martedì 21 marzo 2017

Rassegna stampa 21 marzo 2017

Unione Sarda

Stadio, in lotta col tempo Ritorna l'incubo-Trieste CAGLIARI CALCIO. Poche settimane per il via ai lavori, rischio emigrazione

L'incubo si chiama Trieste, volendo richiamare un passato non troppo lontano. O Bologna, la città indicata dal presidente del Cagliari Tommaso Giulini come alternativa al Capoluogo. Potrebbe succedere se i lavori per la costruzione dello stadio provvisorio non iniziassero a metà aprile e non si concludessero entro la prima metà di agosto e la squadra rossoblù dovesse essere costretta a emigrare per le prime giornate di campionato.

«Pare ci sia un intoppo relativo al progetto dell'impianto temporaneo», ha detto domenica il numero uno del Cagliari al termine del match contro la Lazio. Quale intoppo? La società non va oltre la laconica dichiarazione presidenziale, che segue di tre giorni un'uscita dell'assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda che nel corso di una riunione di Giunta ha messo le mani avanti. «A oggi al Genio civile non è pervenuta alcuna documentazione, è fondamentale che la società e il Comune presentino le carte». Un segnale più o meno criptato, quello di Giulini. Il destinatario sarebbe il Comune di Cagliari, assessorato allo Sport, dove la pratica è ferma da qualche giorno.

I PASSAGGI BUROCRATICI Questi i fatti: ottenuti nei tempi prestabiliti i via libera del Consiglio comunale e del Comitato tecnico regionale per l'Urbanistica alla variante necessaria per realizzare l'impianto temporaneo e quello definitivo, il 9 marzo il Cagliari calcio ha inviato al Suap del Comune di Cagliari (Sportello unico per le attività produttive) le 130 tavole del progetto finale degli stadi. La legge stabilisce che il Suap non si possa pronunciare prima del 9 aprile, (trenta giorni dopo la pubblicazione della variante sul Bollettino ufficiale della Regione) perché solo in quella data scade la pubblicazione sul Buras dell'assoggettabilità alla Via (Valutazione di impatto ambientale) del progetto da parte di Viale Trento. Poi c'è la conferenza dei servizi che in questo caso (quello in cui siano coinvolte amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale) ha sino a 90 giorni per decidere.

GLI SCENARI Il problema, oggi, sembra essere proprio questo: i tre mesi. Nessuna novità visto che è la legge a dettare i tempi. Che cosa è successo, allora? Il Cagliari calcio ha indicato un percorso per la realizzazione dell'impianto provvisorio, il Comune lo sta valutando e non sarebbe del tutto concorde con la società. Prenderà tutti i 90 giorni? Se così fosse slitterebbero tutti i passaggi successivi (indicati sinteticamente nel grafico a fianco) e davanti al Cagliari si profilerebbero due scenari. Il primo: giocherebbe almeno i primi due-tre mesi in trasferta, probabilmente a Bologna. Il secondo: il Cagliari disputerebbe tutte le partite nel vecchio Sant'Elia facendo slittare tutto di un anno. E addio inaugurazione dell'impianto nel 2020, anno del centenario della società.

Tutto questo striderebbe con le dichiarazioni del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, del presidente della Regione Francesco Pigliaru e di alcuni assessori di punta che hanno garantito il massimo sostegno delle loro amministrazioni e sinora lo hanno dimostrato con i fatti. Non solo: c'è già un accordo tra Cagliari calcio e Sfirs, la finanziaria della Regione, per la concessione di un finanziamento a condizioni agevolate.

Un altro segnale concreto della positiva volontà politica è nel fatto che la conferenza dei servizi è stata convocata in modo asincrono e semplificato. Significa che gli enti non si riuniscono quando tutto è pronto ma trasmettono gli atti per via telematica appena ne terminano l'esame. Questo dovrebbe garantire, nell'ambito delle procedure di legge, i tempi più brevi. «Tutto procede nei tempi stabiliti e non c'è nessun intoppo. Un conto è la politica, un altro la burocrazia», fanno sapere fonti del Municipio del Capoluogo.

PRIME PARTITE IN TRASFERTA Non che il Cagliari non abbia previsto qualche piccolo slittamento. Anzi. Nel primo crono programma l'inaugurazione del nuovo stadio, quello definitivo, era prevista per agosto 2019. Tempi già slittati di circa un anno. E per quello provvisorio la società non esclude che il primo calcio d'inizio possa slittare da fine agosto (il campionato dovrebbe prendere il via il 27) a fine settembre tanto che potrebbe chiedere alla Lega di disputare le prime due partite in trasferta e beneficiare anche della tradizionale sosta della terza giornata (impegno della Nazionale). Ma tutto questo è programmabile e prevedibile. Diversa è la burocrazia, ancora una volta nemica (per ora solo potenziale) dei tifosi rossoblù.

Fabio Manca

L'ALLARME. Le paure del presidente della società rossoblù e i segnali
da viale Trento. Giulini: «C'è un intoppo sull'impianto provvisorio»

Il Cagliari calcio spera di avere buone notizie entro questa settimana
«perché altrimenti diventa tutto difficile». Tommaso Giulini non ama
le polemiche fini a se stesse ma siccome qualcuno gli ha fatto sapere
che potrebbe esserci un problema («pare che ci sia un intoppo sul
progetto dello stadio temporaneo», ha detto domenica alla fine di
Cagliari-Lazio), la sola ipotesi che un incidente possa far inceppare
un ingranaggio che finora ha funzionato benino lo induce a lanciare un
allarme.

C'è chi sostiene che la sua dichiarazione sia legata a quella
dell'assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda che la
scorsa settimana, nel corso di una riunione di Giunta, ha fatto sapere
al presidente Pigliaru che «a oggi al Genio civile (uno degli enti che
deve esprimere un parere sull'impianto provvisorio, ndr) non è
pervenuta alcuna documentazione ed è fondamentale che la società e il
Comune presentino le carte».

In realtà il progetto definitivo è al Suap del Comune che si
pronuncerà dopo il 9 aprile. A quel punto ci sarebbero davvero pochi
giorni per far iniziare i lavori entro la metà del prossimo mese. «Se
i lavori partiranno nelle prime settimane di aprile l'anno prossimo il
Cagliari potrà giocare nello stadio temporaneo ma se i tempi dovessero
slittare potremmo disputare le prime giornate a Bologna», ha detto il
presidente qualche settimana fa sollecitando ancora una volta i
burocrati ad accelerare i tempi per dare il via libera sia
all'impianto da 16.233 posti che sarà costruito in circa tre mesi tra
l'attuale Sant'Elia e il mercato civico del quartiere sia a quello da
21 mila spettatori che sorgerà dalle ceneri dell'attuale impianto,
destinato alla demolizione.

Il timore non è solo quello di giocare parte delle partite del
prossimo campionato fuori casa e di perdere possibili finanziatori ma
anche quello di arrivare a giugno, quando la società dovrà indicare
quale sarà lo stadio dove giocherà, senza certezze. (f. ma.)

SASSARI. Nessuna decisione
Giunta in bilico In casa Pd è fumata nera

I lavori sono iniziati alle 18,30, i big del Pd sono rimasti blindati
per ore nella sede di via Mazzini. Alla fine la decisione non arriva,
in un Pd in tempesta. Ci sarà bisogno di altro tempo. Ci si rivede
lunedì prossimo.

Nessuna unità di intenti, nessun percorso condiviso. Altro che
ratifica di un qualcosa, passaggio dato per certo alla vigilia del
plenum. Alla riunione c'è chi pensa che andare alle urne a maggio, in
condizioni come queste, equivalga a un suicidio politico. Di diverso
avviso la maggioranza del gruppo consiliare, avverso al sindaco senza
mezzi termini.

Non manca nessuno: ci sono il presidente del consiglio regionale
Gianfranco Ganau, il senatore Silvio Lai, il consigliere regionale
Luigi Lotto, l'ex assessore regionale Cicito Morittu, il consigliere
Gavino Manca, il capocorrente Giacomo Spissu, tutti i consiglieri
comunali. Nicola Sanna arriva con l'assessora alla Cultura Raffaella
Sau. Viene attaccato da tutti, tre ore di fila. La città gli è ostile,
gli dicono. E se sono a questo punto è colpa sua. E da lui «deve
arrivare la soluzione». Per far questo gli danno una settimana. Nel
frattempo bocce ferme.

Sconvocato il consiglio, così come le
commissioni. Nicola Sanna parla, a fine serata. Difende le sue scelte,
e talvolta attacca, come nel caso di Gianni Carbini, il suo
vicesindaco, dimissionario al vetriolo. Ma dovrà essere lui, imputato
al processo imbastito dal Pd, a indicare la strada per sbrogliare una
matassa, nata lo stesso giorno del suo insediamento. Tra le scadenze
c'è il bilancio, le commissioni azzerate. L'ultimatum è chiaro.
Patrizia Canu

La Nuova

Sassari  - Crisi in giunta, il Pd non decide
Riunione fino a tarda sera nella sede del partito, Sanna non molla ma
tra i “big” non c’è l’accordo di Giovanni Bua

SASSARI Troppo da ascoltare, troppo poco tempo per decidere. Non è
bastata la riunione di ieri sera al partito democratico per
sciogliere, o serrare, il nodo che stringe il collo di Nicola Sanna.
E, dopo una lunga discussione a cui hanno partecipato più o meno tutti
i presenti, si è deciso di aggiornare la seduta. A data da destinarsi,
forse già oggi. Di sicuro i toni e il clima erano ben diversi dal
rovente faccia a faccia di venerdì. Con il gruppo consiliare che aveva
attaccato frontalmente il sindaco, ed è arrivato ieri in via Mazzini
ancora convinto che le elezioni fossero ormai inevitabili, oltre che
auspicabili. Ben più manovriere le posizioni dei big (c’erano davvero
tutti) del partito, con le solite critiche a comunicazione,

condivisione e staff che non sono mancate, ma senza entrare mai nel
merito di elezioni da anticipare e spine da staccare. Al massimo di
«una soluzione che nessuno ha». Se il lavoro si dovrà fare verrà
fatto, ma non è certo una maxi-riunione “di approfondita analisi” il
luogo dove prendere decisioni di questo peso. Anche perché, dopo la
prima sgrossatura, il Pd deve inevitabilmente aprire il tavolo agli
alleati, che scalpitano. Potrebbe esserlo la prima riunione di giunta
dove arriverà il Bilancio. O la capigruppo, che si dovrebbe riunire
domani per mettere in calendario la seduta del consiglio comunale.

Che, come primo atto, dovrà ricostituire il plenum dell’assemblea
surrogando il neo assessore Simone Campus con Maria Francesca Fantato.
Seduta nella quale si dovranno sbloccare i lavori nell’ex fondazione
Brigata Sassari, modificare il regolamento per la disciplina e
l'esercizio del commercio su area pubblica e adottare definitivamente
il Piano urbanistico attuativo di una lottizzazione a Li Punti, ma
soprattutto provare per la prima volta i tacchetti in un terreno di
gioco che, se i consiglieri saranno “costretti” a continuare, tornerà
di colpo pesantissimo e assai scivoloso. Entro la settimana poi
servirà aver trovato la quadra tra le varie anime del Pd e la
coalizione per rinominare presidenze e vice presidenze di tutte le
commissioni. Decadute (mai coincidenza è stata più infelice) come da
programma per il rinnovo di metà mandato.

Refresh su cui in tempi
leggermente più calmi è stato comunque impossibile iniziare, e che è
indispensabile per incardinare il Bilancio, che deve comunque prima
essere approvato in giunta, e che dove assolutamente arrivare in aula
al massimo la prima settimana di aprile, già fuori tempo limite (la
scadenza è il 31 marzo) ma ancora approvabile senza conseguenze.
Bilancio che l’assessore fresco di nomina Simone Campus ha ritirato
come primo atto, dopo aver constatato che la temperatura nell’ultima
riunione di giunta era oltre i livelli di guardia, ma aver anche
incassato alcuni appunti, soprattutto degli assessori Fabio Pinna e
Monica Spanedda, che ci si era ripromessi di risolvere con incontri
bilaterali con gli uffici, chiaramente congelati. Un programmino da
brividi che lascia poco spazio a grandi riflessioni.

Con il Pd che
dovrà decidere il fretta se spostare o no l’interruttore su “off”, e
capire ancor più in fretta se ha l’unità e la forza necessaria per
farlo. Per ora è tutto rimandato a un nuovo confronto, a ranghi più
ristretti. Da affiancare a nuovi incontri, questa volta più allargati.
La sensazione è che le urne, dopo ieri, siano più lontane. Ma il clima
pacato non deve trarre in inganno. È l’acqua cheta che distrugge i
ponti. E i professionisti della politica questo bene lo sanno.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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