Unione Sarda
La
carica dei candidati unici-Hassan (Anci): «In molti casi ci sono
piccoli
centri, amministrare è sempre più difficile»
In
21 Comuni su 64 una sola lista. Erriu: segnale preoccupante
Una sola lista e un solo candidato
sindaco: prendere o lasciare. Non
c'è alternativa o scontro politico e
ai cittadini spetta solo il
compito di decidere se rendere
valide o meno le elezioni. Succede in
21 comuni sardi su 64, che domenica
11 giugno andranno a votare. Un
segnale che lo stesso assessore
regionale agli Enti locali, Cristiano
Erriu, ha definito «preoccupante»
perché rappresenta l'allontanamento
dei cittadini dalla politica. In
questi Comuni le elezioni saranno
valide soltanto se si supererà il 50
per cento dei voti previsti. A
questi 21 si aggiungono Austis e
Soddì, paesi nei quali non è stata
presentata nemmeno una candidatura.
I PICCOLI Le mono-liste
rappresentano quasi il 33% del totale dei
Comuni al voto, anche se un altro
dato che salta agli occhi è il
numero di elettori totali coinvolti.
Su 229.175 aventi diritto, i
cittadini con la scelga obbligata
sono 27.131, ossia l'11,8%
dell'esercito che si recherà alle
urne.
«POCA DEMOCRAZIA» I numeri non
piacciono all'assessore Erriu, perché
un numero così alto di liste uniche
evidenzia «la mancanza delle basi
per la democrazia». Per l'esponente
della Giunta, il fenomeno più
allarmante è che «la gente non si
misura e a risentirne è soprattutto
la mancanza di un confronto e
proposte politiche differenti».
L'epilogo di questo ammutinamento in
chiave elettorale potrebbe essere
«la demotivazione e il rischio che
molte persone rinuncino al voto»,
spiega l'assessore.
IL SEGNALE È vero che il fattore
abitanti gioca un ruolo fondamentale,
ma dai centri più grossi il
messaggio che arriva è molto diverso. «Da
un lato potrebbe sembrare un segnale
di unitarietà», sottolinea Omar
Hassan, presidente dell'Anci
Sardegna per i piccoli comuni, «ma è il
risultato di una grande debolezza».
L'assenza di una competizione per
la guida del Comune impedisce a chi
governa di «avere un controllore,
ruolo importantissimo svolto dalle
opposizioni», spiega Hassan.
L'assenza di un progetto per
costruire una classe politica si lega
anche alla paura di molte persone di
esporsi eccessivamente: «Con le
difficoltà quotidiane e
l'impossibilità di risolvere le situazioni
critiche di tante persone, si creano
molte inimicizie e non tutti sono
disposti a rischiare».
LE DIFFICOLTÀ Amministrare un
Comune, soprattutto uno medio piccolo,
diventa sempre più difficile. Il
rapporto tra i sindaci e lo Stato o
la Regione è spesso conflittuale:
nel primo caso il problema riguarda
soprattutto le regole,
eccessivamente stringenti, sulla finanza
pubblica e, di conseguenza sul
personale. A questo si aggiunge
l'abbandono dei presìdi statali, in
grado di tenere vivo un paese
periferico. Con la Regione la
questione riguarda più che altro i
provvedimenti che hanno ricadute
dirette sul territorio come il
Reddito di inclusione sociale
(avviato dopo una lunga trattativa con
l'Anci) o la riforma della rete
ospedaliera.
LE CIVICHE Quelle di giugno saranno
in gran parte le elezioni dei
“piccoli” e delle liste civiche.
Esclusi i Comuni con oltre 15.000
abitanti, come Oristano e Selargius,
negli altri si contendono il
Municipio formazioni con simboli non
direttamente riconducibili ai
partiti tradizionali. Questo
permette alleanze spesso trasversali
costruite per un progetto
strettamente legato al territorio.
I NUMERI Sono 229.175 gli elettori
chiamati a scegliere tra 130
candidati alla carica di primo
cittadino. La maggior parte dei Comuni
al voto si trova nella provincia di
Sassari (18) per un totale di
55.031 aventi diritto, poi in
provincia di Oristano (16), Sud Sardegna
(15), Nuoro (12) e soltanto 3
all'interno della Città Metropolitana di
Cagliari. Il Comune più popoloso,
nonché capoluogo di provincia, è
Oristano con i suoi 31.155 abitanti,
seguito da Selargius (28.684).
Soltanto in questi due casi è
previsto l'eventuale turno di
ballottaggio se nessuno dei
candidati superasse il 50% dei voti al
primo turno. Il paese più piccolo è
Semestene, un centro di 171
persone in provincia di Sassari.
Infine, i candidati consiglieri sono
in tutto 2.210 che si sfideranno per
gli 826 posti disponibili nei
consigli comunali.
Matteo Sau
La Nuova
Una
chiesa stracolma ha ospitato i funerali dell’ex senatore e sottosegretario
Alle
esequie compagni e avversari della sua lunga stagione politica,
dalla
Dc al Pd
A Olzai l’addio a Ladu «Mancherà
alla Sardegna»
OLZAI C’erano tutti gli amici di una
stagione politica lunghissima,
costellata di incarichi importanti e
contraddistinta da quell’umiltà
barbaricina che è sempre stata la
sua forza e il suo scudo contro
tutte le intemperie. Era stracolma
l’antica chiesa di San Giovani
Battista per l’ultimo saluto a
Salvatore Ladu, 72 anni, ex senatore
della Repubblica, l’ultimo uomo
politico di quella Democrazia
Cristiana che negli anni si è persa
in mille rivoli e decine di nomi
fino alla confluenza nel Partito
democratico.
Stagioni che Salvatore
Ladu ha vissuto sempre con quella
stessa passione che fin da ragazzino
l’aveva spinto a intraprendere la
carriera politica dai banchi del
Comune del suo paese. Che è sempre
stato il suo rifugio di pace e
serenità. E Olzai non ha dimenticato
«quel politico umile sempre
pronto a fermarsi lungo le strade
del suo paese a parlare con la
gente, ascoltare i problemi e poi
trasferirli a livello nazionale – ha
detto nella sua omelia il parroco di
Olzai, don Nicola Porcu che ha
concelebrato la messa funebre con
don Pietro Borrotzu, amico e
confessore di Salvatore Ladu,
soprattutto in questi ultimi anni di
sofferenze –. Lui c’era sempre – ha
sottolineato don Porcu – veniva in
chiesa con la moglie e con i figli.
Viveva la vita della nostra
comunità. è una grande perdita per
Olzai». La chiesa era stracolma gi.
da un’ora prima dell’inizio del
funerale. Decine di politici hanno
voluto salutare per l’ultima volta
il senatore che, finchè la malattia
gliel’ha permesso, ha dispensato
consigli e messo la sua esperienza a
disposizione del Partito
democratico, del quale è stato uno dei
fondatori. In rappresentanza della
giunta regionale gli assessori
Cristiano Erriu e Filippo Spanu e i
consiglieri Gavino Manca e Giorgio
Oppi. E poi, i senatori Silvio Lai e
Ignazio Angioni e i deputati Gian
Piero Scanu e Roberto Capelli.
E poi gli amici del Partito
democratico, quelli più recenti con
i quali ha condiviso le bollenti
stagioni politiche dall’Ulivo in
poi: Giacomo Spissu, Giovanni Giagu
(figlio del suo grande amico Nino
con il quale ha condiviso decine di
battaglie negli anni 70, 80 e 90
nelle file della Democrazia
Cristiana), Francesca Barracciu,
Paolo Fadda, Roberto Deriu, Francesco
Licheri, Peppino Pirisi e il suo
“figlioccio politico” Giuseppe Luigi
Cucca, attuale segretario regionale
del Partito democratico che Ladu
aveva guidato nei primi passi nel
mondo della politica in Regione e
che poi l’ha sostituito al Senato.
Tra i banchi della chiesa il
segretario regionale Ignazio Ganga e
quello provinciale Michele Fele
del sindacato Cisl, al quale Ladu è
sempre stato molto vicino. E poi
gli amici di una vita , quelli con i
quali il senatore Ladu aveva
condiviso quasi tutta la sua carriera
politica: da Angelo Rojch, a
Giosuè Ligios, a Gonario Gianoglio,
Franco Mariano Mulas, Mario Pinna,
Antonio Satta, Silvestro Ladu e
tanti altri. Alla fine della funzione
religiosa, don Nicola Porcu ha
lasciato la parola a Giuseppe Luigi
Cucca . Il segretario regionale del
Partito Democratico, con la voce
rotta dall’emozione, ha ricordato la
carriera politica del suo
mentore. «Un politico di immensa
statura, rispettoso dei ruoli
istituzionali, innamorato della
Politica e del suo Partito – ha detto
il senatore Cucca –. Ha dedicato
alla Sardegna e al Nuorese la sua
vita. Non ha mai dimenticato le sue
origini e l’umiltà è sempre stata
la sua forza. Ci mancherà, mancherà
molto alla Sardegna». (plp)
Il
nuovo segretario: «La giunta Pigliaru ha disatteso le nostre aspettative»
Sinistra
italiana, eletto Licheri
TRAMATZA Antonello Licheri è il
primo segretario regionale di Sinistra
italiana. L’ex capogruppo in
Consiglio regionale di Rifondazione
comunista è stato eletto
all’unanimità a Tramatza. Sarà lui a guidare
il partito che a livello nazionale
ha Vendola, Fratoianni e Fassina
come leader nella creazione di una
piattaforma di sinistra alternativa
al Pd. Insieme a lui sono stati
eletti il tesoriere Alessandro Vinci e
la presidente dell’assemblea Franca
Dessì. Durante il congresso di
Tramatza il neosegretario ha
ribadito la posizione del partito
rispetto alla giunta regionale
guidata da Francesco Pigliaru. «Noi
siamo all’opposizione – dice
chiaramente Licheri –. Noi avevamo
sostenuto Pigliaru, io con la
Sinistra autonomista ho dato il mio
contributo per la sua vittoria, ma
tutte le aspettative che avevano
sulla sua azione di governo sono
state disattese. La giunta ha fallito
sul piano politico, programmatico e
organizzativo. Basta vedere quello
che sta accadendo in questi giorni
su tutti i temi più importanti.
Sanità, lavoro, ambiente, sviluppo.
La giunta regionale non c’è e
quando c’è è subalterna al governo
nazionale. Serve una netta
inversione di rotta rispetto a
questa maggioranza». La road map di
Licheri prevede un dialogo con tutte
le forze a sinistra del Pd. «Il
nostro è un partito autonomo, non
autoreferenziale. Deve essere capace
di tessere rapporti con tutte le
forze di sinistra, con i comitati del
No al referendum, con le
associazioni della pace, con chi oggi si è
allontanato da questa politica».
Interlocutori sono il Mdp di Bersani
e D’Alema, Possibile di Civati, i
Rossomori, i Comunisti italiani,
Rifondazione. Ma non il Campo
progressista di Pisapia. «Lui vuole fare
il centrosinistra con il Pd. Ma tra
noi e Renzi non ci può essere
alcuna convergenza».
ORISTANO
La
commissione riunita per tutta la giornata di ieri non ha ancora
terminato
il lavoro sull’ammissione delle liste
Sei
o otto candidati? Oggi il verdetto
Sarà lotta a sei o partita a otto?
L’attesa
continua e, passata un’altra notte
dal momento della consegna delle
liste avvenuta entro mezzogiorno di
sabato, la commissione elettorale
non ha ancora emesso il verdetto. Il
lavoro è andato avanti anche per
tutta la giornata di ieri, ma ancora
non c’è il responso ufficiale dei
funzionari che devono dare il via
libera alle liste e ai loro
candidati. La lente d’ingrandimento
è puntata in particolare sulle
liste di Meris che sostiene Cristina
Puddu quale candidato sindaco e
su quella denominata “Vogliamo tutti
ricchi” che punta su Alfio
Pirastu. Per la prima dovrebbero
esserci problemi sul numero di firme
raccolte per l’ammissione, dal
momento che ci si sarebbe fermati sotto
soglia di una decina o poco più
rispetto alle duecento necessarie.
Sulla seconda invece il problema
sarebbe l’autenticazione delle firme
e la presenza del candidato sindaco
anche tra i candidati consiglieri.
C’è poi il dilemma su un candidato
che compare in due liste. Il nome
di Giampaolo Enna che, a meno di
strani casi di omonimia e di
coincidenze di età improbabili,
dovrebbe essere la stessa persona
presente nella lista di NoiOr che
sostiene la coalizione del
centrosinistra e sardista, e di
Fortza Paris che invece sostiene la
coalizione di centrodestra. Che ci
sia stato un errore appare
evidente, ma adesso bisogna capire
come la commissione dipanerà questa
questione. L’esclusione del nome da
entrambe le liste appare la
soluzione più probabile, ma
ovviamente non è possibile anticipare il
responso che spetta ai funzionari.
Intanto l’aria che tira in città è
quella dell’imminente comunicazione
dell’esclusione delle due liste e
quindi di una competizione a sei.
Per questo motivo la il toto
elezioni è già partito e i
ragionamenti degli esperti di piazza si
basano su quel che a tutti appare
scontato ovvero che alla volata per
palazzo degli Scolopi parteciperanno
sei candidati sindaco. Sono, in
ordine alfabetico, Patrizia Cadau
per il Movimento 5 Stelle; Andrea
Lutzu uomo su cui punta il
centrodestra con le liste di Forza Italia,
Fortza Paris, Riformatori, Fratelli
d’Italia e Un’altra Oristano;
Filippo Martinez alla guida di una
coalizione civica di tre liste che
si chiama Capitale Oristano; Maria
Obinu candidata sindaco per la
coalizione centrosinistra e
sardista, che conta sull’appoggio del Pd,
del Partito Sardo d’azione, del
Partito socialista e delle civiche
NoiOr, Valore Comune e Oristano nel
cuore; Vincenzo Pecoraro per la
coalizione centristra composta da
Partito dei Sardi, Udc, Idee
Rinnovabili e Cittadini per
Oristano; Anna Maria Uras sostenuta dalla
lista civica Coraggio e libertà. Sei
o otto, quindi? L’ardua sentenza
arriverà oggi.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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