La
Nuova Sardegna
Riforma
degli ospedali: Nuoro è un caso difficile
L'imbuto c'è ancora, solo una parte
delle strettoie è stata allargata dal centrosinistra a colpi di piccone, spesso
necessario anche quando c'è di mezzo la sanità. Se è vero
che i piccoli ospedali sono stati messi al sicuro nei primi vertici di
maggioranza, ora da far saltare ci sono i macigni più grandi. Sono qesti: le
possibile promozioni del distretto sanitario nuorese e di quello
dell'accoppiata Alghero-Ozieri.
Poi ci sono anche altri due casi:
Ghilarza e Lanusei, con la richiesta di un possibile potenziamento però ancora
tutto da scrivere. Su questi quattro macigni il centrosinistra s' è preso ancora
qualche giorno di tempo per «trovare quell'accordo che soddisfi le esigenze dei
territori e le richieste dei partiti della coalizione», ha detto Raimondo Perra
del Psi, presidente della commissione sanità. Commissione che nel frattempo ha
portato a casa un nuovo risultato: il via libera a un'altra ventina di
emendamenti. Il traguardo è lontano, sono ancora 500 quelli da discutere, ma l'accelerazione
c'è stata dopo l'accordo di rinviare al 5 settembre il voto finale in commissione
sulla riorganizzazione della rete ospedaliera.
Doppio binario. Per uscire
dall'impasse, oltre allaquestione ormai risolta della data, il centrosinistra
ha escogitato una soluzione intelligente: l'alternanza fra i vertici di
maggioranza e le riunioni di commissione. In parole spicce accade questo: la
sera i partiti della coalizione si riuniscono, cercano l'intesa non sempre facile
sulle correzioni alla bozza della giunta e l'indomani le portano in commissione
dove, a quel punto, il via libera è scontato. È un doppio binario che finora ha
funzionato ed è servito a scongiurare una «preoccupante navigazione a vista -
così ha detto un consigliere di maggioranza - che poteva mandarci in crisi in
qualunque momento».
Ci avessero pensato prima forse
anche la scadenza di metà agosto - come avrebbe voluto soprattutto il
governatore Pigliaru – sarebbero riusciti a rispettarla. Pazienza.I quattro
casi. Il primo è quello di Nuoro: la richiesta è far salire di un posto nella graduatoria
l'ospedale San Francesco. Nella bozza è solo un primo livello, ma l'esigenza è
farlo diventare di secondo. La differenza non è da poco, ad esempio dovrà avere
in più il reparto d'emergenza per far fronte agli ictus, ma ci sono alcuni
paletti ministeriali ancora da superare.
Pare che, a piccoli passi, il
centrosinistra abbia trovato uno spiraglio per garantire il «massimo
dell'offerta sanitaria» anche al San Francesco.
Non è molto diverso il caso del polo
Alghero-Ozieri: nella bozza è di fatto un distretto satellite dell'Azienda universitaria
di Sassari, punta invece ad avere una sua autonomia. Qui la soluzione dovrebbe
essere questa: evitare i reparti doppione senza cancellare le eccellenze di
Alghero soprattutto nella chirurgia ortopedica. Dopo l'ultimo vertice, anche su
questo caso c'è stata una prima schiarita. Ghilarza invece vorrebbe essere
qualcosa in più di un presidio dell'Azienda per le emergenze-urgenze, l'Areus.
Pare ci sia la possibilità concreta che alla fine abbia un reparto di chirurgia
più strutturato.
C'è infine l'ospedale di Lanusei:
qui la soluzione prospetta dovrebbe essere un collegamento ancora più diretto e
continuo con il distretto regionale di Cagliari, tanto da garantire sempre
«un'offerta sanitaria molto ampia in quasi tutti i giorni della settimana». Fra
oggi e domani il centrosinistra spera di risolvere anche questi quattro casi
difficili.Il resto della platea. Per adesso l'opposizione è rimasta ancora
sulle sue. Sui primi emendamenti presentati dalla maggioranza non ha dato
battaglia, ma qualcosa l'ha chiesto. Questo: «Che, nel frattempo, i manager
delle Aziende sanitarie blocchino le riorganizzazioni in corso e aspettino di conoscere
la nuova Rete approvata dal Consiglio». È una condizione prioritaria, ha detto
Giorgio Oppi dell'Udc e lo stop alle fughe in avanti è stato accettato.
C'è dell'altro: il consigliere
regionale di Mpd Daniele Cocco ha presentato un'interrogazione urgente per denunciare
lo spreco nell'acquisto dei reagenti negli ospedali. «Al Brotzu li pagano 7
euro, altrove 17: perché?». L'assessorato alla Sanità ha assicurato che
interverrà, ma la replica di Cocco è stata: «Lo deve fare subito, altrimenti la
spesa continuerà a crescere e sarà difficile fermarla». Anche i sindacati, dopo
lo sciopero d'inizio luglio, hanno sollecitato un nuovo incontro con la
Regione: «Pare che finalmente sia cominciata la stagione del dialogo, ora
vogliamo essere coinvolti», hanno scritto in un comunicato e aspettano di
essere convocati in tempi brevi. Infine, i 5 Stelle hanno sollevato alla Camera
il caso delle assunzioni interinali.. «In Sardegna è il caos», hanno scritto in
un'interrogazione urgente indirizzata al ministro della salute. (ua)
La Nuova Sardegna
All'esame
dell'Ufficio di presidenza il caso dell'ex consigliere
regionale
condannato dalla Cassazione
L'ex
Idv Salis rischia di perdere il vitalizio
CAGLIARILa sentenza definitiva per
peculato presto potrebbe far
decadere anche dal vitalizio mensile
l'ex consigliere regionale
Adriano Salis dell'Idv. Una ventina
di giorni fa la Cassazione ha
confermato la condanna a un anno e
mezzo di reclusione, emessa dalla
Corte d'appello, per l'uso
illegittimo di 65mila euro destinati al
gruppo misto nella tredicesima
legislatura. Oltre a essere il primo
imputato condannato in via
definitiva, a questo punto Salis potrebbe
essere anche il primo a vedersi
sospeso l'assegno mensile che per lui
è di 3.520 lordi e 2.255 netti. Il
caso è stato preso in carico pochi
giorni fa dall'Ufficio di presidenza
del Consiglio regionale, composto
dal presidente dell'aula Gianfranco
Ganau, dai due vicepresidenti e
dai questori. Ed è entrato far parte
dell'ordine del giorno dopo che
il segretario generale ha sollevato
un «evidente contrasto» - testuale
- tra il regolamento interno e
quanto previsto dal codice penale sulle
cosiddette pene accessorie. Nel caso
specifico, l'interdizione dai
pubblici uffici. Contrasto da sanare
proprio perché dopo la condanna
definitiva per Salis dovrebbe
scattare anche la sospensione dal
beneficio del vitalizio.
C'è ancora un po' di tempo per
decidere visto
che all'Ufficio di presidenza ancora
non è stato notificato il
dispositivo della recente sentenza
della Cassazione, ma è chiaro che
ormai è solo questione di giorni.
Quindi, in estrema sintesi, quando
ci sarà la notifica del dispositivo
il Consiglio dovrà essere pronto a
tagliare immediatamente l'assegno
mensile a Salis e poi eventualmente
agli altri ex consiglieri che
potrebbero vedersi confermata anche loro
in Cassazione la condanna per i
fondi ai gruppi.Vicepresidente in
bilico. È Ignazio Locci di Forza
Italia, che a fine giugno è stato
eletto sindaco di Sant'Antioco. Lo
Statuto speciale impone
l'incompatibilità fra i sindaci dei
Comuni con oltre 10mila abitanti,
è il caso di Sant'Antioco, e il
seggio di consigliere regionale.
Martedì la giunta delle elezioni
chiederà a Locci di scegliere fra i
due incarichi politici.
Il caso sarà portato anche
all'attenzione del
Consiglio, sempre martedì, e a quel
punto Locci avrà dieci giorni per
decidere se rimanere in Consiglio o
trasferirsi in Comune. Però,
secondo alcune indiscrezioni, il
vicepresidente sarebbe intenzionato a
opporsi all'imposizione della giunta
per le elezioni.Ricorso
inaspettato. Emanuele Cera di Forza
Italia aveva annunciato che non
avrebbe ricorso al giudice ordinario
per la sua mancata nomina a
consigliere regionale al posto di
Oscar Cherchi, sospeso dopo la
condanna in primo grado per i fondi
ai gruppi. Invece il ricorso l'ha
presentato ed è contro il Consiglio,
che gli ha preferito Domenico
Gallus, secondo dei non eletti nel
collegio di Oristano, per una
questione d'incompatibilità. Ieri la
giunta delle elezioni ha deciso
di costituirsi in giudizio.
Comune,
Nanni Campus lancia la sfida
Oggi
la presentazione di Sassari libera, prima lista di un ampio
progetto
civico che sosterrà la candidatura dell'ex sindaco
di Giovanni Bua
SASSARIPer ora è solo il "primo
sponsor", ma il complicato puzzle a
cui da mesi in molti stanno
lavorando senza sosta, e nel quale pian
piano tutte le tessere stanno
andando a posto, ha una figura chiara
impressa sopra: quella dell'ex
sindaco Nanni Campus.Lui sarà il
protagonista del tentativo di
replicare il colpaccio del 2000, quando
un centrodestra rampante affondò il
coltello in una sinistra, in
particolare i Ds, che viveva una
delle sue più devastanti spaccature
della sua storia cittadina, con Anna
Sanna sindaco uscente che lasciò
il partito e mise in campo una
civica che strappò il 16 per cento dei
voti al primo turno,
"spariti" nel ballottaggio tra il chirurgo
plastico e lo sfidante ufficiale
della sinistra Leonardo Marras. Uno
scenario in cui non è difficile cogliere
molte analogie con il
presente (e il possibile futuro).
E dentro cui l'ex An ha deciso di
giocare nuovamente un ruolo da
protagonista. A supportarlo una
articolata rete di liste civiche,
dalla quale staranno fuori tutti i
partiti nazionali, il cui coordinamento
è affidato all'avvocato
penalista Luigi Satta, che domani
calerà le prime carte e si
"accantiererà" in città
lavorando a un programma condiviso e
attendendo gli eventi.L'occasione,
nella quale è attesa la presenza di
Campus, sarà la presentazione,
domani alle 17 in sala Angioy, della
prima delle civiche con l'aiuto
delle quali l'ex sindaco vuole dare
l'assalto al palazzo: "Sassari
Libera", che tra i coordinatori vede
nomi noti come quello della
dirigente sanitaria del carcere di Bancali
Paola Zolo, dell'ax assessore
all'urbanistica della giunta di Anna
Sanna Vanni Lubino, dei vulcanici e
poliedrici Lorenzo Scano e Luciano
Sanna, entrambi reduci da
un'esperienza grillina conclusa in maniera
burrascosa, del pedagogista Mirko
Miscali. Primi indizi di quella che
sarà la composita cifra dell'armata
Campus, che pur rinunciando il
blocco al centrodestra che lo portò
a Palazzo 17 anni fa, con cui l'ex
senatore ha rotto da anni, avrà
dalla sua i Riformatori di Michele
Solinas, la rodata ossatura fornita
dalla "Sassari è" di Nicola Lucchi
(uno dei kingmaker di tutto il
progetto) e dall'associazione dei
residenti ed esercenti del centro
città "Noi per Sassari".
E lavora
per convincere a salire a bordo
anche il PdS di Ottavio Sanna e Paolo
Maninchedda. Molti poi i contatti
con gli scontenti del
centrosinistra, con singoli iscritti
e consiglieri e qualche intera
corrente, da tempo messa ai margini,
che studia di trasferirsi armi e
bagagli.Oggi i dettagli
programmatici, con parole d'ordine che vanno
dal modello di sviluppo identitario
al «progetto civico per una città
finalmente libera». Abbastanza per
far tremare i polsi a un
centrosinistra, che in attesa di
trovar pace al suo interno, ha un
nuovo agguerrito nemico pronto a dargli
battaglia.
Unione Sarda
Rete
ospedaliera, accordo in salita L'Anci: «Chi frena difende i privilegi»
Nuove
grane per la riforma: il vertice di maggioranza si è arenato
sulla
classificazione dei presìdi
La maggioranza procede a piccoli
passi e si arena sulla
classificazione degli ospedali. I
segnali positivi dell'accordo sulle
zone disagiate rimangono un caso
isolato e nella seconda giornata di
setaccio sugli emendamenti spuntano
le grane. Nell'incontro di ieri
pomeriggio sono state analizzate le
richieste di modifica rispetto
alla riforma della Giunta, per
innalzare il livello di alcuni ospedali
e ottenere maggiori competenze. Ma
trovare la quadratura non è
semplice e la discussione viene
rinviata in attesa di trovare
l'intesa.
LE SPINE Grane che rischiano di
creare nuove crepe all'interno di un
percorso già molto accidentato. Il
principio che tutti gli ospedali
non possono avere tutte le
specialità crolla sotto gli emendamenti.
Per questo motivo vengono congelate
le richieste di fare degli
ospedali di Alghero e Ozieri
(assieme alle strutture di Ittiri e
Thiesi) dei Dea di primo livello,
aumentando dunque i reparti e le
specialità. Nel cassetto finisce
anche la questione legata al
passaggio dell'ospedale San
Francesco di Nuoro da Dea di I livello
rinforzato a secondo livello.
Qualche spiraglio si apre, invece, per
il Sulcis con gli ospedali di
Carbonia e Iglesias che potrebbero avere
il Dea di primo livello. Per quanto
riguarda l'ospedale di Lanusei
(presidio di zona disagiata) ci potrebbe
essere l'accordo sul
mantenimento di alcune specialità
aggiuntive, ma i dubbi sono sul
numero delle strutture complesse,
ossia dei primariati. Infatti, la
riforma ne prevede cinque, mentre la
richiesta è di arrivare a dodici
per garantire le specialità.
L'ACCUSA A tutto questo si aggiunge
la pesante accusa da parte del
presidente dell'Anci, Emiliano
Deiana, all'indomani della
manifestazione di Tempio: «In
Sardegna - si potrebbero fare nomi e
cognomi - c'è gente che la riforma
non la vuole. Ma non per difendere
i diritti dei tempiesi, degli aggesi
o dei teresini, ma per difendere
posizioni di potere e privilegi».
Deiana sottolinea che «la riforma
invece la vogliamo, ma partendo
dalle garanzie per chi abita nelle
aree disagiate». Da qui l'appello
alla Giunta e alla maggioranza che
devono «ascoltare le ragioni di
quella piazza che vuole una riforma
vera, umana, civile che non tagli,
ma migliori i servizi sanitari a
partire da quelli ospedalieri».
IL COMITATO Isili è uno degli
ospedali che rientrano nella scelta di
garantire il pronto soccorso e la
chirurgia. Eppure il Comitato
“Sanità - bene comune” del Sarcidano
e Barbagia di Seulo la definisce
una «soluzione farsa», dice il
portavoce, Luigi Pisci. Questo perché
«qualsiasi accorpamento con reparti
di medicina rappresenterebbe un
pasticcio sanitario ed
organizzativo». L'obiettivo del comitato è
ottenere un reparto di «chirurgia
generale h24, con posti letto per
degenza e personale dedicato,
l'unico capace di affrontare le
emergenze e salvare, all'occorrenza,
vite umane».
L'AFFONDO Sulla rete ospedaliera
arriva l'affondo da parte dei
consiglieri regionali dei
Riformatori, Attilio Dedoni e Michele Cossa,
preoccupati per il «caos in cui sta
precipitando la sanità sarda,
ormai totalmente allo sbando». Atto
di accusa anche nei confronti
dell'assessore al Bilancio, Raffaele
Paci, perché «non fornisce i
numeri reali della spesa sanitaria
per il 2016», sottolineano Dedoni e
Cossa, «contribuendo in modo
significativo ad aggravare un
intollerabile stato di incertezza».
Matteo Sau
Agus
(Cp)
«Preferenza
di genere, i partiti si decidano»
I partiti dicano cosa vogliono fare
sulla doppia preferenza di genere.
È il senso della lettera che il
presidente della commissione Autonomia
del Consiglio regionale, Francesco
Agus (Cp) ha inviato ai capigruppo.
Il tema della doppia preferenza di
genere è cruciale all'interno di
un'assemblea in cui siedono soltanto
4 donne su 60 consiglieri. I
diversi tentativi di porre rimedio a
questa lacuna si sono fermati a
un bivio: inserire la doppia
preferenza nell'attuale sistema
elettorale e successivamente
analizzare un testo di legge più ampio
oppure cercare di dare vita a una
nuova legge che insieme alla parità
di genere modifichi ulteriori
criticità.
L'esponente di Campo
progressista sottolinea che «la
commissione ha preso in carico solo
questa parte della modifica del
sistema elettorale, rimandando a un
secondo momento gli ulteriori
interventi sulla legge elettorale
ritenuti opportuni». Adesso la palla
passa ai capigruppo, invitati ad
aprire un confronto interno ai
partiti per poi arrivare a una sintesi
che permetta di capire quale sia «il
metodo più opportuno da adottare
affinché la commissione possa
procedere in maniera più veloce e più
chiara». (m. s.)
La Nuova Sardegna
Missili
al torio e napalm Quirra, misteri svelati
La
relazione della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito:
lanciati
nei poligoni 5mila Milan, interrate bombe, soldati senza protezioni
SASSARI Per molti anni quello che
accadeva all'interno dei poligoni
militari è rimasto coperto da una
fitta coltre di silenzio. Come se in
quei microcosmi popolati da soldati
e confinanti con paesi, città e
aree riservate all'allevamento di
bestiame, non ci fossero regole. O
meglio, ci fossero norme totalmente
differenti per quanto riguarda la
tutela della salute dell'uomo e
dell'ambiente. Il quadro che emerge
dalla relazione della Commissione
d'inchiesta uranio impoverito lascia
senza fiato. Nelle cento pagine illustrate
ieri dal presidente, il
deputato gallurese Gian Piero Scanu,
emerge la fotografia di un mondo
militare nel quale tutto o quasi era
consentito da uno Stato assente o
che preferiva guardare dall'altra
parte.
Un esempio: la distruzione di
materiale bellico a Quirra, in un
poligono che per legge doveva essere
destinato all'addestramento, e che
invece negli anni è diventato la
discarica di materiale bellico
pericoloso e inquinante. Ancora: i
segreti sui lanci dei missili Milan,
il cui numero a distanza di anni
si scopre essere impressionante -
circa 5mila tra Quirra e Teulada - :
si tratta di missili con sistema di
puntamento al torio, la stessa
sostanza radioattiva rinvenuta nelle
salme di pastori deceduti per
linfomi e malattie oncologiche. Dalle
ultime audizioni da parte della
Commissione, la scoperta che a
Quirra sarebbero stati interrati anche
fusti di Napalm, il diserbante
utilizzato nella guerra in Vietnam.La
discarica di Quirra.
La relazione della commissione
riporta ampi
stralci dell'audizione del
procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo,
sentito il 7 giugno. Il magistrato
ha parlato dell'interramento a
Quirra di enormi quantitativi di
materiale bellico obsoleto. Il suo
racconto non collima con quello reso
il 5 ottobre del 2016 dal
generale Giorgio Francesco Russo,
comandante del Poligono. Il generale
disse che l'attività di brillamento
si era conclusa alla fine degli
anni 80. Il procuratore Mazzeo
descrive nei dettagli come avvenivano
brillamento e interramento: venivano
scavate buche profonde "anche 20
metri usando mezzi meccanici, si
collocava il materiale da eliminare,
si metteva una carica di tritolo -
un metro cubo di 7-800 chili - e si
procedeva al brillamento".
Sotto terra venivano sepolti e poi
distrutti "bombe d'aereo,
munizioni di artiglieria antiaerea e
munizionamento leggero".
L'esplosione provocava "colonne
di polvere
alte diverse decine di metri e poi
si aveva per un periodo di tempo
abbastanza lungo una ricaduta di
polveri e materiali nei territori
circostanti". Nonostante questo
i militari che andavano a controllare
che non ci fossero ordigni rimasti
inesplosi "intervenivano senza
protezione - o con le mascherine da
infermiere o da imbianchino, sulle
mani guanti di pelle
militari".I missili Milan. Contengono il torio,
lo stesso rinvenuto nelle ossa dei
pastori morti a causa di linfomi e
nel bestiame che in quegli anni
pascolava nei terreni gravati da
servitù militari. Il numero dei
missili esplosi è rimasto misterioso
per molti anni. Solo il 7 giugno
2017 il generale Russo, in seguito ha
detto che "dal 1986 al 2000 nel
poligono interforze del Salto di
Quirra sono stati lanciati 463
missili a testa attiva e 50 a testa
inerte". Il dato è stato
confermato dal generale Roberto Nordio,
sottocapo di Stato maggiore della
Difesa, che ha dato anche un altro
numero relativo al poligono di Capo
Teulada: qui i missili Milan con
il puntamento al torio lanciati ed
esplosi sono stati 4242, di cui 636
a testa inerte e 4069 a testa
attiva".Teulada.
È stata dichiarata
irrecuperabile perché negli anni è
stata il deposito di bombe e
ordigni arrivando a ospitarne una
quantità altissima. All'interno
dell'area del poligono militare di
Capo Teulada, che occupa una
superficie di 7.200 ettari, c'è
un'area nota come Penisola Interdetta
(a uomini e mezzi) nella quale non è
mai stato attuato un intervento
di bonifica e recupero degli ordigni
inesplosi. L'analisi condotta
sulle immagini satellitari ha
evidenziato la presenza di rilevanti
alterazioni del terreno a forma di
cratere di 19-20 metri di diametro.
Dal 2009 al 2013 nel Poligono sono
stati utilizzati circa 24.000 colpi
tra artiglieria pesante, missili e
razzi. Visto che negli ultimi 50
anni l'attività è stata costante, si
calcola che sulla superficie si
potrebbero trovare residuati per un
peso totale da 1750 e 2950
tonnellate. Una discarica di bombe a
cielo aperto. (si.sa.)
La Nuova Sardegna
I
senatori Pd vogliono che il governatore venga sentito in commissione Ambiente
Il
segretario Cucca difende la norma: «Non si favorisce la cementificazione»
La
polemica sulla legge arriva in Parlamento
di Luca RojchwCAGLIARIPiù carta che
mattoni. Per ora la nuova legge
urbanistica varata dalla giunta ha
creato più divisioni che consensi.
Fiumi di inchiostro su diatribe
incrociate tra le varie anime del
partito. Il Pd rischia di scivolare
sulla legge che detta le regole
sul cemento. In teoria lo scontro
tra sostenitori del Ppr e della
nuova legge urbanistica non esiste.
Ma ambientalisti e una parte del
Pd non nascondono i propri dubbi sul
testo. Il corpo a corpo. Dubbi
diventati sempre più espliciti fino
ad arrivare sui media nazionali.
Un articolo sull'Espresso in cui si critica
la nuova legge urbanistica
ha spinto il segretario regionale
del Pd Giuseppe Cucca a intervenire.
La giunta viene accusata di avere un
cuore di cemento. Cucca cerca di
mettere ordine. Sostiene il testo
varato dalla giunta Pigliaru con una
lettera aperta e tira anche una
stoccata al padre del Ppr Renato Soru.
«Le argomentazioni espresse da
Renato Soru e dagli altri interlocutori
sono scorrette e pretestuose, e
ottengono il solo scopo di generare
confusione e alimentare polemiche
infondate ed estremamente dannose
per l'immagine del Pd e del governo
regionale... Non si vuole favorire
alcuna cementificazione, né la
speculazione edilizia. Il Pd su questi
temi continua a essere vigile.
Dovranno essere introdotte misure di
garanzia mirate a scongiurare ogni
uso distorto degli strumenti. Per
questo sarà opportuno aprire un
confronto all'interno del Pd senza
cadere nella tentazione di far
emergere posizioni personalistiche
senza entrare nel merito delle
questioni».
La lettera di Cucca non
piace a una parte della segreteria,
vicina a Soru. In serata Giuseppe
Frau, Barbara Cadoni e Antonio Piu
replicano. «Abbiamo appreso con
stupore dalla stampa della lettera
inviata dal Segretario. Ci spiace
che questo avvenga senza che ci sia
stata una comunicazione in
segreteria, e una discussione negli
altri organi del partito.
Colpiscono le dure ingiuste parole
che il segretario ha usato nei
confronti del presidente Soru,
giunte proprio nei giorni in cui,
seppur partendo da posizioni
differenti, è ripartito un dialogo
costruttivo sul tema della legge
urbanistica. Riteniamo che la
gestione unitaria del partito
necessiti di reale condivisione, cosa
sempre dichiarata dal segretario
Cucca ma non praticata in questa
prima occasione». Lo scontro
sottotraccia, negato a lungo da tutti, è
tra i sostenitori del Ppr e quelli
della nuova normativa. In
particolare su cosa si può fare
nella fascia dei 300 metri dal mare.
«Nulla in più di quanto non fosse
già consentito dal Ppr» secondo
l'assessore Cristiano Erriu. «Mega
aumenti volumetrici di ecomostri
che si affacciano sul mare» secondo
critici, interni al partito, e
ambientalisti. La polemica al
senato. La polemica arriva fino a
Palazzo Madama. I senatori del Pd
hanno chiesto che Pigliaru sia
sentito in Commissione ambiente
sulla legge. La proposta è partita dal
Pd Massimo Caleo. «Secondo alcune
fonti, la nuova legge urbanistica
rischierebbe di alterare i delicati
ecosistemi e le coste della
Sardegna. Ho chiesto l'audizione
anche a nome dei senatori sardi
Cucca, Lai e Angioni». Anche il
senatore Luciano Uras, Cp, è critico
con il Pd e con Pigliaru. «Il tema
della tutela del territorio della
Sardegna non può ridursi a una
polemica tra le componenti del Pd.
Pigliaru ha su questo terreno una
colpa grave: non ha saputo aprire un
confronto politico ampio». Critiche
anche dai Cinque stelle. «La
Regione a guida Pd è pronta a
devastare le coste e l'ambiente - dice
la senatrice Manuela Serra -
mettendo mano alla legge su edilizia e
urbanistica».
l'intervista
Erriu:
la contrapposizione non c'è Ppr e nuova norma si completano
SASSARI
Assessore Cristiano Erriu quali sono
le differenze tra il Ppr e la
legge urbanistica?»Il Ppr e la legge
di governo del territorio sono
complementari. La legge non entra
nel merito di quanto è già normato
dal Ppr. La stessa possibilità di
verifica e adeguamento - in
copianificazione con il ministero -
che si rendesse necessaria, non è
una norma introdotta ex novo, ma una
norma del Codice Urbani che
istituisce i Piani paesaggistici, richiamata
dalla legge».È vero che
la nuova legge consentirebbe aumenti
di volumetria che
moltiplicherebbero i metri cubi di
ecomostri con vista sul mare e di
appartamenti ancora da costruire?«La
nuova Legge non fa altro che
riprendere la possibilità di incrementi
volumetrici entro il limite
massimo del 25% per le strutture
ricettive già previsti dalla legge
regionale 45/89 e dal Ppr (articoli
20 e 90), e già concessi con
discrezionalità
politico-amministrativa in molte occasioni, anche
durante la legislatura guidata da
Renato Soru.
Ora la discrezionalità
scompare. Al contrario è richiesto
il requisito della dimostrazione
della loro necessità ai fini della
destagionalizzazione, in questo
caso anche con la possibilità di
destinarli all'adeguamento delle
camere. L'obiettivo è massimizzare
il ritorno occupazionale ed
economico. Gli incrementi non si
possono cumulare con quelli che
eventualmente fossero già stati
ottenuti con il Piano casa. È poi allo
studio l'introduzione di un tetto
massimo della cubatura per evitare
che la percentuale di incremento, se
applicata a grandi strutture,
possa snaturare la ratio della
norma. Non è possibile usufruire degli
incrementi per le seconde case né,
tanto meno, introdurre nuove
strutture nella fascia dei 300
metri. Se per ecomostri si intendono
strutture non legittimamente
realizzate, queste non possono usufruire
degli incrementi ma devono essere
sottoposte ai provvedimenti
sanzionatori o di demolizione».
Perché il Ppr deve essere aggiornato
con una nuova legge?«Il Ppr non deve
essere aggiornato con una nuova
legge. Nel caso di un
approfondimento di dettaglio o la verifica di
situazioni mutate, o se, nel caso di
valutazione di interventi di
sistema, si rendesse necessaria
un'integrazione o un adeguamento del
Ppr, si fa riferimento a quanto
previsto dalla normativa vigente con
il coinvolgimento del ministero.
Nulla di più e nulla di meno».Soru
dice che il Pd non è diviso in due,
che non c'è un Pd anticemento
guidato da lui e un Pd a favore dei
metri cubi sostenuto dalla sua
legge, eppure intorno si è scatenata
una battaglia che ruota attorno a
questa dicotomia. Perché?«In effetti
non si comprende perché questa
battaglia sia stata scatenata e a
quale fine, considerato il fatto che
sui due punti più controversi -
incrementi delle strutture ricettive
nei 300 metri dalla battigia e
programmi ecosostenibili - i due testi
siano praticamente coincidenti, per
cui è difficile immaginare un Soru
paladino dell'intangibilità
integrale - cosa da lui giustamente negata
- e io fautore dell'edificazione
incontrollata - facilmente smentibile
a una semplice lettura dei due
testi, che di fatto smentiscono
l'esistenza di una dicotomia su
questi punti».Cosa pensa della
proposta di legge elaborata da
alcuni consiglieri del Pd? Le piace? In
cosa differisce da quella della
giunta?«Come già chiarito, i due testi
coincidono sui temi maggiormente
discussi.
La proposta dei consiglieri
Pd, alla ricerca di un comprensibile
desiderio di semplificazione,
punta a eliminare molti punti
importanti relativi ai meccanismi per la
riduzione del consumo di suolo che
sono assegnati a norme di rango
inferiore come le direttive di
giunta. Personalmente ritengo che
questi aspetti meritino invece un
rango normativo di legge poiché, se
non esplicitati, lasciano adito a
interpretazioni e a incertezza da
parte di cittadini e funzionari».Ma
il nodo tra Ppr e nuova legge è
sui 300 metri? Cosa si potrà fare
con la nuova legge che era vietato
dal Ppr?«Nulla di nuovo, se non il
superamento del vuoto normativo tra
il tempo scaduto delle procedure
d'intesa e l'adeguamento dei Puc al
Ppr, adeguamento i cui tempi
previsti dal Ppr si sono rivelati
ottimistici, e non per cattiva volontà
delle amministrazioni locali.
In pratica si consente di poter fare
quello che era già consentito
attraverso le procedure di intesa
previste dal Ppr e l'adeguamento dei
Puc al Ppr».Qual è la filosofia
della nuova legge urbanistica?«Attuare
quanto previsto dall'articolo 133
del Codice Urbani, coniugando la
tutela ambientale e paesaggistica
con lo sviluppo socio-economico,
consentendo al Ppr di uscire dalla
fase transitoria ed entrare in
quella, prevista dai suoi principi
generali della rispettosa
valorizzazione del paesaggio.
Allo stesso tempo, introdurre
meccanismi
per la riduzione del nuovo consumo
di suolo, in ambito urbano e
agricolo. Ricondurre a un'unica fase
temporale l'approvazione dei Puc,
con grande risparmio di tempo e con
chiarezza e certezza per imprese e
cittadin»i.Qualche giorno fa lei e
Soru avete parlato a lungo della
nuova legge in un incontro ad
Arzachena, ci sono stati contrasti?«Dal
mio punto di vista c'è stato un
confronto franco tra posizioni non
contrastanti, un dialogo aperto tra
persone che hanno a cuore le sorti
della Sardegna e ritengono
necessaria, in questa fase della vita
politico-amministrativa della
Regione, una buona legge di governo del
territorio. E una buona legge,
secondo me, va ricercata sul terreno di
una mediazione politica alta. In
questo caso la mediazione non è il
dar qualcosa in cambio di
qualcos'altro o sacrificare valori non
negoziabili. È la capacità di
trovare il punto di composizione attorno
ad alcuni principi fondanti».
Nel 2016 sono stati cancellati 239
ettari di territorio vergine. Fino a
oggi nell'isola sono stati
consumati 904 chilometri quadrati di
aree vergini. La nuova legge come
prevede di fermare l'avanzata del
cemento?«Questo è uno dei punti più
innovativi della proposta. Non
esisteranno più aree indefinitamente
edificabili in misura astrattamente
stabilita, sotto la pressione
delle aspettative della rendita
fondiaria. Nuove ulteriori
trasformazioni di suolo, limitate a
un minimo già stabilito e ad aree
di scarso valore agricolo, saranno
condizionate alla esecuzione di
bandi che garantiscano il massimo
vantaggio qualitativo da parte della
collettività e la verifica di una
effettiva relazione tra le necessità
della domanda e l'impegno a
realizzare dell'offerta. Tutti i suoli,
fino a loro eventuale e limitata
trasformazione, saranno ritenuti
agricoli a tutti gli effetti. A
questo si aggiunge il forte impulso
alle attività di riqualificazione
urbana, e all'introduzione degli
strumenti della compensazione
finalizzati alla riduzione del consumo
di suolo. (l.roj)
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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