La
Nuova
L'isola
dei disoccupati prova a ripartire. Debole
ripresa economica nel 2016 con il Pil che cresce dello 0,4%. L'unico
settore vivace è il turismo ma più di un terzo dei giovani non ha lavoro
CAGLIARISe tutti i sardi sapessero
che cos'è il Pil e poi a ciascuno fosse annunciato che dal 2015 al 2016 è
cresciuto dello 0,4 per cento, forse tutt'insieme organizzerebbero chissà quale
pirotecnica festa di ringraziamento. Ma quelle tre lettere che stanno per
Prodotto interno lordo, banalizzando è il fatturato di un territorio, sono
importanti e sacrosante solo per gli economisti,
la gente comune è molto più spiccia.
Così per accontentare subito i
primi: l'anno scorso la Sardegna ha cominciato a uscire dalle secche della
grande crisi e a vedere uno spiraglio di luce. Lentamente, ma l'economia almeno
ha ripreso a risalire dopo aver perso dal 2007 in poi, uno dopo l'altro, 11
punti in percentuale di Pil e ancora un altro 0,4 nel 2015. Per fortuna - com'è
scritto nel rapporto annuale della sede regionale della Banca d'Italia - l'anno
scorso c'è stato lo scatto in avanti e qualcosa la Sardegna ha recuperato. Lo
0,4 per cento non sarà molto, ma se si seguono le parole del direttore della
banca delle banche, Luigi Bettoni, «c'è stata una crescita seppure a tassi
modesti».
Scritto del sussulto, forse i comuni
mortali potrebbero essere più interessati ad altri numeri del report numero 20.
Purtroppo non sono buoni, perché riguardano il lavoro. Il contenuto di una delle
tabelle, sono cinquanta in tutto, fa male
quanto cadere dalle scale a peso morto e pestare la schiena su tutti i gradini:
oltre la metà dei giovani nella fascia 15-24 anni è disoccupato e solo il 10
per cento ha un posto di lavoro non sempre fisso, spesso precario o autonomo,
ma qualcosa riesce a portarla a casa.
La disoccupazione giovanile è il problema
dei problemi, in Sardegna, anche per la Banca d'Italia. Se serve un'altra prova
schiacciante, eccola: dai 25 ai 34 anni, gli occupati salgono è vero fino al
47,6 per cento, ma resiste uno zoccolo duro di disoccupazione che sfiora i 30
punti, mentre nel periodo pre-crisi, fino al 2006, era del 15,8. «Nel 2016 - ha
detto Bettoni - il mercato del lavoro s'è fermato dopo l'aumento registrato nel
biennio precedente, con una diminuzione sia del numero degli occupati sia delle
ore lavorate».
Per poi entrare nel dettaglio: «C'è
stato un calo dei lavoratori autonomi e anche tra i dipendenti a tempo indeterminato
per via della riduzione degli sgravi nei contributi alle aziende rispetto al
2015. Però nel complesso il tasso assoluto di disoccupazione è rimasto stabile,
intorno al 17 per cento, ma è aumentata la quota dei disoccupati di lunga
durata, cioè chi cerca un impiego da più di 12 mesi».
La debolezza del mercato del lavoro –
è scritto in un altro passaggio della relazione - «ha influito sui giudizi
delle famiglie sarde sulla percezione della loro condizione economica: resta
buona, ma in calo, anche se dimostrano fiducia e i consumi sono di nuovo in
crescita». Se, a questo punto, fosse possibile un salto triplo dal sentire
comune a quello più specialistico degli economisti, potrebbero starci bene le
cifre sullo stato dell'economia in Sardegna. Le tabelle della Banca d'Italia,
come quelle recenti pubblicate dal centro di ricerche universitario Crenos, confermano
che in Sardegna a prendere quota nel fatturato è stato solo il turismo.
Nella classifica regionale del
Prodotto interno lordo, l'agricoltura è scesa del 2 per cento, il commercio del
4, l'industria è crollata dell'11 e le costruzioni sono andate a picco: meno
14,7. Nella successiva, quella sul numero delle imprese attive per ogni settore,
è invece proprio il commercio a prendersi la rivincita: sale al primo posto con
39mila aziende, davanti all'agricoltura, 34mila, alle costruzioni, quasi
20mila, e alle 12mila dei «servizi alloggio e ristorazione». Nel report manca
un capitolo dedicato alle zone interne, ma il direttore Bettoni ha confermato
«che a difendersi meglio - come si sapeva - sono i Comuni costieri, mentre
quelli centrali continuano a essere stritolati dalla crisi sociale ed economica,
dallo spopolamento e dall'emigrazione dei giovani».
Però c'è sempre il Pil con cui
consolarsi: è comunque aumentato e per gli appassionati dei numeri assoluti
quello della Sardegna, nel 2015, è stato di 32 miliardi e 61 milioni. Vuol che
da un anno all'altro i sardi hanno prodotto 128 milioni in più. Non è molto, ma
può valere una festicciola in casa.
di Umberto Aime
Ius
soli, rissa al Senato La Fedeli in infermeria
La
polemica
di
Anna Laura Bussa
ROMAL'Aula del Senato avvia l'esame
del disegno di legge sullo ius
soli mentre fuori impazza la
protesta di Casa Pound e dentro i
parlamentari della Lega si avventano
sui banchi del governo lanciando
insulti al presidente Grasso. Una
seduta di fuoco che finisce con
alcuni contusi: la ministra della
Scuola Valeria Fedeli viene portata
in infermeria, mentre il capogruppo
del Carroccio, Gianmarco
Centinaio, conclude la «resistenza
da Fort Alamo» con dita steccate e
mano gonfia. La strategia di Lega e
M5s contro il ddl che riconosce la
cittadinanza anche allo straniero
che nasce in Italia era già pronta
dal giorno prima.
I 5 Stelle avevano ottenuto in
Conferenza dei
capigruppo che, subito dopo la
fiducia sulla manovra e prima che si
cominciasse l'esame sullo ius soli,
l'Assemblea si pronunciasse sul
parere riguardante i presupposti di
costituzionalità del decreto
vaccini: escamotage che avrebbe
consentito di far mancare il numero
legale con conseguente slittamento
dell'esame del disegno di legge
sullo ius soli. Sul parere di
costituzionalità infatti «si sarebbe
potuto parlare a lungo».
Grasso aveva accolto la richiesta
perché
obbligato dal regolamento e così è
toccato alla presidente del gruppo
Misto Loredana De Petris (Sinistra
Italiana ) sparigliare le carte e
chiedere l'inversione dell'ordine
del giorno per parlare prima di ius
soli e poi di vaccini. Richiesta
condivisa dal capogruppo del Pd Luigi
Zanda e poi votata. È a questo punto
che nell'emiciclo scoppia
l'inferno. La Lega, guidata da
Roberto Calderoli, alza il livello
dello scontro per costringere Grasso
a sospendere la seduta. Raffaele
Volpi rivolge un plateale «vaffa» al
presidente del Senato che prima
lo espelle irato poi, con abile
mossa tattica e creando «il primo
precedente nella storia
repubblicana», gli revoca nel giro di pochi
minuti il provvedimento per evitare
lo stop dei lavori. Il regolamento
prevede infatti che sia nel caso in
cui l'espulso resti in Aula (Volpi
rimane «coperto» dai colleghi) sia
se viene trascinato fuori, la
seduta si sospenda.
Così a Grasso non resta che fare
buon viso a
cattivo gioco e deferire
disciplinarmente Volpi senza cacciarlo. La
decisione innervosisce Calderoli che
paragona Grasso «all'arbitro
Moreno». «Quando i giocatori si
arrivano a nascondere l'arbitro deve
comportarsi come può» è la risposta.
Ma i leghisti non si fermano e
corrono verso i banchi del governo
con cartelli con la scritta «No Ius
soli», «Stop all'invasione».
Centinaio si abbarbica alla ministra
Fedeli mentre 7 commessi cercano di
farlo alzare. Nel parapiglia la
responsabile dell'Istruzione viene
colpita. Il voto sul ddl slitta a
dopo i ballottaggi. Magari con la
fiducia come chiedono i Dem .
Unione Sarda
BANKITALIA.
Aumentano i consumi, bene il turismo: ma ancora non basta
Una
ripresa al rallentatore - Dopo la crisi l'Isola cresce meno delle
altre
regioni
L'economia isolana ha deluso le
attese: crescita del Pil modesta,
esportazioni in calo e disoccupazione
stabile hanno aumentato il
divario col resto d'Italia,
nonostante il boom del turismo e l'aumento
dei consumi. Quella arrivata dal
rapporto regionale 2016 della Banca
d'Italia non è una vera bocciatura,
ma dai dati dell'istituto,
presentati ieri a Cagliari, è emerso
come la Sardegna lo scorso anno
non abbia reagito alla recessione
con una ripresa consistente.
«Nel 2016 l'attività economica in
Sardegna è cresciuta a tassi
modesti», ha confermato il direttore
dalla filiale sarda della Banca
d'Italia, Luigi Bettoni: «Il
contributo principale è provenuto dal
lieve consolidamento dei consumi
delle famiglie, mentre si è ridotto
l'impulso proveniente dalla domanda
estera, indebolita nel corso
dell'anno».
I NUMERI Il +0,4% con cui il
prodotto interno lordo regionale ha
chiuso il 2016 non può far sorridere
più di tanto, soprattutto perché
il resto del Paese ha viaggiato più
veloce fuori dalla crisi (+1%).
Tra le note più dolenti le
esportazioni in calo (-10,9%), trainate
dalla minore richiesta dei prodotti
petroliferi (-12,5%) a cui però ha
fatto parzialmente da contraltare il
successo oltre confine dei
prodotti agricoli isolani (+12,2%).
Ma la fiducia dei sardi, stando
almeno ai numeri su consumi (+6,7%) e
richieste di credito (+1,2%), non è
mancata. «Il reddito disponibile
delle famiglie è cresciuto
leggermente, per via della dinamica
favorevole delle retribuzioni orarie
- ha spiegato Bettoni - facendo
aumentare, pur a tassi moderati, la
spesa per consumi». Tra le buone
notizie c'è anche il segno positivo,
dopo quattro anni di contrazione,
registrato dal credito erogato alle
famiglie, sotto forma di mutui e
prestiti.
L'OCCUPAZIONE Maggiore ottimismo
quindi, a dispetto dei tassi di
disoccupazione ben oltre la doppia
cifra. «Nel 2016 si è interrotta
l'espansione occupazionale che ha
caratterizzato il biennio 2014-15,
con una diminuzione sia del numero
degli occupati sia delle ore
lavorate», ha concluso il direttore:
«Nel complesso, il tasso di
disoccupazione è rimasto stabile a
poco più del 17% nella media
dell'anno, ma è aumentata la quota
dei disoccupati di lunga durata,
ossia coloro che hanno cercato un
impiego per più di 12 mesi».
Le speranze per un futuro migliore
sono state affidate soprattutto al
turismo, cresciuto nel 2016 del 9%.
Alle istituzioni (Stato, Regione e
Comuni), invece, il compito di
gestire meglio le risorse del Paese «e
puntare sui settori più promettenti
e ad alto tasso di tecnologia».
Luca Mascia
Quartu
MUNICIPIO.
Alla base della mossa di Delunas c'è una questione burocratica
Il
sindaco revoca l'ordinanza Poetto, movida fino all'alba
Dopo appena sei giorni, il Comune fa
dietrofront. Nei chioschi del
Poetto non si dovrà più spegnere la
musica all'una di notte, almeno
per ora. Il sindaco Stefano Delunas
ha revocato l'ordinanza del 9
giugno che regolamentava gli orari
per le emissioni sonore nei
localini del lungomare. In attesa di
un nuovo provvedimento saranno
valide le leggi nazionali, che
prevedono musica senza restrizioni fino
alle sei del mattino. I gestori dei
chioschi gongolano, mentre i
residenti nelle zone di Quartello e
Pitz'e Serra si dicono
preoccupati. La decisione di
annullare l'ordinanza è arrivata dopo il
parere negativo della segretaria
generale Paola Lai.
LA REVOCA «L'ordinanza deve prima
avere il via libera di due
dirigenti», spiegano in una nota dal
Municipio, «nel caso specifico
serve la relazione di chi coordina
le Attività produttive e del
comandante della Polizia locale.
Solo dopo la formalizzazione di
questi atti il sindaco potrà firmare
un nuovo provvedimento». Per
questo Delunas «in autotutela ha
annullato» la decisione precedente:
«Il problema evidenziato dal
segretario generale riguarda principi di
non conformità al piano
anticorruzione». Sottolineato questo aspetto,
dal Comune precisano che
«l'amministrazione resta comunque contraria
al non rispetto della pubblica
sicurezza e della quiete pubblica ed è
disponibile ad avviare forme di
collaborazione con chi agisce nel
rispetto della legge».
I RESIDENTI La novità ha suscitato
reazioni contrastanti. Mario
Sotgiu, presidente del comitato di
residenti di Pitz'e Serra,
Quartello, Sa Forada e
Sant'Anastasia, che già lo scorso anno si era
rivolto al prefetto per la musica
diffusa dalle casse fino a tarda
ora, commenta: «Vigileremo sugli
sviluppi futuri. Di certo non si può
tollerare la musica fino alle sei
del mattino. Ci sono persone malate
e anziane e tanti cittadini che si
devono alzare presto per andare al
lavoro. Hanno il diritto di
riposare. Non esiteremo a rivolgerci di
nuovo al prefetto».
LA MUSICA In base alla direzione del
vento, sono i proprietari delle
abitazioni di Quartello a sentire
maggiormente la musica proveniente
dai chioschi sul mare. «Attendiamo
di capire bene le motivazioni che
hanno portato all'annullamento
dell'ordinanza» dice Lesya Pavlova,
vice presidente del comitato, «la
revoca fa quasi pensare che o il
provvedimento non è stato preparato
per bene oppure il Comune,
pressato, ha cambiato idea».
Giorgia Daga
SELARGIUS.
Poche poltrone sicure, molte dipendono dal candidato a
sindaco
che vincerà. Consiglieri appesi a un voto
I
diversi assetti dell'Aula a seconda dell'esito del ballottaggio
L'appuntamento col ballottaggio si
avvicina, intanto si delineano i
possibili scenari in Aula. Tra
consiglieri già confermati e altri
attualmente in bilico, sarà l'esito
delle urne a stabilire la nuova
squadra del Municipio selargino: gli
scenari, in caso di vittoria di
Francesco Lilliu, candidato sindaco del
centrosinistra, o di quello
del centrodestra, Gigi Concu, sono
profondamente diversi fra loro.
LILLIU SINDACO In caso di vittoria
di Francesco Lilliu, la maggioranza
di centrosinistra porterebbe in Aula
15 consiglieri.
Sette sarebbero del Partito democratico:
Omar Zaher (volto noto e il
secondo più votato in assoluto con
423 preferenze), la new entry
Francesca Olla (che detiene la
medaglia d'oro per maggior numero di
preferenze tra le donne candidate),
l'ex assessore Salvatore Pintus,
il segretario cittadino Nicola
Onano, Giorgia Porcu (già consigliera
di opposizione). Chiuderebbero la
lista Sergio Garau e Gabriela
Pistis, entrambi novità tra i banchi
del Consiglio.
Tre consiglieri per la lista civica
“Per Selargius Lilliu sindaco”:
Mario Tuveri, Valentina Muscas e
Anna Rita Dentoni, tutti avvocati. Il
Partito dei Sardi vedrebbe
confermato Paolo Nicola Schirru e Claudia
Angelo al suo esordio. “Selargius
futura” metterebbe in campo l'ex
bomber Gigi Piras e l'ex consigliere
di opposizione Dino Deiana. Un
solo posto per il Psd'Az: se lo
aggiudicherebbe Annachiara Mura.
Tra i banchi della minoranza
troverebbero spazio quattro candidati di
Forza Italia: Gigi Gessa (record
assoluto di voti) e le due assessore
della Giunta Cappai: Fulvia Perra e
Cristina Contu. Oltre a Concu. Due
posti per i Riformatori che
vedrebbero riconfermata la presidente di
Consiglio Gabriella Mameli e il
collega Alessandro Aghedu. Due
consiglieri anche per il Movimento 5
Stelle, che al suo esordio nelle
amministrative locali entra con l'ex
candidata sindaca Valeria Puddu e
col calciatore Pierluigi Porcu. E
infine Sardegna 20Venti: un solo
posto, che occuperebbe Giuliano
Palmieri.
CONCU SINDACO Se le urne dovessero
premiare Gigi Concu, in Consiglio
si presenterebbe una squadra quasi
al completo per Forza Italia.
Troverebbero posto in Municipio:
Gigi Gessa, Fulvia Perra, Cristina
Contu, Christian Noli e Riccardo
Paschina, tutti reduci della Giunta
Cappai. Accompagnati dalla novità,
che risponde al nome di Marianna
Mameli.
Stesso scenario in casa Riformatori:
pronti a entrare in Aula
Gabriella Mameli, Alessandro Aghedu,
Riccardo Cioni e Mariano
Argiolas. Segue Sardegna 20Venti,
che vedrebbe riconfermato Giuliano
Palmieri e al suo fianco Pierpaolo
Ambu. Un solo consigliere per l'Udc
(Sandro Porqueddu), uno per Anno
Zero (Giulio Melis) e uno per
Fratelli d'Italia, che spetterebbe
di diritto a Maria Chiara Contu.
Sul versante opposto la minoranza
sarebbe composta da quattro
esponenti del Pd: Omar Zaher,
Francesca Olla e Salvatore Pintus.
Insieme a Lilliu. Valeria Puddu e
Pierluigi Porcu (Movimento 5
Stelle), sono ormai certi, a
prescindere dall'esito del ballottaggio.
Mario Tuveri occuperebbe l'unico
posto destinato alla civica “Per
Selargius Lilliu sindaco”, il
Partito dei Sardi porterebbe in Aula
Paolo Nicola Schirru, e per
“Selargius Futura” entrerebbe Gigi Piras.
L'ultima parola la diranno gli
elettori, domenica 25.
Sara Marci
Il
parere del leader di Sardigna Natzione Cumpostu sull'addio di Maninchedda
«Indipendentismo
di governo? Solo un fallimento umiliante»
Pubblichiamo
la lettera di Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna
Natzione,
nell'ambito del dibattito sul futuro del sovranismo e
dell'indipendentismo
sardo.
Che l'indipendentismo di governo,
nickname di collaborazionismo, non
possa essere una soluzione per la
questione nazionale sarda era già
evidente dal tentativo autonomistico
di Mario Melis e dalle operazioni
reggi-bordone del sardismo coi
centrodestra o centrosinistra
tricolori. Con la sua lettera di
dimissioni Maninchedda prova che il
collaborazionismo non solo non porta
a niente ma non è neanche
possibile con un partito-stato che
dello stato cura unicamente gli
interessi.
L'azione del sistema occupante è
stata sistematica con l'obiettivo di
colpirne uno, Maninchedda, e
metterne in avviso cento sulle condizioni
per sedersi al tavolo de Su Mere. Il
logoramento della persona è stato
continuo ed efficace, ha logorato la
macchina politica Maninchedda. Il
linciaggio calunnioso, mirato non
solo alla persona ma principalmente
alla diversità politica. Cito da
lettera di Maninchedda: «Si è
sostenuto che ero pronto ad
accettare più o meno tutto da parte dei
partiti e dello Stato italiano pur
di mantenere il mio ruolo. Questa
campagna per me calunniosa è stata
insopportabile».
Il fallimento come obiettivo lo si è
perseguito con costanza e
impegno. «È vero che io ho tirato
fuori Abbanoa dal tribunale
fallimentare, ma Abbanoa non
riguarda solo me come Assessore. Invece è
iniziato una sorta di tiro al
piccione personalizzante, mistificazioni
che celano un desiderio di ritorno
al passato» e così per la strada
Sassari-Olbia, per la salvaguardia
idrogeologica di Olbia e per l'Anas
«tutto prosegue come se niente
fosse, con una forte cortina di
protezione governativa sull'Anas e
nessuno schieramento collettivo
sulle posizioni da me
rappresentate».
La conservazione e protezione delle
Agenzie della Dipendenza: «È vero
che ho lavorato tanto a mettere
ordine in Area, ma è anche vero che,
non essendo stupido, so
perfettamente di non godere del consenso
politico per smontare l'antica e mai
sopita articolazione dell'azienda
abitativa della Sardegna in
sultanati indipendenti coincidenti con i
vecchi Iacp».
La tutela dello stato e dei suoi
interessi è stata severa al punto che
Maninchedda a sostegno delle sue
dimissioni aggiunge «ragioni
psicologiche e culturali. Mi sento
particolarmente isolato,
all'interno della Giunta, nel
percepire come straordinariamente
dannosa per la Sardegna la crisi
dello Stato italiano, lasciandomi una
sensazione di solitudine nel
percepire l'urgenza di cambiamenti
epocali per noi Sardi», rendendo
evidente che mai il partito-stato e i
suoi alleati hanno avuto dubbi su da
che parte stare.
L'ostacolare gli obiettivi simbolo
dell'Indipendentismo di Governo.
Per giustificare il
collaborazionismo Maninchedda aveva bisogno di
conseguire obiettivi simbolo:
«Abbiamo bisogno che il nostro desiderio
di libertà e di autogoverno siano
simbolicamente rappresentati».
Nessun obiettivo simbolo è stato
conseguito, tanto meno quello
dell'Agenzia Sarda delle Entrate che
dallo stato occupante è stata
ridotta a un carrozzone molto
costoso e senza alcuna funzione.
Il bilancio dell'Indipendentismo di
Governo è dunque totalmente
negativo, non ha spostato di una
virgola il rapporto di dipendenza, la
situazione economica, l'occupazione
militare, la disoccupazione
cronica, la sudditanza culturale e
psicologica. Non è una mia
constatazione, è ciò che evidenzia
Maninchedda nelle sue dimissioni.
L'indipendentismo di Governo, leggi
collaborazionismo, ha fallito e
umilia chi lo pratica. Ma se ha
fallito perché il Partito dei Sardi e
lo stesso Maninchedda continuano a
riproporlo? Perché si vuole
rimanere sotto il “Cielo di Vetro”
di cui parla Franciscu Sedda
segretario del PdS, con la stessa
atmosfera narcotica di cui si sono
lamentati? S'andala, la si può anche
sbagliare e rompervisi una gamba
ma ritornarci per rompersi anche
l'altra significa che
quell'indipendentismo non si regge
ed è altro.
L'indipendentismo sta fuori da quel
Cielo di Vetro narcotico, è da
esso disgiunto, non collaborativo,
non complementare, non oppositivo
ma nettamente alternativo e si
propone di togliere il governo della
Sardegna al sistema politico che
l'ha portata al disastro e lo sta
cronicizzando. La cultura politica
sarda, le espressioni politiche e
civiche nate in Sardegna hanno preso
atto della responsabilità che
incombe su di esse, sono consapevoli
dell'urgenza, della necessità di
andare oltre le giuste differenze,
di dotarsi di anticorpi contro il
cancro del collaborazionismo, di
alloggiare insieme in una Casa Comune
e accogliervi anche chi rientra
dall'aver prima sbagliato andala, per
chiedere ai sardi, tutti insieme, di
togliere agli attuali Savoia il
governo della Sardegna.
Per fare ciò non si ha bisogno di
essere tutti indipendentisti, veri o
ammantati, ma solo di gente di
Sardegna che abbia capito che siamo al
giro di boa del disastro
irreversibile e che mai come oggi la nostra
stateless natzion ne ha avuto
consapevolezza. A grande consapevolezza
deve corrispondere grande
responsabilità, che non si può esaurire nel
concordare la resa chiedendo al
sistema occupante di bere i tre
bicchieri di acqua fresca che il PdS
ha timidamente poggiato sul
tavolo delle trattative con il
partito-stato. Ma quale insularità
pietistica, solo se avremo il
governo della nostra natzione potremo
aspirare a una, ormai indispensabile,
soggettività politica, senza i
Savoia.
Bustianu
Cumpostu
Coordinadore
Natzionale
de
Sardigna Natzione
Indipendentzia
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca
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