La Nuova
Pd, Francesco
Sanna il primo candidato Proposto dai soriani per la segreteria. Pigliaru:
nessun patto anti Renzi. Ex Sel: forse staffetta in giunta
CAGLIARI Il conto alla rovescia per le candidature
alla segreteria regionale del Pd è cominciato e qualche nome comincia a
circolare: il deputato Francesco Sanna per l’area soriana e l’assessore del
Comune di Cagliari Yuri Marcialis, indicato dalla Sinistra dem, che a Roma fa capo
ai governatori Enrico Rossi (Toscana) e Michele Emiliano (Puglia).
A proposito di Emiliano, il governatore Francesco
Pigliaru ha smentito d’aver stretto un patto con gli altri presidenti delle Regioni
del Sud. A essere in fibrillazione però sono anche gli ex di Sel, con una
possibile staffetta fra l’assessore alla Cultura, Claudia Firino, e un
successore già individuato ma il nome è segreto. Infine, il Comitato per il no,
che ha stravinto il referendum costituzionale di dicembre, è pronto a scendere
ancora in campo per un nuovo Statuto sardo. Pd. Alla scadenza del 6 febbraio,
entro le ore 20 dovranno essere presentate le candidature per la segreteria,
mancano cinque giorni.
Le anime del Partito democratico sono al lavoro da
almeno una settimana per individuare l’auspicato candidato unitario. Per ora
non c’è ancora, anche se i soriani un primo passo l’hanno fatto. Ai renziani
avrebbero proposto come possibile segretario il deputato Francesco Sanna. L’ex
lettiano ormai vicino al premier Renzi, è stato scelto dalla corrente di Soru
per la «sua autorevolezza», ma non è stato ancora proposto ai renziani sardi.
Il confronto ci sarà però solo dopo l’incontro ancora fra i renziani e gli ex
Diesse.
Le due correnti erano alleate nelle elezioni per
la segreteria perse nel 2014 e vinte da Soru, sostenuto allora dall’area
popolari-riformisti degli ex parlamentari Cabras e Fadda. Popolari-riformisti
che avrebbero deciso per ora di restare alla finestra in attesa degli eventi.
Yuri Marcialis dovrebbe essere invece il candidato della Sinistra dem, ma qualche
chance potrebbe averla Alessio Mandis, segretario provinciale del Pd a
Oristano.
Nella scelta un ruolo importante lo avrà anche il neonato
gruppo Sinistra federalista, che fa capo all’ex parlamentare Salvatore Cherchi.
Pigliaru. Il governatore ha smentito l’indiscrezione di un accordo fra lui e i
presidenti delle Regioni del Sud in vista del congresso nazionale del Pd e in
possibile chiave anti Renzi. «Non ho aderito ad alcun patto nè ho intenzione di
farlo in futuro. Prima di pensare ad alleanze – ha scritto – sarebbe bene parlare
con serietà di politiche efficaci per affrontare il problema del Mezzogiorno».
Ex Sel.
Secondo un lancio dell’Agenzia Dire, il gruppo
cagliaritano – che fa capo al senatore Luciano Uras – starebbe per proporre al
resto del partito e al gruppo in Consiglio regionale la sostituzione in corsa
dell’assessore alla Cultura Claudia Firino. Ci sarebbe il nome del successore,
ma prima dovrà essere trovato l’accordo interno e non sarà facile. Comitato per
il no. Forte del trionfale successo di dicembre, il portavoce Andrea Pubusa ha annunciato:
«Il 6 febbraio, a Cagliari, lanceremo la nostra nuova iniziativa per riscrivere
dal basso lo Statuto speciale della Sardegna, ma anche la legge elettorale
regionale, con la partecipazione di diverse associazioni».
L’esame
dal 27 febbraio. Accelerazione di Renzi sul voto in accordo
con
5Stelle, Lega e Fratelli d’Italia La legge elettorale va alla Camera
ROMA Estendere l’Italicum anche al
Senato per andare a votare il prima
possibile. Il Pd di Matteo Renzi
prova a fare asse con M5S, Lega e
Fratelli d’Italia, le forze
politiche che vogliono andare a votare
subito, e prova a contingentare i
tempi di discussione della nuova
legge elettorale che è stata
calendarizzata per il 27 febbraio con la
formula «ove la Commissione abbia
concluso i lavori». Quindi se la
commissione Affari costituzionali
non approverà entro il 26 febbraio
un testo, la data del 27 salterà. La
calendarizzazione a fine mese,
hanno spiegato il vicepresidente
della Camera Luigi Di Maio e il
presidente del gruppo Misto Pino
Pisicchio, consentirà (se il testo
effettivamente approderà in Aula) il
contingentamento dei tempi dall’1
marzo. Una forte accelerazione verso
le elezioni anticipate come
voluto dall’ex premier e dalle
opposizioni. Sel e Forza Italia
escluse. «Per me votare nel 2017 o
nel 2018 è lo stesso, l’unica cosa
è evitare che scattino i vitalizi
perché sarebbe molto ingiusto verso
i cittadini, sarebbe assurdo»,
scrive Matteo Renzi in un sms inviato a
Giovanni Floris durante la
trasmissione Di Martedì.
La novità della
giornata politica scatta nel
pomeriggio quando dopo l’ennesima
giornata ad alta tensione nel Pd con
Bersani che per la prima volta
non esclude la possibilità di una
scissione, la riunione dei
capigruppo trova l’intesa sulla data
in cui portare in aula la legge
elettorale. I tempi saranno
contigentati e la data è fissata a ridosso
dell’uscita delle motivazioni della
Consulta sull’Italicum, attese per
il 10. Il tentativo è quello di
armonizzare i sistemi elettorali di
Camera e Senato. Lo ha chiesto
esplicitamente il presidente Mattarella
nel suo discorso di fine anno. Ed è
indispensabile per provare a dare
al Paese una maggioranza omogenea
nelle due Camere. Il tutto
richiederebbe «solo tre giorni di
lavoro». Insomma, un modo per farsi
dire di no, anche se l’idea di
applicare anche al Senato l’Italicum,
con alcuni ritocchi è sostenuta
anche da Ap, altri alleati del Pd,
nonché da esponenti dello stesso Pd.
Il ritocco consisterebbe nel
prevedere il premio alla coalizione
e non alla lista. La richiesta è
stata ripetuta alla Conferenza dei
capigruppo e qui il capogruppo del
Pd, Ettore Rosato, ha appoggiato la
richiesta, assieme a Lega e Fdi.
La decisione in casa dem è stata
presa con il via libera di Renzi, che
rimane comunque assai scettico sulla
effettiva possibilità di un
accordo: ma ha accolto il
suggerimento di Matteo Orfini, Dario
Franceschini e Andrea Orlando di
fare un tentativo. Il Pd proverà
dunque nei prossimi giorni a
stringere un accordo blindato tra i
partiti, da portare poi in
Commissione e in Aula. Qui il
contingentamento dei tempi
aiuterebbe questo intento. Anche se
l’atteggiamento intransigente di M5S
e l’ostilità di Fi al voto
anticipato rendono stretto il
percorso.
La corsa al voto a giugno vede
contrari non solo Fi, SI, Ap e gli
altri partiti che sostengono il
governo, ma anche diversi
parlamentari del Pd (che però chiedono
l’anonimato). Come ha osservato il
segretario del Psi, Riccardo
Nencini, «la corsa alle elezioni senza
la certezza di una legge
elettorale e soprattutto senza un
progetto per l’Italia condiviso da
una coalizione riformista non è la
strada maestra». A preoccupare è
non solo la mancanza della
previsione della coalizione nella legge
elettorale della Camera, ma che al
momento non ci sia proprio un
progetto politico chiaro su cui
chiedere il consenso. E il 13 febbraio
c’è attesa per la direzione del Pd
che potrebbe sancire la rottura
definitiva tra la minoranza e Renzi.
(m.b.)
Unione Sarda
Patto
del Sud, Pigliaru smentisce
«Nessuna una intesa con Emiliano e gli altri
presidenti»
«Non ho aderito ad alcun patto né ho
intenzione di farlo in futuro»:
così il governatore sardo Francesco
Pigliaru ha smentito, sulla sua
pagina Facebook, le voci di
un'intesa tra i presidenti delle regioni
del Sud, per una manovra interna al
Pd. E sostanzialmente
antirenziana, visto che il tessitore
di questo presunto patto sarebbe
il governatore pugliese Michele
Emiliano.
Il retroscena è stato pubblicato
ieri dal Corriere della Sera, come
spiega lo stesso Pigliaru: «Leggo
sul Corriere che esisterebbe un
patto tra me, Emiliano e altri
presidenti delle regioni del
Mezzogiorno. Non è così: non ho
aderito ad alcun patto né ho
intenzione di farlo in futuro. Prima
di pensare ad “alleanze” tra
presidenti del Sud sarebbe bene
parlare con serietà di contenuti e di
politiche efficaci per affrontare il
problema del Mezzogiorno (in
Sardegna abbiamo sottoscritto un
Patto con il governo per affrontare
in modo concreto il problema dell'insularità)».
Ma, aggiunge Pigliaru, «sarebbe bene
parlarne con tutti, non solo tra
chi governa nel Sud, perché il
Mezzogiorno è di gran lunga il
principale problema, irrisolto,
dell'intero Paese». Rimandando a
quanto lui stesso aveva detto sul
tema alla direzione Pd nel 2015, il
presidente conclude: «Spero arrivi
presto l'occasione di riprendere un
discorso che da allora purtroppo ha
faticato a stare al centro
dell'agenda politica nazionale».
Meeting
con D'Alema a Cagliari
Stasera
il convegno di Assadakah sul Mediterraneo
Massimo D'Alema è l'ospite
principale del quinto Meeting
internazionale delle politiche del
Mediterraneo, che inizia oggi a
Cagliari (dalle 17.30 nella sala
Castello dell'hotel Regina
Margherita). L'iniziativa, che
proseguirà domani, è organizzata da
Assadakah Sardegna, dalla
Federazione Assadakah Italia-Centro
italo-arabo e del Mediterraneo e
dalla rivista Spondasud, con la
Camera di cooperazione Italo-Araba
come partner.
D'Alema, già premier e ministro
degli Esteri e ora presidente della
Fondazione Italianieuropei,
interverrà oggi pomeriggio al dibattito su
“I nuovi scenari geopolitici nel
Mediterraneo. Le politiche dell'Ue e
dell'Italia in Medio e Vicino
Oriente”. Con lui anche l'ex
vicesegretario della Lega Araba,
Samir Al Kassir, il ministro
dell'Agricoltura libanese Ghazi
Zaiter, il rettore dell'Università di
Cartagine Lassaad El Asmi e il
giornalista Ilario Piagnerelli di
RaiNews24. Previsti anche gli
interventi del presidente della
Federazione Assadakah Italia,
Raimondo Schiavone, e di Antonello
Cabras, presidente della Fondazione
di Sardegna ed esperto di politica
internazionale. Modera il dibattito
il giornalista Alessandro Aramu,
direttore della Rivista Spondasud.
Domani si parlerà invece di
internazionalizzazione delle imprese
sarde, col convegno intitolato
“L'Italia e la sfida dei mercati
arabi”, nella sala Stampace
dell'hotel Regina Margherita, dalle 10.
Dal
No al Comitato per lo Statuto
In
campo gli avversari della riforma costituzionale
Dalla mobilitazione per il No al
referendum del 4 dicembre alla
nascita di un nuovo soggetto
politico. Una “rete” pronta a combattere
per la Costituzione e per lo Statuto
speciale sardo: nasce così il
Comitato d'iniziativa costituzionale
e statutaria. «È emersa
l'esigenza di non disperdere
l'energia di un anno di lavoro», spiega
Andrea Pubusa, uno dei promotori,
«ci siamo accorti di un fatto
sorprendente: si è creata una vera e
propria rete e una grande
partecipazione. Il risultato della
Sardegna, con il No schiacciante, è
stato superiore al resto d'Italia:
le tematiche della specialità sono
molto sentite soprattutto nei centri
minori».
Un'azione dal basso, chiarisce il
manifesto per l'attuazione della
Carta e dello Statuto. Temi? Leggi
elettorali, governo locale,
istituti di partecipazione diretta,
lavoro e pace (basi militari,
produzione di armi). Un'azione da
promuovere con campagne politiche,
collaborazioni con associazioni come
l'Anpi. Eppure, ha precisato
Pubusa, «il Comitato intraprenderà
questo percorso senza fini
elettorali, senza l'intenzione di
presentare liste e candidature alle
amministrative, anche se puntiamo a
influenzare programmi e
orientamenti della politica
regionale». La prima iniziativa, sulle
norme elettorali, si terrà lunedì 6
febbraio a Cagliari. Relatore sarà
Massimo Villone, costituzionalista
dell'Università di Napoli. (ro.
mu.)
Per
gestire i voli la compagnia dovrà prima restituire gli aiuti di
Stato
bocciati dall'Ue Ryanair, uno scoglio milionario sulla strada della continuità
aerea
Tra la continuità territoriale aerea
della Sardegna e Ryanair c'è in
mezzo uno scoglio da una decina di
milioni di euro. I corteggiamenti
da parte della compagnia irlandese e
l'apertura della Regione a tutti
i vettori low cost per i
collegamenti con Roma e Milano potrebbero
essere vanificati dalla decisione
della Commissione europea, che la
scorsa estate ha stabilito
l'illegittimità dei contributi per i voli
internazionali versati sulla base
della legge 10 del 2010. È qui che
entra in ballo la clausola
Deggendorf, una disposizione che vieta il
pagamento di chi è debitore nei
confronti delle amministrazioni
pubbliche.
In pratica: se Ryanair volesse
gestire i voli tra l'Isola e
i due maggiori aeroporti italiani,
dovrebbe prima restituire i
contributi incassati tra il 2010 e
il 2013 e ritenuti aiuti di Stato
da Bruxelles. Le cifre per ora sono
segrete. Ma nelle ultime riunioni,
a cui hanno partecipato anche le
organizzazioni sindacali, si è
parlato di circa 10 milioni di euro.
La cifra precisa però sarà
definita nei prossimi giorni dagli
uffici della presidenza della
Regione.
ANCHE MERIDIANA La stesso discorso
varrà anche per Meridiana - che
potrebbe essere costretta a
restituire circa 2,7 milioni di euro -,
EasyJet e le altre 13 compagnie
finite nel mirino della Commissione
europea. La procedura più semplice
per evitare di essere esclusi dalla
gara per la prossima continuità
territoriale (il bando dovrebbe essere
pubblicato in estate) è quella del
deposito delle somme in un conto
bloccato. Gli importi però sono
impegnativi anche per compagnie che
fatturano milioni di euro.
IL RECUPERO L'operazione di recupero
dei contributi, formalmente
iniziata la scorsa estate dopo la
decisione dei commissari europei
(era la fine di luglio), sarebbe
dovuta già arrivare al termine. Le
procedure prevedono 60 giorni di
tempo. Ma la Regione si è trovata ad
affrontare diversi problemi. Il
documento non è stato ancora
pubblicato integralmente e negli
uffici di viale Trento è stata
disponibile per molto tempo solo una
versione in inglese. Poi l'alto
numero di società (16) di
nazionalità differenti a cui notificare le
comunicazioni ha rallentato ancora
di più il lavoro.
Nei giorni scorsi sono stati avviati
i contatti con gli avvocati delle
compagnie. Entro febbraio la
procedura di recupero entrerà nella «fase
esecutiva», fanno sapere dalla
presidenza della Giunta, che coordina i
procedimenti. Il compito è delicato:
da una parte bisogna far
rispettare la decisione di
Bruxelles, dall'altra si cercherà di non
danneggiare eccessivamente le
compagnie. Le stesse che, tra qualche
mese, potrebbero partecipare alla
gara per aggiudicarsi i collegamenti
della continuità territoriale. Ieri
l'esecutivo ha approvato
definitivamente il progetto (è
prevista una spesa di 51 milioni di
euro all'anno), che nel corso di
febbraio si trasformerà in decreto
ministeriale. Il taglio del nastro
del nuovo sistema è previsto a fine
ottobre.
Michele Ruffi
Dopo
l'elezione di Deiana
Presidenza
Anci, tra i due litiganti nessuna tregua
Si risolve un problema e se ne
creano altri. Il clima dell'Anci
Sardegna, dopo l'elezione di
Emiliano Deiana alla presidenza, è ancora
teso e i sindaci attendono di sapere
quali saranno i prossimi eventi.
A fotografare la situazione sono
soprattutto i social network, dove si
alternano auguri per il neo eletto,
malumori per la situazione
generale e i dubbi sulla validità
del voto.
I due protagonisti, Emiliano Deiana
e Giuseppe Ciccolini (sindaci di
Bortigiadas e Bitti), si scambiano
messaggi a distanza, senza mai
puntare il dito direttamente l'uno
contro l'altro. Ciccolini, su
Facebook, conferma la linea dura per
commentare l'epilogo delle
elezioni. «Saranno i sindaci a
chiedere giustizia e saranno davvero
tanti», scrive il sindaco di Bitti.
Il neo presidente, invece, aspetta
che si calmino le acque perché «nei
prossimi giorni ci sarà modo e
tempo di spiegare il mio punto di
vista su ciò che è accaduto dal 23
settembre a oggi». Dopo l'elezione
per acclamazione ci sono state
«tante belle parole che non
cancellano le poche cattiverie che ho
letto e sentito».
Il coordinatore regionale dei
Centristi per l'Italia, Federico Ibba,
accoglie con favore la vittoria di
Deiana: «Si chiude una pagina
imbarazzante per l'Anci. Penso sia
un segnale importante verso il
rinnovamento di tutta la classe
dirigente politica sarda. Ancora più
significativo che questo segnale
arrivi dai piccoli Comuni, struttura
portante del tessuto sociale della
Sardegna». Ma tutto è ancora in
bilico, perché l'8 febbraio arriverà
la sentenza sul ricorso
presentato da Ciccolini dopo le
votazioni di settembre. (m. s.)
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento