Il film della
locandina, ripropone in chiave opportunamente -quanto maliziosamente-
"linguaggio nostrano anni '90" un tema che è classico per il
militante della "sinistra-sinistra", quel militante che tiene duro su
tutto ma cade irrimediabilmente sull'erotico.
Se ci si chiede da quando accade questo, è così almeno dal mattino del 5 aprile del 1917: la data è quella del giorno dopo la mitica conferenza del partito bolscevico, appunto la sera del 4 aprile 1917, quando Lenin espose quelle che sarebbero diventate le dieci linee guida del partito, quelle conosciute agli storici come le "Tesi di Aprile".
Nel caso cinematografico del 1995, quando il berlusconismo arrembava, la trama è la sbandata di un comunista per una leghista e la Wertmuller traduce questa singolarità in un immediato linguaggio cinematografico che si esprime con maestria usando i segni del cinepanettonesco allora tanto in auge. Il tema è più nobile di quanto si pensi: era noto già a Sostakovic che, appunto, dall'attrazione erotica tra un uomo che guarda -socialmente- in alto e la lei che contestualmente guarda verso il basso (sempre socialmente parlando) trasse ispirazione per la famosa "The Lady and the Hooligan".
Insomma, 'sta roba che sembra una storiella ci porta nel classico più classico e anche a voler ignorare qualsiasi scuola è oggettivamente vero che questo tipo di storia fa, come si dice, "una certa presa", diciamo. In breve, ti risucchia al punto che non devo essere l'unico individuo ad annoverare nella propria cerchia almeno 300 amici (per tenermi basso, nei conteggi) che nella vita si sono dati da fare per assurgere allo status di hooligan; tutto questo perché? Ve lo assicuro: il perché è tutto nel fatto che, nel caso, può scapparci una "lady".
Insomma, è il caso di dire che il concetto a monte di Venere, (pardon: solo a monte) di tutto ciò è talmente trainante che anche un vago "non si sa mai" può essere capace di "smuovere cose" più e meglio di un trattore Scania R730...
Ora, non so
se è un problema moderno, cioè del web, così come non voglio pensare che non
siamo mai stati "playboys", però sta di fatto che la seduzione, su
questi miei disgraziati amici, osservo, oggi, che non la esercitano più le
ladies ma la ... politica... Probabilmente la si ritiene un qualcosa più a
portata di mano? Non saprei...
La drammatica
constatazione mi viene perché li vedo, smarriti oggi come ieri lo erano
appresso ai reggicalze (e tu hai voglia di dire che essere "di
sinistra" -quando non addirittura "comunisti"- non fa rima con
"lingerie") oggi non fa rima con lo stesso essere farsi vistosamente
sedurre dagli argomenti dei sedicenti fiancheggiatori di quel matto che crede
il vaffanculo l'espressione regina della partecipazione e manifestazione
politica. A nulla serve dire che è così perché era meglio al tempo di Nilde
Iotti, donna ammirata solo perché diametralmente opposta alla tizia pubblicata
su Le Ore, giornale che si chiamava così perché ti ipnotizzava a lungo con le
sue "immagini" che mai e poi mai avresti preso sul serio.
Insomma: è
come fossimo tutti esploratori che abbiamo trascorso la vita a parlare del nord
ma quando siamo saliti in macchina siamo partiti, pure sgommando, in direzione
sud. Per i duri di comprendonio, facciamo che nord sia la Iotti e il sud siano
le copertiniste della gloriosa rivista.
Quindi è
penoso sentire questo strato sociale ripetere, condividere con entusiasmo certe
palesi cazzate che circolano, così com'è tristissimo osservarli partecipanti
"per motivi di forza maggiore" a quello che credono imperante,
sfoderando un’indignazione troppo pronta a scattare ad ogni minima occasione
per non essere sospetta di flirt patetico con quel qualcosa che tutti noi
deboli abbiamo sempre cercato: un capobranco che ci dia frasi da spendere nelle
"discussioni", nella "vita vera" che se non si traduce in
"e per me, che c'é?" perlomeno si traduca in "spero che ti vada
tutto storto".
La drammatica
realtà è che come ieri l'eros sono oggi gli argomenti. Al riguardo mi sembra
che se la coerenza fosse Houston, cari miei, sarebbe il caso di accendere la
radio di bordo e lanciare il nostro "Abbiamo un problema" come
fossimo tanti Apollo 13. Nati per essere in difficoltà, insomma.
Che poi,
gente, "Il problema", a dire il vero, è, sono, più d'uno. Giusto per
cominciare da qualche parte, se siamo capaci di capire al volo che una Kawasaki
è meglio di una Vespa, che Topolino è più sveglio di Pippo, che il Rolex
venduto da quello che deve prendere la nave tra mezz'ora è una patacca, con tutto
questo sapere spiegatemi come si fa a pensare sia effettivamente ribaldo chi
segue un front-man il cui physique-du-role è talmente da venditore di pentole
che se l'avessero visto quelli del casting di "The Wolf of Wall
Street" a costui lo avrebbero messo nel primo banco in quella scena dove
Di Caprio, per esprimere la caduta in rovina del personaggio, si mette a fare
corsi per insegnare ad arricchirsi.
Avrebbero
scelto lui, il compare e anche un altro paio presi nemmeno tanto a caso tra gli
alti papaveri di quel marionettistico quanto pedante "ensamble" che
pretende di insegnare a tutti come si vive.
Ancora una
volta: che Dio vi aiuti, poveri ragazzi.
Di Paolo Manca
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