martedì 1 novembre 2016

Rassegna stampa. - Ryanair a Londra, chiamata finale - Moirano un anno e mezzo per cambiare la sanità.


Unione Sarda

IL LUNGO ADDIO. Ryanair a Londra, chiamata finale 

Un biglietto per Londra a 99mila lire sembrava già una conquista. E pazienza se a bordo non c'erano giornali, caffè e salatini. Il primo volo Ryanair tra Alghero e Londra decolla il 22 giugno del 2000: «Ma in realtà la tratta era Sardegna-Inghilterra: in quel periodo non c'erano rotte internazionali, per di più giornaliere.

Al massimo si poteva contare su qualche charter. Mettemmo subito in piedi un collegamento in autobus con Cagliari, che passava per tutta l'Isola. Fu subito un successo», ricorda Umberto Borlotti, all'epoca direttore generale dell'aeroporto Riviera del Corallo. Dopo 16 anni di onorato - e ininterrotto - servizio, la tratta verso Stansted scompare: domani l'ultima spola, almeno fino alla prossima estate.

PRIME DIFFICOLTÀ Eppure il matrimonio tra Ryanair e l'Isola non cominciò nel migliore dei modi. Nei primi mesi ci fu molta diffidenza verso la compagnia irlandese, la prima vera low cost sbarcata in Sardegna, tra le proteste degli agenti di viaggio per l'inedito obbligo delle prenotazioni on line e lo snobismo di chi era abituato a viaggiare in prima classe.

«Molti erano scettici sulla riuscita dell'operazione. Dicevano: non riempiranno mai quegli aerei, non c'è abbastanza domanda. Invece nel giro di qualche mese Ryanair fu costretta a utilizzare i Boeing 737-800, da 180 posti. Quelli più piccoli, scelti per l'esordio, non erano più sufficienti», racconta Borlotti.

INCERTEZZA INIZIALE L'accordo con gli irlandesi comincia a prendere corpo tra il 1998 e il 1999. «Un anno e mezzo di negoziazioni. Quando proposi il contratto al consiglio d'amministrazione dell'aeroporto, a parte il presidente mi guardarono tutti come un pazzo. All'inizio non avevamo grandi certezze e partimmo senza il sostegno economico della Regione, che però cominciò a sostenerci qualche mese più tardi. Oltre alle prospettive turistiche, veniva apprezzata la possibilità per i sardi di avere un collegamento diretto con una capitale straniera».

Fino a quel momento il passaggio per Roma o Milano era quasi obbligato. Poi i prezzi: un biglietto Alitalia per Londra costava 660mila lire, quello di Meridiana poco meno. «Una rivoluzione. Ma all'inizio qualcuno era contrario. Si pensava: se costa così poco, vuol dire che risparmieranno sulla sicurezza. Ci volle un po' di tempo per convincere l'opinione pubblica del contrario».

ADDIO BASE Poi Ryanair decide di aprire una base ad Alghero, dove arriverà a contare addirittura 13 rotte invernali. Nei primi dieci anni raggiunge quota 5 milioni di passeggeri trasportati. Nell'Algherese fioriscono i bed and breakfast, gli alberghi si rinnovano, le stagioni turistiche si allungano sempre di più. Avventura finita: dallo scorso weekend nessun Boeing trascorre la notte nello scalo controllato dalla Sogeaal. Resisteranno solo tre tratte nazionali, verso Bergamo, Pisa e Bologna. Per salire sul prossimo volo internazionale di Ryanair bisognerà aspettare la fine di marzo.

L'AMAREZZA «Mi sento come un terremotato, con tutto il rispetto per chi è veramente in questa situazione: è come se avessi perso una casa costruita con tanta fatica e sudore. Tutto distrutto, senza un motivo. Fa rabbia», conclude Borlotti, «perché il paziente Ryanair doveva essere salvato ad ogni costo».

Michele Ruffi

La Nuova

Moirano un anno e mezzo per cambiare la sanità.


wCAGLIARI Lo spiffero è arrivato da Torino: il super manager ha le valigie pronte. Dopo appena un anno in Sardegna, vedrete, ritornerà sulla terra ferma. È vero? La risposta di Fulvio Moirano, da settembre governatore dell'Asl unica, arriva dalla Liguria, casa natale in cui si è concesso due giorni di vacanza. Lo dice con voce ferma, per non lasciare neanche un dubbio sul suo futuro.

«Ho un contratto di cinque anni con la Regione Sardegna e lo rispetterò fino all'ultimo. Compio 65 nel 2017 e la mia carriera la concluderò a Sassari, sede dell'Azienda per la tutela della salute, non da nessun'altra parte». Sicuro? La voce della sua ripartenza è insistente.

«Lo ripeto: ho fatto una scelta di vita oltre che professionale. Ci ho pensato a lungo, è stato difficile, ma non torno indietro. Ho dato la mia parola, ho firmato e non sono tipo che si rimangia le decisioni da un anno all'atro». Se il rischio di un suo clamoroso tradimento è scampato, allora può parlare.

«L'incarico che ho ricevuto dal presidente Francesco Pigliaru e dall'assessore Luigi Arru, è chiaro e difficile: riportare la sanità in linea di galleggiamento prima nell'efficienza e subito dopo nei conti. È una missione difficile, complessa ma realizzabile con la collaborazione indispensabile di tutti». Com'è stato questo primo mese e mezzo al comando?

«Di lavoro, molto lavoro. Fino al 31 dicembre sarò il manager dell'Asl di Sassari, ma devo gettare delle basi solide per quello che partirà dal primo gennaio: l'Azienda unica regionale. C'è ancora molto a fare e so bene che non sarebbero ammesse false partenze, anche se ci vorrà un anno, un anno e mezzo per mettere la nuova macchina a regime».

Lavorerà anche a Natale? «No, ma a Capodanno sì. L’indomani sarà un giorno fondamentale». Dopo il primo giro d'orizzonte che idea s'è fatto? «Il sistema sanitario sardo è complesso. Devo studiarlo ancora a fondo ma soprattutto ho capito che va maneggiato con molta cura. C’è bisogno di dialogo e condivisione. Gli strappi non servono e neanche serviranno ma è evidente che dal disavanzo, dobbiamo rientrare. Se così non fosse, sarebbe un fallimento, mentre spero di essere ricordato come chi è riuscito nell’impresa. Non certo da solo, ma insieme alla Sardegna».

La Giunta ha già un piano di rientro: a che punto è? «Il rosso del 2015 è oltre i 300 milioni, cioè intorno al 10 per cento del cento del finanziamento annuale che è di tre miliardi. Sono cifre importanti, ma con interventi programmati e mirati possiamo farcela».

Sveli il primo. «L'avvio in tempi rapidi dell'Azienda per le emergenze e urgenze. Se da subito funzionerà bene ed è massimo l'impegno perché sia così, oggi molte paura nei territori sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, sono convinto svanirebbero in un attimo. La gente vuole sentirsi sicura e noi questa sicurezza dobbiamo garantirla dovunque e comunque».

Con l'elisoccorso. «Soprattutto e prima di tutto. Da 30 minuti fino a un massimo di 90, a seconda della patologia, dobbiamo essere in grado di intervenire in ogni Comune, per trasferire immediatamente il paziente nel miglior ospedale dove sarà curato secondo standard che vogliamo eccellenti».

La rete ospedaliera: il problema dei problemi. «C'è una proposta della Giunta, il Consiglio regionale deve discuterla, approvarla e so che lo farà presto. Io non entro nel merito delle scelte politiche, a me spetterà applicarle quando saranno definitive. Dico soltanto che il riordino dei posti letto è un altro passaggio fondamentale della
riorganizzazione».

Quanti e quali sono i piccoli ospedali a rischio? «Ripeto, la nuova rete ospedaliera è un atto politico. Il dibattito in Consiglio regionale sarà decisivo. Io sono un tecnico e aspetto».

Un suo pensiero l'avrà. «Certo, però soprattutto nella sanità ognuno deve rispettare i confini dell'incarico che gli è stato assegnato. Per me, è un dogma irrinunciabile». Rispettoso o diplomatico? «Molto rispettoso della politica. Così come rivendico alla politica il rispetto del mio di ruolo».

Su cosa? «Su tutto quello che è di mia competenza secondo il contratto. L'ho detto sin dal primo giorno, i miei interlocutori sono e saranno il presidente della Giunta e l'assessore, ma è ovvio che ascolterò le istanze che arriveranno dalle singole realtà, da sindacalisti e medici, da pazienti e associazioni».

Qualche politico l'avrà cercata: le nomine in ballo sono tante. «No e
non lo faccia. Le nomine sono una mia prerogativa e la rivendico. Non ammetto ingerenze da qualunque parte arrivino».

È un avviso perentorio. «Più che altro serve a far chiarezza sin dall'inizio. L'ho detto anche ai sindacati in un primo incontro seppure informale». A proposito di nomine: sono ancora vuote le caselle di direttore sanitario e amministrativo dell'Asl unica. «Ho avuto diversi colloqui con alcuni possibili candidati, ma più di tutti è stato costruttivo il confronto con gli attuali commissari delle altre Asl e i loro team. Ho trovato persone decise ad accettare la sfida del cambiamento. Sugli incarichi, deciderò presto».

Nel suo staff ci saranno più sardi, o più forestieri? «Nessuna pregiudiziale in un senso o nell’altro. Per riformare, ho bisogno di tecnici capaci e motivati. In Sardegna, ci sono e li valuterò con attenzione». A gennaio dovrà nominare anche i direttori delle otto aree socio sanitarie. «Il bando di selezione sarà pronto la settimana prossima. Anche in questo caso la meritocrazia e il rapporto fiduciario saranno fondamentali».

Tessere e affiliazioni? «Vietate. Sono un servitore della Sardegna e devo mettere il meglio al servizio della Sardegna».

Preoccupato per le pressioni in arrivo? «Saprei come mettere alla porta gli indesiderati».

Attenzione, Moirano è già un califfo fuori controllo. «Scusi, nel labirinto delle polemiche, non mi avventuro. Guardo oltre». Al primo atto dell'Asl unica? «Sì, lì scriveremo gli obiettivi su cui fonderemo il cammino dell'Azienda regionale e in cui saranno recepiti gli indirizzi della politica sulla sanità». Che potrebbero essere? «L'efficienza sicura e un'offerta di qualità garantita».


È ottimista. «Lo sono. È difficile ma sarà entusiasmante». Il primo tagliando? «Fra 18 mesi e quel giorno capiremo se siamo, come vogliamo esserlo, sulla strada giusta». Ha detto: riusciremo e siamo. «Un uomo solo al comando farebbe poca strada. Le rivoluzioni sono vincenti se c'è il contributo di tutti. Il mio appello è questo».

Umberto Aime 

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