La Nuova
Il leader del Pd
boccia l'esperienza di Prodi: «Fu mandato a casa dalla sinistra» Dialogo
in salita con Pisapia, che propone «un centrosinistra senza esclusioni» Renzi non vuole
D'Alema «Non rifaremo l'Unione»
di Serenella Mattera
«L'ipotesi di dialogo con D'Alema è negata dalla
realtà»: è lapidario Matteo Renzi. «Serve un centrosinistra largo, nessuno escluso»,
ribatte Giuliano Pisapia che il primo luglio terrà a battesimo «Insieme», il
nuovo soggetto della sinistra. E si presenta così come un rebus di difficile
soluzione, il dibattito a sinistra sulle alleanze.
«Non sto con chi vuole cancellare il Jobs act»,
spiega Renzi. E Mdp ricambia, chiedendo «discontinuità» rispetto al Pd renziano.
Ma Pisapia - parlando alla trasmissione de La7 Dimartedì - non demorde: si può
stare tutti «insieme». Magari (ma lui «non è disponibile») con Romano Prodi a
far da federatore. Dopo il fallimento delle legge elettorale sul modello
tedesco e alla luce della tenuta delle liste di centrosinistra alle comunali,
la spinta all'unità a sinistra trova nuovo slancio. La auspica lo stesso Romano
Prodi.
Ma Renzi invita alla cautela: «Prodi è stato
mandato a casa due volte dalla sinistra radicale, quindi ben venga rafforzare
il centrosinistra purché non si realizzi un'Unione bis da Dini a Mastella e
Turigliatto che forse vince ma poi non governa». Il segretario Pd aggiorna i
nomi e cognomi: impossibile stare con Massimo D'Alema e Nicola Fratoianni.
E Fratoianni ricambia: «Neanche noi ci vogliamo
alleare con lui». Ma anche in Mdp emergono molti dubbi sulla possibilità di
stare insieme al Pd a guida renziana. I Dem sottolineano che quello delle
alleanze (e anche di eventuali primarie di coalizione) non
è un tema dell'oggi.
Renzi guarda ora ai ballottaggi delle comunali, ad
alto tasso di incertezza: dopo il «pareggio» del primo turno saranno, afferma,
una sfida ai «rigori» con il centrodestra. Intanto ai parlamentari Pd il segretario
dà indicazione di «spingere» sulle leggi da varare, dal processo penale ai
vitalizi, dallo ius soli al biotestamento: niente più compromessi con Ap e Mdp.
Perché la convinzione è che, salvo «improbabili» incidenti parlamentari, si
voterà a fine legislatura: «Non ho mai chiesto il voto anticipato», assicura
Renzi a Repubblica tv.
Unione Sarda
Le
trattative per il secondo turno legate a quelle per il rimpasto
nell'esecutivo
Ballottaggi e nuova Giunta, i partiti al valzer delle alleanze
I turni di ballottaggio di Selargius
e Oristano, con la sfida canonica
tra centrosinistra-centrodestra,
costringono i partiti a camminare sul
filo di lana. Soprattutto a Oristano
perché c'è un tesoretto di voti,
degli altri candidati sconfitti, da
conquistare con equilibri molto
fragili da rispettare. Ma ci sono
anche molti spigoli da limare e
molte situazioni da chiarire perché,
come spesso accade ai
ballottaggi, la matematica diventa
opinione.
Trattative che non
possono, però, prescindere dagli
altri temi che impegnano i partiti
che sul versante della Giunta
regionale dovranno affrontare la
sostituzione di due assessori
(Maninchedda e Deiana). Parallelamente
dovranno evitare scossoni nel rush
finale per l'approvazione della
rete ospedaliera che, dopo il
vertice di maggioranza di ieri mattina,
ha subìto un'ulteriore accelerazione
da parte del presidente che
vorrebbe concludere il discorso in
Aula entro il 31 luglio.
SUL FILO Rubricare i ballottaggi a
una sfida limpida tra centrodestra
e centrosinistra trascura molte
spine che i big dei partiti dovranno
affrontare.
E lo dovranno fare tenendo un occhio
sugli equilibri
regionali dove la maggioranza di
centrosinistra cerca di rinsaldare
l'alleanza con il Partito dei sardi
dopo l'uscita dalla Giunta di
Maninchedda. Anche nel centrodestra,
soprattutto per il ballottaggio
di Oristano, c'è molta prudenza
prima di fare qualsiasi mossa perché
il banco potrebbe saltare da un
momento all'altro. Per ora la
strategia adottata dai big dei
partiti maggiori punta a lasciare le
prime mosse ai rappresentanti
territoriali dei partiti, prima di
prendere qualsiasi decisione.
DELEGA Così, il segretario del Pd,
Luigi Cucca, attende notizie per
«una prima valutazione» e non
nasconde di voler coinvolgere nel
ragionamento non solo il Partito dei
sardi, ma anche l'Udc. Insieme a
due liste civiche, hanno raggiunto
il 17% dei voti, un bottino che fa
gola a entrambi gli schieramenti. Ma
non sarà semplice governare una
situazione in cui le fratture
interne sono difficili da ricomporre. Il
Pds aspetta un cenno dal Partito
democratico per capire quanto margine
di trattativa ci sia, ma all'interno
dello stesso schieramento ci sono
forze politiche che guardano
dall'altra parte e che potrebbero fare
una sponda con il candidato del
centrodestra.
IL FRENO L'eurodeputato di Forza
Italia, Salvatore Cicu, si sofferma
ancora sul messaggio recapitato
dalle urne delle comunali: «Il
centrodestra rinasce soltanto se
riparte dalle sue radici popolari,
dalla sua tradizione moderata e
dalla sua vocazione europea». Dunque,
un secco “no” ad alleanze verso
«espressioni radicali o estremiste» e
un avviso sul fatto che «non
possiamo parlare di ritorno al
bipolarismo». La proposta per
riuscire a capitalizzare i voti di un
elettorato «ancora frammentato» è il
rilancio di una «voce moderata»,
dice Cicu, «non è l'ambizione di
leadership di alcuni che riporterà il
centrodestra alla vittoria».
LE PROSPETTIVE Il comitato Possibile
di Cagliari approfitta del tema
“ballottaggi” per un appello
all'unità della sinistra. L'obiettivo è
la costruzione di un progetto
politico in grado di «restituire la
parola “sinistra” non a un semplice
spazio ma a significato e valori.
Per questo progetto dovremo unirci e
permettere ai cittadini di
esprimersi con il voto non su un
leader o su un'alleanza». Se per
Possibile la soluzione è l'unità a
sinistra, per Claudia Zuncheddu
(Sardigna libera) serve una
riflessione sul mondo indipendentista.
«Partito dei sardi e Psd'Az nei vari
scenari locali si sono presentati
divisi», spiega Zuncheddu. Davanti
alla vittoria dei «due schieramenti
italiani», l'appello è per la
nascita di «un terzo polo che
rappresenti gli interessi e la
necessità di cambiamento dei sardi».
I RISCHI La delicatezza delle
trattative non è legata soltanto ai
ballottaggi, perché questi sono
parte di un ingranaggio molto più
complesso. La coalizione del
centrosinistra deve pesare ogni mossa
perché nei prossimi giorni ci
saranno dei test importanti. Il primo è
la rete ospedaliera: al vertice di
maggioranza di ieri, è stata fatta
una nuova tabella di marcia dal
presidente Pigliaru che chiede di
accelerare, concludere i lavori in
commissione a metà luglio e a fine
mese dare il via libera in Aula. La
commissione Sanità ha dato il via
libera alle linee guida sugli atti
aziendali di Ats e Aziende miste,
gesto a conferma che «la maggioranza
si presenta compatta nei momenti
che contano», sottolineano Pigliaru
e l'assessore Luigi Arru. Il
dibattito sulla rete ospedaliera si
affianca al percorso sulla legge
Urbanistica a temi più politici che
riguardano i cambi in Giunta. Con
Massimo Deiana in attesa di lasciare
i Trasporti e prendere servizio
all'Autorità portuale, il Pd si
confronta sul sostituto.
L'area
popolare-riformista ne rivendica
l'indicazione perché Deiana è stato
espresso in quota a questa corrente,
ma non tutti nel Pd sono
d'accordo. Per ora, il nome più
accreditato sembra essere quello del
gallurese Carlo Careddu: un modo di
“bilanciare” la mancata sede a
Olbia.
Matteo Sau
Il
segretario del Pd cambia strategia: «Così possiamo arrivare al 40%»
E
Renzi allarga a civiche e associazionismo
ROMA «Un Pd largo e plurale che può
fare il 40%» anche con un
allargamento a «liste civiche e
esperienze dell'associazionismo». Dopo
aver strizzato l'occhio a Pisapia,
il segretario del Pd Renzi ieri ha
parlato di nuovo di legge
elettorale. «Se ci sarà la possibilità di
individuare dei candidati, vedremo
se con preferenze o collegi,
vogliamo mettere persone delle
associazioni e del terzo settore nelle
liste», ha detto.
CAMBIO DI STRATEGIA Un netto cambio
di strategia nel momento in cui
sulla legge elettorale i partiti si
prendono una pausa di riflessione.
La rottura del patto a quattro tra
Pd, FI, M5S e Lega sul modello
tedesco, almeno per ora, non sembra
avere vie d'uscita, non
nell'immediato almeno. «La cosa
migliore è prendersi un po' di tempo»,
ammette Matteo Renzi. Il segretario
Pd rivendica il fatto di averci
provato e replica alle accuse
arrivate da Giorgio Napolitano. Nessun
accordo con Berlusconi: quello «so
che l'hanno fatto Bersani e Letta -
ribadisce - mentre Berlusconi ha
fatto di tutto per far fallire il
referendum e non è propriamente il
mio migliore amico. Io ho voluto al
tavolo FI, Grillo, la Lega e la
sinistra radicale: non è un accordo
extra costituzionale. Le regole si
scrivono con gli altri».
LEGGE ELETTORALE, RINVIO traducono
in un rinvio dei lavori in
commissione alla Camera.
L'ufficio di presidenza decide di
rinviare ogni decisione sui tempi di
lavoro alla settimana che va dal 20
al 25 giugno, quando sarà
convocata una nuova riunione, e
aspetta di fatto i ballottaggi delle
amministrative per riaprire il
tavolo.
FUORI CINQUESTELLE E LEGA La
discussione, pur solo sull'ordine dei
lavori, riprende senza il M5S e la Lega,
che prima facevano parte del
patto a quattro e ora, almeno nelle
dichiarazioni dei leader, si
dicono indisponibili a trattare e
disertano l'ufficio di presidenza.
Chiede sia la capigruppo a stabilire
i tempi dei lavori in
commissione, definendo una nuova
data per l'approdo in Aula, il
relatore dem Emanuele Fiano. Forza
Italia, invece, insiste per
riprendere le fila del Tedesco: si
riapra tutto dopo i ballottaggi
delle amministrative, quando i toni
da campagna elettorale saranno
finiti, mantenendo i pilastri del
Fianum e cercando di allargare
l'intesa anche ad altri
interlocutori (magari ingolosendo i partiti
più piccoli con uno sbarramento al
4% invece che al 5), è la linea.
ORA SPINGONO I PICCOLI PARTITI Sono
proprio i partiti più piccoli,
dopo aver cercato di rallentarla
quando il patto a quattro era in
piedi, a premere perché la legge
riprenda il suo corso, nel tentativo
di evitare che alla fine si vada a
votare al Senato con lo sbarramento
all'8% previsto dal Consultellum. Sì
alla pausa, ma purché sia
nell'ottica di riprendere i lavori e
programmare l'ok alla legge in
prima lettura entro agosto, dicono
Mdp e i centristi che annunciano la
volontà di chiedere la
calendarizzazione in Aula per luglio.
Fuori
dai ballottaggi l'ex guru M5s attacca «È Grillo lo sconfitto»
amministrative
2017
di Alessandro Pirina
SASSARIIl Movimento 5 stelle fuori
dai giochi. Nell'isola niente
ballottaggi per i grillini, fermi a
diverse lunghezze di distanza da
centrodestra e centrosinistra. Un
risultato magrissimo che fa seguito
alla scelta di presentarsi in soli
due comuni su 64. Il Movimento era
in corsa solo a Oristano e
Selargius, mentre ad Arzachena i grillini
non erano riusciti a fare sintesi e
avevano rinunciato alla lista. A
Oristano la candidata Patrizia Cadau
ha superato di poco il 7 per
cento ed è arrivata ultima nella
corsa verso Palazzo degli Scolopi. A
Selargius l'aspirante sindaca
Valeria Puddu è andata leggermente
meglio, toccando quota 12, ma contro
i due avversari di centrodestra e
centrosinistra non c'è stata
partita.
Un flop elettorale ammesso
sottovoce anche dagli stessi 5
stelle isolani. L'ex guru. A urlare che
si tratta di una debacle è invece
Paolo Becchi, il filosofo genovese
che ha abbandonato polemicamente il
Movimento, in questi giorni a
Sassari impegnato in una commissione
di esame. «Grillo dice che non ha
perso? Come al solito non vuole
riconoscere ed elaborare la sconfitta.
Solo così potrebbe ripartire,
altrimenti sarà difficile invertire la
discesa». Per l'ex guru il declino a
5 stelle è iniziato con la morte
di Gianroberto Casaleggio. «Pancia e
testa sono di solito nella stessa
persona, ma non nel Movimento, dove
appartenevano a due persone
diverse, Casaleggio e Grillo. Oggi
al Movimento è rimasta solo la
pancia. E la testa non può essere di
certo quella di Di Maio». Becchi
non salva nessuno dei 5 stelle. «Ho
scritto un libro sui comuni da
loro amministrati: non ne funziona
neanche uno. O meglio l'unico era a
Parma, ma Pizzarotti non è più 5
stelle e gli elettori lo hanno
premiato». Ma per l'ex guru più di
Parma a fare male a Grillo è la
debacle di Genova. «Una vittoria
nella sua città, da sempre guidata
dalla sinistra, sarebbe stata ancora
più importante di Roma. Tutta la
campagna era incentrata su Genova.
Invece ha spaccato il Movimento in
tre e ora è lui il grande
sconfitto».
E la Sardegna? «Qui il Movimento
era fortissimo, ma i suoi esponenti
migliori sono andati via. Vedi
Porto Torres e Assemini. Il futuro
dell'isola saranno liste civiche e
indipendentiste che potranno
accogliere tutti quelli che finora
votavano per il M5s».Effetto
Martinez. Quelle liste civiche che per il
senatore Roberto Cotti sono
all'origine della frenata del Movimento in
Sardegna. «Il risultato non mi ha
sorpreso più di tanto, è ormai
risaputo che alle comunali i 5
stelle hanno maggiori difficoltà ad
affermarsi. Ma a Oristano siamo
stati penalizzati anche dalla valanga
di liste civiche presenti. In
particolare quelle di Filippo Martinez,
che si è posto rispetto ai partiti
tradizionali in una maniera molto
simile alla nostra. Nell'area che si
contrappone ai partiti oggi c'è
molta più concorrenza. Le comunali
comunque non possono essere
paragonate a elezioni di altro livello».
Sul risultato Cotti non crede
abbia influito il tentativo di
accordo tra Grillo, Renzi e Berlusconi.
«Io a quel tavolo non mi ci sarei
mai seduto, ma non credo che la
gente vada a votare per il sindaco
pensando alle leggi elettorali».
Percentuali. Anche Mario Puddu,
sindaco di Assemini, il primo grillino
a conquistare un Comune nell'isola
nel 2013, ammette un po' di
delusione. «Io non amo quei politici
che dicono che va sempre bene -
dice -. Avere qualche punto
percentuale in più non ci sarebbe
dispiaciuto. Ma se non bisogna
esaltarsi quando i sondaggi dicono che
abbiamo 5 punti in più del Pd, non
dobbiamo deprimerci quando le cose
vanno meno bene. Il Movimento 5
stelle è molto forte in Sardegna come
movimento di opinione, ma non sempre
si riesce a tramutare questo in
una forza alle amministrative. Nel
territorio bisogna esserci».
Questione di candidati, dunque? «Non
è facile dirlo. Ogni città
esprime quello che ritiene il
candidato migliore».
L'idea
non piace a Devias e Muledda: «Meglio ragionare sui grandi temi
come
hanno fatto i catalani» Gli indipendentisti bocciano il partito unico
SASSARIIl partito unico può
attendere. Respinta l'idea di costruire un
unico soggetto politico che
racchiuda le tante anime
dell'indipendentismo. Per i movimenti
che portano avanti la bandiera
dei quattro mori la diversità è il
senso e lo spirito del pensiero
politico. Ma chi pensa che i
movimenti si vogliano condannare alla
frammentazione eterna sbaglia. Una
via verso l'unità del sardismo
esiste. Ma non è il partito unico,
ma un programma condiviso. Un
progetto di ampio respiro che metta
insieme i punti che i diversi
movimenti vogliono portare avanti.
Il Partito dei sardi si era
proposto come piattaforma per
inglobare tutti. Gli altri partiti
mettono in discussione i punti fermi
del Pds e rilanciano. Tagliente
il leader dei Rossomori Gesuino
Muledda, che alle dichiarazioni di
vittoria e successo del partito dei
sardi ribatte: «Beh se prendiamo
per buono che il Pds è stato
determinante per la vittoria a Girasole è
vero - dice -.
Ma l'orizzonte credo debba essere
più ampio. Né credo
che quello di Oristano si possa
definire un exploit. Allearsi con
l'Udc e prendere meno voti di loro
non mi pare tanto un segno di
vittoria dell'indipendentismo. Ma su
alcuni punti concordo. Si deve
creare uno schieramento alternativo
a centrodestra e centrosinistra.
Il momento è maturo, ma credo che
ognuno si debba mettere al servizio
con generosità e non rivendicare inutili
e false supremazie. Sediamoci
e discutiamo sulle idee, sulle
proposte. Così come avevano fatto i
catalani negli anni 90».Anche
un'altra anima dell'indipendentismo,
Pierfranco Devias, di Liberu, crede
poco alla possibilità di un
partito unico. «Il partito unico non
lo vuole nessuno - spiega - e
alla fine è un bene che non ci sia.
Un partito unico non consentirebbe
un'espressione democratica delle
diverse posizioni
dell'indipendentismo. Liberu ha una
concezione autonoma
dell'indipendentismo che guarda a
sinistra.
Ci sono altre sigle che
hanno una visione diversa. Altri che
sono sigle insignificanti,
partiti meno numerosi di un
condominio. In realtà il problema non è
quantitativo, ma qualitativo. In
Catalogna ci sono tanti partiti e
tutti lavorano a un unico progetto.
Non hanno fatto un grande
mucchione. Hanno trovato unità nella
progettualità. Non nella
struttura, ma nel sostenere gli
stessi obiettivi. Il partito dei sardi
non persegue obiettivi comuni con
l'indipendentismo. Da quando è nato
tiene in piedi un governo tra i più
filo italiani della storia
dell'autonomia. Nelle battaglie
indipendentiste non c'è mai. Loro
fanno una costruzione di un
indipendentismo che è solo una
riverniciatura dell'establishment
filo-italiano. Non vanno meglio i
partiti storici che si richiamano al
sardismo, dove non ci sono
accordi il voto del nazionalismo
sardo non lo prendi. A Oristano il
Pds è andato con l'Udc, non mi
sembra una scelta indipendentista. Se
si vuole crescere si deve avere il
radicamento nel territorio e
svolgere una reale attività
politica, non recuperare sottobanco vecchi
arnesi del colonialismo». (l.roj)
Con
29 voti a favore il sindaco di Paulilatino batte Cera di San
Nicolò
Arcidano dichiarato ineleggibile
Gallus
entra in Consiglio al posto di Cherchi
CAGLIARIDomenico Gallus è il
sessantesimo consigliere regionale. Per
diciotto mesi, sarà lui a sostituire
Oscar Cherchi di Forza Italia,
sospeso a marzo dopo essere stato
condannato nel maxi processo in
tribunale sui fondi ai gruppi.
Niente da fare invece per Emanuele
Cera: era lui il primo degli eletti
per Fi nel collegio di Oristano,
ma è stato dichiarato ineleggibile
dai suoi possibili e mancati
colleghi. A scrutinio segreto sono
stati invece ventinove consiglieri
a dare il via libera al sindaco di
Paulilatino, cioè Gallus, undici
hanno votato contro, tre gli
astenuti. Di fatto in aula è passata a
maggioranza la decisione della
giunta per le elezioni, presieduta da
Eugenio Lai, Mdp, sostenuta anche da
un parere dell'Ufficio legale del
Consiglio. Perché Emanuele Cera,
sindaco di San Nicolò Arcidano,
invece è stato bocciato?
La risposta è questa: nel 2014 non
s'è
dimesso dalla carica di presidente
della Saremar, l'ex compagnia
marittima controllata dalla Regione,
prima che fosse depositata ad
Oristano la lista di Forza Italia
per le elezioni regionali. Dunque,
sarebbe proprio quel doppio
incarico, presidente della società e
candidato, ad avergli sbarrato la
strada verso il seggio. Una
conclusione che lo stesso Cera ha
provato più volte a contestare , «la
giunta per le elezioni non può
sostituirsi a un'eventuale sentenza del
giudice ordinario», ha scritto il
suo legale, ma non è stato
ascoltato, e ha commentato: «Sono
amareggiato e sconcertato». Gallus è
il nono cambio in corsa dall'inizio
della legislatura e nel primo
intervento ha detto: «Voterò sempre
e solo secondo coscienza, senza
vincoli di coalizione e partito».
A questo punto è probabile che non
s'iscriva al gruppo di Forza Italia,
con cui era candidato tre anni
fa, ma al Misto. Prima del cambio
Cherchi-Gallus, l'entra ed esci dal
Consiglio ha avuto come
protagonisti: Gianfranco Congiu, Pds, Antonio
Gaia e Pierfranco Zanchetta,
entrambi dell'Upc, che hanno preso il
posto di Efisio Arbau, La Base,
Gavino Sale, Irs, e Michele Atzara,
Idv, per decisione dei giudici
amministrativi. Per lo stesso motivo
Giovanni Satta, Uds, ha sostituito
Modesto Fenu, Zona Franca, con in
mezzo la parentesi di Gianni Lampis,
Fdi. Anche l'Udc ha avuto la sua
staffetta: Alfonso Marras è
subentrato a Gianni Tatti, dichiarato
ineleggibile. Poi ci sono state le
sospensioni per la Legge
anticorruzione Severino: Antonello
Peru, Fi - rientrato di recente -
per 18 mesi è stato sostituito da
Giancarlo Carta. Mentre due
settimane fa Mariano Contu, Fi, e
Gennaro Fuoco, Uds, sono subentrati
ad Alberto Randazzo e Mario Floris,
anche loro condannati per i fondi
ai gruppi.
SELARGIUS.
Conferme e sorprese nel voto del primo turno, ci si prepara
al
ballottaggioIl gran ballo delle preferenze
Gessa
fa il pieno, Olla esordisce col botto, Melis resta fuori
C'è un record storico nella
coalizione del centrodestra, sul versante
opposto l'exploit col botto di una
donna. Ma nel Consiglio del futuro,
a Selargius, manca anche un pezzo da
novanta della politica locale,
fuori dopo più di trent'anni di
permanenza nel Municipio di piazza
Cellarium.
TOTO SINDACO Il toto-sindaco impazza
tra le vie cittadine: da una
parte il vicesindaco Gigi Concu , in
testa al primo turno, dall'altra
il leader dell'opposizione in
consiglio comunale Francesco Lilliu .
Sfida a due con l'incognita degli
oltre diecimila astenuti e degli
elettori del Movimento 5 Stelle,
esclusi dal ballottaggio ma con due
consiglieri già piazzati in Aula.
I CALCIATORI Il grande sorpasso non
c'è stato,ma la differenza tra i
due calciatori in campo è di soli
tre voti: la distanza che separa
Gigi Piras , il cannoniere più
prolifico del Cagliari e candidato col
centrosinistra (125 preferenze), dal
grillino Pierluigi Porcu , che in
curriculum ha la C1 ai tempi del
Napoli di Reja e il posto sicuro in
Municipio con 122 voti conquistati.
Via libera per la prossima
legislatura, insieme all'ex
candidata sindaca Valeria Puddu , bocciata
al primo turno ma che comunque avrà
la sua sedia tra i banchi del
Consiglio.
I RECORDMAN È Gigi Gessa , candidato
con Forza Italia, il più votato
in assoluto. Anzi, a dire il vero
scrive il record storico per totale
di preferenza ottenute: 454, che lo
portano a battere il precedente
record detenuto da Concu. «Credo sia
il riconoscimento per il mio
impegno negli ultimi cinque anni»,
commenta Gessa. «Sono emozionato e
anche stupito: è un risultato che va
anche oltre le mie aspettative e
per cui devo ringraziare ogni mio
elettore».
A trentun punti di distanza c'è Omar
Zaher , candidato col Pd, che si
conferma una macchina da voti: più
votato della coalizione (di
centrosinistra) nelle scorse
Comunali, terzo in assoluto, e questa
volta conquista la medaglia
d'argento. «Frutto di un lavoro quotidiano
vissuto tra la gente, di cui ho
ascoltato sempre consigli e lamentale,
che poi ho portato in Aula, cercando
di dargli risposta», osserva.
«Ringrazio tutti, chi mi ha votato e
chi no, sarò il portavoce di ogni
selargino».
SFIDA IN ROSA Esordio col botto per
Francesca Olla , architetta:
candidata col Pd, è la donna più
votata in assoluto. «Credo che il mio
successo sia frutto di uno
straordinario lavoro collettivo, grazie al
quale ho potuto far conoscere alcune
delle mie idee e delle
competenze, conquistando la fiducia
degli elettori». E 383 voti, che
le fanno superare la presidente del
Consiglio Gabriella Mameli , sotto
di sette preferenze. E poi c'è
Claudia Angelo , rivelazione del
Partito dei Sardi, per lei 143 voti,
più di qualche volto noto del
Municipio.
I GRANDI ESCLUSI Fa scalpore
l'esclusione dall'Aula di Tonino Melis ,
ex sindaco (dal 1985 al '90 e dal
'94 al '98), vicepresidente,
assessore provinciale, primo dei non
eletti in Parlamento con 10 mila
voti: dopo oltre trent'anni di permanenza
in Municipio è fuori dai
giochi, con 139 preferenze.
Male anche Ferruccio Sanvido : ha
voltato le spalle alla maggioranza
per cercare fortuna in opposizione,
vanamente. Confermato il collega
Paolo Schirru , a cui la stessa
mossa è andata bene.
EX GIUNTA L'esecutivo dell'ex
sindaco Gian Franco Cappai resta quasi
al completo. Rientrano Sandro
Porqueddu , Cristina Contu , Fulvia
Perra . L'unica esclusa è Roberta
Relli , ex assessora alla Cultura,
Sport e Spettacolo. Ma qualcosa
potrebbe cambiare in caso di colpi di
scena, determinati dalle verifiche
dell'Ufficio elettorale attualmente
in corso.
Sara Marci
CARBONIA.
Dimissioni dopo la confessione del presidente Zonza circa i
post
sessisti su Fb È tempesta tra i Cinque Stelle, Sabrina Soru lascia il Consiglio
A quasi un anno dalla storica
vittoria alle amministrative, in casa
Cinque Stelle è in scena un
terremoto. Con violenti scosse quasi
quotidiane di cui l'ultima 24 ore
fa: le dimissioni del consigliere
comunale Sabrina Soru. E non per
questioni personali, ma per
«divergenze insanabili sugli
sviluppi del progetto politico».
LE CREPE Se sino a pochi giorni fa,
il capogruppo M5S Manolo Cossu
sottolineava, a proposito delle
dimissioni recenti dell'assessore
Emanuela Rubiu (quarto
amministratore ko in 11 mesi) che il gruppo
consiliare era solido, nella tarda
mattinata di ieri questa
affermazione ha iniziato a
traballare. Ma già sembrava vacillare la
sera prima quando, in un rovente
Consiglio comunale quasi del tutto
dedicato ai post sessisti scritti
dal presidente dell'Assemblea civica
Massimiliano Zonza in una pagina Fb
ricollegabile all'M5S, la mozione
di sfiducia nei suoi confronti è
stata firmata senza indugi pure dai
pentastellati Mauro Careddu e Mauro
Uccheddu. Emerge, insomma, un
quadro di contrasti interni
laceranti (già espressi un mese fa con i
malumori dei consiglieri Elio Loi e
Mauro Uccheddu)
NUOVO ADDIO Contrasti che diventano
palesi nelle parole di Sabrina
Soru (peraltro fra le più severe nel
condannare gli scritti sessisti):
«Come manifestato nelle scorse
settimane, prendo atto delle divergenze
insanabili per un progetto che
partiva da presupposti molto differenti
da quelli emersi». Poi l'affondo:
«Clima senza serenità e fiducia».
L'idea di aderire (o costituire) un
gruppo misto è stata scartata a
priori: «Una forzatura, non fa per
me». Accuse pesanti (simili a
quelle di Emanuela Rubiu e
dell'altro assessore dimissionario,
Riccardo Cireddu) cui il sindaco
Paola Massidda ha deciso di non
replicare. E si è affidata a un
comunicato in cui ricorda che
«dimettersi è diritto dei
consiglieri». Idem Cossu. Ma parla Careddu:
«Soru è stata una collega onesta e
combattente, quanto a Zonza è
chiaro che dovrà dimettersi». Spazio
al primo dei non eletti: Marco
Craig.
IL CLIMA Assumerà la carica in un
contesto ribollente, anche perché il
Movimento pare avere la consegna del
silenzio su tutto. A iniziare
dalla vicenda Zonza il qualche si è
preso «alcuni giorni di
riflessione». Silenzio pure dalle
consigliere M5S (che per prime
avevano condannato i post chiedendo
con forza che si risalisse al
colpevole) ; solo l'assessore
Loredana La Barbera torna a
«stigmatizzare l'uso a volte
distorto e offensivo dei social». E
l'opposizione? Per Fabio Usai e
Giuseppe Casti «l'esperienza M5S è in
disfacimento totale». Lo conferma
pure Ivonne Fraternale («Però Soru
avrebbe dovuto mantenere la carica
in quanto eletta»), e ha dubbi
Michele Stivaletta: «Massidda prenda
atto di una situazione
insostenibile». Daniela Garau lancia
un appello: «Carbonia ha bisogno
di stabilità e coesione».
Andrea Scano
GLI
SCONFITTI. Martinez, Uras, Pecoraro e Cadau: nessun apparentamento
«Nostri
elettori liberi di votare»
Nell'orizzonte politico per adesso
non si intravedono apparentamenti
ufficiali. Ma in queste ore la
macchina dei partiti si è rimessa in
moto, ci sono incontri e contatti
tra i vari gruppi per cercare di
recuperare più voti possibili. E si
guarda con molta attenzione al
polo civico-indipendentista: il Pds
potrebbe riallacciare col
centrosinistra? Chissà, di fatto in
quel raggruppamento ci sono anche
Udc e Idee rinnovabili con diversi
esponenti che per cinque anni hanno
fatto opposizione al governo Tendas.
«È prematuro fare queste
considerazioni - commenta Vincenzo Pecoraro ,
candidato sindaco Pds - La
situazione verrà valutata attentamente. Noi
abbiamo ottenuto un ottimo risultato
con una coalizione messa in piedi
all'ultimo momento. Forse la
strategia sarebbe potuta essere vincente
se avessimo allargato ad altri
gruppi di centro. In ogni caso da
questo 17 per cento si ripartirà».
Anche il movimento civico Capitale
Oristano proseguirà il percorso,
nonostante Filippo Martinez si
dimetterà subito come aveva annunciato.
«Il nostro “pantito” è stato il più
votato, non siamo riusciti ad
andare al ballottaggio come ci eravamo
prefissati - osserva Martinez -
ma siamo soddisfatti anche perché i
nostri sono tutti voti di
opinione». Possibilità di alleanze
per il ballottaggio? «I nostri
elettori hanno condiviso il progetto
ma sono coscienze libere di
votare chi credono - va avanti -
nessuna indicazione di voto».
In sintonia anche Anna Maria Uras ,
candidata sindaca di Coraggio e
libertà (che si è rivelata la terza
forza politica). «Un grandissimo
risultato - commenta - e vogliamo
proseguire il nostro percorso».
Esclude qualsiasi possibilità di
apparentamento, in particolare un
riavvicinamento al centrosinistra.
«Non ci sono i presupposti - va
avanti - noi ci siamo presentati con
un progetto coraggioso di
rinnovamento, chi ha creduto in noi
è libero di fare valutazioni e
comportarsi di conseguenza».
I 5Stelle per la prima volta saranno
rappresentati in Consiglio da
Patrizia Cadau . «Dal risultato di
domenica ripartiamo - si legge in
una nota - dando appuntamento alle
prossime elezioni, quando i
cittadini potranno giudicare
l'operato del movimento in Comune come
forza di opposizione». Per il
ballottaggio nessun accordo né
indicazioni di voto. ( v. p. )
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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