Unione Sarda
Stadio, in lotta col tempo Ritorna
l'incubo-Trieste CAGLIARI CALCIO. Poche settimane per il via ai lavori, rischio
emigrazione
L'incubo si chiama Trieste, volendo richiamare un
passato non troppo lontano. O Bologna, la città indicata dal presidente del
Cagliari Tommaso Giulini come alternativa al Capoluogo. Potrebbe succedere se i
lavori per la costruzione dello stadio provvisorio non iniziassero a metà
aprile e non si concludessero entro la prima metà di agosto e la squadra
rossoblù dovesse essere costretta a emigrare per le prime giornate di
campionato.
«Pare ci sia un intoppo relativo al progetto
dell'impianto temporaneo», ha detto domenica il numero uno del Cagliari al
termine del match contro la Lazio. Quale intoppo? La società non va oltre la laconica
dichiarazione presidenziale, che segue di tre giorni un'uscita dell'assessore regionale ai Lavori
pubblici Paolo Maninchedda che nel corso di una riunione di Giunta ha messo le
mani avanti. «A oggi al Genio civile non è pervenuta alcuna documentazione, è
fondamentale che la società e il Comune presentino le carte». Un segnale più o
meno criptato, quello di Giulini. Il destinatario sarebbe il Comune di
Cagliari, assessorato allo Sport, dove la pratica è ferma da qualche giorno.
I PASSAGGI BUROCRATICI Questi i fatti: ottenuti
nei tempi prestabiliti i via libera del Consiglio comunale e del Comitato
tecnico regionale per l'Urbanistica alla variante necessaria per realizzare
l'impianto temporaneo e quello definitivo, il 9 marzo il Cagliari calcio ha inviato
al Suap del Comune di Cagliari (Sportello unico per le attività produttive) le
130 tavole del progetto finale degli stadi. La legge stabilisce che il Suap non
si possa pronunciare prima del 9 aprile, (trenta giorni dopo la pubblicazione
della variante sul Bollettino ufficiale della Regione) perché solo in quella
data scade la pubblicazione sul Buras dell'assoggettabilità alla Via
(Valutazione di impatto ambientale) del progetto da parte di Viale Trento. Poi
c'è la conferenza dei servizi che in questo caso (quello in cui siano coinvolte
amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale) ha
sino a 90 giorni per decidere.
GLI SCENARI Il problema, oggi, sembra essere
proprio questo: i tre mesi. Nessuna novità visto che è la legge a dettare i
tempi. Che cosa è successo, allora? Il Cagliari calcio ha indicato un percorso
per la realizzazione dell'impianto provvisorio, il Comune lo sta valutando e non sarebbe del tutto concorde con la società.
Prenderà tutti i 90 giorni? Se così fosse slitterebbero tutti i passaggi
successivi (indicati sinteticamente nel grafico a fianco) e davanti al Cagliari
si profilerebbero due scenari. Il primo: giocherebbe almeno i primi due-tre
mesi in trasferta, probabilmente a Bologna. Il secondo: il Cagliari
disputerebbe tutte le partite nel vecchio Sant'Elia facendo slittare tutto di
un anno. E addio inaugurazione dell'impianto nel 2020, anno del centenario della società.
Tutto questo striderebbe con le dichiarazioni del
sindaco di Cagliari Massimo Zedda, del presidente della Regione Francesco
Pigliaru e di alcuni assessori di punta che hanno garantito il
massimo sostegno delle loro amministrazioni e sinora lo hanno dimostrato con i
fatti. Non solo: c'è già un accordo tra Cagliari calcio e Sfirs, la finanziaria
della Regione, per la concessione di un finanziamento a condizioni agevolate.
Un altro segnale concreto della positiva volontà
politica è nel fatto che la conferenza dei servizi è stata convocata in
modo asincrono e semplificato. Significa che gli enti non si
riuniscono quando tutto è pronto ma trasmettono gli atti per via telematica
appena ne terminano l'esame. Questo dovrebbe garantire, nell'ambito delle
procedure di legge, i tempi più brevi. «Tutto procede nei tempi stabiliti e non
c'è nessun intoppo. Un conto è la politica, un altro la burocrazia», fanno sapere
fonti del Municipio del Capoluogo.
PRIME PARTITE IN TRASFERTA Non che il Cagliari non
abbia previsto qualche piccolo slittamento. Anzi. Nel primo crono programma l'inaugurazione
del nuovo stadio, quello definitivo, era prevista per agosto 2019. Tempi già slittati di circa un anno.
E per quello provvisorio la società non esclude che il primo calcio d'inizio
possa slittare da fine agosto (il campionato dovrebbe prendere il via il 27) a fine settembre tanto che potrebbe chiedere alla
Lega di disputare le prime due partite in trasferta e beneficiare anche della
tradizionale sosta della terza giornata (impegno della Nazionale). Ma tutto
questo è programmabile e prevedibile. Diversa è la burocrazia, ancora una volta
nemica (per ora solo potenziale) dei tifosi rossoblù.
Fabio Manca
L'ALLARME.
Le paure del presidente della società rossoblù e i segnali
da
viale Trento. Giulini: «C'è un intoppo sull'impianto provvisorio»
Il Cagliari calcio spera di avere
buone notizie entro questa settimana
«perché altrimenti diventa tutto
difficile». Tommaso Giulini non ama
le polemiche fini a se stesse ma
siccome qualcuno gli ha fatto sapere
che potrebbe esserci un problema
(«pare che ci sia un intoppo sul
progetto dello stadio temporaneo»,
ha detto domenica alla fine di
Cagliari-Lazio), la sola ipotesi che
un incidente possa far inceppare
un ingranaggio che finora ha
funzionato benino lo induce a lanciare un
allarme.
C'è chi sostiene che la sua
dichiarazione sia legata a quella
dell'assessore regionale ai Lavori
pubblici Paolo Maninchedda che la
scorsa settimana, nel corso di una
riunione di Giunta, ha fatto sapere
al presidente Pigliaru che «a oggi
al Genio civile (uno degli enti che
deve esprimere un parere
sull'impianto provvisorio, ndr) non è
pervenuta alcuna documentazione ed è
fondamentale che la società e il
Comune presentino le carte».
In realtà il progetto definitivo è
al Suap del Comune che si
pronuncerà dopo il 9 aprile. A quel
punto ci sarebbero davvero pochi
giorni per far iniziare i lavori
entro la metà del prossimo mese. «Se
i lavori partiranno nelle prime
settimane di aprile l'anno prossimo il
Cagliari potrà giocare nello stadio
temporaneo ma se i tempi dovessero
slittare potremmo disputare le prime
giornate a Bologna», ha detto il
presidente qualche settimana fa
sollecitando ancora una volta i
burocrati ad accelerare i tempi per
dare il via libera sia
all'impianto da 16.233 posti che
sarà costruito in circa tre mesi tra
l'attuale Sant'Elia e il mercato
civico del quartiere sia a quello da
21 mila spettatori che sorgerà dalle
ceneri dell'attuale impianto,
destinato alla demolizione.
Il timore non è solo quello di
giocare parte delle partite del
prossimo campionato fuori casa e di
perdere possibili finanziatori ma
anche quello di arrivare a giugno,
quando la società dovrà indicare
quale sarà lo stadio dove giocherà,
senza certezze. (f. ma.)
SASSARI.
Nessuna decisione
Giunta
in bilico In casa Pd è fumata nera
I lavori sono iniziati alle 18,30, i
big del Pd sono rimasti blindati
per ore nella sede di via Mazzini.
Alla fine la decisione non arriva,
in un Pd in tempesta. Ci sarà
bisogno di altro tempo. Ci si rivede
lunedì prossimo.
Nessuna unità di intenti, nessun
percorso condiviso. Altro che
ratifica di un qualcosa, passaggio
dato per certo alla vigilia del
plenum. Alla riunione c'è chi pensa
che andare alle urne a maggio, in
condizioni come queste, equivalga a
un suicidio politico. Di diverso
avviso la maggioranza del gruppo
consiliare, avverso al sindaco senza
mezzi termini.
Non manca nessuno: ci sono il
presidente del consiglio regionale
Gianfranco Ganau, il senatore Silvio
Lai, il consigliere regionale
Luigi Lotto, l'ex assessore
regionale Cicito Morittu, il consigliere
Gavino Manca, il capocorrente
Giacomo Spissu, tutti i consiglieri
comunali. Nicola Sanna arriva con
l'assessora alla Cultura Raffaella
Sau. Viene attaccato da tutti, tre
ore di fila. La città gli è ostile,
gli dicono. E se sono a questo punto
è colpa sua. E da lui «deve
arrivare la soluzione». Per far
questo gli danno una settimana. Nel
frattempo bocce ferme.
Sconvocato il consiglio, così come
le
commissioni. Nicola Sanna parla, a
fine serata. Difende le sue scelte,
e talvolta attacca, come nel caso di
Gianni Carbini, il suo
vicesindaco, dimissionario al
vetriolo. Ma dovrà essere lui, imputato
al processo imbastito dal Pd, a
indicare la strada per sbrogliare una
matassa, nata lo stesso giorno del
suo insediamento. Tra le scadenze
c'è il bilancio, le commissioni
azzerate. L'ultimatum è chiaro.
Patrizia Canu
La Nuova
Sassari - Crisi in giunta, il Pd non decide
Riunione
fino a tarda sera nella sede del partito, Sanna non molla ma
tra
i “big” non c’è l’accordo di Giovanni Bua
SASSARI Troppo da ascoltare, troppo
poco tempo per decidere. Non è
bastata la riunione di ieri sera al
partito democratico per
sciogliere, o serrare, il nodo che
stringe il collo di Nicola Sanna.
E, dopo una lunga discussione a cui
hanno partecipato più o meno tutti
i presenti, si è deciso di
aggiornare la seduta. A data da destinarsi,
forse già oggi. Di sicuro i toni e
il clima erano ben diversi dal
rovente faccia a faccia di venerdì.
Con il gruppo consiliare che aveva
attaccato frontalmente il sindaco,
ed è arrivato ieri in via Mazzini
ancora convinto che le elezioni
fossero ormai inevitabili, oltre che
auspicabili. Ben più manovriere le
posizioni dei big (c’erano davvero
tutti) del partito, con le solite
critiche a comunicazione,
condivisione e staff che non sono
mancate, ma senza entrare mai nel
merito di elezioni da anticipare e
spine da staccare. Al massimo di
«una soluzione che nessuno ha». Se
il lavoro si dovrà fare verrà
fatto, ma non è certo una
maxi-riunione “di approfondita analisi” il
luogo dove prendere decisioni di
questo peso. Anche perché, dopo la
prima sgrossatura, il Pd deve
inevitabilmente aprire il tavolo agli
alleati, che scalpitano. Potrebbe
esserlo la prima riunione di giunta
dove arriverà il Bilancio. O la
capigruppo, che si dovrebbe riunire
domani per mettere in calendario la
seduta del consiglio comunale.
Che, come primo atto, dovrà
ricostituire il plenum dell’assemblea
surrogando il neo assessore Simone
Campus con Maria Francesca Fantato.
Seduta nella quale si dovranno
sbloccare i lavori nell’ex fondazione
Brigata Sassari, modificare il
regolamento per la disciplina e
l'esercizio del commercio su area
pubblica e adottare definitivamente
il Piano urbanistico attuativo di
una lottizzazione a Li Punti, ma
soprattutto provare per la prima
volta i tacchetti in un terreno di
gioco che, se i consiglieri saranno
“costretti” a continuare, tornerà
di colpo pesantissimo e assai scivoloso.
Entro la settimana poi
servirà aver trovato la quadra tra
le varie anime del Pd e la
coalizione per rinominare presidenze
e vice presidenze di tutte le
commissioni. Decadute (mai
coincidenza è stata più infelice) come da
programma per il rinnovo di metà
mandato.
Refresh su cui in tempi
leggermente più calmi è stato
comunque impossibile iniziare, e che è
indispensabile per incardinare il
Bilancio, che deve comunque prima
essere approvato in giunta, e che
dove assolutamente arrivare in aula
al massimo la prima settimana di
aprile, già fuori tempo limite (la
scadenza è il 31 marzo) ma ancora
approvabile senza conseguenze.
Bilancio che l’assessore fresco di
nomina Simone Campus ha ritirato
come primo atto, dopo aver
constatato che la temperatura nell’ultima
riunione di giunta era oltre i
livelli di guardia, ma aver anche
incassato alcuni appunti,
soprattutto degli assessori Fabio Pinna e
Monica Spanedda, che ci si era
ripromessi di risolvere con incontri
bilaterali con gli uffici,
chiaramente congelati. Un programmino da
brividi che lascia poco spazio a
grandi riflessioni.
Con il Pd che
dovrà decidere il fretta se spostare
o no l’interruttore su “off”, e
capire ancor più in fretta se ha
l’unità e la forza necessaria per
farlo. Per ora è tutto rimandato a
un nuovo confronto, a ranghi più
ristretti. Da affiancare a nuovi
incontri, questa volta più allargati.
La sensazione è che le urne, dopo
ieri, siano più lontane. Ma il clima
pacato non deve trarre in inganno. È
l’acqua cheta che distrugge i
ponti. E i professionisti della
politica questo bene lo sanno.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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