venerdì 1 settembre 2017

Rassegna stampa. 01 Settembre 2017

La Nuova

Il mare di Sarroch è inquinato? La procura indaga sulla Saras. Ieri sera perquisizione del Corpo forestale in raffineria: riserbo sull'operazione.

Gli agenti del Corpo forestale si sono presentati ieri sera ai tornelli della raffineria Saras-Sarlux di Sarroch. Su mandato della Procura, indagano attorno al reato di inquinamento ambientale. Il blitz verso le 19. La raccolta delle informazioni era andata avanti per anni. Più intensa nel 2015 e 2016. Sono stati girati dei video in mare, acquisiti documenti, commissionate delle analisi di laboratorio private.  Tutto questo materiale, selezionato dai pescatori dell'associazione di Sarroch “Salva il mare”, è stato allegato a un esposto-denuncia e consegnato alla Procura della Repubblica di Cagliari il 27 aprile scorso.

IL FASCICOLO Oggi, a distanza di quattro mesi, un'inchiesta giudiziaria punta ad accertare lo stato di salute delle acque immortalate in quei filmati: il mare davanti alla raffineria Saras di Sarroch. Il fascicolo penale è stato aperto dal sostituto procuratore Enrico Lussu. Per ora, nessun nome risulta iscritto nel registro degli indagati. Gli uomini del Nucleo investigativo del Corpo Forestale devono accertare se la denuncia ha fondamento.

IL MATERIALE Sono decine i video portati all'attenzione del pm dagli ambientalisti, il primo risale al 2013. Alcuni sono stati girati dal mare. «Ci sono stati degli sversamenti autorizzati, le macchie d'olio erano visibili e la puzza nauseabonda», lamentano gli autori della denuncia. È però d'obbligo precisare che alcuni tipi di emissioni liquide sono consentite alla raffineria in particolari circostanze, come le piogge abbondanti. Tra i filmati esaminati dal pm, ce n'è uno girato con uno smartphone all'interno dell'area della raffineria, pare da un lavoratore: due minuti circa di riprese in cui viene inquadrato uno sversamento di acque scure. L'autore del filmato, ancora ignoto, lo avrebbe pubblicato lo scorso maggio su Facebook e poi cancellato di propria iniziativa dopo un'ora.

IL VIDEO Una panoramica mostra la zona in cui vengono fatte le riprese, a poche decine di metri dalle torce della raffineria, di fronte al mare, il pontile a destra. Al largo una petroliera. Ma l'attenzione è rivolta a un tubo dal quale fuoriesce del liquido, alla pozzanghera formatasi sul terreno, e al rigagnolo che da lì parte e prosegue la sua corsa fino al mare. Si sentono anche commenti, due voci distinte. Qualcuno fa riferimento ai pesci pescati nella zona. Fotogrammi che non sono passati inosservati. Scaricati dalla rete e consegnati agli investigatori, oggi fanno parte degli atti al vaglio della Procura. Compito degli inquirenti è adesso però stabilirne l'autenticità e l'attendibilità. L'autore del filmato non è conosciuto, non è chiaro in che periodo siano state fatte le riprese, ma soprattutto se queste possano avere qualche valenza penale, dal momento che appunto, alcuni tipi di sversamento a mare sono del tutto leciti.

«SOLO ALGHE» La replica della Saras sul punto è chiara, ed è arrivata tempestivamente: «Il video in questione», sostiene l'ufficio stampa e relazioni esterne Saras, «mostra acqua di mare mista ad alghe. Da qui, il colore scuro». Ancora: «Era stato necessario spostare da una parte all'altra dello specchio acqueo antistante il porticciolo delle imbarcazioni di servizio, per evitarne l'accumulo che avrebbe bloccato i mezzi anti-inquinamento. In seguito alle potenti raffiche di scirocco della scorsa primavera», sostengono ancora alla Saras, «le alghe avevano occupato l'area destinata alla movimentazione dei natanti, che per obbligo di legge devono essere sempre pronti all'intervento. Proprio per liberare lo specchio di mare della piccola darsena, era stata utilizzata una tubazione per convogliare le alghe da un lato all'altro della rada». In ogni caso la fiducia è massima: «Restiamo a disposizione degli inquirenti per qualsiasi chiarimento e confidiamo nell'operato della magistratura». Le indagini sono in corso.

Veronica Nedrini

Lai: la sottosegretaria non sa quello che dice
Urbanistica. Il senatore Pd durissimo con il viceministro. Il
segretario Cucca: esternazioni in solitaria

SASSARIMattonate al cuore della giunta. Gli aspetti tecnici della
legge sulle manutenzioni impugnata dal governo passano quasi in
secondo piano. La questione degli usi civici suona come un cavillo,
una noiosa discussione. A pesare sul cuore e sull'anima della giunta è
il tradimento di Stato. Le parole del sottosegretario all'Ambiente
Ilaria Borletti Buitoni che vanno al di là del semplice ko degli
articoli bocciati. Le riflessioni del sottosegretario somigliano a un
bombardamento a tappeto sulla filosofia urbanistica della giunta. Il
sottosegretario ha parlato di una continuità tra la giunta
Cappellacci, quella del Piano casa, e quella Pigliaru, che sul tavolo
ha la nuova legge urbanistica.

Il governatore ha scelto per ora di non
parlare. Forse perché impegnato per tutto il giorno in telefonate, di
fuoco, a Palazzo Chigi. Dagli uffici della presidenza filtra una
fortissima irritazione. Già due giorni fa l'assessore all'Urbanistica
Erriu aveva parlato di uno governo poco leale con la giunta. Le parole
della Borletti hanno fatto da detonatore. Che il Pd sardo non voglia
lasciare passare sotto silenzio l'incursione del sottosegretario lo si
capisce dalle parole del senatore Silvio Lai. «Ho letto le
affermazioni della sottosegretaria al ministero dei beni culturali
Ilaria Borletti Buitoni. Condivido le premesse, nonle conclusioni.

Credo che la legge approvata dal consiglio regionale sulle
manutenzioni, impugnata dal governo, non rappresenti l'esempio di
quello che l'esecutivo nazionale deve bloccare e bocciare per
preservare il nostro paesaggio. È evidente che le norme oggetto
dell'impugnativa del governo non siano il viatico per deturpare il
nostro paesaggio e, men che meno, per cementificare le nostre coste».
Lai poi diventa ancora più duro. «La sottosegretaria parla di norme
che non ha letto e di cose che non sa, e forse sarebbe opportuno che
si occupasse dell'organico del suo ministero e della denuncia del
sovrintendente Martino sulla carenza di risorse umane.

Ritornando alla
norma, è stato spiegato credo già adeguatamente come gli interventi
consentiti riguardino strutture stagionali amovibili e al servizio
delle attività della nautica e della balneazione. Per quanto riguarda
la questione degli usi civici, l'atteggiamento della Regione è stato e
sia di totale collaborazione. Quel che mi dispiace è leggere, da parte
della sottosegretaria, un giudizio che accomuna per quanto riguarda le
scelte urbanistiche in Sardegna, i governi del centro destra e del
centro sinistra, come se non ci sia stata una discontinuità politica e
differenze visibili sul tipo di approccio nella tutela del paesaggio.
Inaccettabili i giudizi espressi dalla sottosegretaria». Anche il
segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca si schiera con la giunta.
«Considerazioni avventate e superficiali da parte di un esponente
dell'esecutivo nazionale - dice Cucca -. Le affermazioni della
sottosegretaria all'Ambiente, Ilaria Borletti Buitoni, sono scorrette
nel merito e inopportune sul piano politico. Voglio rassicurare la
sottosegretaria dell'attenzione da parte del Pd e della maggioranza
verso il paesaggio della Sardegna. È grave tracciare una linea di
continuità tra la Giunta Pigliaru e la Giunta Cappellacci». (l.roj)


Unione Sarda

Consiglio, altolà al soprintendente «Sull'urbanistica decidiamo noi»
Sale di livello lo scontro Regione-Beni culturali, dopo l'impugnazione
della legge edilizia

Lo scontro tra Regione e ministero dei Beni culturali continua. In
tutte le sue declinazioni. Il consiglio regionale respinge al mittente
le considerazioni - o meglio: critiche - del soprintendente di
Cagliari e Oristano Fausto Martino, che ha lanciato un avvertimento
sulla nuova legge urbanistica: «La strada seguita finora non è quella
giusta».

LA RISPOSTA Per Antonio Solinas, vicepresidente della commissione
regionale Governo del territorio, Martino «non può esprimere giudizi
così netti su una proposta della Giunta. Lo trovo prematuro e
scorretto dal punto di vista istituzionale, un rappresentante dello
Stato non può permettersi di fare ciò». L'impugnazione della legge su
edilizia e urbanistica, varata due mesi fa dal Consiglio, nasce
proprio da una segnalazione dei Beni paesaggistici. Ecco perché i
rapporti tra le due istituzioni (Regione e soprintendenza) ora non è
dei più distesi: «Per Martino vale lo stesso discorso fatto in passato
sulle pressioni del Qatar: non sarà lui a scrivere la legge
urbanistica ma il Consiglio, nella sua autonomia. È un dirigente
statale e deve svolgere il suo compito. Spetterà alla Corte
costituzionale e alla Presidenza del Consiglio verificare la
regolarità delle norme», conclude Solinas.

Non è la prima volta che il
governo impugna una legge in materia di paesaggio. Il coordinatore di
Forza Italia Ugo Cappellacci ricorda la sua battaglia per il Pps, su
cui poi Roma rivendicò (come nel caso della “leggina” sull'edilizia)
la copianificazione: «Il percorso fu ostacolato e ritardato dal
Ministero, che faceva melina perfino su semplici verbali. Occorre
ribadire un principio: sull'urbanistica e sul paesaggio nessuno più
dei sardi ha diritto di decidere. Ma il presidente Pigliaru in questo
e in tutti gli altri campi ha rinnegato l'autonomia e ha già perso la
battaglia».

IL SENATORE L'impugnazione della legge è stata una doccia fredda per
Giunta e maggioranza. Anche il senatore Silvio Lai (Pd) non si
aspettava una decisione simile da parte di Palazzo Chigi: «Credo la
legge approvata dal consiglio regionale della Sardegna sulle
manutenzioni non rappresenti l'esempio di quello che l'esecutivo
nazionale deve bloccare e bocciare per preservare il nostro paesaggio.
È evidente che le norme oggetto dell'impugnativa del governo non siano
il viatico per deturpare il nostro paesaggio e, men che meno, per
cementificare le nostre coste».

IL SOPRINTENDENTE Intanto il soprintendente Martino torna
sull'argomento e sui rapporti tra il piano paesaggistico e le varie
leggi in materia: «Non ritengo necessario un nuovo Ppr, che è la
cassaforte del patrimonio sardo. Non può e non deve essere scassinata
dalle deroghe, in nome di uno “sviluppo” incerto e dai contorni
imprecisati. È proprio da quel Piano paesaggistico che si deve
ripartire». (m.r.)


Il deserto di via Roma - Nemmeno la “notte colorata” riempie la piazza
La solita folla nel Corso e nel Largo, nessuno nella strada senza auto

Neanche la Notte colorata riesce ad accendere via Roma. La
pedonalizzazione - per ora - si conferma un flop, di giorno e di
notte. Anche con i negozi aperti sino a mezzanotte. Nono appuntamento
con lo shopping notturno del giovedì: è il turno dell'arancio. Tenue
ovunque. Ma davanti ai portici la tonalità si trasforma in grigio
scuro, come i lastroni di granito. Il successo vero è in piazza a
Yenne. Che non ha bisogno di eventi per fare il pienone.

VIA GARIBALDI Sedici negozi chiusi già da un quarto d'ora dopo le
ventuno. Segno evidente che qualcosa non funziona. I coraggiosi che
hanno deciso di tenere sollevate le serrande e fare lo straordinario
cercano - vanamente - d'ingannare il tempo. I registratori di cassa
sono immobili, non è certo il giorno dei grandi affari. Giusto nel
primo tratto c'e un po' di movimento, ma decisamente sotto le
aspettative. «La notte colorata peggiore in assoluto», commenta
rassegnato Ninni Schirò, titolare di Camicissima. «Sino a questo
momento non è entrato nemmeno un cliente», racconta. «Sa qual è il
problema? Questa amministrazione sta chiudendo tutte le strade. Non
sono contrario alle pedonalizzazione ma i cittadini devono avere la
possibilità di arrivare in centro. Senza parcheggi non è possibile, e
non tutti sono ciclisti».

Francesco Del Zompo, edicolante di piazza Costituzione, tira le somme:
«Mai vista così poca gente, un fallimento. Nel vero senso del
termine».

VIA MANNO Va leggermente meglio in via Manno. Dove i negozi restano
vuoti ma la strada un po' riesce ad animarsi. «Nessun acquisto, siamo
usciti giusto per prendere un po' di aria», spiega Carla Scano, armata
di ombrello e scortata dalla famiglia. «Mi aspettavo più gente, sarà
pure la notte arancione, ma mi pare decisamente sbiadito. Forse manca
un po' di animazione», commenta Luca Fadda. Sette attività hanno
disertato l'appuntamento notturno, nelle altre di colorato ci sono
solo le luci delle vetrine.

IL LARGO E VIA ROMA Nel Largo regna la desolazione. Ma a riempire il
marciapiede ci pensano i teloni dei venditori ambulanti piazzati dalla
statua di Carlo Felice sino a poco prima della Rinascente. Qualche
minuto prima delle 22 va in scena un addio al nubilato, un tocco di
vitalità nel silenzio di una città decisamente spenta. Ma al peggio
non c'è mai fine, per accorgersene basta spingersi sino a via Roma.
Anzi, nella “nuova” via Roma. Quella pedonalizzata dall'11 agosto. Chi
sosteneva che servisse qualche evento per farla esprimere al meglio,
ieri ha avuto la conferma che sbagliava. I tavolini piazzati sulla
carreggiata blindata sono deserti. Non c'è neanche una persona seduta
sotto le stelle.

I cagliaritani - pochi a dir la verità - che hanno scelto di
partecipare alla Notte colorata, restano sotto i portici. Nella
passeggiata di sempre. Al varco davanti alla Rinascente c'è un furgone
della Polizia, per scongiurare eventuali resse tra la folla che non
c'è. Lo scenario è triste: non ci sono macchine e neppure pedoni.
IL LAVORO «Questa pedonalizzazione è una grandissima stupidaggine.
Quando hanno chiuso la strada ho perso anche il lavoro, facevo il
cameriere in via Cavour, ci hanno fatto togliere i tavolini e mi hanno
licenziato», protesta Giuseppe Cutaia. «Un flop, questa è la conferma.
Ora voglio vedere se il sindaco continuerà a dire che questa
sperimentazione funziona», interviene Gianni Sassu.
A risollevare le sorti dell'iniziativa non riuscita ci pensa il Corso.
Col solito pienone nei locali del primo tratto. Ma dopo il cantiere
infinito davanti all'Ersu inizia il deserto.
Sara Marci

IL DIBATTITO. La rappresentante di Italia Nostra: «Bisognava
coinvolgere i cittadini». Sì ai pedoni, no al metodo
Maria Paola Morittu stronca la strategia del sindaco Zedda

«Sono favorevole alla pedonalizzazione, boccio il metodo: si ragiona
per pezzettini senza un'idea complessiva». Maria Paola Morittu,
rappresentante di Italia Nostra, stronca la strategia seguita da
Massimo Zedda sulla trasformazione della città.
Che idea si è fatta di via Roma pedonale?

«L'idea di via Roma pedonale o no mi sembra poco importante in sé,
quello che conta è che idea hanno del traffico, delle zone pedonali,
della città in generale e di come si deve vivere la città
nell'insieme. Trovo quasi ridicolo stare a discutere di questo
pezzettino...».

Lo preferisce con le auto?
«È ovvio che preferisca vedere il mare, magari anche qualche albero
per potermi ristorare, rispetto alle auto. Per me poi è ancora più
ovvio perché vado a piedi quasi dappertutto, ma la città deve essere
vista nel suo insieme, invece questi esperimenti sembra che partano da
idee scollegate. Tutti dovrebbero poter contribuire e parlarne invece
non ne sappiamo nulla».

Crede che la viabilità intorno a via Roma potesse essere gestita meglio?
«Chi arriva da Castello come me, non solo si ritrova chiusa l'uscita
della Porta dei Leoni, ma poi deve fare il giro da viale La Plaia per
arrivare in via Roma. Rendere pedonale un'area quando intorno aumenta
il tragitto delle auto e l'inquinamento non mi sembra una scelta
ragionevole».

Nel Corso la strategia della sperimentazione ha funzionato. Potrà
capitare lo stesso in via Roma?
«Ci si abitua a tutto. L'uomo si abitua anche alle cose peggiori, non
mi riferisco alla pedonalizzazione del Corso perché la apprezzo, ma in
generale che ci si abitui a qualcosa non vuol dire che sia qualcosa di
positivo».

Non le piace nulla dell'esperimento di via Roma?
«Manca uno studio degli effetti, che non sono solo quelli legati alla
chiusura al traffico, indubbiamente positivo, ma anche sugli altri
settori della città: sappiamo se crea effetti negativi da altre
parti?».

Crede che la Giunta stia navigando a vista?
«Non ho visto studi e non credo esistano, con le associazioni
ambientaliste non è stato discusso niente così come con i cittadini.
Sono tutte decisioni staccate una dall'altra mentre in altre città
esiste l'urbistique che prevede la partecipazione dei cittadini».

Il cambiamento genera sempre malumori. L'anno scorso le polemiche
erano sul nuovo Poetto e ora, tutti distratti da via Roma, quella
sembra già una situazione acquisita.
«Quest'anno non sono andata neanche una volta, dal ripascimento in poi
ogni volta provo dolore: il mio Poetto non esiste più. L'intervento
fatto non mi piace, ha reso il Poetto simile al lungomare di Riccione,
però ho visto che funzionano gli autobus e tanti li utilizzano. Ecco,
per ridurre il numero delle auto, studierei un migliore sistema di
collegamento col centro storico».

Crescono le zone pedonali ma, prima che ci si abitui a ridurre l'uso
delle auto, dove andranno a finire quelle in circolazione?
«Il piano del traffico è ancora quello di Floris che prevede parcheggi
in centro, attirare auto è il contrario di quello che dovrebbe
accadere con le zone pedonali».

Il parcheggio di via Cammino Nuovo è una patata bollente.
«Ho votato per Zedda la prima volta anche perché in campagna
elettorale diceva che si trattava di un intervento sbagliato, ma dopo
pochi mesi ha proseguito sulla strada tracciata e lo sta portando
avanti. Nonostante le palesi illegittimità».

Di che tipo?
«L'affidamento dei lavori si basa su una delibera illegittima, c'è
scritto che non sono pervenute osservazioni ma le mie le avevo spedite
nei termini giusti tramite la Pec. Avrebbero potuto smontarle una per
una, ma non dire - e scrivere - che non esistevano».
Via Manno, via Garibaldi, piazza Garibaldi, piazza Gramsci, piazza San
Michele: sono tante le trasformazioni in corso, le piace la nuova
Cagliari?

«Non c'è cultura della storia della città. Qui è tutto dozzinale,
privo di qualsiasi ricerca seria: stanno cancellando l'autentico
sostituendolo col falso antico, una scelta mortificante. Anche
intonaci in cemento e colori acrilici improponibili che non ci sono
mai stati. In piazza Garibaldi quella sfilza di lampioni attaccati è
orrenda, manca la cura dell'arredo urbano come si è visto in piazza
Gramsci».

Come dovrebbero agire?
«Cercando di conservare l'anima di questa città, non è una città di
grandi monumenti ma di atmosfere e non ha senso intervenire su ogni
piazza per renderla uguale all'altra».
Le vie dello shopping erano tra le più devastate della città, non era
proprio un'atmosfera pittoresca...

«In via Manno e via Garibaldi avrei però rispettato i selciati
originali. Si poteva fare e il sindaco mi aveva assicurato che si
sarebbero potuti recuperare i materiali: ci sono depositi a Monte
Urpinu e in via Po con i basoli, ma poi non è stato messo nell'appalto
e ci ritroviamo con questo porfido unito al granito, materiali molto
più scadenti dei lastroni di granito della seconda metà
dell'Ottocento».
Marcello Zasso

LA NUOVA

LAVORO - Record occupati A livelli pre-crisi


ROMA Con i nuovi contratti del pubblico impiego potrebbe scattare
l'obbligo per gli statali di allertare l'ufficio con tre giorni di
anticipo, in caso di permessi da prendere in base alle legge 104 che
tutela il lavoratore con disabilità grave o il dipendente che assiste
un familiare. A proporre la novità, dato che oggi non c'è una regola
sul preavviso, è l'Aran, l'Agenzia che segue le trattative con i
sindacati sul pubblico impiego per conto del Governo. La misura
rientra nel cosiddetto «pacchetto sociale» che punta a un riordino
della materia sulle assenze per malattia, in vista dei rinnovi
contrattuali. L'obiettivo, indicato dalla direttiva Madia, sta nel
fare chiarezza e impedire gli abusi, in modo da «contemperare il
legittimo diritto» dei dipendenti con «le esigenze di funzionalità
degli uffici».

Tuttavia il preavviso può essere accorciato nei casi
«di comprovata urgenza o necessità». Bonus da riconoscere anche quando
si tratta solo di uno scostamento rispetto a quanto comunicato dal
lavoratore, visto che sarebbe «opportuno stabilire» una
«programmazione mensile».L'intervento era nell'aria: la ministra
dell'Istruzione, Valeria Fedeli, di recente ha parlato della necessità
di un monitoraggio sulla 104. Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, è
più volte intervenuto sulla questione, riscontrando «differenze molto
forti nell'utilizzo» tra il settore pubblico e privato, che «fanno
pensare a potenziali forme di abuso».

Violazioni venute anche alla
ribalta nelle cronache, basti pensare all'inchiesta della Procura di
Agrigento denominata «La carica delle 104». L'Aran mette sul tavolo la
regola dei tre giorni anche per i permessi relativi alla donazione del
sangue. E lo stesso vale per le assenze dovute a visite
specialistiche, che con i nuovi contratti sarebbe possibile
spacchettare anche in ore. Per la Fp Cgil è giusto «colmare le
disparità tra pubblico e privato». La Uil però mette le mani avanti:
no a «criminalizzazioni». Secondo la Cisal occorre «chiarire la
ripartizione tra contratto e legge», mentre la Flp avverte: «non si
può chiudere un contratto senza risorse e meno diritti». Luci, una
maggiore elasticità sulle terapie salvavita, e ombre, «la riduzione
del trattamento economico per i permessi, al pari di quanto avviene
per le assenze per malattia», fa notare la Confsal Unsa.

Il tavolo
sugli statali in senso stretto fa da apripista agli altri comparti e
si aggiornerà in base a una scaletta che vede tra i primi punti le
sanzioni disciplinari, con l'ipotesi di una fase cuscinetto, di
conciliazione, prima di finire in tribunale (licenziamenti esclusi).di
Marcello CampowROMAIl numero degli occupati a luglio supera i 23
milioni, una soglia record, oltrepassata solo nel 2008, prima
dell'inizio della crisi. È il dato diffuso dall'Istat, accolto con
grande soddisfazione dal premier Gentiloni e dal Pd, Renzi in testa,
secondo cui emerge l'efficacia del Jobs Act e il ritorno della
ripresa. Sempre a luglio scende il tasso di inattività al 34,4% (-0,3
punti) toccando il minimo storico.

Ma nello stesso mese, cresce però
la disoccupazione giovanile al 35,5%, un incremento ovviamente messo
in risalto dalle opposizioni. «Dati confortanti, speriamo», commenta
da Venezia il Presidente dalla Repubblica, Sergio Mattarella. Critici
invece Forza Italia e M5s. «Grazie al Jobs Act abbiamo più giovani
disoccupati», commenta la grillina Laura Castelli. «Tutto merito dei
contratti a termine, che il famigerato Jobs Act doveva eliminare»,
lamenta l'azzurro Renato Brunetta. Matteo Renzi, a caldo su twitter,
rivendica invece «un milione di posti di lavoro», attribuendo appunto
il merito di questo successo a una delle riforme più rilevanti dei
suoi mille giorni a Palazzo Chigi.

«Gli italiani occupati - sottolinea
sempre su twitter il premier Paolo Gentiloni - superano 23 milioni, un
record. Ancora molto da fare contro disoccupazione ma effetti positivi
da jobs act e ripresa». Quest'ultimo aspetto viene messo in evidenza
dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan: «C'è la ripresa, lo
dicono tutti i dati, dal pil all'occupazione, alla fiducia. Quindi si
sta consolidando un quadro di ripresa che da ciclica deve diventare
strutturale e il Governo continua a lavorare in questo senso». Tesi
confermata anche da Bruxelles: il Commissario agli affari economici,
il francese Pierre Moscovici, ammette che «l'economia italiana è
finalmente in ripresa e questo faciliterà la riduzione del debito».
Duro invece il capogruppo Fi alla Camera, Renato Brunetta, secondo cui
i dati fotografano «alla perfezione il disastro della sinistra al
governo». «Renzi - attacca l'ex ministro - torni sui libri di scuola:
l'Istat testimonia come il Jobs Act sia un fallimento e le politiche
del lavoro del Governo Renzi-Gentiloni un grande spreco di denaro
pubblico che rischia di minare anche la prossima legge di bilancio».

Critico ma più cauto Mdp: «Ancora una volta dati parziali - commenta
Federico Fornaro - hanno scatenato commenti eccessivamente ottimistici
sulle prospettive dell'economia italiana. Chiediamo a Gentiloni
discontinuità e un piano di investimenti nella prossima legge di
bilancio». Nessun entusiasmo, nemmeno dalla Cgil: «Non riusciamo a
capire come si possano definire decisive per la crescita riforme come
quella del Jobs Act», commenta la segretaria confederale della Cgil,
Tania Scacchetti.

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Federico Marini
skype: federico1970ca

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