La
Nuova Sardegna
L’analisi
del voto - Regioni rosse addio Affluenza dimezzata. Di Michele Esposito
ROMA Vittoria schiacciante di Matteo
Renzi in tutta la penisola eccetto che in Puglia e votanti che, in termini
assoluti, registrano un sensibile calo rispetto al 2013. Le primarie del Pd, ad
una prima analisi del voto Regione per Regione, confermano l'atteso plebiscito per
l'ex premier ma risentono, soprattutto nelle Regioni rosse, un astensionismo
dovuto molto probabilmente alla scissione di una buona parte della sinistra del
partito. In attesa dei dati ufficiali che saranno diramati oggi, le cifre
sull'affluenza mostrano come, rispetto a 4 anni fa, i votanti siano stati circa
800mila in meno.
Renzi vince dappertutto e perde
nella sola Puglia (dove Michele Emiliano prende il 54,88%). Stravince al Centro
e al Nord mentre i margini rispetto agli altri due candidati si riducono al
Sud. Sono le Regioni rosse, cassaforte elettorale Dem, a mostrare invece le
novità più rilevanti in termini di affluenza.
In Emilia-Romagna Renzi viaggia sul
74%, in Toscana prende il 79,12%, nelle Marche il 77,8% e in Umbria l'80,8% ma in
tutte queste Regioni il calo di votanti rispetto al 2013 è impressionante. In
Toscana si passa dai 393mila del 2013 ai 210mila di domenica, in Umbria il calo
è di 30mila unità mentre nelle Marche i votanti sono stati poco più di 47mila
contro i 93mila del 2013. In Emilia-Romagna, infine, si passa dai circa 415mila
del 2013 ai 216.220 di domenica. Sensibile il calo dell'affluenza anche al Nord
dove negli ultimi tempi, in chiave nazionale, il Pd aveva registrato il trend meno
negativo, a partire dal referendum del 4 dicembre.
Dalla Lombardia (226.356 votanti
contro gli oltre 370mila del 2013) al Veneto (dove alle urne sono andati in
86.737, con un calo di 90mila persone rispetto al 2013) l'abbassamento
dell'affluenza è pressoché trasversale. Stabilmente alte, invece, le
percentuali di Renzi che viaggia oltre il 70% praticamente dappertutto tranne
che in Friuli Venezia-Giulia (66,9%) e in Liguria (64,4%). Ampio (oltre 80mila unità)
il calo dell'affluenza anche nel Lazio - dove a Roma Renzi si attesta al 70,39%
- mentre in Abruzzo l'ex premier non supera il 65%.
Al Sud, più in generale, la
diminuzione degli elettori è nettamente minore rispetto al Settentrione, con la
Puglia ancora una volta in controtendenza che registra un aumento di votanti di
oltre 125mila unità. In Calabria il calo di elettori non supera le 20mila unità
mentre in Basilicata l'affluenza tocca quota 41.054 registrando un aumento rispetto
ai circa 32mila del 2013. In Campania l'affluenza non supera le 150mila unità
(contro le 192mila del 2013), la Sicilia registra un calo tra i 15mila e i
20mila elettori mentre in Sardegna i votanti sono 46.629, 13mila in meno
rispetto alle precedenti primarie.
In generale, nel Mezzogiorno, la
vittoria di Renzi è meno larga: l'ex premier «scende» a quota 65% in Sicilia e
61,8% in Basilicata, arriva al 68% in Campania e al 71% in
Sardegna.
Nella
nuova maggioranza renziani, ex Ds e area Cabras Fadda. Trionfo
dell’ex
premier nell’isola di Alessandro Pirina
SASSARI Cucca doppia Sanna e si avvicina
all’exploit bulgaro di Renzi
nell’isola. Il deputato di Iglesias,
sconfitto dal senatore nuorese,
supera invece il 31 per cento, più
di Orlando ed Emiliano messi
insieme. A un anno esatto dalle
dimissioni di Renato Soru il Pd sardo
ha una nuova guida. A sostenerlo una
maggioranza composita, formata da
renziani della prima ora ed ex Ds da
una parte, e popolari riformisti
dall’altra. Una maxi componente con
all’interno tutti i big del
partito, eccetto Renato Soru, che da
solo è riuscito a portare a casa
più del 30 per cento, grazie
soprattutto al successo nelle province
del Sud. A trascinare Giuseppe Cucca
verso il trionfo è stato, invece,
il centronord dell’isola.
Con percentuali bulgare nel Nuorese
e in
Gallura, ma con una netta
affermazione anche a Sassari e Oristano. Il
team di Cucca. Il senatore di Nuoro,
eletto con 69 per cento dei voti,
è riuscito a mettere nella stessa
squadra la minoranza della
precedente segreteria, ovvero
renziani ed ex Ds, con l’area Cabras
Fadda, che nella precedente tornata
aveva appoggiato Soru nella corsa
vincente alla guida del Pd. Una
corazzata. Tanto che le due liste
hanno entrambe superato la sola
lista a sostegno di Francesco Sanna.
Con “Insieme per Cucca” che ha preso
circa 1.200 voti in più dei
popolari riformisti, diventando la
prima componente del Pd a livello
regionale. Renziani ed ex Ds al 25,8
per cento, area Cabras Fadda (più
Sardegna più meglio di Roberto
Deriu) al 32,8. Al terzo posto la lista
Sanna, al 31,4. Il centronord.
La vittoria del senatore è figlia
soprattutto dell’exploit nel
centronord dell’isola. A partire da
Nuoro, patria del neo segretario.
Nel capoluogo barbaricino Cucca ha
ottenuto l’86,5 per cento. Un
plebiscito che si è ripetuto anche in
Gallura, dove ha messo insieme
l’86,2 per cento dei voti. Ottimo anche
il risultato dell’Ogliastra, dove
Cucca con una sola lista ha portato
a casa il 78,2 per cento delle
preferenze. Il sud. Risultati più
variegati nelle province del Sud.
Nel Sulcis Iglesiente Sanna giocava
in casa e ha ottenuto il 52,8 per
cento. Ma ottimi risultati sono
arrivati anche da Cagliari e Medio
Campidano, dove Cucca ha preso più
voti (61,3 nel capoluogo e 55,9 a
Sanluri), ma la lista di Sanna ha
superato le due a sostegno di Cucca.
A Oristano, invece, netta
affermazione del senatore con il
66,9. Sassari. Più che tra Cucca e
Sanna, in alcuni casi, la vera sfida
è stata tra le due liste a
sostegno del nuovo segretario.
A Sassari i renziani di Gavino
Manca,
alleati con gli ex Ds, hanno battuto
di circa 300 voti i popolari
riformisti capitanati dal presidente
del Consiglio regionale,
Gianfranco Ganau. Al terzo posto la
lista di Sanna, sostenuta dai
consiglieri Salvatore Demontis e
Luigi Lotto. Sul regionale il sindaco
Nicola Sanna non si era schierato,
ma tutta la sua area di riferimento
era con Francesco Sanna. Olbia. La
Gallura è stata l’unica provincia a
premiare la lista dei popolari
riformisti, capeggiata dal sassarese
Silvio Lai, che ha toccato quota
44,7 per cento. Al secondo posto i
renziani guidati dall’assessore Pier
Luigi Caria sono arrivati al
41,6. Nuoro e Ogliastra. A Nuoro un
elettore Pd su 2 ha scelto
renziani ed ex Ds, guidati
dall’avvocato Priamo Siotto, mentre i
popolari riformisti capitanati
dall’ex sindaco barbaricino Alessandro
Bianchi si sono fermati al 36,9. In
Ogliastra la lista Cucca
sponsorizzata dal consigliere Franco
Sabatini ha superato il 78 per
cento. Il Campidano.
A Oristano i popolari riformisti con
il
consigliere Antonio Solinas sono
arrivati solo terzi. Prima la lista
Cucca con il sindaco di Baradili
Lino Zedda e seconda l’area Sanna con
l’ex assessore Sandro Broccia. A
Cagliari i sostenitori del deputato
di Iglesias guidati dal medico
Giuseppe Frau sono arrivati primi con
il 38,7. Secondi i popolari
riformisti che schieravano l’assessore
Cristiano Erriu. Terzi renziani ed
ex Ds con il consigliere Piero
Comandini. Lista Sanna prima nel
Sulcis (con il capogruppo in Regione,
Pietro Cocco) e nel Medio Campidano
(con il sindaco di Guspini,
Giuseppe De Fanti). Renzi
pigliatutto.
L’ex premier, appoggiato sia da
Cucca che da Sanna, ha ottenuto in
Sardegna il 71,3 per cento,
lasciando Orlando al 24,5, mentre
Emiliano non è andato oltre il 5 per
cento. Il nord Sardegna si conferma
il più renziano di tutti. Tra
Sassari e Gallura l’ex premier ha
messo insieme quasi 11mila voti,
mentre il ministro della Giustizia
ne ha portato a casa 3mila. Il
presidente della Puglia si è fermato
a quota 744, il miglior risultato
dell’isola. Nella sfida tra
renziani, unico caso in Italia che vedeva
due liste a sostegno dell’ex
premier, l’ha spuntata l’alleanza tra
renziani e soriani (avversari nella
corsa per la segreteria
regionale), che ha staccato i
popolari riformisti di circa 800 voti.
l’intervista
Il nuovo segretario: basta correnti
con
Pigliaru più dialogo e vicinanza di Luca Rojch
SASSARI Seduto sul vulcano. Giuseppe
Luigi Cucca, il nuovo segretario
del Pd, deve riuscire nella missione
impossibile di mettere ordine nel
magmatico Partito democratico.
Dilaniato da almeno due anni dalle
lotte interne delle correnti. Cucca
dovrà anche gestire i nuovi
equilibri tra le correnti. Nello
stesso tempo deve mettere sul tavolo
tutto il peso del Pd nella giunta
regionale. Ma il nuovo segretario
non sembra avere nessuna paura. Una
vittoria netta, un bel segnale per
il Pd «È il Partito democratico è
inclusivo e aperto.
La gente ha
raccolto questo messaggio e ha
partecipato con entusiasmo alle
primarie. La gente ha voglia di
partecipare». Quali saranno i primi
impegni? «Per prima cosa prenderò
contatto con il presidente della
giunta regionale Francesco Pigliaru.
Sono tanti gli argomenti da
affrontare. Poi discuterò con i
segretari provinciali del Pd. E con
quelli degli altri partiti. Poi
vorrei avere un contatto anche con i
consiglieri regionali di maggioranza
e opposizione. Una questione
anche di garbo istituzionale». Non
teme che un Pd strutturato per
correnti sia impossibile da
governare? «Negli ultimi due anni hanno
dominato le divisioni nel partito.
Cercheremo di superarle insieme. È
normale che esistano individualità,
ma l’idea è proprio il superamento
della logica delle correnti in un
partito in cui ognuno ha il suo
ruolo in una gestione quanto più
unitaria possibile. Io da sempre ho
concepito la vita del partito come
unitaria.
Ho sempre votato con il
mio gruppo, anche se sono stato in
dissenso. Perché vedo la politica
come luogo di incontro, confronto e
riflessione in cui fare sintesi.
Chi crede nel partito non può
pensare di imporre idee se non sostenute
dal setire comune». I rapporti con
la Regione? «Chiederò a Pigliaru un
dialogo più serrato e continuativo
con il Pd e la maggioranza. Sono
tante le emergenze che dobbiamo
affrontare. Si deve ammettere che in
questi anni il partito non è stato
molto vicino alla giunta. Per il
semplice motivo che mancava un
vertice. E il garante da Roma aveva un
potere limitato. Oggi si apre una
stagione nuova per il partito. Anche
se devo dire che il cambio di passo
nella giunta si è visto. Pigliaru
ha dimostrato di avere coraggio con
il rimpasto e la scelta di quattro
nuovi assessori».
Quali saranno le priorità che
presenterà alla
Regione? «Su tutte il lavoro, che
resta l’emergenza numero uno in
Sardegna. Ma ci sono tanti temi come
la continuità territoriale, lo
spopolamento, solo per citare i
primi che mi vengono in mente. Ho
visto già segnali buoni anche con
una Finanziaria con risorse
limitate». Il primo appuntamento
saranno le Amministrative «Beh in
questo caso non esiste un minimo
margine per intervenire. Le liste
vanno consegnate entro l’11. Mancano
otto giorni. Davvero una
manciata. Non sarà una cosa facile, anche
se prenderò già da oggi
contatto con i segretari
provinciali». Soddisfatto dei 45mila sardi
che hanno partecipato alle primarie?
«Devo dire di sì. È il segnale
che il Pd è un punto di riferimento.
E resta ancora forte la voglia di
partecipazione dei sardi. Gli
elettori sanno valutare il messaggio
politico e hanno capito il messaggio
democratico che hanno in sé le
primarie. L’ho capito in queste
settimane in cui abbiamo presentato la
nostra proposta».
Il
segretario del Pd riparte cercando l’accordo sul modello in vigore a Berlino
Strizza
l’occhio a Berlusconi, e al M5s offre l’abolizione dei
capilista
bloccati Renzi in salsa tedesca Punta alla legge elettorale
di
Cristina Ferrulli
ROMA Matteo Renzi, fresco della
netta vittoria alla guida del Pd,
riparte dalla riforma elettorale e
studia una proposta che ricalchi il
sistema tedesco, un sistema misto
proporzionale-maggioritario, con una
soglia di sbarramento al 5%.
«Dobbiamo cercare un accordo», è l'input
che il leader dem ha dato ai suoi
con l'obiettivo di approvare entro
l'estate una riforma elettorale che
abbia i numeri in Parlamento,
soprattutto al Senato. E il sistema
tedesco avrebbe il pregio di
strizzare l'occhio a Silvio
Berlusconi, da sempre favorevole, e a
risolvere il nodo dei capilista
bloccati bocciati da M5S. Oggi la
commissione Affari Istituzionali si
è di nuovo aggiornata in attesa
della proposta del Pd.
E come previsto, Renzi, tornato in
sella al
partito, ha preso in mano il dossier
per tentare uno sprint anche alla
luce del pressing arrivato dal
presidente della Repubblica Sergio
Mattarella. Il sistema tedesco parte
dalla presa d'atto che il
Mattarellum non ha i numeri per
essere approvato. Il sistema tedesco,
invece, potrebbe trovare sponde
inedite in Parlamento prevedendo il 50
per cento di collegi uninominali, il
50 per cento di quota
proporzionale, una soglia al 5 per
cento e nessun premio di
maggioranza. Massimo D'Alema, per
dire, è un estimatore di antica data
del sistema di Berlino ma alla luce
della scissione bisognerà vedere
se Mdp sarà favorevole. Anche Silvio
Berlusconi è storicamente un fan
della legge ma ha due motivi per
frenare: non accelerare la fine della
legislatura in attesa della sentenza
di Strasburgo ed evitare tensioni
sia dentro il partito che con gli
alleati che spingono per una legge
che favorisca le coalizioni. Ed
infatti Giorgia Meloni prende la mira
e spara: «Pare che il Pd stia
lavorando per portare in Italia il
sistema elettorale tedesco.
Visto che in Germania da oltre 10
anni ci
sono governi di larghe intese è evidente
dove voglia andare a parare
Renzi...». Ma è vero che Matteo
Salvini ha fretta di andare a votare e
potrebbe accettare qualsiasi
riforma. Capitolo a parte è M5S. Luigi Di
Maio ha aperto da giorni per la
ricerca di un accordo in commissione,
partendo dal Legalicum con un premio
alla lista per chi supera una
soglia intorno al 37 per cento e una
soglia di sbarramento al 3 per
cento. La proposta alla tedesca sarà
valutata dagli esperti ma è vero
che la novità accantona i capilista
bloccati, da sempre presi di mira
dai grillini perchè attribuiscono il
potere di scelta più ai capi
partito che ai cittadini.
«Nonostante gli errori di destra e
sinistra-
dice Alessandro i Battista - siamo
disposti a valutare correttivi di
governabilità e limitati interventi
sulle soglie di sbarramento per
garantire al popolo italiano di
esprimersi finalmente con un voto». Ma
al di là delle opposizioni, Renzi
dovrà far quadrare la proposta anche
dentro il Pd.Ieri Andrea Orlando ha
rilanciato il premio alla
coalizione con l'obiettivo di
ricostruire «un centrosinistra largo»
che vada da Pisapia agli ex
scissionisti. Il sistema tedesco non
prevede premi di maggioranza, motivo
per cui se non c'è un vincitore
nette le alleanze si devono per
forza fare dopo le elezioni. Ma l'ex
premier è convinto che, con una
campagna sul voto utile contro M5S, il
Pd potrà risultare maggioritario del
paese. In ogni caso Renzi ha
intenzione di far valere dentro il
partito la percentuale quasi
bulgara con cui ha vinto le primarie
e di mettere ai voti la proposta
elettorale in direzione, dove, come
anche nell'assemblea, la sua area
varrà il 70 per cento dei delegati.
Oltre 2.400 simpatizzanti hanno
espresso la propria preferenza sui candidati
Renzi ha ottenuto il 73%, mentre per
la carica regionale Cucca vola al 78%
Primarie
Pd, in Ogliastra partecipazione da record
di
Lamberto Cugudda
TORTOLÌ Alle primarie tenutesi
domenica scorsa, il Partito democratico
in Ogliastra ha ottenuto la più alta
percentuale, a livello sardo,
nella proporzione abitanti/votanti, che
sono stati esattamente 2.419
su circa 57mila residenti in tutto
il territorio di riferimento. «Le
primarie – spiega il segretario del
Pd Ogliastra, Davide Burchi – sono
state un momento di grande
partecipazione popolare. Si sapeva che una
candidatura forte quale quella di
Franco Sabatini avrebbe avuto peso.
Ma anche le altre liste non sono
andate male. In ogni caso, la gente è
venuta a votare: è questo il dato
più rilevante».
L’unico consigliere
regionale ogliastrino, Franco
Sabatini, di Lotzorai, presidente della
terza commissione Programmazione,
bilancio e politiche europee,
fornisce i dati della commissione
provinciale. «La Lista “Avanti
insieme” che era schierata con
Matteo Renzi, e della quale facevo
parte – afferma il consigliere
regionale – in Ogliastra, su un totale
di 2.419 votanti, ha ottenuto 1341
voti, pari al 58 per cento. La
lista per Orlando ha avuto 584 voti,
con il 29 per cento. Mentre i
popolari riformisti (altra lista che
appoggiava Matteo Renzi) 359
voti, pari al 15 per cento (Renzi è dunque
al 73 per cento). Abbiamo
avuto i complimenti dal Partito
democratico perché, a livello
regionale, l’Ogliastra è la zona con
la più alta percentuale fra
abitanti e votanti». Ma c’è di più,
perché Sabatini ricorda che su
2.407 votanti per il nuovo segretario
regionale, il candidato che
sosteneva, ovvero Antonio Luigi
Cucca(che ha vinto) «su 2.297 votanti
ha ottenuto1.797 voti (pari al 78,23
per cento), mentre l’altro
candidato, Francesco Sanna, è stato
votato da 500 persone (21,77 per
cento)». A Tortolì, centro più
popoloso a livello territoriale, alle
primarie di domenica hanno votato in
373.
A livello di voto per il
segretario nazionale, su 325 voti
validi, le due liste per Renzi,
quella “Avanti insieme” e quella dei
popolari riformisti hanno
ottenuto rispettivamente 174 e 28
voti, per un totale di 2.012 (poco
meno del 62, 15 per cento). Quella
per Orlando 123 voti (37,85 per
cento). A Lanusei, su 139 votanti e
134 schede valide, Orlando ha
riportato 72 voti (53,73 per cento),
i popolari riformisti per Renzi
18 voti (13,43) e “Avanti insieme”,
che ha appoggiato Renzi, 4 voti
(32,84). Per quanto attiene il
segretario regionale, a Tortolì, su 374
voti e 358 schede valide, Antonio
Luigi Cucca ha avuto 232 voti (pari
al 64,80 per cento), mentre
Francesco Sanna si è fermato a 126
preferenze (35,20 per cento).
Centrosinistra,
è il giorno della scelta
Oggi
dovrebbe arrivare la decisione Uras e Ledda ancora fuori dal centrodestra
di
Enrico Carta
ORISTANO La guerra di logoramento
volge forse al termine. L’armistizio
potrebbe essere imminente tra le
varie forze di centrosinistra che
ormai da settimane stavano al riparo
della trincea, inchiodate su
posizioni dalle quali nessuno
riusciva a fare un passo avanti. Il
passo in avanti. Visti gli ultimi
chiari di luna, parlare di passo
avanti definitivo pare ancora
eccessivo, ma forse la situazione sembra
virare in maniera timida nella
direzione che porta verso Maria Obinu.
Dopo una giornata di incontri
separati conclusi con un tavolo di
coalizione, ora la candidata sindaco
del Partito Democratico è in
vantaggio di mezza incollatura su
Giorgio Mastino e sul suo compagno
di partito Efisio Sanna, mentre
tutti gli altri nomi – Mimmo Serusi,
Paolo Margaritella, Gianni Angioi e
Stefano Spada – appaiono in
maggiore ritardo e sembrano
destinati a staccarsi dal vertice di
questa estenuante interminabile
corsa per ottenere il via libera dagli
alleati. Le trattative.
Capire come si sia arrivati al
passetto in
avanti dopo settimane di stallo
resta un mistero. Di certo ieri è
stata una giornata frenetica vissuta
tra incontri per pochi intimi,
telefonate e faccia a faccia tra
pochissimi esponenti della coalizione
che, in particolare dopo pranzo, ha
avuto una digestione alquanto
rapida. I “piccoli” del
centrosinistra hanno infatti tenuto una
riunione alla quale hanno preso
parte Oristano nel Cuore, NoiOr,
Psd’Az, Cittadini per Oristano e
Valore Comune. Sembrava dovessero
puntare decisi su Giorgio Mastino,
invece quando è iniziato il tavolo
al quale siedono anche il Pd e è
stata la candidata del Pd a fare un
piccolo passo in avanti.
Discontinuità o no. Bisogna capire se si stia
giocando a “un, due, tre....Stella”
per cui già oggi Maria Obinu
finirà al punto di partenza oppure
se riuscirà a toccare per prima il
muro mentre chi conta ha le spalle
girate.
A tarda sera, Ivano Cuccu,
responsabile di Cittadini per
Oristano ha infatti lasciato ancora una
volta il tavolo per lo scarso o
nullo gradimento verso i candidati del
Pd, mentre Paolo Sulis che guida
Oristano nel Cuore ha insistito sul
fatto che la discontinuità rispetto
alla giunta Tendas, di cui sia
Maria Obinu che Efisio Sanna fanno
parte, è un fattore
imprescindibile. Eppure la guerra di
logoramento sembra destinata a
spegnersi anche perché mancano
appena undici giorni alla scadenza
fissata per la presentazione delle
liste con i candidati sindaco e
consiglieri che devono essere
indicati entro mezzogiorno del 13
maggio. Il centrodestra. Non che
dall’altra parte del mondo politico
tradizionale si proceda a marce
forzate.
Anzi, il centrodestra sembra
aver messo in folle. Nemmeno ieri è
stato un giorno utile per arrivare
alla decisione che ormai focalizza
l’attenzione degli elettori ovvero
quello della scelta del candidato
sindaco. Il riavvicinamento con le
liste “sponsorizzate” da Giuliano
Uras e Salvatore Ledda non c’è
stato. Riformatori, Forza Italia,
Fortza Paris, Fratelli d’Italia e la
lista civica che fa capo all’Udc
Gianni Tatti continuano a rimanere
compatti, ma sentono l’esigenza di
allargare la coalizione. Eppure al
momento un riavvicinamento con i due
alleati di qualche settimana fa
non sembra essere alle porte. Quadro
frastagliato. Ad ogni buon conto,
gli elettori nella scheda troveranno
il nome di almeno sei candidati
sindaco. Ieri anche Anna Maria Uras
ha rotto gli indugi e si è
dichiarata disponibile a mettersi
alla testa della coalizione di forze
«progressiste» che il Partito dei
Sardi vuole formare. Al suo nome
vanno quindi aggiunti quelli di chi
si è già portato avanti col lavoro
ovvero il “civico” Filippo Martinez,
l’indipendentista Cristina Puddu
e la 5 Stelle Patrizia Cadau.
Aggiungendo i due nomi che salteranno
fuori da centrodestra e
centrosinistra si sale a sei, sempre che le
ultime giornate disponibili non
sanciscano la nascita di ulteriori
coalizioni e automaticamente di candidati
sindaco.
Unione Sarda
Cucca:
«Basta leader solitari Renzi? Se sbaglia glielo dirò»
L'INTERVISTA.
Il neo segretario predica unità. «Pigliaru mi ha
chiamato,
Soru no»
Non fidatevi di quel sorriso: dicono
di Giuseppe Luigi Cucca che,
dietro i modi sempre educati e
rispettosi, nasconda una tenacia che
confina con la testardaggine.
«Diciamo che, se sono convinto di una
cosa, difficilmente mi fanno
cambiare idea», ammette - sorridendo - il
nuovo segretario del Pd sardo. Ma
non è l'arroganza la sua cifra
personale, anzi: per certi versi il
vincitore delle primarie (col 68%
dei voti) è un antipersonaggio,
deciso a chiudere l'era dei leader
solitari. «Ho sempre creduto nel
gioco di squadra», conferma due
giorni dopo la vittoria, «voglio un
Pd di nuovo unito in cui si lavori
tutti insieme».
Hanno votato 45mila sardi: se ne
aspettava di più?
«No, la partecipazione è andata
oltre ogni rosea previsione. C'erano
file fuori dai seggi. Si pensava che
non ci fosse più voglia di
partecipare, le primarie hanno detto
l'opposto: i problemi ci sono, ma
il Pd può rilanciarsi. La gente si
riavvicina, se noi ci riavviciniamo
a loro».
E come si fa?
«La prima cosa è riportare coesione
nel partito, superare le
lacerazioni. La gente non ne può più
delle nostre liti. Dobbiamo
decidere tutti insieme come
ripartire. E intendo davvero tutti».
Minoranza compresa?
«A me non è mai piaciuto parlare di
minoranze. Abbiamo tutti il dovere
di capire che cosa chiedono i
cittadini, e di lavorare per ricreare un
rapporto con loro. Senza personalismi».
È questo il vero male del Pd sardo?
I personalismi dei suoi dirigenti storici?
«Non do le colpe a Tizio o Caio ma a
tutti i dirigenti, me compreso.
Non siamo stati capaci di restare
uniti e ci siamo persi, perdendo
anche il contatto con la gente».
Lei dunque proporrà una gestione
unitaria, aperta a tutte le correnti?
«Certamente. L'ho sempre auspicato,
anche prima».
Ne ha già parlato con Francesco
Sanna? Tra voi c'è stata alla fine
qualche scintilla, resteranno
scorie?
«Ma no, ci conosciamo da troppo
tempo. Poi io non amo gli scontri
personali. Francesco mi ha chiamato
nella notte dopo il voto, gli ho
detto che tutti insieme dobbiamo
rilanciare il partito. Io mi assumo
le responsabilità da segretario, ma
in politica non si va avanti senza
il gioco di squadra».
Siete stati definiti due candidati
con poco carisma. Le ha dato fastidio?
«No. È vero che non ho mai cercato
visibilità. Però in tutte le
competizioni in cui mi sono
candidato ho sempre avuto buoni risultati,
qualcosa vorrà dire».
Ha detto che il Pd ultimamente si è
ricordato della sua gente solo
quando c'era da votare. Come si fa a
ricordarsene sempre?
«Riaprendo i circoli. È quello il
luogo in cui deve nascere il
confronto e la sintesi. Dobbiamo
tornare nei territori, parlare con
tutti per capire le esigenze della
vita quotidiana, da cui ci siamo
staccati».
Ma spesso i vostri organismi
dirigenti recitano copioni scritti da
cinque o sei persone dentro una
stanza.
«Guardi, quando ero capogruppo al
Comune di Nuoro non ho mai deciso
niente da solo. Io sono del parere
che gli organismi debbano essere
consultati sul serio».
Lei è un renziano un po' atipico,
rispetto a chi esalta a priori il
leader nazionale.
«Sono sempre stato atipico
ovunque... Diciamo che uso la mia testa. E
credo che la lealtà e la sincerità
vengano apprezzate molto più
dell'obbedienza cieca».
Quindi se un giorno Renzi sostenesse
una linea o una scelta che non la
convince...
«Glielo dirò. Serenamente e
apertamente. Al Senato mi è capitato in
questi anni di discutere certe
scelte, anche animatamente. Ma non ho
mai votato contro il mio governo e
il mio gruppo: in un partito si
discute ma poi ci si adegua alla
volontà della maggioranza».
Due candidati renziani alla
segreteria, ma Renzi non è venuto in
Sardegna per le primarie. Ci è rimasto
male?
«Per niente, con una campagna
congressuale così rapida era
inevitabile. E sapeva che qui si
stava lavorando bene per lui. Ricordo
invece che Renzi, da presidente del
Consiglio, ha mostrato per l'Isola
un'attenzione che non si vedeva da
tempo. E Gentiloni la sta
confermando».
Non tutti la pensano così, e perciò
chiedono a Pigliaru di alzare la
voce e fare di più. Lei condivide
l'insoddisfazione di parte del
centrosinistra verso la Giunta?
«Non sono mai tutti soddisfatti, ma
Pigliaru ha fatto molte cose
buone. Forse siamo poco incisivi
sulla comunicazione, dovremmo
spiegare meglio alcune scelte».
Vertenze con lo Stato, continuità
territoriale, zone interne: su quale
di questi temi è più urgente uno
scatto in avanti?
«Su tutti, e aggiungo il lavoro. Ma
è la crisi del Pd che ha minato la
coesione della maggioranza. Se il
partito-guida recupera la sua unità,
tutto il resto verrà da sé».
Lei pensa ancora a un Pd che stringe
alleanze, alla Regione e nei Comuni?
«Da soli dove possiamo andare? Però,
per guidare un'alleanza, il Pd
deve recuperare la sua unità. Per
dire: trovo strano che il nostro
gruppo presenti quattro diverse
proposte di legge elettorale, senza
fare sintesi».
Chiederà di cambiare il capogruppo
consiliare?
«Non è un problema che intendo porre
io. Lo affronterò solo se me lo
chiederanno i consiglieri».
Quando si voterà per le Regionali?
Si parla molto di elezioni anticipate.
«Non ho dubbi che si voti a scadenza
naturale. Ora chiederò ai
segretari della coalizione di
incontrarci, per superare le tensioni».
Pigliaru e Soru l'hanno chiamata per
congratularsi?
«Pigliaru sì, tra i primi, e mi ha
fatto molto piacere. Io alla
vigilia non l'avevo cercato, per non
creare imbarazzi. Ci incontreremo
presto».
E Soru non si è fatto vivo?
«No, lui no».
La sede regionale del Pd tornerà in
via Emilia?
«Non lo deciderò io da solo. La
riterrei la sede più naturale, ma
vedremo insieme. Non so neanche se
si possa rescindere l'affitto di
viale Regina Margherita».
Lei è senatore: si può fare il
segretario regionale dovendo stare spesso a Roma?
«Con un uomo solo al comando sarebbe
difficile. Ma non se c'è una
squadra che lavora. E la squadra ci
sarà».
Ai leader nazionali hanno chiesto
che poster avevano in camera a 16
anni. Lei oggi, pensando a un
politico a cui ispirarsi, idealmente
quale poster appenderebbe?
«Posso dirne due? Moro e
Berlinguer».
Il più puro pantheon Pd.
«Perché credo nell'idea di unire due
grandi storie politiche. Il Pd è questo».
Giuseppe Meloni
I
NUMERI. Grande equilibrio tra le liste delle grandi correnti
Al
vincitore va il 68% Assemblea spaccata in tre
Giuseppe Luigi Cucca vince il
congresso regionale del Pd mentre le tre
liste per l'assemblea regionale
arrivano al traguardo con distacchi
minimi, all'insegna dell'equilibrio.
Insieme per Cucca e
Popolari-riformisti ottengono
rispettivamente il 35,8% e il 32,8%,
regalando la vittoria al senatore
con 29.487 voti, pari al 68,6%. La
lista Comunità democratica in
movimento, collegata a Francesco Sanna,
ottiene il 31,4% per un totale di
13.486 preferenze.
L'ASSEMBLEA Una prima simulazione
per la composizione dell'assemblea
(restano da assegnare quattro seggi)
conferma l'equilibrio nella
distribuzione dei 160 posti. La
lista insieme per Cucca per ora
ottiene 55 seggi, i
Popolari-riformisti 51 e Sanna 50. Diversi i big
che faranno parte dell'assise
democratica. Ci sono assessori regionali
come Cristiano Erriu
(Popolari-riformisti) e Pier Luigi Caria (Insieme
per Cucca).
Faranno parte dell'assemblea anche
il presidente del Consiglio
regionale Gianfranco Ganau e il
senatore Silvio Lai, entrambi con i
Popolari-riformisti. Entra nel
collegio di Cagliari, nella quota di
Sanna, Giuseppe Frau, mentre nel
Sulcis il capogruppo in Consiglio
regionale Pietro Cocco e nel
collegio di Sassari la deputata Giovanna
Sanna.
IL VOTO A conti quasi ultimati, sono
andate a votare 45.503 persone.
Tra queste 1.422 hanno scelto di
lasciare la scheda bianca, mentre ne
sono state annullate 868. Francesco
Sanna ottiene un ottimo risultato
in provincia di Cagliari (38,7%),
nel Sulcis (52,8%) e nel Medio
Campidano (44,1%). Cucca sfonda a
Nuoro, dove supera complessivamente
l'80%, e in Gallura (86,3%).
IL GOVERNATORE Gli auguri del
presidente della Regione Francesco
Pigliaru a Matteo Renzi e Cucca sono
l'occasione per fare un plauso
alle primarie: «Sono uno
straordinario momento di democrazia e fanno
chiarezza su chi rappresenta il
partito». Con un partito orfano da
quasi un anno di una guida
l'elezione del segretario regionale è, per
il governatore, «un'ottima notizia».
Anche in previsione del rush
finale della legislatura, perché
«l'azione di governo ha bisogno di
partiti della coalizione forti e
uniti, capaci di portare il loro
contributo alla profonda azione
riformista in corso».
M. S.
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento