Da Porto Torres a Ottana, fino a
Capo Teulada. Tante le aree ancora avvelenate. Fino a oggi solo promesse di
intervento, ma non è mai partito il risanamento. Mappa dell’inquinamento. Un’isola
da bonificare
SASSARI Un’isola contaminata. La
mappa della Sardegna mostra in modo inequivocabile come accanto a larghi tratti
in cui domina incontrastata la natura ci siano siti ad alto tasso di
inquinamento. Terre avvelenate e dimenticate, che aspettano da anni che partano
le bonifiche. Tanti i casi simbolo,
dall’area di Porto Torres, all’area dell’ex arsenale alla Maddalena. Dalla
piana di Ottana, a Capo Teulada, talmente piena di residui bellici pericolosi
da essere dichiarata zona imbonificabile. Una mappa che spiega come spesso in cambio
di posti di lavoro si dimentichi la salvaguardia dell’ambiente e della salute
collettiva.
Porto Torres. Ci sono oltre 100
ettari di terreni a Porto Torres, oltre alla collina di Minciaredda e alle zone
delle palte fosfatiche e delle peci, che attendono da anni di essere bonificati.
È previsto un investimento di 150 milioni di euro e 70 posti di lavoro, come
sottolinea l’Eni, ma allo stato attuale c'è un ritardo di 4 mesi negli iter
autorizzativi. L'esito dell'ultimo vertice negli uffici della Regione - alla
presenza di Provincia di Sassari, Comune di Porto Torres, Arpas e Syndial - ha
prodotto le stesse notizie di sempre: nelle aree inquinate si è provveduto fino
a ora solo all'accantieramento, agli allacci elettrici, agli sfalci e alle
procedure del cosiddetto debombing.
Gli enti sono ora in attesa della
convocazione della Conferenza di servizio al ministero dell'Ambiente, per
chiudere la procedura e ottenere il decreto autorizzativo alle bonifiche.
Cominceranno fra sei mesi gli interventi di risanamento ambientale della
Darsena servizi del porto industriale. Una zona portuale su cui è stato
effettuato un monitoraggio atmosferico che ha evidenziato concentrazioni di
benzene e di idrogeno solforato elevate.
Ottana. Di bonifiche, a Ottana, si
parla dai primi anni del 2000. Da quando, dopo le dismissioni degli impianti da
parte di Enichem e Montefibre, cominciarono le conferenze dei servizi tra aziende,
Comune, Regione e Provincia, per individuare le aree inquinate e stabilire un
percorso di risanamento. Risanamento mai avviato. Sì, perché, quella delle
bonifiche industriali, a Ottana, è una questione aperta e senza risposte da
anni. E senza soldi per realizzarle. L'area industriale di Ottana, nonostante
abbia ospitato 40 anni di industria chimica di base e di Stato, subisce quella
che molti chiamano un'ingiustizia paradossale. Il mancato inserimento nel Sin,
i siti di interesse nazionale per le bonifiche.
Un riconoscimento necessario per
garantire l'afflusso di risorse dai fondi europei per bonificare le aree
industriali inquinate. Essere inseriti in questa fascia significa avere diritto
a ingenti risorse economiche per risanare il territorio e favorire nuovi
investimenti. A Ottana le bonifiche non sono state mai fatte. Non ci sono stati
interventi significativi neppure quando, nel gennaio del 2016, alcune aree
della ex Montefibre sono state sequestrate dal corpo forestale e dai carabinieri
del Noe su disposizione della procura di Nuoro dopo una denuncia del 2015
dell'Aiea, l'associazione italiana degli esposti all'amianto. Tutto nasce sulla
spinta della protesta degli ex lavoratori di Ottana ancora senza tutele
sanitarie e previdenziali.
Molti di loro sono morti a causa di
malattie provocate dal contato con l'amianto. Di questa fibra killer a Ottana
si continua a morire. Secondo i dati raccolti dalle associazioni degli esposti
(Aiea e Aica), i morti sono oltre 120. E il picco, considerato il periodo di sviluppo
della malattia, non è stato ancora raggiunto.
Le ex miniere. Assieme al
Sulcis-Iglesiente, con le quali ha costituito uno dei maggiori bacini minerari
del vecchio continente, il Guspinese è una delle aree industriali più inquinate
d'Europa. Al bacino storico è andata ad aggiungersi nell'ultimo decennio la ex
miniera dell'oro di Furtei. Nel tramontato Klondike sardo l'inquinamento è
ancora più grave. Nel Guspinese-Arburese i siti minerari dismessi di
Montevecchio e di Ingurtosu, circa 110 chilometri quadrati, presentano
lacerazioni devastanti e sversamenti con altissima concentrazione di piombo, zinco,
rame e altri metalli pesanti. Un esempio sono i rii Naracauli e Irvi che
percorrono con il loro carico di cadmio un'area di grande rilevanza ambientale
come il compendio delle dune di Piscinas.
Capo Teulada. Nell’area militare di
Capo Teulada c’è il poligono Delta, una penisola di 400 ettari usata per le
esercitazioni militari, tanto inquinato da essere interdetto anche al personale
della base e giudicato non bonificabile dalle autorità militari. (gavino masia, federico sedda, luciano onnis)
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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