venerdì 28 luglio 2017

Rassegna stampa 28 Luglio 2017

Unione Sarda

Alleati del Pd o fieri avversari: il dilemma che divide la sinistra Da Possibile a Mdp, nell'Isola le varie sigle si scontrano sul rapporto col partito di Renzi.

Nella scheda delle future elezioni, tra le forze di centrosinistra il simbolo del Pd ci sarà. Unica certezza perché le grandi manovre a sinistra sono in corso, un po' in alto mare e ancora in attesa di capire quale sarà il punto di caduta. Il primo grande cruccio riguarda proprio il rapporto con i dem perché non tutte le forze che lavorano alla ricostruzione della sinistra hanno la stessa idea. Giuliano Pisapia incarna il leader ma per ora rimane ancora un re senza corona, e soprattutto con un esercito che si chiede quanto valga l'abbraccio con Maria Elena Boschi e quanto il dialogo con Pier Luigi Bersani o Pippo Civati.

AMICI-NEMICI Campo progressista, nato dopo la fine di Sel, raccoglie attorno a sé diversi esponenti politici, primo fra tutti il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Tra i fondatori c'è il senatore, Luciano Uras, che sui rapporti all'interno del centrosinistra ha le idee chiare: «Stiamo costruendo un'area politica e il Partito democratico è uno dei soggetti più rilevanti». Una posizione diversa da altre forze come Possibile o Art.1-Mdp, che nelle politiche attuali di casa Pd non credono molto. Thomas Castangia, esponente di Possibile, su questo aspetto è molto netto e ribadisce «la possibilità di fare un'unica lista di sinistra in competizione con i dem». Sul ruolo di Pisapia la domanda è cosa vuole fare, perché se il progetto è per «una forza alternativa al Pd allora ci stiamo, diversamente no».

INSIEME Dalle parti di Art.1-Mdp, il deputato Michele Piras parla di Insieme che dovrebbe raccogliere sotto lo stesso tetto anche Campo progressista: «Bisogna dare vita a una sinistra ampia. Pisapia ha sempre ribadito che stiamo costruendo un soggetto politico autonomo e alternativo al Pd renziano». Non proprio un muro perché «il popolo dem non è nostro avversario, ma non si sta lavorando a un'alleanza. Al momento non ci sono le condizioni». Ma la versione di Uras sul destino di Insieme è diversa: «Non abbiamo rapporti con Art.1-Mdp, nemmeno in Sardegna dove è composto da fuoriusciti di Sel con cui si è consumata una frattura». Il senatore di Campo progressista, però, lascia uno spiraglio ricordando che «non facciamo barriere e non siamo escludenti». Ma il rapporto con il Pd, che per alcuni è un aspetto dirimente per costruire un centrosinistra vincente, rimane sempre la spina che condiziona qualsiasi tipo di trattativa.

L'esperienza delle amministrative, comprese quelle di Cagliari, ha dimostrato che difficilmente, senza la forza maggioritaria della coalizione, si può ambire a diventare una forza di governo. È difficile dunque capire quanto la sinistra isolata possa ricostruire un soggetto unico e, come dice Piras, «lavorare per uno spostamento del Pd a sinistra». I civatiani di Possibile, per ora, rimangono sulle posizioni distanti dal Nazareno, convinti che «all'elettore comunque interessano soprattutto i temi, non i nomi». I temi per i quali gli esponenti di Possibile prendono le distanze riguardano «la politica dei bonus. o quelle ambientali contenute nello Sblocca Italia».

AL GOVERNO L'obiettivo di tutti è vincere le elezioni, sia politiche che regionali. Per conquistare il Parlamento bisogna capire innanzitutto quale sarà la legge elettorale. Per arrivare a una proposta credibile per i cittadini «deve nascere non un gruppo di sigle ma un soggetto unico o un partito in grado di incidere». Per il Campo progressista l'esperienza di governo da portare a esempio è quella di Cagliari dove «abbiamo vinto al primo turno, proponendo un candidato credibile e un centrosinistra unito», ricorda Uras. Serve ancora tempo per capire come sarà il centrosinistra che, oltre al Centro democratico, in Sardegna tiene vivo il rapporto con le forze autonomiste e indipendentiste.

Matteo Sau

La Nuova Sardegna

Alghero Il Pd non farà da stampella al sindaco
Pirisi pronto a uscire se la sua presenza in aula sarà determinante
per approvare il Rendiconto


Il Pd non farà da stampella a Mario Bruno. Qualsiasi cosa il sindaco
di Alghero si stia dicendo con i consiglieri regionali e con i
dirigenti del Partito democratico che sostengono e hanno sempre
sostenuto la sua amministrazione, dalla sede cittadina di via Mazzini
il segnale arriva forte e chiaro. E se qualcuno ha preso il gesto di
Mimmo Pirisi dell'altra sera - quando è rimasto in commissione, si è
astenuto e ha così permesso l'ok al rendiconto di gestione - per un
segnale di pace, sbaglia di grosso. In aula la maggioranza dovrà
cavarsela da sola. Anzi, se lo stesso Pirisi fa sapere che non
parteciperà alla votazione in aula del documento contabile, prevista
per lunedì prossimo in prima convocazione e per martedì in seconda,
quando basteranno meno mani alzate per licenziare il provvedimento,
qualora la sua presenza dovesse essere determinante per il
raggiungimento del numero legale.

Enrico Daga chiede le dimissioni che
a questo punto non sono da escludere, ma solo in caso di bocciatura
del rendiconto e solo in funzione di una serrata riflessione che
coinvolgerebbe anche il Pd, a livello provinciale e regionale, e
l'Udc. In questo caso le sponde fuori dalla Riviera del corallo
sarebbero più complicate, perciò Mario Bruno è alle prese con un
logorante lavoro ai fianchi nei confronti di Alessandro Loi e
Donatella Marino. I due consiglieri Udc, che fino a due settimane fa
sembravano perfettamente a loro agio dentro la coalizione che governa
Alghero, oggi sono freddissimi, e il loro appoggio esterno è sempre
meno saldo. In questo quadro si inserisce l'ennesimo appello di Forza
Italia alle dimissioni del sindaco. Con una novità interessante. La
richiesta di chiarezza verso il Pd. «Comunichi alla città e alle forze
politiche qual è la sua posizione reale nei confronti del sindaco e
della sua maggioranza». (g.m.s.)

Bomba per i migranti: «Volevano ucciderci»
Attentato al centro d'accoglienza Su Babbu Mannu che ospita 64 persone
Il boato nella notte: è stato utilizzato esplosivo da cava, feriti due mediatori

di Paolo Merlini
DORGALI"They want to kill us", volevano ucciderci, ripete l'autore del
video realizzato pochi minuti dopo l'esplosione nel centro
d'accoglienza di Su Babbu Mannu, mentre attraversa le stanze devastate
dall'esplosione insieme ad altri migranti, districandosi tra porte
divelte e vetri infranti disseminati qua e là. Un video che ieri
passava di telefono in telefono tra i 64 migranti del centro e che
tanti inviavano ad amici e parenti in Africa: "Want to kill us. We are
in Sardinia, Dorgali". Sono le due della notte tra mercoledì e
giovedì, quando un enorme boato interrompe la quiete di quest'angolo
di pace a tre chilometri da Dorgali, sull'Orientale sarda, e butta giù
dal letto gli ospiti e i due mediatori del centro. Due di loro
rimangono lievemente feriti, uno a una gamba l'altro a un piede, forse
a causa delle schegge di vetro o di legno volate dappertutto, oppure
nella concitazione generale seguita all'esplosione.

Poco più tardi,
con l'intervento delle forze dell'ordine e di un'ambulanza, saranno
medicati sul posto. Sono entrambi nigeriani.Gli autori dell'attentato
al centro migranti di Babbu Mannu volevano davvero uccidere? O il loro
scopo era intimidire i migranti in attesa di destinazione e i soci
della cooperativa The Others di Sassari che gestisce il centro da poco
più di un anno? Certo è che la bomba, confezionata con l'esplosivo
utilizzato nelle cave (quelle di Orosei distano appena dieci
chilometri da qui) e una miccia a lenta combustione, era stata fatta
per provocare danni ingenti, molto più di un semplice botto. Il caso,
probabilmente, ha voluto che l'unica via sicura per gli attentatori
fosse arrivare alle spalle della vasta struttura - un hotel finito
all'asta e riaperto solo da un anno per ospitare i migranti - e poi
collocare l'ordigno in prossimità di un ingresso di servizio che dà su
locali inutilizzati.

Le camere in cui vivono i giovani provenienti da
varie nazioni dell'Africa sono poco distanti. Una manciata di metri
che ha salvato loro la vita. La struttura non è dotata di telecamere
di sorveglianza («Erano in fase di installazione», dice Valentina
Carboni, presidente della cooperativa) e questo di sicuro non aiuterà
le indagini dei carabinieri, giunti pochi minuti dopo l'esplosione
insieme con i vigili del fuoco di Nuoro, che hanno dichiarato
inagibile quell'ala dell'edificio.

Ieri mattina gli ospiti di Su Babbu
Mannu erano visibilmente preoccupati, né nascondevano la paura per un
attentato che avrebbe potuto provocare più di una vittima. Ma è sul
futuro che si concentrano i loro pensieri, e alcuni non fanno mistero
di voler lasciare Dorgali. Vengono da Sierra Leone, Togo, Guinea,
Nigeria, da diversi mesi attendono il riconoscimento della condizione
di rifugiato, vivendo con l'incubo dell'espulsione. È un destino
comune ai tanti migranti arrivati in Italia negli ultimi anni.Il
centro di Dorgali ha aperto un anno fa, e il paese si era preparato
all'accoglienza con assemblee pubbliche convocate dalla giunta Cinque
Stelle appena insediata. Da allora è trascorso un anno senza alcun
problema, anzi nel segno di un tentativo di integrazione cominciato
durante la manifestazione "Autunno in Barbagia", nel settembre 2016.
In quell'occasione i migranti avevano improvvisato un breve spettacolo
musicale in paese.

Avevano scritto a più mani una lettera alla
popolazione dorgalese, nella quale raccontavano la loro condizione e
le speranze di un futuro migliore. L'avevano letta in piazza, in
italiano, alternandosi davanti a telecamere e telefonini. «Abbiamo
lasciato le nostre famiglie. Molti non ce l'hanno fatta, ma dobbiamo
guardare avanti. Siamo brave persone, anche noi abbiamo sogni e
speranze». Pochi mesi dopo avevano partecipato a un laboratorio
teatrale, culminato in uno spettacolo dal titolo "Resilienti".
Un'integrazione esemplare, di questi tempi, che qualcuno ha cercato di
cancellare.

l capogruppo Congiu risponde alla richiesta del presidente della
commissione. Silenzio dagli altri
Il Pds: subito la doppia preferenza di genere

CAGLIARI
All'appello del presidente della commissione riforme del Consiglio,
Francesco Agus, sull'introduzione della doppia preferenza di genere
nella legge elettorale regionale ha risposto finora solo un
capogruppo. È Gianfranco Congiu del Partito dei sardi, che è
d'accordo: «Lo stralcio continua a essere la strada più breve per
colmare il vuoto che esiste nella legge», ha scritto nella risposta.
Ma da sola la presa di posizione del Pds non può bastare: è
indispensabile che anche gli altri gruppo escano allo scoperto e
prendano una posizione.

Altrimenti continuerà quel blocco o veto
incrociato denunciato più volte non solo da Agus ma molto prima anche
dal movimento «Meglio in due» e poi dalla Rete delle donne Heminas. Il
vero problema, a questo punto, sarebbe proprio nel silenzio o quasi
dei due grandi partiti che guidano la maggioranza, il Pd, e
l'opposizione, Forza Italia. Per la verità gli azzurri - seppure in
via informale - hanno fatto sapere che per loro «la riforma dovrebbe
essere complessiva e non può limitarsi a inserire solo la doppia
preferenza di genere in una legge che, nelle elezioni del 2014, ha
dimostrato tutti i suoi limiti e non solo quello molto evidente
dell'elezione di sole 4 donne su 60 in Consiglio regionale». Dunque
Forza Italia la legge vuole cambiarla dall'inizio alla fine e questa
decisione potrebbe allungare i tempi.

Anche il gruppo del Pd,
nonostante gli appelli lanciati più volte dal segretario regionale
Giuseppe Luigi Cucca, sembra essere ancora indeciso e comunque diviso
al suo interno sulla scelta fra una possibile correzione volante
oppure intervenire in maniera più drastica sulla legge. Però i tempi
sono sempre più stretti: alla fine della legislatura manca solo poco
più di un anno e mezzo ed è per questo che Agus ha lanciato l'appello,
ma pare non sia bastato a far saltare quei veti incrociati che ancora
resistono.

Stop della Corte dei conti. La Cisl attacca: una figuraccia storica
Rinnovo contratti, Regione ko

CAGLIARI «La Corte dei conti non ha certificato il nuovo contratto
collettivo del comparto Regione. Se non è una bocciatura poco ci
manca: in sostanza è bloccato». Ad affermarlo è Davide Paderi,
segretario regionale della Funzione pubblica Cisl, il sindacato che ha
anche proposto ricorso al Tribunale civile-sezione lavoro di Cagliari
perché «esclusi dalla trattativa». «Dalle prime informazioni emergono
vizi formali, errori grossolani e procedure negoziali errate - spiega
-. La Cisl non aveva firmato l'intesa ed era stata esclusa formalmente
dalla parte finale della trattativa, senza motivo, con una scelta
assurda della Regione.

Se avessero ascoltato la Cisl forse la Regione,
il Coran e i sindacati firmatari avrebbero evitato questa figuraccia
storica. Ora va ripreso tutto e recuperare il terreno perduto
superando la logica prepotente e perdente». Il rinnovo era stato
sottoscritto dal Coran e da 4 sigle su 8. Per i 6.062 dipendenti
regionali si tratta di un incremento medio mensile di 93,44 euro a
partire dal 2018, con un aumento del 4,2% rispetto alla retribuzione
lorda attuale.

Sassari
Crisi alle spalle, ecco la giunta Sanna-ter

consiglio comunale
di Luigi SorigawSASSARIIl giorno delle ginocchia sui ceci e del mea
culpa è finalmente arrivato. Prima seduta del Consiglio full optional,
dotata anche della nuova giunta. E primo punto all'ordine del giorno
che recita: dibattito sulla conclusione della crisi politica. Quindi
cinque minuti a testa, munizioni cariche per l'opposizione, in questa
sorta di tiro al bersaglio politico al quale la maggioranza prima o
poi doveva ufficialmente sottoporsi. Dopo mesi di stallo
amministrativo per ricomporre un esecutivo tutt'ora incompleto, è il
peccato che il Pd deve espiare.Dice Maurilio Murru (M5s): «Quindici
mesi la prima giunta, 20 la seconda, e adesso la terza staremo a
vedere quanto dura. Gli unici assessori che hanno dimostrato coerenza
sono stati Carbini, Marras, Sau, e Casu, che non hanno fatto passi
indietro e hanno certificato il fallimento amministrativo. Per loro
grande rispetto.

Meno per un sindaco che accetta tutte le condizioni
dettate dal partito solo per salvaguardare il proprio futuro, e non
certo quello della città di Sassari». E Nicola Lucchi (Ss è): «Questa
volta la città non vi perdona. Potrei depositare in Procura un
annuncio per omicidio colposo della città - ironizza da avvocato -. Il
Pd non è stato all'altezza del consenso che ha ricevuto. Lo ha
violentato. Per i prossimi mesi vi chiedo solo: fate tre cose, ma
fatele». Giancarlo Carta(Fratelli d'Italia): «Il sindaco nonostante
tutto ciò che è accaduto, ha deciso di andare avanti. A me sembra
surreale. Mi auguro solo che la città riesca a resistere ai vostri
danni».Antonello Sassu (Ss Progetto Comune): «Dovete chiedere scusa a
tanta gente. A quelle persone che per colpa vostra sono disgustate
dalla politica e non andranno più a votare. La cattiva amministrazione
alimenta la mancanza di rispetto. Date un'occhiata ai social e agli
sfottò irriverenti sul sindaco. Mi chiedo cosa avrebbe detto uno come
Enrico Berlinguer di fronte a questo sfascio». Tonino Falchi : «La
giunta non deve essere lo scacchiere di altri scenari politici e delle
lotte di potere di un partito.

Deve essere lo specchio degli interessi
della città». E le scuse arrivano anche dai banchi di maggioranza per
voce di Efreem Carta (Città Futura): «Chiedo scusa, è un obbligo
ammettere i propri sbagli. Però della discussione di oggi nessuno si
ricorderà. La città si aspetta altro, guarda alle cose che restano da
fare e si chiede come le faremo». E infine Manuel Alivesi (Fi):
«Peccato che nel documento di fine mandato ci siano tanti buoni
propositi ma nessuna ricetta concreta su come realizzare tutte le cose
non fatte in 3 anni». Ora Nicola Sanna riprende il lavoro con la sua
terza giunta.

Polemica Ledda-Falchi: «Non sei più del partito». E lui: «Non lo sono mai stato»
L'Upc ha lasciato la maggioranza

SASSARIL'Upc è fuori dalla maggioranza consiliare. «Riteniamo la
formazione della nuova Giunta, peraltro ancora incompleta - scrive il
segretario provinciale Ledda - una offesa alla dignità di una forza
politica che ha permesso alla coalizione di Centro Sinistra di vincere
le ultime elezioni amministrative. Pertanto, finché non ci sarà un
chiarimento in sede di coalizione, da convocare in tempi immediati,
l'Upc prende formalmente le distanze da questa amministrazione, che
non rappresenta più i veri interessi della Città di Sassari». E
conclude: «La nostra indiscussa coerenza con il centro sinistra non
potrà restare tale, finché questo sindaco ma soprattutto il Pd, non
daranno segni inequivocabili di voler ricostruire tutta la coalizione
nel rispetto della dignità di ciascun partito.

Se questo non avverrà,
l'Upc si riterrà libero di assumere tutte le decisioni conseguenti».
Nei giorni scorsi Ledda aveva fatto una puntualizzazione su Tonino
Falchi, sostenendo che il consigliere non fa parte dell'Upc «in quanto
si è dimesso nel corso dell'assemblea del partito del 12 febbraio
2017». Ed ecco la replica di Falchi: «In verità io non sono mai stato
iscritto al partito dell'Upc - sottolinea Falchi - mi sono candidato
nella lista dell'Upc solo come indipendente. Perciò non vedo a quale
titolo il partito possa avermi cancellato. Infine un'ultima
considerazione: io resto l'unico consigliere eletto nell'Upc che siede
nei banchi del Consiglio comunale di Sassari».

Cogodi il Rosso, storia di una vita di grandi passioni
A due anni dalla scomparsa

Il Piano straordinario per il lavoro, la prima legge urbanistica e il
processo ai generali colpevoli del genocidio dei desaparecidos in
Argentina. Fotografie della vita politica e professionale di Luigi
Cogodi, leader del Pci e poi di Rifondazione, scomparso il 22 luglio
di due anni fa all'età di 72 anni. Ieri mattina, nello spazio Search
del Comune di Cagliari, si sono incontrati parenti, amici e “compagni”
di sempre, nel giorno che sarebbe stato il suo 74esimo compleanno. Non
una celebrazione perché «lui non le amava», ricorda il fratello Pino,
ma ripartire dalla sua attività politica «ancora attuale».

Il passaggio dall'idea all'azione è nella nascita di un comitato che
si occuperà di raccogliere i suoi scritti: «Partiamo da temi a lui più
cari», spiega il fratello, «lavoro, diritti, ambiente e autonomia». Un
politico spesso controverso e anche «un visionario ma di questioni
reali», sottolinea il presidente della Fondazione Sardegna, Antonello
Cabras che si sofferma su come Cogodi affrontava le politiche del
territorio: «Non era ambientalista, credeva in una tutela positiva,
convinto che la Sardegna non fosse un oggetto che si contempla». Il
presidente della Sfirs, Paolo Sestu, ricorda la «grandi battaglie e
l'attualità del suo pensiero politico».

Per il sindaco di Cagliari,
Massimo Zedda, «il ricordo di Luigi è l'occasione per riunirci e
riprendere a ragionare per la ricostruzione di una forza di sinistra».
Nelle parole di Gianluigi Gessa, Giancarlo Ghirra, Andrea Frailis,
Filippo Peretti e Paolo Pillonca gli aneddoti di una vita spesa «al
servizio della gente e del popolo», dice il fratello Pino: «Testardo
ma sempre per difendere le sue idee». (m. s.)

DECIMOMANNU. Grandi manovre in vista del voto dell'anno prossimo
Il Pd va in cerca di unità «Aperti al centrosinistra»

Una lista unitaria del Partito democratico allargata al
centrosinistra? Potrebbe essere presentata il prossimo anno alle
elezioni comunali di Decimomannu, anche se non sarà semplice, viste le
diversità di vedute delle correnti interne. Il direttivo locale Pd da
mesi sta pensando a una soluzione che cambierebbe gli scenari
politici, con alleanze tra esponenti della minoranza, come la
segretaria cittadina del partito Alberta Grudina, e i sei di
maggioranza iscritti al partito, tra i quali gli assessori Leopoldo
Trudu e Rosanna Argiolas e l'ex segretario Paolo Cassaro. Non iscritta
ma orientata a sinistra è la sindaca, Anna Paola Marongiu, la cui
ricandidatura non è scontata.

AUSPICIO La lista unitaria è auspicata dalla segreteria del Pd: «Alle
scorse elezioni si erano presentate al voto cinque liste, tre delle
quali con iscritti al Pd», si legge in un comunicato. «All'interno del
direttivo si confrontano le anime del partito locale. Proporremo la
soluzione finale all'assemblea degli iscritti e simpatizzanti così da
arrivare, al massimo a settembre, a un confronto aperto e a una
sintesi. Siamo aperti a tutte le anime di centrosinistra, non a quelle
di centrodestra presenti in maggioranza. Le proposte sono tante, ci
atterremo anche alle direttive regionali».

MAGGIORANZA Secondo fonti vicine al partito, pare però che qualcuno
della maggioranza iscritto al Pd vorrebbe confermare la civica,
compresi sindaca ed esponenti di centrodestra. L'ex segretario, Paolo
Cassaro, precisa: «Siamo in una fase interlocutoria, da anni lottiamo
per un Pd unito, sarebbe perfetto. Ma non chiudiamo le porte a
nessuno: il gruppo, compresi gli esponenti del centrodestra, ha fatto
bene. La maggioranza tende già a centrosinistra e credo che il doppio
ruolo della segretaria, che capisco, non agevoli l'unificazione». Anna
Paola Marongiu non scioglie le riserve sul futuro: «Può succedere di
tutto, mai dire mai. L'esperienza è positiva, con questo gruppo misto
ma coeso ci possono essere buone possibilità».

CITTADINI Per quanto riguarda gli altri schieramenti, ad avere le idee
chiare è la capogruppo di Cittadini per Decimomannu, Cristina Gai:
"Siamo aperti a più persone, purché competenti e con le nostre idee.
Abbiamo lavorato molto bene con l'intera opposizione e per quanto
riguarda una possibile lista di centrosinistra vedo male le persone
che stanno in maggioranza: hanno idee lontane dal loro schieramento,
basti vedere le proposte che avanzano, tutte contro i cittadini.
Auspico di continuare il lavoro svolto".
Lorenzo Ena
  
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento