La
Nuova Sardegna
Il
professore auspica il dialogo tra Letta e Renzi. E sul ritorno a Palazzo Chigi:
«È impossibile» Unità a sinistra, Prodi: «Sarò il Vinavil» di Francesco
Bongarrà
ROMA «Io faccio il Vinavil». Romano
Prodi dice di non avere ambizioni da mediatore in un centrosinistra in cui il
referendum ha inflitto «una lacerazione» con «micidiali rotture personali». Ma
pur schernendosi nel suo nuovo ruolo di «predicatore», è sicuramente in campo
per incollare, rimettere a posto, provare a riportare armonia in una compagine
che se non si unifica «farà vincere il centrodestra».
Con una certezza: nel suo futuro un
ritorno a Palazzo Chigi è semplicemente «impossibile». Parlando in tv da Lucia
Annunziata il professore auspica un'Italia che «non chieda misericordia» a Bruxelles
e si impegni a tagliare il proprio debito pubblico come lui fece, e anche «di
10 punti» quando fu al governo. Conferma che la legge elettorale proporzionale
non gli piace perché «non dà stabilità» e quindi indebolisce il Paese che «dovrebbe
invece essere forte al fianco di Francia e Germania per una Ue migliore».
«Andremo a elezioni con quello che c'è? Può essere, ma che questo sia un bene
no, no e no», afferma lui che preferirebbe un ritorno al maggioritario.
«Prima o poi - avverte Prodi - una
legge elettorale la si dovrà fare» e questa «dovrebbe dare stabilità»
consentendo alle legislature di concludersi a scadenza naturale. Ma
soprattutto, il padre dell'Ulivo racconta degli incontri nella sua casa di
Bologna con Matteo Renzi, Enrico Letta e Giuliano Pisapia. Incontri che,
sostiene davanti alle telecamere, «sono andati bene», augurandosi «di cuore una
riapertura di dialogo tra Letta e Renzi: altrimenti non si ricostruisce il Paese».
Un dialogo che per Prodi deve essere riaperto da Renzi anche con la Cgil.
Per il centrosinistra il tema, a
dire del Prof, non è l'unità, almeno all'inizio, ma la necessità di «trovare un
programma comune perché la gente non sa dove si stia andando e le tensioni sono
più personali che sul programma». «Per favore - è il suo appello - vediamo che
si deve fare per mettere il Paese sulla strada giusta per più uguaglianza e
sviluppo e meno disoccupazione. Poi è più facile avere un accordo, ma non ho
ambizioni di fare il mediatore». L'appello dell'ex presidente della Commissione
Ue piace a tanti nel Pd. E riscuote il consenso dei centristi a cominciare da
Lorenzo Dellai di Centro Democratico.
Unione Sarda
Selargius,
le tre priorità per i candidati
Lavoro,
servizi, periferie. La sfida tra Francesco Lilliu e Gigi Concu
A una settimana dal voto, scatta la
fase dei buoni propositi. Tre
priorità a testa per i due candidati
sindaci di Selargius, pronti a
confrontarsi nel ballottaggio di
domenica prossima. E qualche
indiscrezione sulla Giunta, in caso
di vittoria.
Per ora l'unica certezza è che sarà
una sfida a due. Fatta fuori dai
giochi Valeria Puddu, l'ex candidata
del Movimento 5 Stelle, esclusa
al primo turno, restano in campo
Francesco Lilliu, scommessa del
centrosinistra, e Gigi Concu,
sostenuto dal centrodestra.
Corsa in solitaria, considerando che
i pentastellati hanno deciso di
mettersi da parte. Nessun
apparentamento, e l'intenzione di disertare
le urne.
LILLIU Il primo turno lo ha visto
sotto di appena 289 voti rispetto al
suo avversario, ma Lilliu va avanti
per la sua strada. Trentasei anni,
avvocato, leader dell'opposizione, e
le idee chiare sul futuro. «Nella
composizione della Giunta seguirò i
criteri della competenza e del
rinnovamento», anticipa. «Darò
spazio alle figure provenienti dai vari
quartieri, anche quelli più lontani,
come Su Planu e Is Corrias»,
spiega. «M'impegno a mantenere
invariata la Giunta per tutti i 5 anni,
in modo da dare stabilità al Comune,
contrariamente
all'amministrazione uscente, che ci
ha abituato a cambi di assessori
ogni sei mesi». Infine tre priorità:
«Al primo posto il lavoro:
istituiremo un sistema di sgravi
fiscali alle imprese locali che si
impegnano ad assumere selargini. Ci
confronteremo con l'associazione
dei commercianti per una
programmazione di eventi e iniziative».
Infine il Centro Servizi: «Sarà completato
- assicura -, dotato di
sportello bancario, postale e di un
altro dove professionisti e
dipendenti comunali affiancheranno
imprenditori e disoccupati nello
sviluppo e creazione d'impresa,
anche agricola».
CONCU Quarantanove anni, ingegnere e
attuale vicesindaco, anche Concu
ha le idee chiare, e non si
discostano da quelle del suo avversario.
Parte dall'esecutivo: «È mia
intenzione nominare un assessore
residente a Su Planu, a cui verrà
assegnata la delega al
decentramento, che gli consentirà di
occuparsi dei quartieri
periferici, tra cui Su Planu e Is
Corrias», annuncia. «Parliamo nel
primo caso di una realtà importante,
per cui avrò un occhio di
riguardo: se verrò eletto
predisporrò tutti gli atti necessari per
trasferire alcuni servizi
all'interno del quartiere». Tre priorità
anche per lui: «Per prima cosa mi
occuperò di far partire tutti gli
appalti programmati finalizzati al
completamento dell'iter per la
messa in sicurezza degli edifici
scolastici presenti nel territorio»,
assicura. «M'impegno ufficialmente a
mettere in funzione il Centro
Servizi entro fine anno, un punto di
partenza da cui partire per
rilanciare la zona industriale e
creare occupazione. E infine
l'illuminazione pubblica: carente in
alcune strade, soprattutto in via
San Martino. È un problema che
risolverò in brevissimo tempo».
Sara Marci
Oristano,
il duello tra Lutzu e Obinu
Oggi
il confronto organizzato dall'Unione Sarda
Una sfida all'ultimo voto. Senza
tregue. Per gli aspiranti sindaci
Maria Obinu, del centrosinistra, e
Andrea Lutzu, centrodestra, inizia
la settimana più lunga in vista del
ballottaggio di domenica prossima.
E sale l'adrenalina politica a
Oristano che fra sette giorni avrà un
nuovo sindaco. In attesa del duello
davanti alle urne, oggi un primo
faccia a faccia tra i due: in piazza
Eleonora, alle 21, si terrà il
confronto pubblico organizzato
dall'Unione Sarda.
NIENTE APPARENTAMENTI Dopo il
vantaggio di Lutzu al primo turno, sarà
una partita tutta nuova e i due
candidati sindaci se la giocheranno
fino in fondo. L'uno per riportare
il centrodestra alla guida della
città dopo l'esperienza
dell'amministrazione Tendas, l'altra proprio
per confermare il centrosinistra al
governo. Entrambi hanno scelto di
continuare a correre con le squadre
di partenza, senza apparentamenti
con le liste sconfitte (Capitale
Oristano di Filippo Martinez, 5Stelle
con Patrizia Cadau, lista Coraggio e
libertà con Anna Maria Uras e il
polo civico-indipendentista con
Vincenzo Pecoraro). Nei giorni scorsi
ci sono stati incontri e
ammiccamenti tra i rappresentanti dei vari
gruppi, ma alla fine non è stato
chiuso alcun accordo ufficiale. E il
pacchetto-voti delle quattro liste
escluse al primo turno resta libero
di andare in entrambe le direzioni.
Lo sanno bene i due candidati che
in questo scampolo di campagna
elettorale cercheranno di conquistare
la fiducia sia di chi ha votato per
altri sia di chi invece non si è
nemmeno avvicinato alle urne.
IN CORSA «Ci rivolgiamo a tutti
perché sostengano il nostro progetto e
una squadra completamente rinnovata
in cui uniamo la freschezza dei
più giovani all'esperienza»,
ribadisce Maria Obinu, sostenuta da Pd,
Psd'Az, Psi, le liste civiche NoiOr,
Oristano nel cuore e Valore
comune. Dal canto suo, il candidato
di Forza Italia, Riformatori,
Fortza Paris, Fratelli d'Italia e la
civica Un'altra Oristano sa che
il vantaggio dell'8 per cento (29,6
per cento contro 21,84) non basta.
«La partita è aperta - sostiene
Andrea Lutzu - e stiamo continuando a
lavorare con l'impegno e
l'entusiasmo che abbiamo messo finora in
questa avventura».
LA CAMPAGNA Una battaglia combattuta
tra tour in pullman nelle
frazioni (il centrodestra) e
incontri nei parchi delle borgate (il
centrosinistra). E ancora confronti
con associazioni, visite ai
mercati in una frenetica caccia al
voto. E, mai come stavolta, la
sfida corre anche sui social. È
quasi un'altra competizione tra video,
accattivanti interviste e divertenti
fuori onda: gli staff di entrambi
gli schieramenti si stanno
sbizzarrendo nel mostrare i candidati sotto
luci diverse.
ULTIMO SPRINT «Sto incontrando tante
persone e sto ascoltando tutti
come ho sempre fatto anche in questi
cinque anni alla guida
dell'assessorato ai Servizi sociali
- spiega Maria Obinu -. Con la
coalizione stiamo lavorando con
grande impegno. Sono convinta che
ribaltare il risultato del primo
turno non sia un'impresa
impossibile». Identica
determinazione in casa del centrodestra. «Non
ci si può fermare, incontriamo i
cittadini e ascoltiamo con attenzione
le loro esigenze - sostiene Andrea
Lutzu -. Sarà una settimana
intensa, ho chiesto ai miei
candidati di continuare la campagna
elettorale con la correttezza avuta
finora: ci confrontiamo su idee e
programmi. Così alle 23 del 25
giugno ci potremo guardare allo
specchio con la coscienza a posto.
Il risultato verrà di conseguenza».
IL CONFRONTO Tante idee che oggi
Andrea Lutzu e Maria Obinu potranno
ribadire a tutti gli oristanesi
durante il confronto organizzato
dall'Unione Sarda. L'appuntamento è
alle 21 in piazza Eleonora sulle
gradinate di Palazzo degli Scolopi,
sede del Comune. La serata sarà
ripresa dalle telecamere di
Videolina e sarà poi trasmessa nel Tg di
domani.
Valeria Pinna
Fuga
dalla politica: dilaga la “lista unica”
Sempre
più difficile nell'Isola trovare persone disposte a impegnarsi
Sindaci
senza opposizione in un Comune su 4
Un sindaco lo sa: il potere logora
soprattutto lui. In un paese che
non arriva a mille anime ma ha valanghe
di problemi, ci vuole coraggio
a impegnarsi per cinque anni. Ed è
logorante anche fare opposizione.
Di solito, nell'Isola, le Comunali
scatenavano la corsa alle
candidature: ma da qualche anno la
tendenza è diversa. Nei centri
medio-piccoli (non solo
piccolissimi) è ormai frequente vedere un solo
aspirante sindaco, e completare le
liste sta diventando un'impresa.
I NUMERI L'11 giugno scorso i Comuni
col candidato sindaco unico erano
21 su 64. E con i due in cui non
sono state presentate liste, quelli a
democrazia traballante sono più di
un terzo.
Cinque anni prima i casi
erano 7 su 64. Il fenomeno è esploso
dal 2015: 46 liste uniche su 167
Comuni, contro i 21 su 176 del 2010.
L'anno scorso, 20 su 99: 14 su 97
nel 2011. Risultato: oggi i sindaci
che non hanno opposizione in
municipio sono quasi 100 su 377. Uno
su quattro, in pratica.
L'ANALISI Meglio per loro? No:
«Manca il dialogo democratico», avverte
Emiliano Deiana , sindaco di
Bortigiadas e presidente dell'Anci. «Io
fui eletto la prima volta per soli
18 voti, c'era il paese spaccato.
Su una rilevante delibera
urbanistica fu la minoranza, in modo
costruttivo, ad aiutarmi a
migliorare la proposta iniziale».
La causa della fuga dalla politica
locale, per Deiana, «è anzitutto lo
Stato che si ritrae sempre più.
Venerdì presenteremo all'assemblea
dei
sindaci un dossier sui numeri di
questo abbandono. Tra i tagli e i
risparmi intoccabili per via dei
bilanci armonizzati, ci sono miliardi
fermi». E poi le procedure più
complesse, abbinate a regole che
spostano il vero potere sulle
burocrazie: «Per la gente sei il volto
riconoscibile dello Stato, ma tu non
senti di incidere. Rischi
un'indagine al minimo errore, oppure
attentati e intimidazioni. In
queste condizioni, uno sano di mente
non si mette a fare il sindaco».
SUL FRONTE «Oggi amministrare è
difficilissmo», concorda Antonella
Corongiu , appena riconfermata a
Pimentel. Terzo mandato, ma per la
prima volta il paese non ha espresso
una lista alternativa: «Non ne
sono contenta, anche se in parte
indica che abbiamo conquistato un
certo consenso». L'affluenza al
67,8% lo conferma. Corongiu però
condivide la sensazione di abbandono
di molti sindaci: «Mancano
strumenti e risorse, un Comune
virtuoso come il nostro non può neppure
spendere i soldi che ha».
Anche Stefania Piras , a Oniferi, ha
superato bene il quorum (57,6%):
«Ma è duro trovare persone disposte
a impegnarsi per cinque anni. Oggi
la gente vede i Comuni come uffici
di collocamento, ma non possono
creare lavoro». La Giunta Piras ha
battuto un record: è la prima
riconfermata a Oniferi. E
l'opposizione, anche se non c'è in Consiglio
comunale, a volte si esprime in
altri modi: «Una minoranza stimola a
fare meglio. È facile fare
opposizione dai banchi del bar anziché da
quelli del Consiglio. Le liste
uniche riflettono una situazione
sociale in cui manca il senso delle
nostre comunità e prevalgono gli
individualismi».
ALTRI CASI Non ha questi problemi
Assemini, dove di solito i candidati
fioccano, ma il sindaco Mario Puddu
capisce i colleghi: «Le vacche
grasse sono finite 20 anni fa, oggi
devi tappare buchi di bilancio e
buche in strada. La fuga nasce dalla
disaffezione verso la politica
che non risolve i problemi». E pure
una forza innovativa come il M5S,
alle ultime Comunali, è riuscita a
correre solo in due centri: «Un
conto è fare l'attivista, altro è
trovare i numeri per fare una
lista», ammette Puddu. «Per noi
incide la scelta di andare da soli: ma
è meglio non presentarsi piuttosto
che fare, pur di vincere,
agglomerati con persone che la
pensano all'opposto».
Giuseppe Meloni
SASSARI.
Sanna alla resa dei conti: «Il Pd deve essere chiaro»
Dopo
le dimissioni dei due assessori Pinna e Spanedda
Pensieri e caldo afoso hanno reso
domenica una giornata poco
piacevole. Il sindaco, Nicola Sanna,
l'ha trascorsa pensando a come
salvare il suo progetto politico
dopo le dimissioni degli assessori
Fabio Pinna e Monica Spanedda (altri
tre li avevano preceduti).
Obiettivo, scongiurare la fine del
mandato e la nomina del commissario
straordinario. Argomento più volte
posto al Pd, partito «cui il
sindaco risponde, poco e qualche
volta male» ironizza un consigliere
comunale della maggioranza di centro
sinistra. Due gli scenari
possibili: tutti a casa e nomina del
commissario straordinario anche
se qualcuno paventa che il
commissario possa fare gli interessi di
qualche big del partito più che
della città. Questo invita alla
cautela. L'altra ipotesi, possibile
ma difficilmente attuabile,
prevede che il Pd lasci lo spazio a
una giunta di larghe intese dopo
l'azzeramento delle deleghe.
IL SINDACO Paradossalmente in questa
contorta vicenda Nicola Sanna
sembra avere chiare le scelte da
fare: «Il Pd dovrà essere chiaro e
assumersi la responsabilità di una
scelta: andare avanti o mettersi da
parte», ha dichiarato: «Dopodiché
deciderò il da farsi». In un momento
di così grave difficoltà a livello
nazionale e regionale, il Pd non
dovrebbe rischiare di perdere la
gestione del comune di Sassari. «Chi
non mi voleva come sindaco dal primo
momento (il Pd), ha continuato a
osteggiarmi ma non può permettersi
di perdere tutto», dice il sindaco.
E chi ha favorito la sua elezione e
l'ha sostenuta in giunta? «Lo ha
fatto per opportunismo ed ora,
dimostrando scarsa resistenza alle
fatiche politiche, preferisce
lasciare. Ci vedremo in consiglio
comunale».
GLI ASSESSORI È stato faticoso
sapere se gli assessori dimissionari
erano due (Fabio Pinna e Monica
Spanedda) o tre (Raffaella Sau, con
delega alla cultura). Per i primi è
stato semplice perché avevano già
protocollato le dimissioni, per la
terza non se ne veniva a capo. Ieri
sera l'interessata, finalmente
rintracciata, ha smentito di essersi
dimessa: «Sto riflettendo» ha detto.
Contrariamente a quanto
annunciato oggi in casa Pd non ci
sarà alcuna riunione. Segnale
inequivocabile per Sanna: «Ormai
sono problemi tuoi. Tu hai creato le
condizioni di ingovernabilità, ora
se ci riesci risolvile» gli ha
scritto qualcuno su Fb.
Insomma, la sensazione è che
l'avventura del sindaco Nicola Sanna e
della sua giunta di centro sinistra
sia ormai giunta al capolinea.
Gibi Puggioni
La Nuova
SASSARI
Crisi
a Palazzo Ducale: incontro decisivo al Pd
Oggi
nella sede di via Mazzini è in ballo il futuro della giunta di Nicola Sanna
Il
Piano della comunicazione ha acceso la scintilla. Non ufficiale
l'addio
della Sau
di Paoletta FarinawSASSARIOggi il
"redde rationem" nel Partito
Democratico da cui dipenderà il
futuro della giunta di Nicola Sanna.
Nella sede di via Mazzini si
metteranno le carte sul tavolo per vedere
se dopo le dimissioni dei tre
assessori Fabio Pinna (che è anche
segretario cittadino del partito),
Monica Spanedda e Raffaella Sau (ma
fino a ieri la responsabile della
Cultura non le aveva ancora
protocollate) ci siano margini per
una ricomposizione che sventi il
commissariamento di Palazzo Ducale.
Difficile capire se il clima sia
favorevole almeno a un armistizio,
se non a una completa dichiarazione
di pace tra i belligeranti, considerati
i travagliati mesi vissuti dal
sindaco che da marzo a oggi ha perso
sei dei suoi assessori,
sostituendo solo il titolare del
Bilancio, Alessio Marras, con il
consigliere Simone Campus, e che ha
visto allontanarsi due consiglieri
di maggioranza della lista civica
renziana "Sassari bella dentro" Dino
Ghi e Alessandro Boiano, che stanno
garantendo, ma "con riserva"
l'appoggio esterno.Certo è che un
peso importante nelle decisioni che
verrano prese nella giornata
odierna,(in una riunione già in
calendario prima che scoppiasse il
nuovo caso), lo avranno "padri
nobili" e capicorrente dei dem,
dal senatore Silvio Lai, al presidente
del consiglio regionale Gianfranco
Ganau, per continuare con Giacomo
Spissu e Gavino Manca, ai quali
fanno riferimento gli ultimi tre
assessori dimissionari.
In particolare è attesa quale sarà
la linea di
Ganau che nella precedente riunione
del partito dello scorso lunedì
non era intervenuto nel dibattito ed
era andato via senza commentare.
Ganau insieme con Lai, almeno a
quanto si mormora da tempo all'interno
del partito, sarebbe favorevole al
commissariamento. E bisognerà
vedere anche quale sarà la posizione
di Spissu, che veniva dato come
più prudente sull'ipotesi di
commissariamento, ma le dimissioni (pare
molto sofferte) dell'assessore
all'Ambiente Fabio Pinna, che fa capo
alla sua corrente, sembrano lasciar
intendere che qualcosa potrebbe
cambiare nell'atteggiamento finora
tenuto. A scatenare la reazione che
ha portato alle dimissioni,
ufficiali o meno, dei tre assessori, è
stata la presentazione in giunta,
giovedì scorso, del Piano della
comunicazione che prevederebbe tra
le figure, oltre al portavoce del
sindaco, anche un coordinatore, che
dovrebbe essere nominato dallo
stesso sindaco. Per la scelta del
"supervisore" girano autorevoli nomi
di giornalisti che sarebbero stati
proposti al sindaco, il quale però
vorrebbe decidere in autonomia
poichè lo stesso Piano della
comunicazione lo prevede.
Quando la tensione in giunta è
salita, uno
degli assessori dimissionari ha
chiesto la sospensione
dell'approvazione del piano in
attesa della riunione odierna. Il Pd è
infatti convinto da tempo che
all'esterno non appaia in modo
sufficiente il lavoro svolto
dall'amministrazione per la
città.Probabilmente, però, in questi
continui stop and go nel tiro al
bersaglio sul sindaco gioca
l'incerto esito di un eventuale ritorno
alle urne. Tutto da dimostrare che
il centrosinistra, dilaniato da
regolamenti di conti interni,
personalismi, ripicche e via
continuando, possa ritornare a
Palazzo Ducale con il plebiscito del
2014. E intanto starebbero nascendo
aggregazioni nel centrodestra che
potrebbe approfittare di questo
momento di debolezza degli avversari
se davvero il Comune verrà
commissariato e si andrà a elezioni. E
scalpita anche il Movimento Cinque
Stelle, che ha condotto una dura
opposizione in consiglio comunale,
anche se non si sa con quali
risultati in termini di voti potrà
tradursi.Intanto la città sembra
comprendere sempre meno i motivi di
tanto litigare a Palazzo Ducale e
in via Mazzini. Se è vero che
qualche scivolone c'è stato, in primis
la vicenda delle piste ciclabili, la
giunta Sanna ha avviato numerosi
progetti o sta concludendo quelli
lasciati in eredità da Gianfranco
Ganau dopo quasi dieci anni di
mandato.
A
consegnarlo i governatori di Sardegna, Corsica e Baleari
le
3 isole chiedono il riconoscimento del loro status speciale
Il
gap dell'insularità finirà sul tavolo dei grandi della terra
di Luca Rojch
CAGLIARIIl ruolo sembra quello del
comodo divano, della quinta
stupefacente che fa da sfondo nelle
foto ai sette grandi della terra.
Ma il G7 dei trasporti è una grande
occasione anche per la Sardegna.
Al di là della vetrina mediatica,
dell'occhio del mondo puntato
sull'isola, c'è un'opportunità
concreta. La Sardegna punta alla sua
personale rivoluzione dei trasporti.
Il governatore Francesco Pigliaru
dall'inizio del suo mandato ha
affrontato con decisione uno degli
ostacoli maggiori allo sviluppo
economico e sociale della Sardegna:
l'insularità. Il mare tiene in
ostaggio il territorio. E da subito
Pigliaru ha cercato di far
riconoscere il gap dell'insularità. Una
battaglia giocata su più fronti. Da
una parte con l'Unione Europea,
che trasforma qualsiasi possibilità
di sostegno al miglioramento dei
trasporti come aiuto di Stato e di fatto
lo vieta. Basta ricordare la
vicenda Ryanair. Dall'altra il
governo nazionale davanti a cui
Pigliaru ha rivendicato il diritto a
colmare questo gap. In Sardegna
costa di più l'energia, costano di
più i trasporti, costano di più le
materie prime. I sardi devono avere
gli stessi diritti e le stesse
opportunità degli altri italiani.
Per spiegare in estrema e brutale
sintesi il Pigliaru-pensiero.
Il riconoscimento di questo handicap
geografico è stato alla base del
Patto per la Sardegna. Nel 2015 la
Regione aveva consegnato al premier
Matteo Renzi il "Dossier
insularità". Lo studio misurava
concretamente gli svantaggi dati dalla
condizione di insularità anche in
termini di mancato sviluppo e ha
costituito la base per il Patto per
la Sardegna, con il quale la
Regione ha ottenuto 3 miliardi di
risorse mirate, destinate a metano,
trasporti e infrastrutture.La
battaglia a tre. Ma il governatore non
si è fermato ai rapporti con Stato e
Ue, ha tessuto una sottile trama
che ha unito insieme tre isole del
Mediterraneo: Sardegna, Corsica e
Baleari. E insieme si presenteranno
al G7.
I tre governatori avranno
l'opportunità di consegnare un
documento comune che riguarda
l'insularità e la necessità che chi
abita nelle isole del Mediterraneo
abbia lo stesso diritto alla
mobilità degli altri cittadini europei. I
governatori non chiedono più soldi,
ma la possibilità di utilizzare le
risorse che hanno in cassa per
sostenere lo sviluppo dei trasporti e
abbassare i costi per i cittadini.
Spesso in questi anni la Regione
non ha potuto sostenere la crescita
del traffico passeggeri, la
nascita di rotte aeree, il
miglioramento dei collegamenti e
l'abbassamento dei prezzi. Il motivo
è sempre stato lo stesso. Le
rigide norme imposte dall'Europa.
Qualsiasi forma di sovvenzione era
visto come un aiuto di Stato che
alterava la libera concorrenza nel
mercato. Il ribaltamento. Pigliaru e
gli altri governatori partono dal
ribaltamento di questo concetto.
Chi vive in un'isola deve avere la
possibilità di muoversi. Sostenere
questo diritto non è una violazione
delle norme. Il senso dell'alleanza
era stato spiegato da Pigliaru
nell'incontro di aprile con il
Presidente del Parlamento europeo
Antonio Tajani. «L'accordo a tre è
nato dalla necessità di dare
risposte comuni a problemi comuni
utilizzando un metodo condiviso.
Uniti siamo più forti nei rapporti
con i reciproci governi e possiamo
parlare all'Europa con una voce sola
ogni volta che presentiamo
istanze comuni. È prioritario
incidere sulla normativa europea a
cominciare dagli aiuti di stato».Ed
è quello che la Regione farà al
G7.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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