La
nuova Sardegna
Delrio:
il gap dell'isola sarà presto cancellato Il ministro spiega come il governo
interverrà su aerei, strade e ferrovie: «C'è tanto da fare, ma abbiamo
stanziato 3,2 miliardi per la Sardegna» di Umberto Aime
Ai tempi del primo governo Renzi, era
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma Graziano Delrio più che a
Palazzo Chigi, dicevano pensasse soprattutto alla Sardegna, dove tra l'altro ha
la casa delle vacanze. Poi è passato ai trasporti e alla Sardegna ha continuato
a pensare. Ministro, la mobilità è un diritto, senza non c'è democrazia e
sviluppo.
«Al centro del primo G7 Trasporti
sotto la presidenza italiana che inizia oggi a Cagliari, abbiamo messo proprio al
centro il tema della sostenibilità e del valore sociale delle infrastrutture.
Siamo sempre più convinti che sia indispensabile garantire la connessione tra
popoli e territori. Lo dobbiamo e lo vogliamo fare attraverso politiche di
mobilità sostenibile ed è proprio questa una priorità per le nostre democrazie.
Scelga fra trasporti superveloci e
trasporti efficienti per tutti.«I trasporti prima di tutto devono essere
efficienti. Con due obiettivi: collegare i grandi centri urbani velocemente e
nello stesso momento valorizzare con i giusti tempi i percorsi
turistico-culturali alla riscoperta della bellezza che pervade il nostro Paese.
Non sono due obiettivi contrapposti. Anzi, vanno raggiunti assieme».
Oggi conta più il tempo di
percorrenza delle merci o quello delle persone?«Per promuovere lo sviluppo
socio-economico, è indispensabile puntare forte sul trasporto merci su rotaia
perché arrivi finalmente all'interno dei porti e degli interporti industriali.
Allo stesso tempo dobbiamo migliorare la qualità della vita per milioni di
persone. E lo faremo grazie al completamento di alcune opere fondamentali e ai
grandi interventi di manutenzione che abbiamo avviato».
Strade intelligenti, treni guidati a
distanza ma in Italia, crollano i ponti. «Innovazione e cura del territorio
devono e possono andare di pari passo. Dopo il vertice in Giappone, l'anno
scorso, stavolta abbiamo deciso di portare al centro della discussione il
futuro della mobilità stradale attraverso l'utilizzo di tecnologie che
garantiscano l'interconnessione tra infrastruttura e mezzo di trasporto.
L'Italia è in prima fila in questo processo inarrestabile, con l'avvio dei
lavori per rendere l'Autostrada del Mediterraneo - che abbiamo portato a
termine – la prima smart road del paese, nel segno di una maggior sicurezza e
di una connessione costante».
Serve più manutenzione. «Abbiamo
messo in campo un'operazione straordinaria. L'Anas ha avviato un investimento di
1,1 miliardi per le manutenzioni e altrettanto, con 1,2 miliardi, hanno
cominciato a fare le Ferrovie dello Stato».
Grandi opere: la condivisione è
impossibile? «Voglio ricordare un risultato raggiunto cui tengo
particolarmente. Abbiamo appena terminato il lavoro preparatorio del Decreto
sul Dibattito Pubblico per le grande infrastrutture. È uno strumento già
presente in molti paesi e che sarà fondamentale per anticipare i possibili
conflitti che spesso accompagnano la realizzazione delle grandi opere,
attraverso il confronto in tempi certi con le comunità locali per trovare se necessario
soluzioni alternative o che migliorino i progetti proposti».
Caso Sardegna: sono troppi i
problemi ancora irrisolti. «È vero. C'è tanto da fare per recuperare un gap che
non è nato ieri. I collegamenti sono una delle cause del mancato sviluppo
dell'isola. Siamo determinati a lavorare, d'intesa con la Regione e tutti i soggetti
interessati. Siamo determinati ad andare avanti perché, a partire dal Patto per
l'isola firmato dall'allora presidente del Consiglio Renzi con il governatore
Pigliaru che impegna il governo a stanziare 3,2 miliardi per la Sardegna e lì
che abbiamo messo in campo finanziamenti ed azioni nell'intero campo della mobilità».
Quali? «Ricordo i 320 milioni di Rfi
destinati entro il 2018 a ridurre i tempi di percorrenza delle tratte
Cagliari-Sassari, Cagliari-Olbia e Sassari-Olbia e, entro il 2019, dovrà
portare anche a termine il programma di ammodernamento, messa in sicurezza e potenziamento
della rete regionale».
Sono sempre troppe le strade fantasma.
«La recente apertura di tutti i cantieri della Sassari-Olbia è l'obiettivo che
ci siamo dati. Vogliamo completare i lavori entro la metà del 2019, per
abbattere di 35 minuti il tempo di percorrenza. Poi ricordo che l'Anas ha a
disposizione altri due miliardi da investire oltre la Sassari-Olbia. Insomma,
le risorse sono considerevoli, ora occorre spenderle bene e alla svelta.
Occorre accelerare le opere».
Continuità territoriale aerea: il
nuovo modello eviterà l'isolamento? «La continuità territoriale sarà molto
potenziata nei prossimi anni a partire da settembre fino a garantire i 5
milioni di posti previsti, il doppio rispetto agli attuali. Sarà anche più
facile per i non residenti usufruire delle tariffe calmierate in tutti i periodi
dell'anno ad eccezione di luglio e agosto e poi, sono sicuro, diminuiranno
anche i prezzi dei biglietti. Sarà una rivoluzione ottenuta grazie alla
strettissima collaborazione tra governo e Regione».
La Sardegna rivendica in Europa lo
status speciale d'insularità: che farà il governo? «Per questo siamo venuti a
Cagliari esattamente perché vogliamo riflettere e lavorare sempre più intorno al
tema della continuità territoriale, cioè dell'isolamento delle isole e dei
territori periferici. E dunque il G7 a Cagliari è anche un impegno politico e
programmatico per intraprendere con il presidente Pigliaru una battaglia comune
in Europa per il riconoscimento alla Sardegna dello status di insularità».
UNIONE
SARDA
Guerra
urbanistica: una legge è di troppo
I
nodi: ampliamenti nei 300 metri dal mare e costruzioni nell'agro
Tensione
nel Pd dopo la “controproposta” Soru
Le tensioni che covano nel Pd
rispetto alla legge urbanistica,
ricalcano il luogo comune che le
piccole cose fanno la differenza.
Queste distanze sono scritte nero su
bianco su due distinte proposte
di legge, una della Giunta e l'altra
da Salvatore Demontis e
Alessandro Collu, consiglieri
regionali dem, alla quale ha collaborato
anche Renato Soru. Ed è già questo
scoglio a causare un fastidio
latente nel Partito democratico
perché, sebbene molto simili, le
divergenze ci sono, come si è visto
due giorni fa nel convegno
organizzato dai soriani: e queste
potrebbero innescare una guerra
fredda.
LE SPINE Il dibattito si snoda su
alcune questioni chiave.
Innanzitutto il ruolo del Piano
paesaggistico regionale rispetto a
tutti i provvedimenti. Altra
questione, gli incrementi volumetrici
sulle strutture ricettive, anche
nella fascia dei 300 metri dal mare.
Infine, le zone rurali (compresa la
parte relativa al turismo) e
quelli che nei due testi vengono
definiti “programmi e progetti
ecosostenibili di grande interesse
sociale ed economico”. C'è anche
una differenza numerica tra i due
testi: la legge della Giunta è
composta da 113 articoli, quella dei
due consiglieri invece ne
annovera 62.
I PALETTI L'assessore
all'Urbanistica, Cristiano Erriu, prova a
superare il guado: «Dobbiamo trovare
il perfetto equilibrio tra tutela
e sviluppo sostenibile. Ma se non
portiamo a termine la legge
rimaniamo nel pantano». Questo è un
principio che ha guidato tutta la
redazione della legge. Mentre i
punti cardine della proposta soriana
sono il Ppr (Piano paesaggistico
regionale targato Renato Soru) e di
conseguenza i Piani urbanistici
comunali (Puc) per la programmazione
territoriale. Salvatore Demontis
sottolinea che «il testo è stato
presentato non per andare contro la
Giunta, ma per proporre dei
miglioramenti».
IL DIBATTITO Uno di questi riguarda
la semplificazione, soprattutto
quando si parla di Puc: «Bisogna
ridurre il numero di documenti
necessari», dice Demontis, «il
disegno di legge della Giunta prevede
una complessità che non tutti i
Comuni sono in grado di affrontare».
Suggerimenti che la commissione
Urbanistica dovrà affrontare, anche se
il vicepresidente Antonio Solinas
(Pd) avverte: «Prima analizzeremo il
testo della Giunta, poi vedremo se
la proposta dei due consiglieri è
compatibile». Poi, la stoccata:
«L'unica certezza è che il luogo
deputato alla discussione su
eventuali modifiche è il Consiglio
regionale. Ben vengano i convegni,
ma le leggi si discutono in altra
sede». Il capogruppo, Pietro Cocco,
è sicuro: «Approveremo la legge,
per fare in modo, dopo anni, di
consegnare a tutti i sardi la certezza
normativa».
FASCIA COSTIERA Tutti d'accordo
sulla possibilità di incrementare del
25% la volumetria delle strutture
ricettive. Nel testo dei consiglieri
regionali, si dà priorità
all'arretramento rispetto al punto più
esterno della struttura esistente
rispetto alla battigia. Anche il
testo della Giunta prevede comunque
che gli ampliamenti non invadano
mai la fascia rimasta libera, ma
vadano verso l'interno.
ZONE RURALI Costruire nelle zone
rurali si può: basta che a presentare
la richiesta siano imprenditori
agricoli che potranno ampliare del 20%
l'esistente. Il lotto minimo varia a
seconda delle colture, mentre
nella controproposta il lotto minimo
è di tre ettari: «Non si può
costruire in un fazzoletto di
terra», spiega Demontis. Per quanto
riguarda il turismo delle campagne,
la Giunta ammette ristrutturazioni
e ampliamenti fino al 10% della
cubatura esistente, mentre per i
soriani è necessario avere un lotto
minimo di 10 ettari per
intervenire.
I GRANDI PROGETTI Questo forse è
l'aspetto più critico perché mette a
confronto due approcci diversi. La
proposta di Erriu prevede il
dibattito pubblico e il via libera
della Giunta, ma quello che stride
per i soriani è l'eventuale aggiornamento
del Ppr. Perché nella
proposta speculare, invece, tutti i
progetti devono essere conformi al
Piano paesaggistico. Soru non ha
nascosto la delusione sul mancato
completamento del Ppr da parte della
Giunta. Eppure, per l'assessore
il documento sulla tutela del
paesaggio deve fare i conti con «tanti
cambiamenti come il Piano stralcio
delle fasce fluviali, il rischio
idrogeologico e le valutazioni di
incidenza delle opere. Questioni che
prima non c'erano».
Matteo Sau
Porti,
la battaglia non è finita
La
carica sarebbe «inconferibile» per chi ha ricoperto ruoli nella
Giunta
regionale
Presidenza
a Deiana: Massidda scrive all'Anticorruzione
Nel giorno in cui la nomina di
Massimo Deiana a presidente
dell'Autorità portuale della
Sardegna compie l'ultimo giro prima del
traguardo (ieri le commissioni
parlamentari hanno esaminato la
proposta del ministro Delrio), l'ex
numero uno dell'Authority di
Cagliari Piergiorgio Massidda
annuncia battaglia. Nei prossimi giorni,
oltre all'opinione di deputati e
senatori, potrebbe arrivare anche
quella dell'Anac: «Ho chiesto un
parere all'Autorità nazionale
anticorruzione in merito al
procedimento di nomina di Massimo Deiana
alla guida dei porti sardi»,
racconta Massidda su Facebook.
LA RICHIESTA «Secondo me e secondo
tanti giuristi, la nomina ricade
nel divieto di conferimento di
incarichi dirigenziali», che opera «nei
confronti di chi abbia ricoperto,
nei 2 anni precedenti la nomina,
incarichi di governo regionale».
L'inconferibilità è stata ipotizzata
già da mesi. Addirittura, i primi a
far notare il possibile conflitto
sono stati gli stessi compagni di
partito (il Pd) di Deiana. Ma le
persone più vicine all'assessore ai
Trasporti hanno sempre attestato
l'inconsistenza di questa tesi.
Massidda non è d'accordo: «Su questo
principio a diversi parlamentari
e titolari di incarichi politici non
è stato consentito di accedere a
nomine presso enti nazionali e
regionali. Come è pure accaduto
recentemente in Sardegna a Sandro
Broccia e Mauro Coni per la
presidenza dell'Arst.
Lo spirito della legge è quello di
evitare che
motivi strettamente politici - o
forse sarebbe meglio definire di
corrente - determinino le scelte
sulla nomina dei vertici di enti come
le autorità portuali superando criteri
di puro merito. Vedremo come la
pensa l'Anac», dice l'ex presidente
del porto cagliaritano. È dello
stesso avviso anche il deputato
sardo del Movimento 5 Stelle Nicola
Bianchi, componente della
commissione Trasporti che ieri ha iniziato
l'esame della procedura di nomina.
L'autorità anticorruzione, per
inciso, è già stata investita della
questione dallo stesso ministero
delle Infrastrutture: è stato il
ministro Graziano Delrio a
specificarlo, nei mesi d'attesa che
hanno caratterizzato la decisione.
IN PARLAMENTO La proposta del
Governo ha iniziato il suo cammino
parlamentare. Le commissioni
Trasporti della Camera e Lavori pubblici
e comunicazioni del Senato ieri si
sono occupate della nomina di
Deiana a presidente dell'autorità
del Mar di Sardegna e dell'arrivo di
Pasqualino Monti alla presidenza
dell'Authority del Mare di Sicilia
occidentale, le ultime due ancora
senza una guida. Nei prossimi giorni
potrebbero arrivare i decreti di
nomina. (m. r.)
CARBONIA.
Zonza chiede scusa alle donne, alla Giunta e agli attivisti
Post
sessisti, si dimette il presidente del Consiglio
Non ha atteso che la mozione di
sfiducia fosse messa ai voti nel corso
della prossima assemblea civica: il
presidente del Consiglio comunale
Massimiliano Zonza ha rassegnato
ieri le dimissioni dall'incarico
durante la conferenza dei
capogruppo. Ha ammesso le proprie
responsabilità per i post sessisti
apparsi una settimana fa sulla
pagina Facebook “Associazione
Carbonia a cinque stelle”. Zonza (che
resta consigliere comunale) chiede
scusa: «Mi dispiace per le donne e,
nonostante non abbia fatto
riferimenti a persone in particolare, mi
rincresce che la responsabilità sia
caduta genericamente sugli
attivisti».
ON LINE I post sessisti erano
apparsi sulla pagina vicina al Movimento
cinque stelle in un periodo a
cavallo delle dimissioni dell'assessore
alla Cultura Emanuela Rubiu e, in un
ulteriore post anonimo,
Massimiliano Zonza, aveva precisato
che quelle frasi erano riferite a
ipotetici candidati alla carica di
assessore. Il caso era scoppiato,
con l'indignazione esplosa sui
social e le prese di distanza della
stessa Giunta di Paola Massidda e
delle consigliere di maggioranza,
benché una avesse in precedenza
apposto un like a una delle frasi di
Zonza (non nuovo a episodi di questo
genere: alcuni mesi fa proprio su
Fb, indirizzò una frase sessista al
vice premier Maria Elena Boschi).
La situazione è precipitata durante
l'ultima, rovente, seduta del
Consiglio comunale in cui un gruppo
di cittadine ha a gran voce
preteso che saltasse pubblicamente
fuori il nome dell'autore dei post.
E, a quel punto, Massimiliano Zonza
ha ammesso le proprie
responsabilità. La mozione di
sfiducia nei suoi confronti (firmata
dall'opposizione intera più due
consiglieri di maggioranza, Mauro
Uccheddu e Mauro Careddu), sarebbe
dovuta passare al vaglio dei voti
la settimana prossima. Non ce n'è
stato bisogno.
LE SCUSE «Quelle frasi sono state un
errore, soprattutto in ragione
della carica che ricopro - ammette -
mi dispiace aver creato imbarazzo
al sindaco, alla Giunta e ai
colleghi». Ma oltre alle donne, Zonza
esprime dispiacere per tutti gli
attivisti coinvolti, loro malgrado,
nella vicenda. Tant'è che, giorni
fa, una quarantina di attivisti e
simpatizzanti M5S ha sottoscritto
una lettera chiedendogli le
dimissioni immediate (e contestando
pure l'amministrazione comunale).
«Chiaro - ammette Zonza - che è
ingiusto che qualcuno si sia
indebitamente sentito chiamato in
causa ma il mio silenzio è stato
dettato, visto il clima che si era
creato, dalla necessità di sentire
prima il mio legale». La conferenza
dei capigruppo ha preso atto delle
sue dimissioni.
Andrea Scano
La
Nuova
Urbanistica,
l'assessore replica a Soru: «Troppi 113 articoli? Il Ppr ne ha 112»
Erriu:
«Una legge con regole certe»
CAGLIARI
Per tutto il giorno ha masticato le
parole sentite in prima fila la
sera precedente. L'assessore
regionale Cristiano Erriu ha ascoltato
con attenzione le parole del padre
del Ppr Renato Soru. Di fatto una
bocciatura della nuova legge
urbanistica. Soru sostiene che la legge
lasci spazio a troppe deroghe. E
contesta la possibilità di aumenti
volumetrici anche nella fascia dei
300 metri dal mare. Soru ha anche
proposto di accettare la proposta di
legge presentata in consiglio dai
consiglieri Demontis e Collu, più
agile e più vicina al modo di
pensare del leader Pd. Che ha
contestato anche il numero di articoli,
113, del testo di Erriu.
«L'idea che una legge sia tanto più
facile da
applicare quanti meno articoli abbia
è suggestiva ma contraddetta
dalla realtà - risponde l'assessore
all'Urbanistica -. Le leggi
regionali non si misurano a
metraggio. Ben scritte non sono quelle
"piccole", ma quelle che
affrontano i problemi noti e sperimentati
nell'esperienza quotidiana. Il
contatto costante con quanti le norme
le applicano, ha contribuito proprio
alla scrittura della proposta di
legge, aggiungendo, piuttosto che
togliendo. Ogni qual volta una legge
ha lasciato fuori dei casi o delle
situazioni, si è dovuti intervenire
con circolari e delibere che hanno,
queste sì, reso difficile la vita
a amministratori, operatori e
cittadini. Questo è il concetto che sta
a monte della formula del Testo
unico. D'altro canto, che la misura
degli articoli venga proprio dal
padre morale del Ppr non può che
stupire, tenuto conto che quel piano
- un piano, si badi bene, che
affronta molte meno problematiche di
un testo unico - di articoli ne
ha 112, uno solo in meno dei 113
della nuova proposta di legge, e
forse con qualche difetto di
chiarezza, se il Tar, il Consiglio di
Stato e la Corte Costituzionale sono
dovuti intervenire per
cancellarne o modificarne non pochi
articoli.
Così come non si
comprende - aggiunge Erriu - da dove
sia scaturito il fuorviante
conteggio delle 240 pagine della
proposta di legge, forse da una
stampa in corpo 24, visto che alla
stampa normale risultano 73 pagine,
allegati compresi». Poi la replica
sulle volumetrie nella fascia dei
300 metri: «Anche una legge più
snella spesso può essere di difficile
lettura. È singolare leggere nelle
dichiarazioni di chi afferma di
aver contribuito alla sua stesura
che quella legge renderebbe
inammissibili gli incrementi
volumetrici per gli alberghi nei 300
metri dalla battigia, quando tanto
il relativo art. 43 comma 3 quanto
la relazione, li ammettono nella
misura del 25% non dissimilmente
dalla proposta della Giunta e senza
richiederne la giustificazione
attraverso un piano aziendale.La
verità - conclude Erriu - è che il
disegno di legge della Giunta
dispone regole certe e pone tutti in
condizioni di certezza giuridica».
SASSARI
- Crisi politica: fuga dalle poltrone e nessuna voglia di occuparle
Il
sindaco chiede al Pd dei nomi per il rimpasto ma il partito
risponde
a Sanna di ricucire gli strappi
Difficile
via d'uscita: col sostegno dei monogruppo impossibile
sfiduciare.
Oggi il summit di coalizione
di Luigi Soriga
SASSARI
Se la crisi politica sassarese fosse
una malattia, ci sarebbero fior
fior di equipe a studiare da vicino
questo caso rarissimo e anomalo.
La prima stranezza è questa: in
genere quel che fa scricchiolare la
solidità di una giunta è il
tradizionale assalto alle poltrone. Tutti
sgomitano per diventare assessori.
Si libera un posto, e subito c'è la
guerra per occuparlo. Invece
nell'amministrazione Sanna avviene
l'esatto contrario: tutti fuggono e
si vogliono tenere ben alla larga
da quelle poltrone. E chi si è
accomodato e si è definitivamente
alzato, tipo Carbini o Marras, non sentono
affatto nostalgia di quelle
comode sedute.L'altro aspetto strano
è che nessuno sa veramente che
pesci prendere, e allora ognuno
aspetta la mossa dell'altro. Come in
una partita a scacchi dove da ogni
pedina dipendono le sorti della
partita. L'unica certezza pare
questa: Sanna non ha alcuna intenzione
di dimettersi e passa la palla al
Pd.
È una sua strategia ormai ben
rodata, e funziona così: io accetto
ogni condizione, fatemi voi delle
proposte per riformare la giunta, e
andiamo avanti. Oppure decidetevi
a staccare la spina una volta per
tutta, assumendovi la responsabilità
di commissariare la città.Solo che
il Pd non vuole togliere le
castagne dal fuoco al sindaco. Anche
perché la crisi non è più solo
politica. Non c'è solo divergenza di
vedute, di scelte nel portare
avanti il programma. C'è soprattutto
uno sfilacciamento nei rapporti
umani tra sindaco e assessori.
Feeling incancreniti da continui
scontri, insofferenze reciproche che
hanno portato diversi elementi
dell'esecutivo a sbattere la porta in
malomodo. E due di questi sono
pezzi da 90 del Pd, come Gianni
Carbini, ex vicesindaco, e adesso
anche Fabio Pinna, ovvero il
coordinatore cittadino del Partito
Democratico.
Entrambi, nei loro messaggi di
addio, hanno accusato il
sindaco di incapacità di gestire uno
staff e di relazionarsi col
prossimo, e infine di fallimento
amministrativo. Ora alla gentile
richiesta di sostituire Carbini e
Pinna con altri due nomi, il partito
quasi sicuramente risponderà picche.
E rimbalzerà a sua volta la palla
al sindaco: prova a ricucire lo
strappo e fai rientrare le dimissioni.
Quindi la situazione appare di
totale stallo.L'ago della bilancia al
momento non vogliono essere neanche
i consiglieri. Nella riunione di
ieri sera una cosa è emersa
chiaramente: c'è ben poco desiderio di
andare a casa. Infatti i numeri per
chiedere le dimissioni non ci
sono: facendo la conta non si
raggiungerebbero le 18 firme necessarie
per sfiduciare la giunta.
I piccoli monogruppo fanno da
puntello,
alcuni esponenti del Pd pure, e anche
dai banchi dell'opposizione,
vedi Lucchi e Sassu, potrebbe
arrivare il sostegno. Quindi
numericamente il sindaco resta in
sella. Ma per governare ci vogliono
anche gli assessori, e, come già
detto, non c'è grande smania di
occupare le poltrone. L'alleata
della prima ora Monica Spanedda ha
abbandonato la nave, e non proprio
per divergenze
politiche.L'assessora alle Politiche
sociali Raffaella Sau non le ha
mandate a dire: «Si lavora in un
clima poco sereno, con
un'amministrazione fatta di azioni
estemporanee e di mancanza di
rispetto - dice - spesso noi
assessori ci siamo ritrovati di fronte al
fatto compiuto. Non sono stata
ascoltata, non mi è stata data retta né
in termini di strategia né in tema
di dotazione finanziaria. È un
settore totalmente ignorato, e
allora è inutile sopportare questo
clima, tensioni e conflitti, senza
avere strumenti per rinnovare il
sistema di promozione culturale, non
ho tempo da perdere». Solo nel
faccia a faccia di oggi, durante la
riunione di coalizione alla
presenza dei big del partito, forse
si giocherà finalmente a carte
scoperte. E si capirà se la giunta
Sanna ha le ore contate o se
raccoglierà i cocci un'altra volta.
I
grillini puntano il dito contro lo scarso coraggio da parte degli
altri
partiti M5s: «Bastava staccare la spina»
SASSARIL'unico partito che si era
mosso concretamente per raccogliere
le 18 firme necessarie per far
cadere la giunta Sanna, è stato il
Movimento Cinque Stelle.
Quell'iniziativa promossa nel marzo scorso
non aveva riscosso gli sperati
consensi e ora i pentastellati
intervengono sull'attuale crisi di
governo: «Questa ennesima crisi
politica comunale poteva essere già
alle spalle: sarebbe stato infatti
sufficiente sottoscrivere la mozione
di sfiducia da noi promossa due
mesi fa e l'11 giugno i cittadini
sassaresi avrebbero potuto scegliere
il nuovo sindaco e una nuova
maggioranza di governo della città. E'
evidente invece che tutte le forze
politiche presenti in consiglio
temevano di andare subito al voto,
perché concentrati nella spasmodica
ricerca di alleanze, di liste e
listini, di finte civiche, utili solo
a recuperare voti, ma per niente
funzionali al progetto di governo per
il quale non servono coalizioni di
centinaia di candidati». E
proseguono:
«Adesso la responsabilità è
totalmente nelle mani del Pd e
dei suoi alleati che hanno ridotto
Sassari nelle attuali condizioni.
Grazie a quello che chiamano
"senso di responsabilità" oggi la città
resta un laboratorio di
sperimentazione politica, di diatribe interne,
di antipatie, di dissapori e solo
sullo sfondo resta una città in
grave crisi, governata a
intermittenza, a seconda degli umori di chi
dirige dall'esterno una commedia che
va in scena da oltre 3 anni». E
concludono: «Noi non ci stiamo, non
ci siamo mai prestati è mai ci
presteremo a giochi e giochetti di
alcun tipo, restiamo sicuramente
una alternativa valida, composta da
cittadini prestati alla politica
che già in opposizione ha acquisito
la giusta esperienza e dimostrato
di avere idee e progetti chiari».
In
mostra i progetti per una mobilità sostenibile
Oggi
il via al summit: protagonisti i grandi della terra
Da
Peppers il robot alla bici ricaricabile ecco il futuro green
CAGLIARIOggi Peppers, robottino
simpatico che va pazzo per le coccole,
vere e non artificiali, dovrà farsi
da parte. Comincia il G7
Trasporti, arrivano i ministri, più
un commissario dell'Unione
Europea: la scena sarà loro. C'è
attesa per quello che decideranno i
Sette sulla mobilità sostenibile,
sulla democrazia e lo sviluppo che
se non hanno una carrozza su cui
salire rimangono inavvicinabili. Chi
resta isolato è perduto e la
Sardegna lo è stata più di una volta. Dal
G7 c'è chi si aspetta molto, forse
anche troppo: i summit di successo
spesso sono quelli da dietro le
quinte, meno quando hanno i riflettori
addosso. Però la Sardegna da un
ministro italiano, Graziano Delrio, e
da una commissaria europea, Violeta
Bulc, slovena, vorrebbe strappare
l'impegno - insieme alla Corsica e
alle Baleari - che prima o poi
riuscirà a ottenere lo status
d'insularità.
«Lo vogliamo, ci spetta»,
è la richiesta della Regione,
speriamo che oggi arrivi in risposta:
«Lo avrete».L'anteprima. È stata una
fiera delle meraviglie. Oltre a
Pepper, nei suggestivi capannoni
dell'ex Manifattura Tabacchi, a parte
l'aria condizionata spenta, sono
state le invenzioni a tenere banco.
Dal robottino alla macchina che per
costruirla in casa ci vuole poco o
nulla, si fa più in fretta di
qualsiasi mobile Ikea, alla bicicletta a
pedalata assistita che si ricarica
da sola alla pellicola fotovoltaica
capace di trasformare qualsiasi
superficie in una fonte d'energia. Il
G7 è anche questo - come ha detto il
presidente della Regione
Francesco Pigliaru - «uno sguardo
verso un futuro che non è lontano,
ma vicinissimo». Bisogna saperselo
conquistare e la Sardegna ci vuole
provare ma prima dovrà liberarsi dei
troppi fardelli che ha sulle
spalle: strade fantasma, treni lenti,
traghetti monopolizzati, aerei
troppo pieni.
Perché la Sardegna è un'isola e
un'isola senza
trasporti, interni ed esterni,
rischia di fare solo questa brutta
fine: diventare uno scoglio
spopolato in mezzo al mare. Mauro
Bonaretti, capo di gabinetto del
ministro Delrio, è stato deciso nel
dire: «La mobilità è un diritto
inviolabile e nessuno può metterlo in
discussione». È un impegno, i
tradimenti non sono e non saranno
ammessi soprattutto se il traguardo
- sottolineato dall'assessore ai
trasporti Massimo Deiana - è questo:
«Dare a tutti, Sardegna compresa,
la possibilità di essere
competitivi».L'approccio. Quello dell'isola
con il G7 è stato buono.
Gli ospiti, obbligati a sedersi su
pile di
cartone riciclato e pressato, hanno
capito che qui le idee non
mancano. Da quelle del comune di
Cagliari sui trasporti pubblici ai
progetti dell'Università per
insegnare agli studenti che «la
sostenibilità è ricchezza», o
l'investimento della Fondazione
Sardegna, che vuole far diventare
l'Asinara un'isola capace di
autoprodursi tutta l'elettricità di
cui ha bisogno. Sì, la nostra
officina delle idee non ha sfigurato
neanche davanti a Peppers.I
ministri. Oltre a Graziano Delrio,
la lista dei Sette più uno è
questa: Marc Garneau per il Canada,
Élizabeth Borne Francia, Alexander
Dobrindt Germania, Keiichi Ishii
Giappone, Chris Grayling Gran
Bretagna, Elaine Chao Stati Uniti e
Violeta Bulc, commissaria ai
trasporti per l'Unione Europea. (ua)
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca
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