi siete
Sassari - dice - e questa città per noi è molto importante».
Non si sa se per il già citato Berlinguer,
o perché da qui arrivarono i primissimi sostenitori sardi per l'allora sindaco
di Firenze: Arturo Parisi, Gavino Manca, lo stesso Francesco Pigliaru ben prima
di candidarsi alla presidenza della Regione. Per sostenere la sua battaglia,
Renzi chiama idealmente accanto a sé addirittura i costituenti: Nilde Iotti,
col discorso del 1979 contro le uguali prerogative di Camera e Senato; Giuseppe
Dossetti, che diceva cose simili già nel '51.
Quanto al presunto squilibrio in favore
del governo, «se leggete tutti i programmi del Pds, Ds e Pd, troverete sempre
la proposta di attribuire al presidente del Consiglio il potere di sciogliere
le Camere. Io, se passa la riforma, non potrò decidere da solo neppure di
sciogliere le stringhe delle scarpe. Non c'è un articolo che aggiunga mezza
prerogativa al premier».
GLI OSPITI Se i padri della Repubblica
sono sul palco di Renzi solo virtualmente, è molto fisica invece la presenza
della Dinamo basket,
che appare a sorpresa alla fine del
comizio mentre gli amplificatori sparano musica di Jovanotti (che non portò
bene a Veltroni, ma al diavolo la scaramanzia). Il presidente Stefano Sardara
dona la maglia numero 1 col nome «Matteo», il coach Federico Pasquini applaude.
Gli americani si distraggono un attimo dalla novità di casa loro, Trump, quello
che preoccupa il play Johnson-Odom.
La comparsata fa infuriare il consigliere
regionale di Forza Italia Marco Tedde («fuori la Dinamo dalla polemica
referendaria»), mentre il coordinatore degli azzurri Ugo Cappellacci ribadisce:
«I Patti di Renzi per il Sud sono una bufala pre-referendum». Invece il
presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau vede nella visita del
premier «un segnale importante di attenzione verso la nostra Isola da parte del
governo».
Ma mentre in Sardegna si litiga a colpi di
comunicati Renzi è già lontano, ripartito per toccare chissà quante altre mete
da qui al referendum. Se il viaggio continuerà anche dopo il 4 dicembre, è una delle
cose che non ha il potere di decidere da solo.
Giuseppe Meloni (Nuova Sardegna)
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