I leoni da tastiera si sono fatti più aggressivi. Hanno preso di mira il sindaco di Fidenza, Andrea Massari, e hanno riempito i social network di frasi come “Spariamogli in faccia”, “Prendiamo una spranga e spacchiamogli la testa”, “Ti venisse un cancro a te e al tuo amico Renzi”. “Se qualcuno ha voglia di sparare, lo faccia su di te e sul tuo amico Renzi”. E via di questo passo.
Massari, giustamente, si è detto preoccupato: gli odiatori seriali
possono diventare pericolosi, e quindi ha sporto denuncia. L’unica “colpa” del
sindaco, a quanto pare, è quella di aver invitato il premier Renzi
all’inaugurazione di un nuovo pronto soccorso.
La faccenda si presta a qualche commento. Il primo riguarda i social
network, che sono diventati una sorta di far west, dove scorrazzano appunto i
leoni da tastiera, pacifici geometri o ragionieri, massaie o disoccupati, che
però davanti allo schermo di trasformano appunto in semi-selvaggi, percorsi da
un’aggressività senza pari. Nessuno li ferma. Gli stessi responsabili del
social network, veloci nel sospendere gli account si quelli che magari
pubblicano la foto della cugina un po’ discinta (ci sono anche questi scemi)
sembrano insensibili alle minacce e agli insulti: ognuno faccia quello che
vuole.
In teoria si potrebbe sporgere denuncia (il sindaco di Fidenza lo ha
fatto). Ma le autorità hanno cose più importante a cui pensare. E quindi, se si
vuole ottenere qualcosa, bisogna cercarsi un avvocato, pagarlo e infilarsi in
un tunnel che magari può durare anni e anni. E quindi, di solito, si lascia
perdere. E questo ha diffuso l’idea che sul social network si possa scrivere
tutto quello che si vuole, come infatti sta avvenendo.
La seconda considerazione è che questa guerra referendaria sta
salendo molto di tono. E i politici non aiutano, scambiandosi accuse e insulti
un po’ fuori registro, dai toni troppo alti. Purtroppo, con l’avvicinarsi della
data del 4 dicembre questa tensione è destinata a salire e non a scendere. E i
leoni da tastiera non aspettano altro. La cosa di per sé non sarebbe nemmeno
poi così grave, se non dimostrasse un basso livello di civiltà, una scarsa
attitudine a vivere nel conflitto e se non ci fosse il pericolo che qualcuno
(psicologicamente più debole) passi poi dalle parole ai fatti. Purtroppo, il
fenomeno è abbandonato a se stesso e quindi proseguirà.
Infine, accanto ai leoni da tastiera ci sono i troll. I troll sono
frequentatori dei social network, qualche volta veri, più speso inventati, che
danno il via alle campagne di insulti. Scovarli è facile: basta andare sulle
loro pagine e di solito non c’è niente. Sono nomi inventati (magari da una
stessa organizzazione) e servono appunto a scatenare ondate di maldicenze,
diffamazioni e minacce sui social network dietro il paravento di un nome
inventato: di solito non ci sono fotografie dell’autore, scritti che abbiano un
senso, o altre informazioni. Chi è pratico, di social network di solito li
banna, cioè li esclude, ma molta gente li scambia per autentici e così la cacca
informatica gira per tutto il web.
Non esiste alcun modo, di difendersi. Il blog più famoso e
frequentato, quello di un noto comico, ad esempio, non accetta rettifiche,
precisazioni, pareri contrari: l’accesso alle sue pagine è strettamente sorvegliato
e chi non applaude viene implacabilmente censurato.
Questa è la nuova civiltà informatica, dove non vale nessuna delle
vecchie regole di buon comportamento consolidate per la stampa. E’ appunto il
nuovo far west: chi vuole, spara. Parole, per ora.
di Giuseppe
Turani
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