LA
NUOVA
PER LA GIUNTA
Le correnti del Pd in
fermento prima del rimpasto
CAGLIARI Il Pd
comincia a tirare le fila in vista della volata (ancora
molto lenta) verso il
rimpasto di Giunta. La corrente dell’ex
minoranza (renziani,
ex Diesse e popolari) s’è riunita nei giorni
scorsi e potrebbe
presto presentarsi al tavolo della trattativa con
una proposta. Dovrebbe
essere questa: la conferma del posto in Giunta
per gli ex Ds e
l’ingresso – sarebbe la vera novità – dei renziani. Ma
a quel punto il
partito di maggioranza relativa – stando all’attuale
mappa – avrebbe non
più quattro delega ma cinque.
Perché i
popolari-riformisti – oggi convocati a Santa Cristina – stanno per chiedere la
conferma di quanto hanno dall’inizio della legislatura:
due assessorati. Ai
quattro appena elencati, tre vecchi più il nuovo
destinato ai renziani,
va aggiunto quello che spetta (e ha già) al
gruppo capeggiato da
Renato Soru. Dunque, il Pd – stando a questi
conti – avrebbe
bisogno di un posto in più per far quadrare i conti.
La recente uscita
dalla maggioranza dei Rossomori (avevano una delega) potrebbe aver
liberato proprio la quinta casella. Però bisognerà
vedere se gli alleati
saranno d’accordo ad assegnare il posto oggi
vacante proprio al Pd.
Unione
Sarda
Oggi a Santa Cristina
incontro della corrente in vista del congresso
Pd, basta lotte intestine
Popolari-riformisti alla ricerca dell'unità perduta
Questione di metodo.
Il Partito democratico prova a fare quadrato e
prepararsi a superare
il trauma del risultato del referendum. Oggi la
corrente
popolare-riformista (quella che fa riferimento a Cabras e
Fadda) si incontrerà a
Santa Cristina. Una giornata di lavoro con un
obiettivo solenne:
evitare le lotte intestine nel partito. Ma il
partito aspetta anche
un segnale dal garante, Gianni Dal Moro, per
capire come affrontare
il percorso per arrivare al congresso, fissato
per il 26 febbraio.
GLI APPUNTAMENTI Con
la crisi della Regione aperta, la prima emergenza
è chiuderla il prima
possibile. All'orizzonte c'è il congresso che
dovrà consegnare al Pd
sardo una vera segreteria che manca ormai da
otto mesi. Diventa
sempre più concreta l'ipotesi di trovare una
candidatura unitaria,
per andare al congresso senza prove di forza
che, in questo
momento, sarebbero controproducenti. «Il congresso
rappresenta
l'occasione per rinnovare il gruppo dirigente e per
riprendere il dialogo
con gli iscritti e con la gente. Per questo
sarebbe meglio un
congresso unitario», sottolinea il portavoce dei
popolari-riformisti,
Giacomo Spissu.
RIMPASTO Anche sul
rimpasto in Giunta, la girandola dei nomi h subìto
una brusca frenata.
Nessuno vuole forzare la mano, anche perché tra i
dem non è passato
inosservato il calo dell'indice di gradimento del
partito, visto il
risultato del referendum. Quindi anche sul rimpasto
si cercherà di mettere
in secondo piano i nomi per provare a fissare i
temi e di conseguenza
individuare le persone che meglio possono
portarli avanti.
IL GARANTE Nelle
ultime settimane, la presenza di Dal Moro in Sardegna è decisamente più
ridotta. Ma comunque sarà lui, dopo essersi confrontato con Matteo Renzi, a
dare il via libera o meno al
congresso. Con
l'eventualità di elezioni politiche in primavera, così
come hanno anche
chiesto i dirigenti provinciali e regionali al
segretario
nell'incontro di ieri, è probabile che da Roma arrivi il
veto perché c'è
un'altra campagna elettorale sulla quale concentrarsi.
IL CONGRESSO E sulla
data del 26 febbraio ci sono pareri diversi anche
tra gli esponenti
democratici sardi. Per qualcuno il 26 febbraio è
troppo vicino per
mettere in piedi l'intera macchina organizzativa,
mentre altri forzano
perché rinviare significherebbe rimanere ancora
in una fase di stallo.
Oggi non verranno sciolti tutti i nodi, ma
sicuramente verranno
fissati alcuni paletti per evitare che il Pd
navighi ancora a
vista.
Matteo Sau
PIAZZA SAN BENEDETTO.
Chiude lo storico bar pasticceria: Gigi Riva tra i clienti assidui Marabotto,
l'ultimo caffè
«Impossibile lavorare con
la rotonda e il divieto di fermata»
Non era soltanto un
bar. Era diventato un toponimo. Ci troviamo in
piazza San Benedetto .
Cioè? Al Marabotto . Ok, perfetto. Era un
toponimo, non lo è
più. Perché, da due giorni, le serrande del locale,
aperto oltre
sessant'anni fa sono tristemente sprangate. Una decisione
dura, sofferta da
parte del gestore, Stefano Balata, che in quel
caffè-pasticceria ha
investito, negli ultimi 14 anni, tempo e
passione. «Ma, visto
che la situazione è irreversibile, non è
possibile fare altro»,
sospira. La “situazione irreversibile” è la
nuova viabilità. «La
rotonda è lì e resterà lì per i prossimi duecento
anni, il codice della
strada impone il divieto di fermata in questi
incroci. Non ci sono,
dunque, alternative».
LA GESTIONE Quando,
nel 2003, ci fu il cambio di gestione, il locale
lavorava quasi in
regime di monopolio: erano pochissimi i bar aperti
per la colazione post
discoteca. La movida, allora, era vivacissima:
quasi metà del
fatturato veniva fatta nelle notti del fine settimana.
Poi, è arrivata la
crisi delle discoteche e l'apertura di nuovi
locali. Ma, tutto
sommato, il Marabotto reggeva bene. Anche perché il
titolare aveva
diversificato l'offerta: nella sua pasticceria erano
nati i “macarons”
(doppi dischetti di mandorle, albume e zucchero)
made in Sardegna.
«Grazie a un bravissimo pasticciere che ora, a 60
anni, si ritrova senza
lavoro».
I PROBLEMI E poi c'era
la clientela diurna, gli eredi di quegli oreris
(termine che può
essere tradotto con l'espressione “simpatici
perdigiorno”) che
storicamente frequentavano il bar. A tagliare le
gambe la nuova
rotonda. «In pratica, è diventato lo svincolo di una
superstrada». E il
codice della strada impedisce la fermata in questi
incroci. «Da subito
abbiamo manifestato le nostre preoccupazioni alle
autorità. Abbiamo
avuto tante promesse ma, alla fine, non è accaduto
niente». E, sfortuna
nella sfortuna, quella stazione della Polizia
municipale proprio di
fronte al bar. «Un amico ha smesso di venire
dopo aver collezionato
cinque multe da 54 euro ciascuna». Nessuna
fermata per un caffè
veloce. «Ma, intanto, ogni volta che solleviamo
la serranda, comincia
a girare una sorta di tassametro».
LA STORIA Aperto nel
1953, il Marabotto era diventato, in breve tempo,
il punto di
riferimento di tanti giovani cagliaritani. Un luogo tanto
amato da diventare la
culla di tante storie (era, anche di recente,
una tappa obbligata
per i tifosi del Cagliari, certi di poter
incontrare Gigi Riva
seduto a un tavolino). E anche di tante leggende
metropolitante. Come
quella secondo la quale gli oreris benestanti
andavano ad
“abbordare” tzeracchettas e le ammaliassero portandole nel bar più bello della
città. «Solo una leggenda», nega Andrea Coco, lo
“storico” del
Marabotto, «dal momento che noi frequentatori eravamo
quasi esclusivamente
maschi». Una leggenda, insieme alle altre, ormai
fanno parte di un
passato che sta sparendo.
Marcello Cocco
Il giornalista-Andrea Coco
Un luogo talmente
importante da meritare anche un libro, “Quelli di
Marabotto”. «Ho deciso
di usare il “di” anziché il “del” perché volevo
dire che facevamo
parte, quasi, di una tribù». Andrea Coco,
giornalista Rai in
pensione, ha raccolto le storie legate allo storico
bar di piazza San
Benedetto. «Qualcuno», ricorda, «recentemente ha
sostenuto che, allora,
quello fosse un ritrovo della destra
cagliaritana. Falso:
tra di noi, c'erano anche persone che avrebbero,
poi, fatto strada nel
Pci o nel Psdi. La verità è più semplice:
eravamo giovani che
volevano divertirsi». ( mar. co. )
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