La nuova Sardegna.
Presentato
dall’assessore Paci il bilancio. 3,3 miliardi destinati alla Sanità La priorità
della giunta sono il lavoro e il welfare. Investiti 525 milioni di euro
Ecco
la Finanziaria 2017:
7,6
miliardi per l’isola
CAGLIARI Senza offendere chi di certo s’è dannato
l’anima per aumentare le entrate e far quadrare i conti, la Finanziaria 2017 sembra
essere meno grandiosa e più umana delle altre licenziate dalla giunta di
centrosinistra. Approvate buona parte delle riforme, erano indispensabili,
gettate le basi, dal 2014 in poi, per uscire dalla crisi anche se finora gli effetti non sono stati
quelli sperati e aver ottenuto dal governo quanto dovuto contro il demone
dell’insularità, questa volta l’assessore al bilancio, Raffaele
Paci, è stato molto realista. La corsa per colmare lo storico buco nero delle infrastrutture
continua a esserci, il traguardo vittorioso è ancora lontano, però stavolta al
primo posto – in questa manovra da 7,6 miliardi – ci sono il lavoro e
l’inclusione sociale.
Sono purtroppo i due peccati capitali che hanno
tenuto al palo la Sardegna anche in questa stagione di leggera e timida ripresa
economica. «Il compito delle istituzioni – ha detto l’assessore nel presentare
l’ultima Finanziaria – dev’essere quello di compiere ogni sforzo, mettere in campo
tutti gli strumenti per dare risposte rapide e adeguate alle fasce di
popolazione più disagiate e bisognose».
Ebbene sì, la manovra di quest’anno proverà a dare
proprio quelle risposte anche al malessere esploso, in maniera dirompente, del
solito nella batosta incassata dal centrosinistra e dal Pd in particolare nel
referendum costituzionale di dicembre. Non sarà facile con il sistema sanitario
che continuerà a ingoiare quasi la metà (3,3 miliardi) del bilancio. È sempre
un mostro fino a far passare in secondo piano l’aumento delle entrate (90
milioni in più rispetto al 2016), l’incasso di un’altra parte degli arretrati
della vertenza con lo Stato anche se resta aperto il confronto sugli
accantonamenti, sono un’esagerazione intorno ai 680 milioni l’anno, e della
prima tranche del Patto per la Sardegna (241 milioni).
Purtroppo, sempre per colpa della sanità,
finiscono in seconda fila anche il mancato – per fortuna – aumento delle tasse
e la riduzione del debito regionale, sceso a poco più di un miliardo. La speranza
è che con il varo dell’Azienda sanitaria pubblica cambi qualcosa al più presto
e allora sì che la Regione avrà più soldi da spendere per lo sviluppo. i
giovani e il resto.
Lavoro e politiche sociali. Sono le priorità della
Finanziaria. Gli ultimi dati dell’Istat non sono stati confortanti fra la
disoccupazione giovanile in crescita, fino a 25 anni sei su dieci sono senza
lavoro anche se quella assoluta è diminuita del 4 per cento, e il Prodotto
interno lordo ancora in calo. È per questi motivi che l’investimento sarà di 119
milioni, occupazione, e 306 milioni a sostegno delle politiche sociali.
Con un’attenzione particolare ai cantieri verdi, a
quelli comunali e al reddito di cittadinanza. Tutte insieme queste tre voci dovrebbero
far aumentare i posti di lavoro e sostenere chi oggi vive ai margini o peggio è
ostaggio della povertà da troppi anni. Scuola e istruzione. Continua a essere
uno dei pilastri su cui la giunta Pigliaru vorrebbe costruire il futuro della
Sardegna. Senza cultura non si va da nessuna parte, ha detto più volte il
governatore ed ecco 162 milioni per il diritto allo studio e completare il
progetto Iscol@.
Altri 66 milioni fra cultura e sport. Economia e
sviluppo. Sono 130 i milioni destinati a far crescere, almeno un po’, il
fragile mondo delle imprese, con nel contenitore anche gli investimenti per il lancio
definitivo dell’economia verde e la metanizzazione. Poi ci sono i settori
strategici: il turismo, 36 milioni, che se durasse davvero 12 mesi l’anno
produrrebbe ricchezza in un attimo, l’agricoltura, 311 milioni, con l’obiettivo
di farla diventare vantaggiosa anche per i giovani e competitiva nelle
esportazioni, i trasporti, 547 milioni, fra continuità territoriale aerea da
rilanciare e mezzi pubblici interni efficienti. Infine, l’ambiente: 542
milioni, per difendere e valorizzare l’unico tesoro. Sistema Regione. In tutto,
nel 2017, costerà769 milioni ai contribuenti, compreso il sempre misterioso mondo
parallelo degli enti e delle agenzie. (ua)
Unione Sarda
Manovra
da 7,6 miliardi Risorse in aumento ma la ripresa resta lenta
“Lavoro, inclusione e sviluppo”. Tre
princìpi cardine che hanno
guidato la manovra Finanziaria del
2017 che vale 7,6 miliardi di euro
di fondi spendibili (quasi 400
milioni in più dell'anno scorso). Un
bilancio che quest'anno potrà
contare su maggiori entrate tributarie
dirette (circa 60 milioni di euro in
più) e sui primi stanziamenti del
Patto per la Sardegna. Per la prima
volta nel bilancio regionale
compare il Reddito di inclusione
sociale, che sarà finanziato con 30
milioni di euro. Aggiungendo alla
manovra le partite finanziarie, il
bilancio totale supera i 9 miliardi
di euro.
I CONTI Anche quest'anno la Sanità
rappresenta una parte importante
del bilancio (3,3 miliardi) così
come la quota di accantonamenti per
lo Stato, 684 milioni di euro.
Proprio su questo l'assessore alla
Programmazione, Raffaele Paci, ha
ricordato «la vertenza con lo Stato
per ridurre la cifra».
Al netto delle spese obbligate, la
parte cosiddetta manovrabile è di
circa 25 milioni di euro, che
saranno oggetto di trattative e proposte
del Consiglio regionale. E su questo
aspetto Paci ricorda la
condivisione con la maggioranza, che
significa anche un'assunzione di
responsabilità: «La Finanziaria non
è dell'assessore o della Giunta,
ma di tutti i sardi». Altri due
aspetti importanti riguardano la
«conferma di tutte le spese
dell'anno scorso e il fatto che la
Sardegna mostra segnali di ripresa,
anche se deboli».
LE MISSIONI La Finanziaria è divisa
in capitoli di spesa che
tecnicamente vengono chiamate
missioni . Si tratta di codifiche uguali
per tutte le Regioni da quando è
stato avviato il sistema del bilancio
armonizzato. Oltre alla Sanità, una
delle cifre più alte è quella
destinata al funzionamento della
macchina amministrativa, che costa
769 milioni di euro.
Sono i fondi per gli assessorati e
per il Consiglio regionale che,
quest'anno, costerà 72 milioni di euro,
rispetto ai 68 del 2016.
Confermata la cifra di 600 milioni
per il Fondo unico enti locali,
anche se «a Comuni e Province -
sottolinea Paci - andranno ulteriori 37 milioni».
OBIETTIVI Per cercare di muovere
l'economia è necessario creare
opportunità di lavoro. In questo
senso è stato deciso di stanziare 30
milioni di euro per i cantieri. A
questo si lega un'altra decisione,
che è quella di «non aumentare le
tasse e mantenere ancora l'Irap più
bassa d'Italia, con l'azzeramento
per i primi cinque anni di attività di un'impresa».
VOCI DI SPESA La Finanziaria ha
individuato diverse macroaree
all'interno delle quali sono
contenute le voci di spesa. Quella su
istruzione e diritto allo studio
vale 162 milioni di euro, di cui 79
sono destinati all'istruzione universitaria.
Interventi anche
sull'edilizia scolastica (13
milioni) e il diritto allo studio (6
milioni). Per le attività culturali
e lo sport ci sono 66 milioni,
altri 36 per il turismo, interamente
destinati allo sviluppo e alla
valorizzazione.
Dei 57 milioni su territorio ed
edilizia abitativa, 46 sono per
l'edilizia residenziale pubblica e
popolare. I trasporti e la mobilità
valgono 547 milioni: la somma
maggiore (244) è dedicata al trasporto
pubblico locale, mentre per la
continuità territoriale lo stanziamento
è di 58 milioni. Sul capitolo delle
politiche sociali (306 milioni),
la parte sulle disabilità sarà
finanziata con 207 milioni che
serviranno, tra le varie cose, al
sostegno di persone con handicap
grave, talassemici e linfopatici.
SOCIALE E SVILUPPO Verrà finanziato
il fondo per la non
autosufficienza e l'assistenza
domiciliare. Lo sviluppo economico, la
competitività e l'energia saranno
finanziate con 130 milioni, mentre
per le politiche del lavoro e la
formazione ce ne sono 119. Infine,
per l'agricoltura e la pesca sono a
disposizione 311 milioni di euro,
la gran parte dei quali (144)
destinati allo sviluppo del settore
agricolo e del sistema
agroalimentare.
Matteo Sau
Cappellacci
all'attacco sulle entrate. Critici anche gli imprenditori
«Questa
Finanziaria è un insulto ai sardi»
Opposizione e associazioni di
categoria puntano il dito sulla
Finanziaria 2017. Il coordinatore
regionale degli azzurri, Ugo
Cappellacci, usa parole molto dure
definendo gli annunci
dell'assessore Paci «un insulto
all'intelligenza e al buon senso dei
sardi». Il riferimento è alla
trattativa con lo Stato per la partita
degli accantonamenti che pesano sul
Bilancio per 684 milioni di euro.
«È una delle pagine più vergognose
nella storia dell'Autonomia», dice
Cappellacci, «la Giunta da me
guidata si è opposta subito agli
accantonamenti con un ricorso alla
Corte Costituzionale».
Per Cappellacci non si tratta di una
«finanziaria di tutti i sardi, ma un
documento tutto dell'assessore o
forse della Giunta».
Si concentra, invece, su un altro
aspetto il coordinatore regionale
dei Riformatori, Pietrino Fois,
ossia sui ritardi dei pagamenti alle
imprese. «La situazione economica è
pessima e a questo si aggiunge il
fatto che la Regione e gli enti
pubblici non pagano i fornitori». Per
questo motivo, «tantissime aziende
sono costrette a chiudere,
nonostante i crediti che vantano con
il pubblico». Fois ricorda i dati
Istat che evidenziano «tutti i
record negativi in Sardegna a causa del
più alto tasso di disoccupazione
giovanile e maggior numero di senza
lavoro registrato». A finire sotto
accusa è tutto il centrosinistra,
per questo il coordinatore dei
Riformatori sostiene la necessità di
«tornare al voto al più presto, prima
che sia troppo tardi per la Sardegna».
ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA Non
arrivano applausi nemmeno dai vertici di
Confcommercio Sardegna. Il
presidente, Alberto Bortolotti, critica lo
spazio di manovra lasciato dalla
Giunta, perché i 25 milioni di euro
«sono davvero pochi, così come
esigue sono le risorse per il turismo».
Bortolotti è critico anche
sull'esito della riunione con l'assessore
Paci: «Abbiamo assistito a un
rituale inutile e stanco. Se esiste la
volontà di confrontarsi con le parti
sociali va bene, ma non è
un'audizione che può cambiare le
cose».
Per questo il presidente di
Confcommercio chiede un «percorso
condiviso» e cita i 120 milioni
(suddivisi in quattro annualità) che
il Patto per la Sardegna mette a
disposizione per la Continuità
territoriale: «Speriamo siano spesi per
una reale crescita dell'economia».
Luci e ombre, invece, per il
presidente di Confapi Sardegna,
Mirko Murgia, convinto che la spesa
sanitaria rappresenti ancora «il
vero fardello che impedisce al
sistema economico e sociale di
correre». Murgia accoglie con favore la
notizia dei 130 milioni per lo
sviluppo economico, competivitità ed
energia perché sono «un buon segnale
di attenzione, in particolare i
34 milioni destinati alle aree di
crisi, alla rimodulazione delle
funzioni delle aree industriali e ai
fondi rischi dei confidi».
Infine, un passaggio sul contrasto
alla «cattiva burocrazia», con la
speranza che «le risorse per la
legge sulla semplificazione siano
sufficienti». (m. s.)
CONSIGLIO.
La nuova iniziativa
Niente
preferenze nella legge elettorale: una proposta dal Pd
Il maggioritario e i collegi
uninominali per rappresentare tutti i
territori, il proporzionale per dare
voce a tutti i partiti, anche i
minori. I due modelli convivono
nella proposta di legge elettorale
statutaria presentata ieri da tre
consiglieri regionali democratici di
area soriana: Gigi Ruggeri,
Salvatore Demontis e Alessandro Collu.
«Non è la proposta del Pd ma di tre
consiglieri del Pd», hanno
precisato. «Un Mattarellum in salsa
sarda - ha aggiunto Ruggeri - in
cui al modello dell'attribuzione
delle preferenze si preferisce quello
delle candidature uninominali».
L'Isola verrebbe divisa in 32 collegi
da 46.260 elettori: in ciascuno,
ogni lista candida una sola persona e
il seggio va al candidato della
lista più votata.
Dopo la verifica dei 32 candidati
vincenti, i voti sono calcolati
nella circoscrizione unica
regionale, nella quale il candidato
presidente più votato è eletto
presidente della Regione, e diventa
consigliere, come il secondo più
votato. Alla coalizione del
governatore viene attribuito il
premio di maggioranza (55% se ha
ottenuto dal 30 al 40% dei voti, 60%
se sopra il 40%). Nella
circoscrizione regionale vengono
attribuiti anche i 26 seggi rimanenti
col metodo proporzionale. I seggi
non attribuiti con il premio sono
assegnati alle coalizioni perdenti.
Sono previste soglie di
sbarramento dell'8% per le
coalizioni, del 4% per le liste non
coalizzate e del 2% per quelle che
fanno parte di una coalizione. La
proposta garantisce la
rappresentanza di genere: in ogni lista i
candidati di ciascun sesso sono
presenti in almeno il 40% dei collegi.
(ro. mu.)
Con
l'offerta formativa
Dimensionamento
scolastico: il piano passa in Giunta
Dopo le polemiche dei giorni scorsi,
tutte interne alla maggioranza,
ieri sera, il Piano di
dimensionamento scolastico e l'offerta
formativa per il 2017-18 è stato
approvato in via preliminare dalla
Giunta. Si tratta della
riorganizzazione della rete scolastica sul
territorio regionale, strutturata in
collaborazione con le Conferenze
provinciali. Per l'assessora
regionale della Pubblica istruzione,
Claudia Firino, «si è arrivati a un
buon risultato, figlio del dialogo
con tutti i partiti della
maggioranza e con tutti gli organi
coinvolti». Soddisfazione anche dal
capogruppo in Consiglio regionale
del Partito dei sardi, Gianfranco
Congiu, che nei giorni scorsi,
insieme a tutto il partito, aveva
criticato alcune decisioni contenute
nel Piano di dimensionamento, tanto
che la decisione sulla delibera
era stata rinviata. «Abbiamo avuto
un intenso momento di confronto con
l'assessore e la presidenza», dice
Congiu «ci sentiamo soddisfatti
perché le esigenze rappresentate
sono state considerate nella delibera».
Una delle criticità riguardava la gestione
dei territori
più periferici, che con la prima
stesura sarebbero stati penalizzati.
«Questa versione del Piano di
dimensionamento appare certamente più
rispettosa delle prerogative delle
aree interne e montane rispetto
alla versione precedente». ( m. s. )
La Nuova
Il
sindaco di Bitti, eletto nella prima assemblea, non ritirerà ilnricorso in
tribunale
Anci,
Ciccolini va alla guerra
SASSARI Meglio di una telenovela la
nomina del presidente dell’Anci
continua a produrre colpi di scena.
L’ultimo lo mette in onda il
candidato Giuseppe Ciccolini. Il
sindaco di Bitti è pronto a portare
avanti il ricorso che ha presentato
contro l’annullamento della sua
elezione a presidente dell’Anci. «Il
motivo è semplice – dice –. Ho
scoperto che nessuno si era opposto
in modo formale alla mia elezioni.
Ho chiesto che mi venissero
consegnati i ricorsi presentati all’Anci
dopo la mia elezione. L’unica cosa
che esiste è una lettera scritta
dal sindaco Omar Hassan, a cui aveva
risposto punto per punto il
presidente dell’assemblea Mario
Bruno. A questo punto non mi resta che
andare avanti con il ricorso che ho
presentato in tribunale e
attendere il pronunciamento del
giudice. Non lo faccio per la smania
di avere una poltrona, ma per il
rispetto che si deve ai 300 sindaci
che hanno votato. Per questo dico
nessun passo indietro». Il tribunale
si pronuncerà solo dopo che si sarà
svolta la nuova assemblea per
eleggere un presidente. Il rischio,
se il tribunale dovesse dare
ragione a Ciccolini, è di trovarsi
con due presidenti per una sola
poltrona. Ciccolini fa capire che
non intende fare un passo indietro.
E punta i dito contro i vertici
dell’Anci. «Come ho già detto
pubblicamente nell'ultima assemblea
chi guida questa istituzione non
ha agito come presidente
superpartes». Parole al vetriolo che sembrano
segnare la fine dell’armistizio. Ora
non resta che aspettare
l’assemblea dell’Anci fissata per il
17. Il tribunale si pronuncerà
qualche giorno dopo, il 23.
Sì al Centro d’identificazione del
progetto Minniti: «Garantisce più sicurezza»
Il direttore Oppus: «Avanti con il
piano di distribuzione ma niente obblighi»
Cie, l’Anci dà il suo ok Si farà a
Monastir
SASSARI L’alleato a sorpresa del
ministro Minniti è l’Anci Sardegna. A
differenza del direttivo nazionale,
i rappresentanti regionali
dell’associazione dei Comuni non
dicono no ai Cie per migranti. Anzi,
secondo il direttore Umberto Oppus e
il presidente Pier Sandro Scano,
i centri di identificazione e espulsione
possono essere molto utili
dal punto di vista della sicurezza e
per accelerare i rimpatri dei non
aventi diritto. «L’importante – dice
Oppus – è che si rispettino i
parametri indicati dal ministro
dell’Interno. Le strutture devono
essere piccole, snelle. Altrimenti
si correrebbe il rischio di
riaprire vecchie ferite e creare
situazioni ingestibili». Il
riferimento è al Cara di Elmas,
struttura lager chiusa nel 2015 dopo
molte polemiche e tensioni.
Lo stabile fronte aeroporto di
Cagliari-Elmas ospitava oltre 300
persone in condizioni considerate
inaccettabili. La certezza è che
l’ex Cara non riaprirà. Mentre prende
sempre più forza l’ipotesi che il
Cie apra i battenti a Monastir,
nell’ex scuola di polizia al centro
di un bando della Prefettura.
L’Anci non conferma ma non
smentisce: «Manca l’ufficialità ma
l’ipotesi è considerata la più
probabile», dice Umberto Oppus. Tempo
fa, la popolazione di Monastir era
scesa in piazza contro la
possibilità di trasformare l’ex
scuola in un centro d’accoglienza,
poco dopo lo stabile era stato
gravemente danneggiato da un attentato
incendiario. Ora si fa strada la
possibilità del Cie, la cui apertura
è imposta dal governo nazionale.
Abbastanza scontato prevedere che
l’amministrazione comunale di
Monastir farà resistenza. Nel frattempo,
l’Anci è al lavoro per accogliere le
adesioni al progetto per la
microaccoglienza diffusa nei Comuni.
Il piano prevede la distribuzione
capillare tenendo conto del numero
dei residenti: 6 migranti sotto i
2mila abitanti, 3 ogni 1000 per i
Comuni che superano i 2mila
residenti, 2 ogni 1000 per la città
metropolitana di Cagliari. Bisogna
fare in fretta, perché al momento il
carico è affidato ad appena 77
Comuni su 377, con uno sbilanciamento
nei centri di accoglienza delle
grandi città. «Gli incontri sono
iniziati – spiega Oppus –
l’importante è avere regole certe e
garantire ai Comuni la gestione
dei progetti. Con le adesioni – è
importante sottolinearlo – che
avverranno esclusivamente su base
volontaria. Nessun obbligo e anche
nessun vincolo sui numeri: i Comuni,
se vorranno, potranno anche
accogliere una quota di migranti
superiore». (si. sa.)
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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