Unione
Sarda
Il sindaco di cagliari Zedda: se votassi
No dovrei dimettermi
Non dice come voterà, ma non metterà la
croce sul No. Massimo Zedda, a Sassari al seguito del premier, annuncia ai
microfoni di “Un giorno da pecora” che non seguirà la linea degli ex compagni
di Sel-Sinistra italiana. «Non mi esprimo pubblicamente ma non posso realizzare
un pezzo di riforma con la città metropolitana, per poi esprimermi per il No.
Altrimenti, subito dopo, dovrei dimettermi».
Centinaia di messaggi di supporter
biancoblù con critiche per la scelta del patron Stefano Sardara Lui replica:
solo un omaggio al presidente non una adesione al sì per il referendum
costituzionale
A Renzi la maglia della Dinamo ma sul web
scoppia la rivolta
SASSARI Applausi, abbracci e una maglia
col numero 1 e la scritta “Matteo” esibita al pubblico festante. Sembrava un
finale perfetto quello che ha visto salire sul palco del teatro Verdi la Dinamo
Sassari al gran completo. Con il premier che, salutato il presidente Sardara,
si è intrattenuto a lungo a parlare col conterraneo Michele Ebeling, talentino
nato a Comacchio di cui Renzi conosce il padre John, che tra le altre maglie
della sua gloriosa carriera indossò anche quella di Firenze, per poi
sottolineare: «Voi siete l'esempio che i progetti ambiziosi, se portati avanti
con cura e competenza, possono crescere ed evolversi. Non perdete mai questo
spirito».
Un finale perfetto perché di mezzo c’era
un tweet di congratulazioni di Renzi per lo scudetto 2014, una visita promessa
e sempre saltata, l’ultima volta per colpa della Dinamo, con i dirigenti che
durante il blitz di luglio del premier erano
impegnati in Usa per la Summer league. Ma, nemmeno il tempo di buttar giù il
comunicato ufficiale, nel quale si annunciava: «Un incontro istituzionale
importante, con una delle più alte cariche del governo, in Sardegna per impegni
istituzionali e in visita ufficiale in città», che sul web si è scatenato
l’inferno.
Ad attaccare la scelta del presidente Sardara
molti tifosi biancoblù, in maggioranza per il no al Referendum e non proprio
simpatizzanti di Renzi, ma non solo. Che hanno giudicato, ad andarci leggeri,
inopportuna la presenza dei giganti sul palco del Verdi durante un appuntamento
ritenuto tutt’altro che istituzionale.
Centinaia di commenti, in buona parte col
tono vagamente forcaiolo che i social sembrano sempre più ispirare, nei quali
giudizi decisamente poco edificanti sull’ex sindaco di Firenze si mischiavano a
minacce di abbonamenti stracciati, like tolti alla pagina ufficiale del sito e personale
del presidente Sardara, o addirittura trasferimenti di tifo a Milano o Reggio.
Una bufera che Sardara ha immediatamente provato a placare, con un post
chiarificatore sulla sua bacheca: «Il presidente del Consiglio, accompagnato
dalle istituzioni regionali e locali, ha fatto tappa in città per il suo tour –
ha scritto –. Per noi che non abbiamo potuto aderire ad un precedente invito, è
stata una occasione per salutarlo e consegnarli la maglia promessa.
Nessun giocatore o staff in divisa o
senza, ha partecipato al dibattito od è stato in sala durante l'esposizione del
Presidente, perché la Dinamo non si è mai interessata di politica, ne tantomeno
ha preso parte a comizi o disquisizioni di qualsiasi natura. Le occasioni che
la squadra ha di incontrare le istituzioni sono sempre legate ad eventi
particolari, posto che non credo possa esistere un Presidente del Consiglio che
prenda un aereo per andare a salutare una squadra.
Fatte queste doverose premesse, la Dinamo
fa sport e non si occupa di politica. Non lo ha mai fatto continuerà a non
farlo, perché noi facciamo basket. Abbiamo assistito alla elezione di almeno
due presidenti della Regione e non so quanti sindaci e consiglieri; molti di
loro sono tifosi della Dinamo, hanno frequentato la Dinamo durante le loro
campagne elettorali, sono stati fotografati e non per questo la Dinamo ha “frequentato”
la politica. Comprendo che qualcuno ci possa marciare sopra e noi non lo
permetteremo, ma noi siamo andati a rendere omaggio al Presidente del Consiglio
che ci ha sostenuto in tempi non sospetti e non ci ha chiesto lui di farlo,
quindi diamo alle cose il giusto taglio».
Una replica che, unita a una “morandiana”
pazienza nel replicare uno a uno ai commenti di utenti non soddisfatti, non è servita
però a placare gli animi. In campo sono scesi anche i politici cittadini. Su
tutti il consigliere comunale azzurro Giancarlo Carta, e il capogruppo M5S in
Comune Maurilio Murru, ma anche il consigliere regionale Marco Tedde: «Perché
queste dimostrazioni di asservimento della massima espressione sportiva
cittadina al potere politico?».
A rispondergli il sindaco Sanna: «L’invito
era stato rivolto da Renzi all’indomani del triplete, ma fino ad ora non era
stato possibile organizzare un incontro. Quello di oggi non è un momento da strumentalizzare,
ma l’ennesimo riconoscimento per la Dinamo, che nulla ha a che fare con la politica. Ed è,
e sempre rimarrà, un bene di tutti»
Il presidente elogia il lavoro della Regione
e fa una promessa sui trasporti: «Sugli aeroporti come Alghero i vettori
investiranno in modo costante»
di Giovanni Bua
La Nuova
Le varie anime dem tutte schierate a
favore della riforma costituzionale Il Pd sardo ritrova l’unità sul Sì
SASSARI Contro il premier nel Pd sardo non
rema nessuno. Magari qualcuno rema un po’ più piano. Ma non sono cose che si
notano in una sala piena come quella di ieri dove, tra obblighi istituzionali e
declinazioni territoriali delle varie anime del partito, a tirare la volata al
sì al referendum c’erano praticamente tutti. A iniziare dall’ala ultra-renziana
ben rappresentata dal decano Bruno Dettori, tra i primi ad arrivare nella
platea del teatro Verdi e a sottolineare: «Il vero sgambetto al potere lo
tiriamo noi». Con lui l’uomo che più di tutti sta facendo da trasmissione tra
il presidente del consiglio e l’isola: il consigliere regionale Gavino Manca.
E il vice sindaco di Sassari Gianni
Carbini. Chiaramente in prima fila il presidente del consiglio regionale
Gianfranco Ganau, che sottolinea: «La visita di Matteo Renzi non può che essere
accolta come un segnale importante da parte del Governo, di grande attenzione
nei confronti della nostra isola, che fa ben sperare per il rilancio e il
futuro della nostra regione». Poi l’immancabile Luca Lotti, il presidente della
Regione Francesco Pigliaru, arrivato dal capo di sotto dell’isola col sindaco
di Cagliari Massimo Zedda e l’assessore Raffaele Paci.
E se Renato Soru, mercoledì a Cagliari,
ieri non si è visto, non è mancato all’appuntamento il consigliere regionale a
lui molto vicino Salvatore Demontis, che spiega: «Da De Gasperi, ultimo presidente
del consiglio in carica a venire a Sassari, alle due visite di Renzi in quattro
mesi.
Il segnale non può che essere importante e
apprezzato. Come è da apprezzare l’unità che il Pd sardo su temi e situazioni
di gran rilievo riesce sempre a trovare». Dall’aula di via Roma anche Luigi
Lotto, e il nuorese Giuseppe Luigi Cucca. Poi l’ex presidente del consiglio
regionale Giacomo Spissu, Dolores Lai e il commissario della Provincia Guido
Sechi. E, unica presente tra i parlamentari, Giovanna Sanna. Tutto esaurito tra
i sindaci. A iniziare dal cuperliano Nicola Sanna, che festeggia il ritorno
all’ovile del suo riferimento nazionale, e dice: «Il punto è il rinnovamento.
Vero. Che Renzi mette in campo.
E noi siamo con lui. E se poi lui è con
noi, e continua a dimostrate un attaccamento importante per Sassari, questo non
può che darci ancora maggiore energia e fiducia». Poi il sindaco di Alghero
Mario Bruno che spiega: «Accogliamo con favore le parole del presidente del
Consiglio. E gli impegni che ha preso».
di Giovanni Bua
Parla Ettore Sequi, ambasciatore (sardo)
d'Italia in Cina «La nostra Isola avrà ricadute importanti»
«Il presidente Xi è rimasto molto colpito,
è stato lui, tra le varie opzioni che gli erano state prospettate per lo scalo
tecnico del suo viaggio, a scegliere la Sardegna. Ne aveva sentito parlare e
voleva sapere qualcosa di più. E quello che ha visto gli è piaciuto molto».
Ettore Sequi, nato a Ghilarza 60 anni fa,
è l'ambasciatore d'Italia nella Repubblica popolare cinese dall'estate 2015.
Laurea in Scienze, politiche all'Università di Cagliari, è
stato, tra le altre cose, console a Teheran, assistente del presidente del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ambasciatore a Kabul. Mercoledì è arrivato a
Roma da Pechino, poi con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è atterrato
all'aeroporto di Elmas e ha preso parte alla cena ristretta che il premier
Matteo Renzi ha offerto a Xi Jinping e alla first lady Peng Liyuan al Forte
Village.
Come è andata?
«Molto bene. L'incontro è stato cordiale
e, contrariamente alle abitudini cinesi, è durato diverse ore. Tra Renzi e Xi
c'è molta chimica e simpatia».
Di cosa si è parlato?
«Anche della Sardegna. Xi ha apprezzato
molto quello che gli è stato mostrato a Nora. Pigliaru e Paci sono stati
prontissimi a cogliere le grandi opportunità che il rapporto con la Cina può
offrire».
Significa che ora ci saranno conseguenze
concrete?
«Bé, il fatto che uno degli uomini più
potenti del mondo si sia fermato nell'Isola, seppure per una breve visita, avrà
un impatto, per esempio, in materia di turismo. Altre volte, quando ha fatto
stop over da qualche parte, c'è stata sempre una ricaduta positiva».
È un momento d'oro per le relazioni tra
Italia e Cina.
«Decisamente. Sotto il profilo delle
relazioni politiche c'è uno sviluppo dovuto a una serie di visite
istituzionali, oltre il premier, il presidente Grasso, tanti ministri e
sottosegretari. Poi, abbiamo lanciato una collaborazione di medio-lungo
termine, chiamata “Road to 50”, la strada verso i cinquanta».
Cioè?
«La prospettiva è il 2020, cinquantesimo
anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica popolare e
anno di chiusura del tredicesimo Programma quinquennale cinese,
un piano di crescita con diverse priorità, su cui l'Italia può fare tanto».
Ad esempio?
«La salute. Secondo Bloomberg, l'Italia è
il secondo Paese al mondo per il funzionamento del sistema sanitario, e i
cinesi hanno la necessità di sviluppare la sanità. Poi, le tecnologie
ambientali, la food safety , la sicurezza alimentare, il turismo, l'urbanizzazione
sostenibile, la cultura. Su quest'ultimo punto si lavora a una serie di
gemellaggi tra siti Unesco».
Un mercato sterminato al quale puntare.
«Nel 2020 ci saranno 250 milioni di
consumatori appartenenti alla classe media, quindi con capacità di spesa. La
Cina è in una fase di transizione verso un modello di sviluppo trainato non più
dalle esportazioni ma dai consumi, questi consumatori cercano qualità e utilizzano
strumenti di pagamenti ultramoderni, fanno tutto con i cellulari».
Noi e loro dovremmo conoscerci meglio?
«Sì, c'è un gap di percezione reciproco.
In Cina si pensa all'Italia come a un Paese ricco di storia e cultura,
giustamente, ma bisogna rendere più chiaro che abbiamo grande capacità
innovativa. In Italia non si sa quanto la Cina sia avanzata. Per dire, Huawei
fa delle cose straordinarie, dal 5G alle Smart cities.
Puntiamo sui flussi turistici per conoscerci meglio».
“Road to 50” aperto anche alla Sardegna?
«Sapere che ci sono cose che l'Italia può
fare molto bene nell'ambito delle priorità del loro programma quinquennale ci
dà una spinta fortissima, e in questa situazione propizia si inserisce anche la
Sardegna».
Come avete preparato la visita di Xi?
«Io sono sardo, il vicepresidente Paci,
venuto in missione a maggio era mio collega all'Università, in ambasciata c'è
un bravissimo diplomatico cagliaritano, anche lui proveniente da Scienze
politiche, Antonio Norfo, che parla un cinese perfetto e ha condotto i
negoziati. Abbiamo fatto marketing, anche raccontando - a loro che sono orgogliosissimi
del Nobel per la medicina a Tu Youyou - che noi, un milione e mezzo di persone, come un
quartiere di Pechino, una premio Nobel l'abbiamo avuta da molto, e pure due
presidenti della
Repubblica, e perfino il fondatore del
Partito comunista».
Cristina Cossu
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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