Su fb (ma sopratutto nella vita) ho
un sacco di amici indipendentisti, sardisti e autonomisti. (Anche molti
dipendentisti a dire la verità). Oggi ho la bacheca invasa di commenti e
opinioni sull'abbandono dei Rossomori della coalizione del centro sinistra
regionale e quindi alle dimissioni (nell'area da mesi, a dire la verità)
dell'ormai ex assessore all'agricoltura Elisabetta Falchi, e delle
dichiarazioni del Leader del partito, Giginu (come lo chiamiamo in paese)
Muledda.
Io a dirla tutta, e lo dico pubblicamente,
non auspicavo queste dimissioni. Anche se devo muovere diverse critiche
all'azione dell'assessorato. Ma le critiche vanno argomentare e sopratutto va indagato
il motivo di alcuni cartellini gialli. Tornando agli indipendentisti, duole
constatare come, quel lontano congresso sia rimasto lettera morta.
Cosa è rimasto dei tanti sognatori, di Sardegna Possibile e dell'ambizioso progetto, delle battaglie vinte e anche di quelle perse. Vogliamo pulirci la coscienza attaccando Muledda (oggi ho letto di tutto su di lui) che dopo 40 anni ha ancora lo spirito e il coraggio di non mandarle a dire o vogliamo uscire da questo torpore facendo una seria analisi di coscienza?
Lo ripeterò all'infinito. Oggi è il
giorno dell'Immacolata ma non c'é bisogno di vergini in politica. Per fare gol
occorre scendere in campo, mettersi le scarpe chiodate e puntare la porta. Il
resto è tifoseria.
Di Stefania Piras
La
Nuova
Vertice Pigliaru-Pd: altri 5
assessori in bilico. Turnover in giunta, dopo l’addio di Demuro e Falchi i 2
interim al governatore Lunedì ci sarà il faccia a faccia con il resto dei
consiglieri della maggioranza.
CAGLIARI Due pezzi sono saltati, altri
cinque assessori stanno per essere immolati. Il rimpasto in Giunta non sarà
certo la soluzione, il Partito dei sardi lo ha anche
scritto, «mancanza di lavoro e mancanza di speranza sono problemi veri», ma
resta l’argomento del giorno. Il termometro del centrosinistra è ormai fuori
controllo e prima di Natale continuerà a salire.
Proprio nella mattinata in cui
i Rossomori hanno sbattuto la porta in faccia a Pigliaru e rovesciato il tavolo
della coalizione, il governatore ha assunto l’interim delle due deleghe rimaste orfane: riforme, era
di Gianmario Demuro, e l’agricoltura di Elisabetta Falchi. Per i sostituti ci
vorrà ancora del tempo, poco o molto lo si capirà presto. Lunedì prossimo, nel pomeriggio,
Pigliaru ha convocato i consiglieri regionali di maggioranza, esclusi è ovvio i
Rossomori, ma non le segreterie di partito. Sarà quello il momento del «fuori i
secondi», dello scontro del faccia a faccia dopo le divisioni sul referendum,
ma anche del confronto – sarà propositivo? – su come salvare una legislatura
sempre più pericolante.
Il doppio pallino. Uno è nelle mani
di Pigliaru, l’altro se lo contendono il Pd e gli alleati più o meno compatti.
Il governatore s’è incontrato col capogruppo dei Democratici, Pietro Cocco, e
presto farà lo stesso col coordinatore romano Gianni Dal Moro. Pare che il
partito di maggioranza relativa o buona parte delle correnti abbiano in mente
un cambio radicale degli assessori, per dare un segnale forte e chiaro:
«Ripartiamo con entusiasmo e voglia di rispondere in fretta al malessere della
gente». Pigliaru sul colpo di spugna sarebbe più cauto e poi si sa per il
presidente nomi e deleghe sono un secondo problema, prima «dobbiamo
confrontarci sul programma e soprattutto condividerlo», ha detto mesi fa. Non
ha cambiato idea, perché non sarà ammesso nessun’altro cortocircuito. Uno basta
e avanza, visto che il «guasto provocato» è ancora tutto da riparare.
La lista. Anche gli altri partiti
della coalizione sembrano essere molto cauti sull’azzeramento o quasi della
prima giunta Pigliaru. Però il cambio di cinque assessori, più i due andati
via, è considerato un discreto punto di partenza. Nel frullatore, a questo
punto, potrebbero finire queste deleghe: riforme,
agricoltura, lavoro, cultura, industria, trasporti e turismo. Il che vorrebbe
dire: oltre ai sicuri successori di Demuro e Falchi, i dimissionari, starebbero
per essere messi in discussione anche Donatella Spano, scelta dal presidente e finora
considerata un’intoccabile, Virginia Mura del Pd forse destinata a passare a un
altro assessorato, Claudia Firino (ex Sel), Maria Grazia Piras (Upc), Massimo
Deiana (Pd), con il prossimo governo nazionale che potrebbe agevolare l’uscita
e nominarlo all’Autorità portuale, e Francesco Morandi (Cd).
L’elenco di chi potrebbe subentrare
è infinito: dal capo di gabinetto Filippo Spanu all’attuale coordinatore di Sel
Luca Pizzuto, da Luigi Lotto (Pd) a Paolo Manca, presidente di Federalberghi,
da Antonio Solinas e Italo Meloni, entrambi pd, a Luca Saba di Coldiretti. La
nuova Giunta non sarà di soli tecnici, quell’esperienza è finita e bocciata, ma
formata anche da politici, con qualche consigliere regionale pronto a
dimettersi per la causa. Sì, la svolta potrebbe essere proprio questa. Fatte
salve le conferme, probabili ma non scontate in caso di azzeramento, degli assessori
Paolo Maninchedda (lavori pubblici, Partito dei sardi), Raffaele Paci
(bilancio, in quota Pigliaru), Cristiano Erriu (enti locali, Pd) e Luigi Arru
(Sanità). Il secondo addio. Anche l’assessore Elisabetta Falchi, come Demuro,
ha lasciato la Giunta con una lettera aperta. «Ho risposto – scrive – alla
richiesta del mio partito (i Rossomori) e deciso di fare il passo per
correttezza e coerenza». Dopo aver ringraziato Pigliaru e ricordato che «in
agricoltura molto è stato fatto e molto di più avremmo potuto fare»,
l’imprenditrice prestata alla politica ammette anche: «Non nascondo stanchezza
e un certo isolamento in certi frangenti difficili, così come, per lealtà, non
ho nascosto la mia contrarietà verso alcune scelte della Giunta».
Una la ricordano ancora: il suo no
alla nomina di Francesco Zavattaro, proposto da Arru, a direttore generale
dell’Asl Unica. Pare poi che, in altre occasioni, si sia lamentata con garbo di
essere stata lasciata troppo sola davanti agli
attacchi continui delle associazioni degli agricoltori. Però va detto con il
presidente Pigliaru andava d’accordo, ma i Rossomori sono stati irremovibili e
lei ha risposto: «Obbedisco».
di Umberto Aime
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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