Vorrei dire due
cose due a proposito dell’arresto di Marra, dirigente della pubblica
amministrazione di Roma e c.d. “braccio destro della sindaca Virginia Raggi." L’Italia
è uno Stato di Diritto, fondato dal punto di vista penale sulla “presunzione d’innocenza”,
che vala sino a quando non si è arrivati al terzo grado della Cassazione.
Il pubblico
Ministero in causa, ha inviato un mandato di arresto verso un presunto
innocente, a mio avviso profondamente infondato. L’arresto preventivo dovrebbe
essere utilizzato in due casi: a) in caso di possibile reiterazione del reato; b) nel
caso in cui ci sia il pericolo che il destinatario delle indagini intenda
trovare riparo all'estero, magari in un paese dove non esiste l’estradizione.
In entrambi i casi, a mio avviso, non c’era questo pericolo o, almeno, se c’era,
si basa su mere presunzioni, visto e considerato che difficilmente Marra potrà
reiterare il reato, ed in secondo luogo perché non avrebbe nessun vantaggio a
lasciare l’Italia, visto e considerato ha tutti gli elementi per difendersi in sede processuale. Se proprio si voleva adottare una misura
cautelare, si poteva optare per gli arresti domiciliari, misura ben più cauta
di una carcerazione.
Tuttavia, ciò che
mi sorprende maggiormente, è la gogna mediatica a cui è sottoposto questo
cittadino della Repubblica. E’ stato sbattuto su tutti i giornali, con tanto di foto
mentre si trovava sull'auto che lo portava in prigione. Nessuno sa esattamente
come sono andati i fatti, visto e considerato che l’arresto arriva dopo la
conclusione delle indagini, ed è impossibile che gli atti accusatori siano già
stati depositati in cancelleria. Dunque, la difesa di Marra non ha ancora
elaborato una strategia difensiva, e questo cittadino è già considerato un
delinquente, con tutte le ricadute psicologiche, sociali esistenziali e
familiari.
Il pubblico
ministero non è un dio in terra. Alcuni sono accecati dal carrierismo, altri
sono incapaci, altri semplicemente si sbagliano. Dal caso Tortora non abbiamo
imparato proprio nulla o, nel nostro ambito cittadino, dal caso dello
sfortunato Scardella. Inoltre, è ora d’interrompere questo ambivalente scambio d’informazioni
tra magistratura inquirente e stampa. Gli atti d’indagine, eseguiti
unilateralmente, non devono essere resi pubblici, soprattutto in casi come
questo, in cui i pennivendoli di partito si lanciano come sciacalli. Nelle procure occorrerebbe individuare chi fornisce determinate informazioni alla stampa, e possibilmente impedirgli, per sempre, di svolgere qualsiasi incarico nell'amministrazione pubblica.
Mi dispiace, ma io
mi dissocio da questo gioco efferato e vergognoso. Purtroppo la magistratura si
è resa responsabile di continui errori, persino madornali, anche al terzo grado
di giudizio. Naturalmente non voglio screditare il lavoro di polizia
giudiziaria, magistrati, etc…, ma è ora di dire basta. La carcerazione
preventiva, salvo casi eclatanti, deve essere cancellata definitivamente dal nostro
sistema penale. Beppe Grillo, tra le sue lotte, dovrebbe ricordarsi anche di
questa: la magistratura inquirente è al servizio del cittadino, in quanto
dipendenti pubblici devono assicurare che non trapelino lesivi atti d’indagine, che
possono essere resi pubblici, volendo, dopo il primo grado di giudizio, quando
l’avvocato ha elaborato e studiato la strategia difensiva. Qui si parla di un
uomo che può aver anche sbagliato, ma, sino a prova contraria, è innocente. Innocente! Non dimenticate, vittime di questo meccanismo, un giorno potreste essere voi...
Di Vincenzo Maria D’Ascanio
Nessun commento:
Posta un commento