Unione
Sarda
In Sardegna anche il ministro delle
Infrastrutture Del Rio, Franceschini a Olbia. La Boschi martedì a Cagliari per
la volata del “sì”.
La ministra Maria Elena Boschi arriva a
Cagliari per tirare la volata per il Sì al referendum nell'ultima settimana di
campagna elettorale. La titolare delle Riforme Costituzionali,
martedì sarà a Cagliari, alle 14.30 al T-Hotel per un'iniziativa organizzata
dal Pd regionale e dal segretario cittadino, Nicola Montaldo.
GLI APPUNTAMENTI In Sardegna anche il
ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio che stamattina a
mezzogiorno prenderà parte a Oristano a un dibattito al quale parteciperà anche
il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Lunedì arriva in Sardegna
anche la vice segretaria del Partito democratico, Debora Serracchiani, che
prenderà parte a due incontri: a Cagliari e alle 17.30 a Jerzu. Mercoledì il
ministro del Turismo, Dario Franceschini, sarà ospite a Olbia, in compagnia del
consigliere regionale, Giuseppe Meloni e del parlamentare, Gian Piero Scanu.
FRONTE DEL NO Fermento anche nei partiti e
nei comitati per il No alla riforma costituzionale. Questa mattina alle 10.30 i
Riformatori saranno in piazza Costituzione a Cagliari. Questo pomeriggio alle
18, nella sala comunale di Lunamatrona, ci
sarà un incontro organizzato da Forza Italia per spiegare le ragioni del No
alla riforma costituzionale. Impegni anche per Fratelli d'Italia con
appuntamenti oggi a Macomer e Quartu (alle 9 e alle
9.30) e di pomeriggio alle 18 a Oristano, per un incontro al quale
parteciperanno sindaci e consiglieri comunali del territorio. All'incontro
parteciperà il consigliere regionale, Paolo Truzzu. Infine, lunedì alle 18
nella sede della Circoscrizione 4 a Cagliari, il
movimento Popolari per la Sardegna organizzerà un dibattito su referendum e
autonomie locali, coordinato dal presidente del gruppo Popolari e Azzurri per
Cagliari, Federico Ibba.
(m. s.)
Le novità assolute sono due voli la settimana
per Varsavia e quattro per Catania Ryanair scommette su Cagliari. Il piano
prevede sei nuove rotte per la prossima estate
Il matrimonio non solo continua ma si
rafforza. Ryanair punta su Cagliari e programma in tutto sei nuove rotte per
l'estate 2017, per arrivare a trasportare circa 1,4 milioni di passeggeri
all'anno solo nello scalo del capoluogo. Le nozze - alla base ci sarebbe un contratto
pluriennale firmato nei giorni scorsi - sono state ufficializzate con un
comunicato della compagnia irlandese, in cui viene annunciato il pacchetto di
collegamenti. Due novità assolute: Varsavia (2 voli alla settimana) e Catania
(4 voli alla settimana), poi il ritorno delle tratte spagnole verso Barcellona
e Madrid, infine le rotte verso Londra Luton e Verona anticipate qualche
settimana fa, prima di chiudere definitivamente l'accordo con la Sogaer.
«POSTI DI LAVORO» Ryanair arriverà a
contare 20 collegamenti (11 nazionali e 9 internazionali) e 95 voli
settimanali, che secondo la compagnia alimenterebbero un giro di circa «mille
posti di lavoro» nell'aeroporto di Elmas. I biglietti per
le nuove destinazioni saranno in vendita da lunedì: «Per festeggiare il lancio
del nostro piano estivo 2017 da Cagliari, abbiamo lanciato un'offerta per
100mila biglietti del nostro network europeo», spiega il capo del marketing italiano di Ryanair John Alborante.
L'accordo arrivato dopo un anno di
trattative fa sorridere il vicepresidente della Sogaer Gabor Pinna: «La
programmazione estiva prevede un raddoppio delle rotte estive e una crescita
del 20 per cento sui voli complessivi del vettore irlandese. Questa nuova partnership
porterà nel prossimo futuro ad un importante aumento del traffico. Di
conseguenza si avrà un forte impatto sui flussi turistici in arrivo, e allo stesso tempo si
consentirà ai sardi una maggiore mobilità verso l'Italia e il resto d'Europa».
ALGHERO Mentre a Cagliari si festeggia il
rinnovo del contratto con Ryanair, ad Alghero il futuro dell'aeroporto è ancora
sospeso tra i numeri neri dell'ultima estate e le prospettive di rilancio.
Lunedì è in calendario l'appuntamento finale per la privatizzazione: si parla da
giorni di una ripresa dell'interesse del fondo F2i, finora l'unico ad aver
dimostrato una particolare attenzione alla Sogeaal. Sarà la volta buona? Tutte
le scadenze precedenti del bando sono state archiviate senza offerte. Se la
storia dovesse ripetersi un'altra volta, arriverà in soccorso la Regione, che
ha già programmato (con legge votata dal Consiglio) la ricapitalizzazione
dell'aeroporto, di cui ora è azionista di maggioranza.
Michele Ruffi
COMUNE. Dal prossimo aprile saranno
distribuiti i nuovi contenitori. Ma c'è l'incognita dei ricorsi Rifiuti,
l'appalto va alla De Vizia. Ieri l'assegnazione provvisoria: i cassonetti
spariranno fra 10 mesi.
Sarà il raggruppamento di aziende composto
dalle società DeVizia Transfer (l'attuale gestore), Coplat e Econord a
occuparsi della raccolta dei rifiuti a Cagliari: ieri la commissione nominata
per l'assegnazione della gara ha firmato l'aggiudicazione provvisoria. Per quella
definitiva bisognerà aspettare: «Ora si dovrà accertare se le imprese
selezionate possiedano tutti i requisiti necessari per lo svolgimento di un servizio così
importante», avvisa Claudia Medda, assessora all'Innovazione tecnologica. POSSIBILI
INTOPPI Furono proprio questi controlli, un anno e mezzo fa, a portare
all'annullamento della prima gara (una delle imprese dell'associazione
temporanea vincente non aveva comunicato che il proprio responsabile tecnico per l'Albo
gestori ambientali aveva patteggiato due condanne). Un'altra incognita è
rappresentata dai ricorsi, ormai consueti in occasione di appalti pubblici: a
partire da ieri, le altre cinque ditte che hanno partecipato alla gara hanno 30
giorni di tempo per ricorrere.
Eventuali irregolarità e probabili ricorsi
sono gli «intoppi burocratici» che l'amministrazione premette a ogni stima sui
tempi di entrata in funzione del nuovo servizio. Si parla di aprile ma con
l'avvertenza che «la raccolta porta a porta non partirà da subito»: servirà una
«fase di avvio di cinque mesi». Insomma, nella migliore delle ipotesi i
cassonetti resteranno nelle strade della città fino a settembre 2017.
CONTENITORI COL MICROCHIP Nei cinque mesi
precedenti, il Comune conta di distribuire ai cittadini i nuovi contenitori,
gli unici con cui sarà consentito conferire i rifiuti: saranno di cinque tipi
(carta, plastica, vetro e lattine, umido, indifferenziato) e saranno dotati di un
microchip che permetterà di identificare automaticamente l'intestatario
dell'utenza e calcolare in base al peso dei rifiuti conferiti l'ammontare della
Tari, con vantaggi economici per chi separa con più cura. Ogni utenza,
domestica o commerciale, sarà dotata di contenitori individuali: alle utenze
commerciali che producono grandi quantità di rifiuti e i condomini con più di
10 appartamenti ne saranno forniti da 240 litri.
Gli utenti dovranno depositare i contenitori
per strada, davanti al domicilio, «in fasce orarie prestabilite e secondo
frequenze legate alla natura del rifiuto», per ritirarli dopo il passaggio dei
mezzi di raccolta. Contemporaneamente sarà attivata «un'importante e prolungata
campagna di comunicazione e informazione per spiegare il nuovo sistema e
sensibilizzare i cittadini». Tra settembre e dicembre, prosegue l'assessora
Medda, «sarà progressivamente introdotto il nuovo servizio di raccolta porta a
porta e verranno dismessi i cassonetti stradali. Alla fine del 2017 il nuovo
sistema di raccolta sarà portato a pieno regime».
ISOLE ED ECOCENTRI La raccolta porta a
porta sarà estesa all'intero territorio comunale. «In zone circoscritte, in cui
la struttura urbana è incompatibile col nuovo servizio, si
farà ricorso a soluzioni alternative, quali piccole isole ecologiche fuori
terra o interrate, come quella che già oggi sorge in piazza Maxia». Ma sarà
possibile conferire anche negli ecocentri.
DIFFICOLTÀ ED ECCEZIONI Possibili
difficoltà iniziali sono messe nel conto, incluso il prevedibile abbandono di
rifiuti nelle aree scarsamente abitate e nelle campagne, fenomeno per cui sono
già statemstudiate contromisure: un servizio di raccolta apposito e più controlli
da parte di un nucleo specializzato di vigili urbani, già istituito e «adibito
esclusivamente a questa attività».
L'applicazione, promettono a Palazzo
Bacaredda, non sarà rigida: «In alcuni casi limitati la struttura degli edifici
e della viabilità rende difficile introdurre il nuovo sistema. In questi casi
si adotteranno soluzioni alternative, studiate caso per caso».
Marco Noce
La Nuova
Bassu: riforma non perfetta ma necessaria.
Meloni: statuto speciale a rischio Mario Segni sceglie di non esporsi ma ha già
dichiarato il suo voto favorevole Senato e autonomie, è scontro tra il Sì e il
No di Vincenzo Garofalo
SASSARI Dici referendum e pensi a Mario
Segni. L’uomo politico che con la consultazione popolare del 1993 portò gli
italiani alle urne per abolire il sistema proporzionale, il 4 dicembre sosterrà
la riforma Boschi con un Sì. Lo ha dichiarato mesi fa, ma ieri a Sassari, a un confronto
fra le ragioni del Sì e i principi del No, organizzato dalla Fondazione Segni,
ha indossato una veste neutrale: «La Fondazione non è un movimento politico,
noi siamo neutrali. Per questo preciso che oggi sono qui solo da organizzatore
del dibattito e non per esporre le mie idee», chiarisce subito Mario Segni
davanti al pubblico di studenti, politici e accademici che affolla l’aula magna
del dipartimento di Giurisprudenza dell’ateneo sassarese.
A duellare su bicameralismo, soppressione
del Cnel e revisione del titolo V della Costituzione, sono allora i due ospiti
invitati dalla Fondazione, entrambi docenti dell’Università di Sassari: la
giovane costituzionalista Carla Bassu, pronta a mettere una croce sul Sì, e Giovanni
Meloni, ex deputato di Rifondazione comunista e del Partito dei comunisti italiani negli anni Novanta,
convinto sostenitore del No. «Le ragioni per cui votare Sì al referendum del 4
dicembre, sono sia politiche sia tecniche», esordisce Carla Bassu, specificando
che lei non ha alcuna tessera di partito in tasca. «La riforma costituzionale è
in continuità con tutte le istanze di modifica della nostra Legge fondamentale
presentate negli ultimi trent’anni», spiega.
«Non è perfetta, ma non può esistere una
riforma perfetta, perché la modifica della Costituzione passa necessariamente
per un compromesso parlamentare. Non è perfetta ma va nella direzione di
sbloccare il Paese». Uno sblocco che parte con il superamento del bicameralismo
paritario: «Il bicameralismo perfetto giustifica l’interventismo dell’esecutivo,
che è spinto a scavalcare il Parlamento con mozioni di fiducia e decreti per
cercare di portare a termine legittimamente il programma di Governo. La riforma
quindi non accresce i poteri dell’esecutivo, ma è utile ad accelerare l’iter
ora elefantiaco delle leggi».
Concetti che non possono trovare d’accordo
Giovanni Meloni: «Ci troviamo di fronte a una profonda revisione della
Costituzione, che tocca temi cruciali. Per quanto riguarda quello che sarà il
nuovo Senato se dovesse vincere il Sì, io rilevo molte contraddizioni. Si dice
che c’è necessità di velocizzare l’iter legislativo, ma l’Italia è il secondo
Paese in Europa per la velocità di legiferare. Negli ultimi otto anni abbiamo
approvato 80 leggi, con una media di una ogni 4,5 giorni», spiega. «Il nuovo
Senato, dicono, dovrebbe rappresentare le istituzioni territoriali, ma senza il
vincolo di mandato, questo lo vedo impossibile. Inoltre la maggior parte dei
temi di cui si occuperà il Senato non ha attinenza con problematiche
territoriali.
Per esempio la revisione della
Costituzione, che sarà fatta con parlamentari non eletti dal popolo, con un
chiaro impoverimento della sovranità del popolo». E poi c’è l’autonomia delle
Regioni: «La riforma non ha nessun impatto immediato sulle regini a Statuto
speciale, come la Sardegna. Per queste prevede una successiva intesa bilaterale
con il Governo per la modifica degli Statuti, quindi senza alcuna imposizione»,
spiega Bassu. Ma per Meloni, l’autonomia della Sardegna è più che a rischio:
«la riforma realizza una concentrazione mostruosa di potere nelle mani del
Governo e per le materie che resteranno di competenza delle Regioni, introdurrà
la clausola di supremazia, che consentirà all’esecutivo di aggirare l’ostacolo.
E se lo Stato dovesse avviare una riforma dello Statuto della Sardegna, allora
state certi che potremo dire addio all’autonomia»
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