La
Nuova Sardegna
Pigliaru
a pastori: subito 35 milioni : "Abbiate fiducia" Migliaia in corteo:
disordini davanti alla Regione. Poi l'incontro con la giunta I pastori invadono
Cagliari. di Umberto Aime
Felice Floris veste la solita
maglietta azzurro-pastori del Movimento, è quella delle mille battaglie per il
latte. Francesco Pigliaru, in maniche di camicia bianca, s'è liberato senza
fatica della giacca blu da presidente. Sotto, la folla. I due sono vicini,
fianco a fianco, con un solo microfono per quattro mani, ma insieme riempiono
la scena del camion diventato palco. Il Leoncino è parcheggiato in via Roma, nello
stesso quadrato dove tre ore prima, sotto le finestre del Consiglio regionale,
poliziotti, carabinieri e almeno tremila manifestanti avevano inscenato un
furibondo mezzogiorno di fuoco fra botte, transenne sradicate e lanciate,
cariche e controcariche. Sono invece le 15 e qualcosa, in quel teatro ora
riappacificato, quando il capopopolo invita l'ospite e urla: «La nostra gente
vuole sapere cosa abbiamo ottenuto».
Voce ferma, sguardo dritto sulla
gente, il governatore dà subito la notizia: «Ci siamo impegnati a recuperare altri
35 milioni per voi». Non sarà facile, il bilancio della Regione è tutt'altro
che ricco, ma l'accordo è questo. L'hanno raggiunto dopo una riunione fiume,
affollata e dura, consumata in una delle stanze più grandi del Consiglio,
quella della commissione bilancio. Già occupata, nel 2010, da quanti oggi
vivono un dramma che è la fotocopia di quelli vissuti sette anni fa e anche
ieri: campagne moribonde, soldi azzerati, più tanta, troppa rabbia. Quel
giorno, era una mattina d'ottobre, finì molto male, feriti e arresti, stavolta
potrebbe essere andata meglio per tutti. All'inizio della prossima settimana si
saprà se arriveranno i soldi in più per tappare l'emergenza, da aggiungere ai
15 votati martedì dal Consiglio.
Potrebbero essere in tutto 50 milioni:
serviranno a comprare tremila tonnellate di foraggio, con le scorte che da mesi
scarseggiano negli ovili per colpa della siccità. Sarà mezzo quintale fino ai
primi d'autunno per ogni pecora, che in Sardegna sono tre milioni. «Le greggi
sono la prima grande ricchezza della Sardegna: se muoiono loro, moriamo tutti»,
è il discorso inaugurale di Floris a un popolo arrivato da ogni appezzamento possibile
e radunato nel piazzale della Fiera. Il colpo d'occhio è forte quando alle 11
il corteo azzurro s'incammina verso via Roma.
In testa ci sono solo molti figli di
pastori, fieri nello sguardo come i loro padri. Poi una cinquantina di sindaci,
che sull'allarme sociale vissuto nei Comuni potrebbero scrivere un trattato giornaliero.
Sotto un sole a picco e immersa in una bolla di 40 gradi, la marcia è imponente
e lo è più delle altre organizzate da altri gruppi nei mesi scorsi. Questa è
lunga duemila passi, una striscia zeppa di bandiere, striscioni, slogan e cartelli. Uno per
tutti: «L'acqua costa più del latte: che siate maledetti». La manifestazione è
compatta e allegra fino a una via Roma blindata, ultima tappa davanti a quel Palazzo-obiettivo
protetto dalle transenne intrecciate a nido d'ape.
È davanti alla barriera, quando sono
le 12 e qualcosa, che scoppia improvviso il corpo a corpo fra chi vuole
sfondare e gli antisommossa impegnati nel ricacciare indietro l'avanguardia
della protesta. «Vogliamo entrare tutti», è l'urlo d'incitamento che arriva
dalle retrovie. Solo dodici però sono ammessi in delegazione, più tre sindaci: Andrea Soddu, Emiliano
Deiana e Renato Casula. «Torneremo vincitori», è la promessa lanciata dalla
pattuglia che sale scortata fino al secondo piano. È una riunione a porte chiuse,
ha deciso chi è in attesa dall'altra parte del tavolo: i due presidenti
Pigliaru e Ganau, gli assessori Paci e Caria, bilancio e agricoltura, e tutti i
capigruppo. La tensione è subito alta, alcuni parlano, i politici, ma sono gli
altri a gridare e si sente: «Avete rotto con gli annunci, stavolta vogliamo
essere ascoltati».
I pastori sono testardi, decisi, Floris
pretende fatti e non può bastare la proposta, tirata fuori da Pietro Pittalis,
Fi, di una seduta straordinaria del Consiglio per saldare il conto. C'è bisogno
di soldi, vanno messi sul tappeto e a capirlo per primo è Pietro Cocco, Pd,
mentre Pigliaru poi confesserà: «Ho visto una disperazione sincera sul volto di
chi mi stava davanti». Così da una possibile nuova occupazione, i pastori ci
hanno pensato, il vertice è virato verso l'accordo. Quello poi rilanciato, in
mezzo alla folla, dal governatore e dal capopopolo. Un patto a metà fra l'ancora
di salvezza e la sopravvivenza: fra pochi giorni tutti sapranno quando e come
potrebbe diventare realtà. Perché una donna l'ha detto in faccia al
governatore: «La scongiuro, non ci tradisca», e lui di rimando: «Abbiate
fiducia».
Unione
Sarda
Un caldo
record per il quinto giorno consecutivo
Ieri 44,5
gradi a Illorai. A Fraigas (Ozieri) maxi escursione termica
nella
notte
Per il quinto giorno consecutivo
metà Sardegna ha superato la soglia
dei 40 gradi centigradi. A farne le
spese, complici gli ancora
sostenuti venti da scirocco, sono
stati come sempre i settori interni
occidentali ma stavolta i picchi del
caldo si sono spostati più a sud,
segno che nei prossimi giorni anche
le aree interne del Cagliaritano
potranno sperimentare qualche valore
eccezionale.
LE TEMPERATURE Dall'analisi della
rete di rilevamento Sardegna Clima,
Arpas e Idrografico si evidenziano i
44,5°di Illorai, 44° a Fraigas
(Ozieri), 43,4° ad Asuni, 43,1° a
Ottana, 43° a Porto Pino, 42,8° a
Oschiri e Bauladu, 42,6° a Oristano,
42,1° a Sanluri, 42° a Busachi,
Samugheo, Chiaramonti e Sedilo,
41,9° ad Allai e Guspini, 41,7° a
Santadi, 41,4° ad Ardara, 41,2° ad
Arborea, Carbonia e Bonorva, 41,1°
a Siliqua e 41° a Dorgali e Oliena.
ARIA SECCA A causa della forte
compressione atmosferica che accompagna
queste robuste strutture anticicloniche
sub tropicali, su piane e
vallate interne l'aria è desertica
ed estremamente secca, favorevole a
impressionanti escursioni termiche.
A Fraigas, località della valle di
Ozieri, il termometro, dopo aver
raggiunto nelle ore pomeridiane di
martedì i 46,6°, è crollato la notte
successiva fino a 17° compiendo
un balzo termico di quasi 30°.
L'ALLERTA La calura sahariana è
destinata a durare e infatti nella
giornata di ieri la Protezione
civile ha emesso un nuovo avviso di
condizioni meteorologiche avverse
confermando picchi di temperatura
oltre i 40° almeno fino alla
giornata di domenica, soprattutto nelle
zone interne della Sardegna
occidentale e meridionale. Il Mediterraneo
centrale e occidentale sarà
costantemente interessato da temperature
fino a 26°/28° alla quota di 1500
metri contro una media del periodo
di 17°. I valori inizieranno a
scendere a partire dalla prossima
settimana per riportarsi sulla
norma, stando agli ultimi aggiornamenti
dei modelli previsionali, attorno a
Ferragosto.
Matteo Tidili
Meteorologo
La
Nuova
Lo scorso
anno è stato il più torrido di sempre nell'isola, ma il 2017
può
superarlo Delitala: «Dati degli ultimi vent'anni in linea con quelli del
riscaldamento
globale» Caldo, i maghi del meteo: «Anomalie preoccupanti»
di Antonello Palmas
SASSARI
Che sia una delle estati più calde
degli ultimi 30 anni non ci piove,
è il caso di dire. E basta mettere
il naso fuori di casa per
rendersene conto. Anche ieri in
Sardegna le temperature erano da
disperazione, con una punta massima
di 45 gradi a Villaverde
(Marmilla, nell'Oristanese), 44 a
Fraigas (Oschiri) e 43 a Oristano;
nessuna stagione è scesa sotto i 30
come valore massimo, con la parte
occidentale e meridionale dell'isola
particolarmente colpita. Non
molto meglio del giorno precedente,
quando (sempre dati reali) si era
toccato un valore massimo di 46.6 a
Fraigas, poco meno nella stazione
di Coghinas (46.4) e in quella di
Ottana (45) e Sassari (43.6). Una
ventina le stazioni sopra i 40, solo
due sotto i 30. E nel Sarrabus
(Capo San Lorenzo) si era parlato di
un valore di 50 gradi percepiti,
record in Italia. Il rischio incendi
per oggi è alto (con attenzione
rinforzata) dappertutto tranne che
in Barbagia e Ogliastra, dove è
classificato come medio.
La colonnina di mercurio fa davvero
paura e la
conferma viene dai meteorologi
dell'Arpas: «È sicuramente tra le
estati più calde - afferma Giacomo
Agrillo -, solamente a memoria
d'uomo è evidente l'eccezionalità
dell'evento. Solo in un altro paio
di occasioni nell'ultimo trentennio
si ricordano valori così alti e
prolungati, in particolare
nell'estate del 1983 e e in quella del
2003. Quest'ultima fu forse peggiore
perché l'ondata di calore non
ebbe quasi interruzioni. Ma a
livello di valori assoluti, nella
stagione attuale sono state
raggiunte punte più alte. E siamo alla
quinta ondata di caldo». Ma i
meteorologi come considerano questi
fenomeni? «La situazione è
sicuramente anomala - spiega Alessandro
Delitala -. Se guardiamo in generale
l'andamento delle temperature,
notiamo che da 20 anni se non di più
il loro trend crescente è in
sintonia con i dati relativi agli
studi sul riscaldamento globale, il
collegamento col quale appare
evidente.
Già il 2016 è stato per
l'isola l'anno più caldo.
Proseguendo così, il 2017 è destinato a
superarlo. Nei primi 6 mesi siamo
sopra la media, da vedere se il
periodo rimanente avrà compensato i
dati con temperature più basse,
ora non possiamo saperlo. Sicuro
però che, come valori singoli, quelli
raggiunti in questi giorni, è una stagione
tra le più torride». Già
l'autunno scorso - dice Delitala -
aveva dato segnali anomali, con
temperature particolarmente alte.
«L'inverno è stato molto breve, a
febbraio-marzo spiega - si sono
registrati valori più alti della
media. Quindi è arrivata una serie
di ondate di calore, dovute a un
flusso da sud-ovest legato
all'effetto di un anticiclone africano.
Situazioni di per sè normali, ma di
solito limitate a un paio di
episodi ogni estate nel quale
l'anticiclone da sud rompe l'equilibrio
dell'anticiclone atlantico.
L'anomalia del 2017 sta nella
persistenza».Okay, ma per quanto si
dovrà soffrire ancora? «Ieri dalla
sala meteo - dice Agrillo - abbiamo
diramato un aggiornamento
dell'avviso precedente emanato
domenica, che valeva sino a mercoledì.
Sarà valido sino alle 20 di domenica
e prevede temperature molto
elevate, in linea sostanzialmente
con quelle delle ultime ore, con il
superamento dei 40 gradi in molte
stazioni, specie nelle aree interne
meridionali e occidentali. Non ci
aspettiamo grandi aumenti e
l'umidità continuerà a restare su
medie del 15-20 per cento, ovvero
bassa a causa dell'assenza di
precipitazioni ormai da tanto tempo, il
che consente di non percepire
temperature superiori a quelle reali,
anzi. Lunedì è prevista una certa
flessione, ma non illudiamoci: non
significa che arriverà il fresco».
Unione
Sarda
La
continuità zoppa fa paura I sindacati criticano il bando andato deserto: «Era
poco appetibile per le compagnie»
Zedda:
«Intervenga la Regione». Careddu: «Basta allarmismi»
Sulla tratta Cagliari-Milano
l'iniezione prevista dalla Regione è
massiccia: ora il decreto
ministeriale impone un minimo di 523mila
posti, a novembre sarebbero dovuti
diventare quasi un milione
all'anno. L'87 per cento in più. E i
contributi? Invece che aumentare,
sarebbero addirittura diminuiti: il
bando andato deserto a metà luglio
proponeva 11,7 milioni di euro,
contro i 15,5 attuali. Ecco spiegato
perché Alitalia ha giudicato «non
compatibile con la sostenibilità
economica» la continuità
territoriale nello scalo cagliaritano, mentre
Meridiana si è limitata a dire che
«di fronte all'evidenza dei numeri
non è stato possibile partecipare».
LE CONSEGUENZE Ora il capoluogo
dell'Isola rischia di vedere
interrotto il ponte aereo con Roma e
Milano a partire da novembre,
quando scadranno gli accordi
attualmente in vigore con Alitalia. Lo
scenario che fa più paura si chiama
libero mercato ed è stato dipinto
dall'Enac: nessun tetto alle
tariffe, orari e frequenze lasciati alla
discrezione delle compagnie e in
generale minori garanzie per i
viaggiatori. Nella migliore delle
ipotesi verrà prorogato per qualche
mese il modello attuale, in attesa
che la Regione trovi una soluzione
con un secondo bando. Ad Alghero e
Olbia invece verrà battezzata la
nuova continuità, con più posti a
disposizione e altre novità:
nell'Isola ci sarà un inedito
modello di trasporto aereo a due
velocità. Doppi prezzi (più bassi
negli scali del nord, più alti a
Cagliari) e offerte differenti.
«BANDO POCO APPETIBILE» «La
richiesta di posti è stata quasi
duplicata, ma la contropartita
economica è diminuita e le tariffe sono
diminuite. L'eventuale guadagno
sarebbe bassissimo. Ecco perché le
compagnie hanno snobbato il bando
della Regione», dice Nicola Contini,
segretario dell'Ugl Trasporti. «Se
tornasse il libero mercato sarebbe
un vero dramma. Anche perché, una
volta cancellata la continuità
territoriale, sarebbe difficile
ripristinarla: è una questione che
abbiamo posto a suo tempo
all'assessore Deiana, ma non siamo stati
ascoltati. Speriamo di avere più
fortuna», sospira Contini, «con il
nuovo assessore».
LA REGIONE La delega ai Trasporti
ora è nelle mani di Carlo Careddu,
che ha dato garanzie sull'impegno per
un nuovo bando di gara e per
assicurare i collegamenti nel
periodo transitorio. L'assessore -
questo filtra dagli uffici della
Regione - si starebbe muovendo in
pieno accordo con il ministro delle
Infrastrutture Graziano Delrio.
L'esponente del governo nazionale è
orientato verso una proroga del
servizio, per non lasciare Cagliari
senza continuità, anche
nell'ipotesi in cui questo
significhi forzare la mano, aprendo la
strada ad indagini formali da parte
di Bruxelles. Un'ipotesi
prospettata anche dall'Enac.
ZEDDA La situazione è molto delicata
e lo si capisce anche dal nuovo
appello del sindaco di Cagliari
Massimo Zedda: «Chiediamo al
presidente Pigliaru di attivarsi
immediatamente con il presidente del
Consiglio Gentiloni perché la
Regione sia affiancata dallo Stato nel
confronto con l'Unione europea per
una soluzione della vicenda: il
diritto allo spostamento dei sardi
non può essere legato alla riuscita
o meno di una gara». L'assessore
Careddu replica subito: «Con il
presidente Pigliaru siamo attivi fin
da subito. In questo momento è
fondamentale remare tutti verso
un'unica direzione, senza generare
inutili allarmismi ed evitando di
trasformare un diritto fondamentale,
quello alla mobilità dei sardi, in
un terreno di scontro politico».
William Zonca, segretario regionale
della Uil trasporti, se la prende
invece con le parole pronunciate
martedì dal presidente Enac Vito
Riggio: dichiarazioni
«inaccettabili», perché è impensabile «affidare
le rotte verso Roma e Milano alle
compagnie low cost».
LE REAZIONI Il senatore del Pd
Silvio Lai però nega ci sia una rottura
tra la Regione e l'Ente nazionale
per l'aviazione civile: «Non c'è
stato alcun conflitto, né accuse. Al
contrario è stata ribadita la
volontà a proseguire nel lavoro
comune sui bandi della continuità
aerea della Sardegna». Ma per
l'eurodeputato del Ppe Salvatore Cicu
l'annuncio dell'Enac «è un colpo
durissimo» e rischia di trasformarsi
in «una minaccia concreta alla
mobilità delle persone, alle economie
della nostra Regione e, ancor più,
al comparto del turismo. Il danno
di uno stop alla continuità sarebbe
incalcolabile».
Michele Ruffi
Aerei,
posti col contagocce
Tutto
esaurito da venerdì: in tilt i collegamenti tra Milano e l'Isola
Il primo weekend di agosto si
avvicina e all'orizzonte c'è un nuovo
black out della continuità
territoriale. Le difficoltà che i
passeggeri sardi e i turisti
dovranno affrontare riguardano
soprattutto l'asse tra Milano e i
tre aeroporti dell'Isola: da venerdì
si viaggerà sul filo del tutto
esaurito. In questi giorni i sistemi di
prenotazione non danno scampo: sulla
linea Milano-Cagliari non è
possibile comprare biglietti per
venerdì. Sulla Milano-Alghero e sulla
Milano-Olbia lo stop andrà avanti
addirittura fino a lunedì. Problemi
anche sulla Roma-Olbia: i voli di
venerdì sono al completo. E non
arriveranno ritocchi dell'ultimo
minuto. Meridiana fa sapere che nei
collegamenti con Fiumicino non ci
sarà nessuna aggiunta, «perché non
c'è una domanda forte, grazie
soprattutto alla presenza di molti voli
diretti dal sud e dal centro
Italia».
ALITALIA Sullo sfondo c'è il destino
di Alitalia. Nei giorni scorsi è
stato pubblicato il bando per la
vendita della compagnia, che prevede
anche l'ipotesi di uno “spezzatino”:
il settore dell'aviazione e
quello dei servizi a terra
potrebbero essere ceduti separatamente.
L'idea non piace ai sindacati. Ieri
però il ministro dei Trasporti
Graziano Delrio ha rassicurato
tutti: «L'obiettivo principale del
governo è vendere Alitalia
interamente. Siamo convinti che la
compagnia abbia la potenzialità per
trovare una buona partnership
industriale», ha aggiunto
l'esponente del governo. (m. r.)
La
Nuova
Migliaia in corteo: disordini
davanti alla Regione. Poi l'incontro con la giunta
I pastori invadono Cagliari
Pigliaru: subito 35 milioni
di Umberto Aime
CAGLIARIFelice Floris veste la
solita maglietta azzurro-pastori del
Movimento, è quella delle mille
battaglie per il latte. Francesco
Pigliaru, in maniche di camicia
bianca, s'è liberato senza fatica
della giacca blu da presidente.
Sotto, la folla. I due sono vicini,
fianco a fianco, con un solo
microfono per quattro mani, ma insieme
riempiono la scena del camion
diventato palco. Il Leoncino è
parcheggiato in via Roma, nello
stesso quadrato dove tre ore prima,
sotto le finestre del Consiglio
regionale, poliziotti, carabinieri e
almeno tremila manifestanti avevano
inscenato un furibondo mezzogiorno
di fuoco fra botte, transenne
sradicate e lanciate, cariche e
controcariche.
Sono invece le 15 e qualcosa, in
quel teatro ora
riappacificato, quando il capopopolo
invita l'ospite e urla: «La
nostra gente vuole sapere cosa
abbiamo ottenuto». Voce ferma, sguardo
dritto sulla gente, il governatore
dà subito la notizia: «Ci siamo
impegnati a recuperare altri 35
milioni per voi». Non sarà facile, il
bilancio della Regione è tutt'altro
che ricco, ma l'accordo è questo.
L'hanno raggiunto dopo una riunione
fiume, affollata e dura, consumata
in una delle stanze più grandi del
Consiglio, quella della commissione
bilancio. Già occupata, nel 2010, da
quanti oggi vivono un dramma che
è la fotocopia di quelli vissuti
sette anni fa e anche ieri: campagne
moribonde, soldi azzerati, più
tanta, troppa rabbia. Quel giorno, era
una mattina d'ottobre, finì molto
male, feriti e arresti, stavolta
potrebbe essere andata meglio per
tutti.
All'inizio della prossima
settimana si saprà se arriveranno i
soldi in più per tappare
l'emergenza, da aggiungere ai 15
votati martedì dal Consiglio.
Potrebbero essere in tutto 50
milioni: serviranno a comprare tremila
tonnellate di foraggio, con le
scorte che da mesi scarseggiano negli
ovili per colpa della siccità. Sarà
mezzo quintale fino ai primi
d'autunno per ogni pecora, che in
Sardegna sono tre milioni. «Le
greggi sono la prima grande
ricchezza della Sardegna: se muoiono loro,
moriamo tutti», è il discorso
inaugurale di Floris a un popolo
arrivato da ogni appezzamento
possibile e radunato nel piazzale della
Fiera. Il colpo d'occhio è forte
quando alle 11 il corteo azzurro
s'incammina verso via Roma. In testa
ci sono solo molti figli di
pastori, fieri nello sguardo come i
loro padri. Poi una cinquantina di
sindaci, che sull'allarme sociale
vissuto nei Comuni potrebbero
scrivere un trattato giornaliero.
Sotto un sole a picco e immersa in
una bolla di 40 gradi, la marcia è
imponente e lo è più delle altre
organizzate da altri gruppi nei mesi
scorsi. Questa è lunga duemila
passi, una striscia zeppa di
bandiere, striscioni, slogan e cartelli.
Uno per tutti: «L'acqua costa più
del latte: che siate maledetti». La
manifestazione è compatta e allegra
fino a una via Roma blindata,
ultima tappa davanti a quel
Palazzo-obiettivo protetto dalle transenne
intrecciate a nido d'ape. È davanti
alla barriera, quando sono le 12 e
qualcosa, che scoppia improvviso il
corpo a corpo fra chi vuole
sfondare e gli antisommossa
impegnati nel ricacciare indietro
l'avanguardia della protesta.
«Vogliamo entrare tutti», è l'urlo
d'incitamento che arriva dalle
retrovie. Solo dodici però sono ammessi
in delegazione, più tre sindaci:
Andrea Soddu, Emiliano Deiana e
Renato Casula. «Torneremo
vincitori», è la promessa lanciata dalla
pattuglia che sale scortata fino al
secondo piano. È una riunione a
porte chiuse, ha deciso chi è in
attesa dall'altra parte del tavolo: i
due presidenti Pigliaru e Ganau, gli
assessori Paci e Caria, bilancio
e agricoltura, e tutti i capigruppo.
La tensione è subito alta, alcuni
parlano, i politici, ma sono gli
altri a gridare e si sente: «Avete
rotto con gli annunci, stavolta
vogliamo essere ascoltati». I pastori
sono testardi, decisi, Floris
pretende fatti e non può bastare la
proposta, tirata fuori da Pietro
Pittalis, Fi, di una seduta
straordinaria del Consiglio per
saldare il conto. C'è bisogno di
soldi, vanno messi sul tappeto e a
capirlo per primo è Pietro Cocco,
Pd, mentre Pigliaru poi confesserà:
«Ho visto una disperazione sincera
sul volto di chi mi stava davanti».
Così da una possibile nuova
occupazione, i pastori ci hanno
pensato, il vertice è virato verso
l'accordo. Quello poi rilanciato, in
mezzo alla folla, dal governatore
e dal capopopolo. Un patto a metà
fra l'ancora di salvezza e la
sopravvivenza: fra pochi giorni
tutti sapranno quando e come potrebbe
diventare realtà. Perché una donna
l'ha detto in faccia al
governatore: «La scongiuro, non ci
tradisca», e lui di rimando:
«Abbiate fiducia».
L'assessore
Careddu al sindaco di Cagliari: allarmismi inutili, ci
stiamo
lavorando
Continuità,
Zedda: risposte subito
CAGLIARILa continuità territoriale
continua a scuotere la politica.
L'allarme di Vito Riggio, presidente
Enac, sul possibile ritorno al
libero mercato su Cagliari scuote i
palazzi vari. A scendere in campo
è stato lo stesso sindaco di
Cagliari, Massimo Zedda, che chiede al
governatore Francesco Pigliaru «di
attivarsi immediatamente con il
premier Paolo Gentiloni perché la
Regione sia affiancata dallo Stato
nel confronto con la Ue per una
soluzione della vicenda: il diritto
allo spostamento dei sardi, con disponibilità
di posti certi e con
tariffe agevolate, non può essere
legato alla riuscita o meno di una
gara. Servono garanzie immediate».
Immediata è la risposta
dell'assessore Carlo Careddu, da
pochi giorni al timone dei Trasporti
sardi. «Con Pigliaru siamo attivi
fin da subito per avere il sostegno
del Governo nel confronto con la Ue
sulla continuità per le rotte da
Cagliari verso Fiumicino e Linate.
Siamo impegnati in un serio lavoro
per garantire il diritto dei sardi
alla mobilità, con la necessaria
disponibilità di posti e con tariffe
adeguate. Stiamo lavorando
seriamente per raggiungere
l'obiettivo in costante rapporto con il
ministero e la commissione Trasporti
Ue. In questo momento - conclude
- è fondamentale remare tutti verso
un'unica direzione, senza generare
inutili allarmismi ed evitando di
trasformare il diritto alla mobilità
dei sardi in un terreno di scontro
politico».Dal Campo progressista,
arriva la minaccia del senatore
Luciano Uras.
«Se entro ottobre il
Senato non garantirà un impegno
concreto sulla continuità con la
Sardegna io sono pronto a dimettermi
da senatore. Cosa resto a fare in
Parlamento infatti se non riesco a
tutelare e a difendere la mia terra
dall'isolamento a cui la stanno
condannando? Presenterò una mozione».
Ma da Palazzo Madama prova a gettare
acqua sul fuoco il senatore Pd,
Silvio Lai. «Nessun conflitto né
accuse da parte di Enac nei confronti
della Regione. Al contrario è stata
ribadita la volontà a proseguire
nel lavoro comune sui bandi della
continuità della Sardegna anche di
fronte ai cambiamenti del sistema
delle compagnie aeree europee che
mettono alla prova il sistema
speciale di cui gode l'isola. L'unica
attenzione posta da Enac, su cui la
giunta è già all'opera è la
necessità di una possibile
estensione dopo il 9 novembre del contratto
esistente su Cagliari, perché
potrebbero non essere concluse le
procedure del secondo bando. Tanto
rumore per nulla». Chi, invece, se
la prende con Riggio è la
Uiltrasporti. «È inaccettabile asserire che
da ottobre la Sardegna non potrà più
usufruire della continuità
andando contro principi
costituzionali di mobilità e di equità che,
come ente istituzionale, dovrebbe
garantire al di sopra delle norme Ue
». (al.pi.)
«L'amministrazione
commissariale non è il massimo»
Attesa
per le mosse della segreteria regionale del partito
Mario
Bruno insiste: «La ricucitura col Pdè la scelta naturale»
di Gian Mario Sias
ALGHERO La trattativa c'è. Tanto che
della "questione Alghero" si
occuperà direttamente Giuseppe Luigi
Cucca. Per il segretario
regionale del Partito democratico,
la crisi del Comune di Alghero è
una faccenda del Pd, abbastanza da
occuparsene di persona. Ma non
adesso. Cucca è in vacanza e ci
resterà sino al 20 agosto. Se ne
riparla dopo. La crisi sarà aperta
formalmente solo quando il
principale interlocutore del sindaco
Mario Bruno potrà trattare. Sino
a quel momento non succederà nulla.
Ma dopo Ferragosto la pax
democratica è una possibilità
fondata.
Enrico Daga, Mario Salis, Cicci
Peis e lo zoccolo duro della
dirigenza di via Mazzini restano
contrarissimi, hanno un pessimo
giudizio di questa amministrazione e
non hanno accettato quello che nel
2014 vissero come un tradimento.
Con la discesa in campo di Giuseppe
Luigi Cucca tutto torna. Anche i
conti. Il consiglio sarà convocato
il 18 agosto e prevedibilmente non
ci sarà una maggioranza. Bruno si
dimetterà. Per convocare il
consiglio entro il 12 settembre,
ultima data utile per approvare il
rendiconto di gestione del 2016, dovrà
essere di nuovo in sella da
cinque giorni. Immaginando una prima
convocazione per l'11 settembre,
Bruno dovrà ritirare le dimissioni
il 6, venti giorni dopo averle
presentate. Una "exit
strategy" ben studiata e condivisa. Anche perché
a nessuno, ai vari livelli del Pd,
sfugge che il 25 settembre scade il
tesseramento, e a ottobre ci saranno
il congresso provinciale e
cittadino, e in primavera le
elezioni politiche.
Insomma, argomenti su
cui ragionare e fare pace, secondo
le colombe democratiche di Alghero,
Sassari e Cagliari, non ne mancano.
E poi a breve dovrebbero liberarsi
un posto nel cda di Fondazione
Alghero e la presidenza del Parco
regionale di Porto Conte: Efisio
Scioni e Gigi Cella, che li occupano
attualmente, sono diretta emanazione
dell'Udc, che non fa più parte
della coalizione. Il sindaco Mario
Bruno di tutte queste cose non
parla. Tira avanti. «Le giornate
proseguono con grande intensità,
siamo pieni di impegni e di
scadenze, avremo anche fatto errori, ma
stiamo facendo la nostra parte per
la città ed è giusto portare avanti
il mandato, ma non a tutti i costi»,
dice.
«L'amministrazione
commissariale non è il massimo per
Alghero - aggiunge - perciò mi
rivolgo principalmente al Pd, senza
eludere quelle ferite mai
rimarginate, i tentativi di
ricucitura non riusciti, forse con degli
sbagli anche da parte mia, ma è la
strada più naturale per la fine
dell'amministrazione e anche in
prospettiva futura». Lo chiede anche
la gente. «I turisti trovano la
città migliore e ci dicono di andare
avanti - confida - e molti
algheresi, al di là di appartenenze e
giudizi sul nostro operato, ci
chiedono di evitare il
commissariamento». Andare avanti è
un'ambizione anche sua personale.
«Abbiamo programmato tanto e ora
dobbiamo raccogliere i frutti -
insiste - dai 3 milioni e mezzo per
le scuole ai quasi 4 per
l'istituto di via Tarragona con
auditorium musicale, dai 10 milioni e
mezzo per la circonvallazione alla
riqualificazione della sede
comunale di via Columbano, dagli
oltre 2 milioni della nuova piscina
ai 3 per la progettazione e
l'appalto dell'ex cotonificio di via
Marconi, senza trascurare il nuovo
corso della raccolta
differenziata». Da settembre in poi,
se ne occuperà ancora lui?
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento