Unione
Sarda
CONSIGLIO
COMUNALE. «Via Roma? Il tunnel non serve» Il primo cittadino ieri ha risposto
alle interrogazioni della minoranza. Il sindaco Zedda in Aula: il problema è il
tappo in viale La Playa
«Il problema non è in via Roma, le
corsie lato porto riescono a smaltire i flussi di traffico generati dalla
sperimentazione: i guai arrivano dai nodi irrisolti che abbiamo sempre negli
orari di punta, come il tappo di viale La Playa». Sollecitato da tre diverse interrogazioni
presentate dall'opposizione, il sindaco Massimo Zedda ha spiegato in Consiglio
comunale lo scopo della pedonalizzazione sperimentale di via Roma, assicurando
che dai dati - che verranno presentati nelle prossime settimane - emergeranno
anche buone notizie come la diminuzione del traffico in viale Diaz e viale
Trieste e il miglioramento della circolazione nel Largo.
EVENTI La critica più frequente in
queste settimane senza auto è stata che quello spazio non sia stato sfruttato,
se non nell'ultimo fine settimana. «Avremmo potuto ospitare lì il Marina Cafè
Noir o organizzare iniziative ogni giorno, ma abbiamo deciso di fare una sperimentazione
reale senza spendere soldi pubblici e valutare cosa accade sulla viabilità - ha
spiegato - se avessimo speso risorse sugli eventi e sulla viabilità avremmo
potuto parlare di successo o fallimento, ma l'obiettivo era vedere cosa succede
senza sprecare soldi pubblici per una soluzione a tempo determinato».
INTERROGAZIONI Che il destino sia la
chiusura definitiva al traffico sembra ormai certo, si sono espressi in tal
senso anche Alessandro Balletto di Forza Italia e l'ex candidato sindaco
Piergiorgio Massidda che hanno presentato le interrogazioni assieme al
capogruppo di Fratelli d'Italia Alessio Mereu. «Non siamo contro la pedonalizzazione,
anzi, vorremmo tutta via Roma pedonale, non solo lato portici - ha detto
Balletto - ma crediamo che il tunnel sotto via Roma sia realizzabile, si tratta
di trovare i fondi». Anche Massidda ha rispolverato le soluzioni del parcheggio
interrato e del sottopasso: «Sono favorevole alla pedonalizzazione ma c'è la
necessità necessità di collegare via Roma al porto in modo diretto e continuo, senza
un muro di auto in mezzo - ha ribadito - perché non si punta su progetti come
quello del parcheggio e del tunnel?».
GLI INTOPPI Massimo Zedda ha
replicato che la sperimentazione è servita a confermare che i problemi per il
traffico non arrivano dalla chiusura di via Roma, ma dagli intoppi ai suoi
lati. «L'ambizione è quella di restituire le piazze senza spendere ingenti
risorse, vogliamo evitare di spendere 150 milioni di euro per il tunnel perché poi
scopriamo che il blocco è in viale La Playa e avremmo creato un tunnel con un
tappo». Più perentorio il giudizio di Alessio Mereu, leader di Fratelli d'Italia:
«Sperimentazioni per la viabilità in via Roma ne abbiamo visto troppe con le
manifestazioni recenti e passate. Sapevamo che la chiusura avrebbe creato
quella situazione: la sperimentazione è fallita, bisogna prendere atto».
IL RISULTATO Per Zedda invece i
risultati positivi per la chiusura di via Roma sono arrivati. «In viale Diaz
c'è stata una diminuzione dei flussi di auto che ha consentito al pullman di
avere tempi inferiori rispetto ad agosto 2015 e 2016. Anche in viale Trieste è
diminuito il traffico mentre nel largo Carlo Felice la circolazione era più fluida».
LA PLAYA I due grandi problemi restano
il passaggio dal largo verso il lungomare 11 settembre 2001 e il tappo di viale
La Playa. «Il problema è per chi deve andare lato porto e deve fare giro
incredibile: va risolto. Serve spazio e serve un dialogo con il porto per
trovare una soluzione - ha spiegato il sindaco - mentre per viale La Playa
bisogna spostare i mezzi dell'Arst nell'area delle Ferrovie, allargando piazza Matteotti
e impedendo che i pullman si imbottiglino nella piccola via Sassari: così
avremmo già un pezzo della soluzione». Dopo questo test Massimo Zedda spiega
qual è la sua idea per il futuro. «Non riuscirò a vederlo da sindaco, ma
immagino il lato portici pedonale e il largo parzialmente pedonale. In ogni
caso si dovrà smettere di usare il largo e via Regina Margherita come attraversamento
per andare da via Roma a Is Mirrionis».
Marcello Zasso
Sanità -
Ospedali, sulla riforma è scontro Uras-Cucca
Il dibattito sulla rete ospedaliera
e il modo in cui viene portato
avanti innesca una nuova polemica.
Il botta e risposta coinvolge il
senatore di Campo progressista,
Luciano Uras, e il collega e
segretario regionale del Pd, Luigi
Cucca. Il primo chiede di non
trascurare lo «scontento delle
comunità e dei sindaci», mentre Cucca
condanna i «toni da campagna
elettorale che alimentano lo scontro e
generano disinformazione». Cucca
ribadisce il ruolo del Consiglio
regionale, «sovrano e in grado di
deliberare tenendo conto delle
posizioni già emerse in maggioranza
e nei territori». Atteggiamento
che non piace a Luciano Uras: «Se un
intero territorio regionale, ampi
strati dell'opinione pubblica,
medici e operatori sanitari, tanti
sindaci, amministratori ed esponenti
di organizzazioni sociali e
politiche, sollevano questioni non
si sbatte la porta in faccia». (m.s.)
Anche
l'assessora Spano al sit-in: «Abbiamo ribadito il nostro no al governo»
Scorie
nucleari, giorni decisivi Tutta l'Isola contro il deposito
«Abbiamo già dato…e votato», è
scritto in un manifesto. Il richiamo è
alle servitù militari che in
Sardegna gravano più che altrove, e al
referendum del 2011 in cui il 97%
dei sardi si espresse contro
l'installazione di siti per lo
stoccaggio di scorie radioattive. Oggi
- sei anni dopo - scade il termine
per presentare i rilievi, da parte
dei soggetti interessati,
nell'ambito del procedimento di valutazione
ambientale strategica (Vas) per il
Programma nazionale sulla gestione
del combustibile esaurito e dei
rifiuti radioattivi. E i Comitati
Nonucle-Noscorie sono scesi in
piazza a Cagliari «per verificare se la
Regione ha adempiuto ai suoi doveri
istituzionali». Un centinaio di
manifestanti davanti al Consiglio
regionale per chiedere se la Giunta
avesse comunicato le sue
osservazioni al ministero dell'Ambiente.
Stavolta la risposta è stata
immediata.
L'ASSESSORE «Le osservazioni sono
pronte, la nostra contrarietà è
netta, e oggi saranno inviate al
ministero», ha confermato l'assessora
Donatella Spano, che con il
presidente del Consiglio, Gianfranco
Ganau, ha partecipato al presidio.
«Anche se la procedura si riferisce
solo al programma e non
all'individuazione del deposito - ha spiegato
Spano - abbiamo chiuso il documento
sottolineando comunque il no fermo
al deposito di scorie in Sardegna».
D'altra parte, ha aggiunto Ganau, «i
sardi si sono espressi nel
referendum del 2011 e massima
contrarietà è stata manifestata dal
Consiglio». Se mai il deposito
dovesse essere localizzato nell'Isola
«sono disposto a incatenarmi, perché
sono convinto che la Sardegna
abbia dato troppo in termini di
servitù. È un impegno che ho preso
pubblicamente nel 2015 e che intendo
mantenere, se necessario».
LE VOCI Tra gli organizzatori del
sit-in anche il leader di Sardigna
Natzione, Bustianu Cumpostu: «Siamo
qui per mantenere alta
l'attenzione e ribadire che il
popolo sardo si è già espresso con un
referendum». Per Angelo Cremone
(Sardegna pulita) «è l'occasione per
testimoniare la contrarietà di tutti
al deposito, siamo riusciti a
coinvolgere anche la Chiesa, tutte
le istituzioni sono con noi». Anche
Pierfranco Devias (Liberu) ribadisce
che «il popolo sardo si è
espresso democraticamente, se ciò
non dovesse essere rispettato allora
il popolo ha diritto a opporsi
radicalmente».
Non tutti hanno aspettato l'ultimo
momento utile per presentare le
osservazioni. L'Anci lo ha fatto
alcuni giorni fa. Secondo
l'associazione dei Comuni,
presieduta da Emiliano Deiana,
l'individuazione del territorio
sardo come sede del deposito nazionale
sarebbe sbagliata per diverse
ragioni. Di ordine democratico, visto il
referendum; e per le condizioni di
svantaggio legate all'insularità:
«Aggravamento dei costi, rischi per
l'economia in caso di incidente o
di attacco terroristico durante il
trasporto». Oltre alle ragioni
ambientali: «La Sardegna è la
seconda regione italiana per estensione
di aree inquinate o potenzialmente
inquinate, e incidono sul
territorio 3 aree Sin». Infine le
servitù militari, il 65% è
nell'Isola, 35mila ettari di
territorio occupato.
IL M5S Osservazioni anche da parte
del Movimento 5 Stelle: «Si chiude
la fase di consultazione pubblica
che porterà alla pubblicazione della
Carta nazionale delle aree
potenzialmente idonee, che permetterà di
individuare i luoghi adatti a
ospitare il deposito nazionale»,
sottolineano le prime firmatarie, le
parlamentari Manuela Serra ed
Emanuela Corda. «La nostra isola è
votata al turismo, alla
ricettività, alla trasformazione di
materie prime di pregio e alla
cultura. Dopo lo scempio delle
attività industriali degli ultimi
decenni e delle mancate bonifiche, è
impensabile gravare la nostra
terra di un deposito di scorie
radioattive».
UNIDOS Il giorno prima era stato
invece il gruppo di Unidos,
capitanato da Mauro Pili, a
inscenare a Macomer una singolare
manifestazione per mandare a Roma un
messaggio forte e chiaro: «La
Sardegna non si tocca». L'idea era
riattivare la robustezza dei
nuraghi per resistere al tentativo
del governo di creare nell'Isola il
deposito delle scorie. Perciò si
sono ritrovati all'interno del
nuraghe di Sucoronis, diventato il
simbolo di una lotta per
sensibilizzare i sardi e i loro
amministratori.
«Dobbiamo rimettere in marcia una
grande difesa della nostra Isola -
dice Pili - e nel contempo
perseguire un moderno piano di crescita
culturale, economica e sociale per
metterla a riparo dalle perenni
incursioni di faccendieri e misfatti
di Stato. Mettere un solo
cartello di deposito di scorie
radioattive in Sardegna significa
annientare ogni sogno di sviluppo
legato alle immense potenzialità
ambientali e naturalistiche della
nostra terra». Quanto alla Vas,
«ogni cittadino sardo deve poter
esprimere la sua totale contrarietà»,
ha detto Pili: «Ogni opposizione è
una goccia di libertà».
Roberto Murgia
Giunta -
Trasporti, a Porcu la presidenza dell'Arst
Chicco Porcu è stato nominato ai
vertici dell'Arst. La Giunta
regionale, riunita a Villa Devoto
sotto la presidenza di Francesco
Pigliaru, su proposta della
presidenza e di concerto con l'assessore
dei Trasporti Carlo Careddu, lo ha
scelto come amministratore unico
della società, per gli esercizi 2017
e 2018. Porcu, 54 anni, laurea in
ingegneria meccanica a Pisa con
specializzazione in economia e
organizzazione aziendale,
imprenditore, ex consigliere regionale dal
2004 al 2014, è un renziano della
prima ora e ha contribuito alla
fondazione di Progetto Sardegna, il
movimento di Renato Soru: prende
il posto di Franco Marras, che nelle
scorse settimane ha dato le
dimissioni per riequilibrare gli
incarichi tra le correnti Pd dopo la
nomina di Massimo Deiana (area
Cabras-Fadda, come Marras)
all'Authority unica portuale.
QUARTU -
COMUNE. Barbara Cadoni e Giuseppina Demurtas dopo il voto sul
Rendiconto
Il Pd fa a pezzi Delunas: non ha più i numeri
«Non facciamo mancare il numero
legale perché noi abbiamo a cuore la
città, sono loro che non hanno
neanche i numeri per amministrarla».
Barbara Cadoni replica alle dure
accuse della maggioranza che ha
affidato a un comunicato stampa le
reazioni dopo la seduta in cui è
stato approvato il Rendiconto senza
che l'opposizione partecipasse al
voto.
«Abbiamo partecipato a tutti i
lavori delle commissioni e alla
discussione in Aula. Sono loro che
non intervengono mai e non
difendono neanche le loro scelte.
Sul Rendiconto - spiega l'esponente
del Pd - noi diciamo la nostra in
Aula e loro non sappiamo neanche se
sono stati coinvolti dal sindaco
nelle scelte perché stanno sempre
zitti. Ha parlato solo il presidente
della commissione bilancio
Giuseppe Casanova».
I consiglieri del Pd si lamentano
per il grave ritardo con cui il
Consuntivo è arrivato in Aula, tra
l'altro slegato dal conto
patrimoniale del Comune che dovrebbe
arrivare in Consiglio a fine
mese. «Il sindaco si è difeso
dicendo che sono atti separati, ma va
tenuto conto che sono molto legati
perché buona parte del bilancio
preventivo si regge sulle
alienazioni - aggiunge Barbara Cadoni - vale
per il cofinanziamento dei progetti
Iscol@, per il rifacimento del
manto stradale e la sistemazione del
primo piano del mercato civico:
ma di alienazioni non ce ne sono».
L'attacco arrivato dal sindaco e
dalla maggioranza che lo sostiene non
è piaciuto al Pd nella sostanza, ma
anche nella forma. «Trovo assurdo
che certe dichiarazioni politiche
vengano fatte con un comunicato
stampa su carta intestata del Comune
- attacca la segretaria cittadina
Giuseppina Demurtas - è un
comportamento scorretto perché si fruttano
risorse dell'Ente per dichiarazioni
politiche che nulla hanno a che
fare con l'attività amministrativa».
Marcello Zasso
ALGHERO.
Bruno, dopo la tempesta: maggioranza di centrosinistra
L'anno
zero della Giunta:il sindaco cambia rotta
Azzeramento della Giunta e
ridistribuzione delle poltrone negli enti e
nelle partecipate. Si ricomincia
daccapo. «Siamo al lavoro per una
maggioranza di centro sinistra -
dice il sindaco Mario Bruno - e per
una nuova Giunta che sia in grado di
concludere questa consiliatura
portando avanti il lavoro che
abbiamo impostato e individuando delle
priorità che siano condivise». La
crisi è rientrata, dunque, e il
bilancio consuntivo è passato grazie
al voto di Alessandro Nasone del
gruppo misto. Ma, in uguale misura,
il primo cittadino deve
ringraziare anche Mimmo Pirisi del
Pd, che al momento giusto ha
abbandonato l'aula. Restando a
votare contro il documento contabile,
avrebbe messo fine all'esperienza
amministrativa di Bruno. Ha scelto
diversamente, facendo il contrario
di quanto affermava il suo partito
a livello locale.
SORPRESE In aula, tra il pubblico,
c'erano i consiglieri regionali del
Pd, Luigi Lotto e Salvatore
Demontis. «Il vero obiettivo del Pd è
quello di fare gli interessi
generali della città e di ricostruire ad
Alghero una coalizione vera di
centrosinistra larga, con o senza Mario
Bruno», si difende il consigliere
Pirisi dalle pagine di Facebook dove
è stato bersaglio di durissimi
attacchi.
SCONTENTI Avvelenato, invece, il
compagno di banco Enrico Daga. «Il
centrosinistra non esiste più,
ridotto a brandelli da un sindaco. Per
quanto mi riguarda - dice - il
centrosinistra, oggi ad Alghero, è una
formula buona per coprire appetiti e
spartizioni». Critico il
consigliere regionale Marco Tedde:
«Ora il Pd si appresta ad
accollarsi la responsabilità del
fallimento dell'amministrazione Bruno
che più volte ha denunciato assieme
alle altre forze di opposizione.
Una scelta difficile che finalmente
rischiara il quadro politico».
Mario Conoci del Psd'az, insieme a
Patto Civico e al Nuovo Centro
Destra sottolinea «la dissoluzione
di quel che resta del Partito
democratico che sembra essersi
arreso a Mario Bruno, fatto salvo
Enrico Daga che, con la sua coerenza
e il suo voto contrario, prende
le distanze da questo teatrino male
orchestrato dai baroni sassaresi».
Al di là della politica, è
soddisfatto l'assessore alle Finanze Gavino
Tanchis, per il sì al bilancio che
sbloccherà oltre dieci milioni di
euro di cui otto per investimenti e
due per la gestione corrente: «Un
bilancio da cui traspare lo stato di
salute dell'ente».
Caterina Fiori
La
Nuova
I bandi
delle Prefetture per individuare le strutture. Un business da
150
milioni Nuovi sbarchi nell'isola: i cercano 8mila posti
di Silvia SannawSASSARISono 6mila e
potrebbero diventare 8mila, forse
anche di più. L'isola si prepara a
nuovi sbarchi di migranti e alla
necessità di accogliere un numero
sempre più alto di richiedenti
asilo. Se è impossibile sapere con
certezza quanti ne arriveranno in
Sardegna, è lecito però ipotizzare
che l'isola sarà chiamata a dare un
contributo ancora maggiore. Lo
suggeriscono i bandi delle Prefetture,
che cercano nuove strutture
d'accoglienza: complessivamente per i
prossimi due anni sono richiesti
circa 8mila posti da distribuire nei
maxi centri d'accoglienza, quelli
che possono ospitare sino a 300
persone. Significa che il processo
di svuotamento delle grandi
strutture prefettizie - a favore
della micro accoglienza diffusa nel
territorio - per ora resta un sogno
lontano.
I numeri. Il punto di
partenza è questo: il ministero
dell'Interno ha fatto a inizio estate
delle previsioni che ipotizzavano un
incremento degli sbarchi di circa
il 20 per cento. In realtà in agosto
c'è stato un calo degli arrivi e
il dato complessivo dell'anno sino a
questo momento è inferiore a
quello del 2016. Ma il Ministero, e
di conseguenza le Prefetture,
ragionano nel medio e lungo periodo.
Da qui i bandi, nei quali si
cercano soggetti gestori di
strutture con i quali stipulare accordi
sino alla fine del 2019. I bandi
ancora aperti sono quelli delle
prefetture di Cagliari e di
Oristano: la richiesta è rispettivamente
per 3500 e 800 posti da distribuire
nelle due province. Sono invece
2500 quelli individuati dalla
prefettura di Sassari, che ha esaminato
le offerte a fine luglio, e infine
800 quelli che da tempo ricerca la
prefettura di Nuoro.
Il business. Supera i 150 milioni di
euro. Si
parte sempre dall'importo
giornaliero a migrante, 35 euro, e poi si
moltiplica per il numero di posti
richiesti e per l'arco di tempo.
Ecco allora che nel caso del
Cagliaritano, i 3500 posti si traducono
in oltre 89 milioni di euro da
distribuire tra i vincitori del bando,
più ulteriori 11 milioni nel caso
fosse necessario andare in proroga
per altri tre mesi, dal 1 ottobre al
31 dicembre 2019. Sono invece 22
i milioni in ballo nell'Oristanese
(più quasi 2 in caso di proroga),
inferiori le cifre previste nel
Sassarese e nel Nuorese dove però i
bandi sono annuali. Le richieste.
Si va da un minimo di 25 posti a un
massimo di 300 (nel Cagliaritano) e
si chiede ai soggetti che
parteciperanno ai bandi di favorire
la diffusione nei territori al
fine di evitare le concentrazioni
nei centri urbani più grossi, come
accaduto sinora. E nei bandi si
ricorda anche la presenza della
clausola di salvaguardia: le coop e
gli altri soggetti che
parteciperanno dovranno tenere conto
che l'adesione da parte di un
Comune a un progetto Sprar (seconda
accoglienza) automaticamente
immunizza dall'apertura di un Cas,
Centro accoglienza straordinario
della Prefettura. Sprar verso il
flop? La linea tracciata da tempo per
gestire al meglio la situazione
migranti, in Sardegna come nel resto
d'Italia, è proprio quella dei
progetti Sprar, cioè della micro
accoglienza diffusa nei territori.
Una strada indicata mesi fa
dall'accordo tra Governo e Anci,
fatta propria dall'Anci regionale e
condivisa dalla giunta Pigliaru.
Ospitare i migranti a piccoli gruppi
nei Comuni consentirebbe di
ridistribuire un peso che grava
attualmente sulle grandi città,
evitando le strutture "lager" e
favorendo una reale integrazione dei
richiedenti asilo all'interno
delle comunità. Il percorso va però
molto a rilento, più di quanto ci
si aspettasse. Attualmente sono
appena 9 i centri Sprar aperti in
Sardegna, che ospitano
complessivamente 200 persone. Numerosi Comuni
hanno presentato progetti e
richieste di adesione ma l'iter è lungo. E
con nuovi sbarchi alle porte non si
può perdere tempo.
Il
governo: pochi soldi utilizzati. L'assessore Balzarini: investiti 200 milioni
Dopo
l'impulso dato da Maninchedda avviati oltre 150 interventi nell'isola
I fondi
per l'alluvione Regione: noi spendiamo
di Luca Rojch
SASSARIIl mare di fango che ingoia
vite e devasta tutto quello che
incontra. Le immagini che rimbalzano
dalla Toscana sono come un
flashback. Un ritorno al 18 novembre
2013. Livorno come Olbia. Stessa
impreparazione, stessa impotenza,
davanti alla furia delle acque. E
l'ultima emergenza si impasta di
polemiche. Il governo accusa le
Regioni di non spendere le risorse,
il deputato Pd Ermete Realacci
accusa il sindaco di Olbia di
immobilismo. Le polemiche dalla penisola
rotolano fino in Sardegna. «I soldi
ci sono, ma non vengono spesi»,
accusano dal Governo. «Non è proprio
così - spiega l'assessore ai
Lavori pubblici Edoardo Balzarini -.
Le risorse vengono investite, gli
appalti sono già partiti, alcune
situazioni sono già state risolte».
L'assessore rapido fa un elenco dei
soldi finanziati e di quelli già
spesi.I soldi. La Regione ha già
impegnato 60 milioni per scoperchiare
e cancellare i canali tombati. «Sono
uno dei pericoli maggiori -
spiega Balzarini -, alcuni sono già
stati eliminati. Altri vengono
cancellati». 100 milioni per la
manutenzione delle dighe, altri 100
milioni per la cura degli alvei dei
fiumi. «E non vanno dimenticati i
15 milioni stanziati per la pulizia
di fiumi e canali in tutta la
Sardegna». Pericolo Olbia. Il conto
totale degli interventi in atto
finanziati dalla Regione è di quasi
200 milioni di euro e riguarda un
centinaio di Comuni. «Perché per
prima cosa voglio dire che tutti i
centri abitati possono essere in
pericolo. Non basta fare le opere di
protezione passiva, si deve pensare
anche a quelle di protezione
attiva - spiega Balzarini -.
Non basta costruire muraglie per
proteggere le nostre città, serve
una coscienza nel costruire, serve
una attenzione dei residenti e una
grande attività della protezione
civile». Ma non in tutte le zone si
procede alla stessa velocità. «A
Capoterra e Bitti portiamo avanti i
lavori di messa in sicurezza
rapidamente - continua Balzarini -,
c'è un dialogo con le popolazioni
e le amministrazioni. L'unica cosa
che ci rallenta sono le lungaggini
burocratiche. Per esempio a
Capoterra aspettiamo la valutazione di
impatto ambientale sul secondo
lotto. A Olbia la situazione è diversa.
Là abbiamo l'opposizione
dell'amministrazione comunale che rallenta la
realizzazione delle opere. Anche se
le portiamo avanti. Certo vista la
situazione nessuno può restare
tranquillo».
L'eredità Maninchedda.
Balzarini porta avanti il lavoro
iniziato dall'ex assessore Paolo
Maninchedda, che sotto la sua
direzione aveva dato una forte
accelerata al piano di interventi
contro il dissesto idrogeologico. A
dire il vero prima dell'arrivo della
giunta Pigliaru l'attenzione sul
rischio alluvioni e sui pericoli del
dissesto del territorio non
esisteva. Maninchedda è riuscito ad
avviare la macchina, a trovare le
risorse, e non si è fermato neanche
davanti alla resistenza del
sindaco di Olbia Settimo Nizzi che
ha tentato di contrastare
l'attuazione del Piano Mancini, già
approvato e finanziato. Nizzi ha
opposto un teorico, e mai
realizzato, piano alternativo. Maninchedda
ha commissariato gli uffici e ha
fatto andare avanti il piano con le
prime demolizioni di alcuni tappi
dei canali di Olbia, opere già
realizzate.Gli interventi. Ma Olbia è
solo un esempio degli oltre 150
interventi che la Regione porta
avanti in tutta la Sardegna. Per
mettere in sicurezza il Rio San
Giovanni ad Arzachena ha investito
quasi 8 milioni di euro. Per la
difesa idraulica di Bosa 5 milioni.
Per rifare un ponte a Budoni 1,2
milioni.
Ma ci si sbaglia se si crede
che gli unici a rischio siano i
comuni costieri e gli unici interventi
siano quelli sui centri colpiti
dall'alluvione. Nell'elenco della
Regione ci sono anche Orgosolo,
Oliena, Padru, Lodè, Illorai, Bottida,
Gadoni, Burgos, Carbonia,
Escalaplano, Borore, solo per citarne
alcuni. Quindi anche centri lontani
dalla costa, ma in cui in questi
decenni si è costruito senza un
reale criterio urbanistico. Si sono
impilati blocchetti anche in zone ad
alto rischio idrogeologico. È
stato fatto un calcolo. Per mettere
in sicurezza tutta la Sardegna
servirebbero 1,2 miliardi di euro.
L'80 per cento dei comuni sardi è a
rischio alluvione, con un territorio
interessato di oltre 150mila
ettari e 58 corsi d'acqua che
vengono monitorati perché fanno parte
dei fattori di rischio. Il caso
Sardegna. Nell'isola esiste un forte
rischio idrogeologico, ma la Regione
è attiva per ridurlo. I soldi
spesi vanno molto oltre i 100
milioni di euro ipotizzati dal governo
per tutte le aree a rischio in
Italia. Gli interventi e le risorse
stanziate vanno in quella direzione.
Ma i lavori fatti fino a oggi non
possono escludere ancora il pericolo
per una larga fetta della
popolazione nelle zone a maggiore
rischio.
La
nomina: Chicco Porcu amministratore dell'Arst
CAGLIARIOra è ufficiale: Chicco
Porcu è il nuovo amministratore unico
dell'Arst. L'ex consigliere
regionale del Pd è stato nominato dalla
Giunta, su proposta della Presidenza
e in accordo con l'assessore dei
Trasporti Carlo Careddu. Porcu prende
il posto del dimissionario
Franco Marras, presidente delle
Acli, già capo di gabinetto dell'ex
assessore dei Trasporti Massimo
Deiana. La nomina di Porcu rientra
nelle "manovre" di
assestamento all'interno delle correnti del Pd. Un
riequilibrio degli incarichi di
vertice, dopo che l'ex assessore
Massimo Deiana - appartenente
all'area Cabras-Fadda - era stato
nominato presidente dell'Autorità
portuale regionale e il suo posto in
giunta era stato assegnato a Carlo
Careddu, espressione della medesima
corrente così come l'ex
amministratore dell'Arst Franco Marras, ora
sostituito dal renziano doc Chicco
Porcu. Il quale è indagato
nell'inchiesta-bis sui fondi ai
gruppi del consiglio regionale e
rischia di essere rinviato a
giudizio per peculato aggravato.
Locci
(Fi) lascia il Consiglio Al suo posto Dessì (PdS)
CAGLIARIIl sindaco di Sant'Antioco
Ignazio Locci si è dimesso dalla
carica di consigliere regionale. Lo
ha comunicato lo stesso esponente
di Forza Italia con una lettera
indirizzata all'Ufficio di presidenza
dell'aula e con un post su Facebook.
Al suo posto subentra Paolo
Dessì, primo dei non eletti in Forza
Italia nella circoscrizione
Carbonia-Iglesias ma ora vicino al
Partito dei Sardi di Paolo
Maninchedda, anche se per adesso non
si è iscritto al gruppo del Pds.
Il suo ingresso rafforzerà così la
maggioranza che sostiene Pigliaru,
mentre toglie un voto
all'opposizione di centrodestra. Locci, che era
anche vicepresidente del Consiglio
regionale e la carica dovrà essere
coperta, è diventato primo cittadino
il 12 giugno. Da allora si è
trovato al centro di un'eccezione di
incompatibilità dovuta a una
norma dello Statuto che non prevede
il doppio incarico di consigliere
regionale e sindaco di un Comune
oltre i diecimila abitanti, com'è il
caso di Sant'Antioco. Subito dopo le
dimissioni di Locci, Dessì ha
giurato nell'aula del Consiglio
regionale.
L'uscita
dall'aula del capogruppo Mimmo Pirisi ha dato un assist al sindaco
Ma la
resa dei conti nel partito è solo rimandata: se ne parlerà al congresso
Il salvataggio
di Bruno
figlio
della regia del Pd
ALGHERO«In barba alla normativa
vigente, l'azienda speciale Parco
naturale regionale di Porto Conte ha
un consiglio di amministrazione
composto sin dalla sua nomina da
soli uomini». Lo sostiene il gruppo
consiliare di Forza Italia. Secondo
Maurizio Pirisi, Nunzio Camerada e
Michele Pais, «tutte le delibere
approvate dal cda del parco
potrebbero essere viziate da cause
di annullabilità».La bordata dei
tre esponenti azzurri di via
Columbano trasferisce a Casa Gioiosa,
prestigiosa sede del Parco, una
polemica già sollevata rispetto alla
gestione del Comune di Alghero.
Evidentemente, è la riflessione di
Pirisi, Camerada e Pais, tra
l'ironico e il polemico, «le quote rosa
non sono mai piaciute al sindaco
Bruno, visto che amministra da oltre
cinque anni senza che la legge sulla
parità di genere venga
rispettata, ma quello che sorprende
è che succeda anche all'azienda
speciale del Parco». Quasi
prevenendo un'eventuale replica, il gruppo
di Forza Italia afferma che «anche
qui il segretario e il sindaco ci
racconteranno la favoletta della
regolarità perché lui non ha revocato
nessuno e che i precedenti si sono
dimessi?». Tesi insostenibile,
ritengono.Ma quello delle quote rosa
non è il solo problema. «Nel cda
manca una donna, e l'organismo che
controlla l'aspetto contabile è
scaduto da anni - insistono i tre
consiglieri di opposizione - ma il
sindaco conosce lo statuto? Lo sa
che i revisori dei conti cessano
dalla carica con lo scioglimento del
consiglio comunale e rimangono in
proroga solo sino all'insediamento
del nuovo consiglio? Perchè nel
2014 o dal 2014 non si è proceduto
all'elezione del nuovo collegio?».
Tutto questo, concludono, «senza
considerare che, vista la situazione
numerica, ormai anche l'assemblea
del Parco non si riunisce da mesi e
manca totalmente una linea politica
progettuale». (g.m.s.) di Gian
Mario SiaswALGHEROPartendo dai fatti
è tutto più semplice: due sere fa
il consiglio comunale di Alghero ha
approvato il bilancio consuntivo
del 2016, per il quale era stato
diffidato a procedere entro ieri.
L'ok ha scongiurato il
commissariamento: Mario Bruno può restare alla
guida dell'amministrazione comunale.
La maggioranza si è presentata in
aula in inferiorità numerica: 11
compreso il sindaco e il presidente
del consiglio comunale, Matteo
Tedde. L'opposizione, rimpinguata di
recente dagli innesti degli Udc
Alessandro Loi e Donatella Marino, si
è presentata in maggioranza.
Dall'aula era assente la sola Linda
Oggiano, che vive a Roma, preferisce
non parlare, partecipa poco ai
consigli comunali e a seconda di chi
riferisce è data pro o contro
Mario Bruno con la stessa certezza.
Approvare il bilancio è stato
possibile perché Alessandro Nasone
ha votato a favore.
Eletto con
l'Upc, partito in maggioranza e
passato all'opposizione, avantieri
Nasone è tornato in maggioranza, ma
ha chiesto che la sua apertura di
credito sia la premessa per
costruire una nuova fase. Il suo
"sacrificio" non sarebbe
bastato, perciò alla causa del nuovo
centrosinistra algherese ancora da
inventare si è "immolato" anche
Mimmo Pirisi. Il capogruppo del Pd
in consiglio comunale, dopo una
premessa estremamente critica nei
confronti del sindaco e degli ex
compagni di partito, accusati di
aver distrutto dentro e fuori da via
Mazzini quanto fatto insieme sino a
tre anni fa, al momento del voto
ha abbandonato l'aula e ha chiesto
le dimissioni del sindaco. Che non
arriveranno, ovviamente. Insomma,
sempre per rimanere ai fatti,
l'approvazione è stata possibile
grazie alla regia del Partito
democratico, a tutti i livelli.
Perché nel senso più esteso del
termine, che dovrà poi essere
certificato dal congresso cittadino
fissato per ottobre, sono del Pd
tutti i protagonisti di due sere fa.
Lo è Mario Bruno, lo è Mimmo Pirisi,
lo è Alessandro Nasone e lo è
Enrico Daga. A lui, in questa
complicata divisione dei compiti tutta
interna al partito, è toccata la
parte meno ingrata: quella di votare
no, confermando la propria ostilità
al sindaco, alla sua maggioranza e
alla sua attività amministrativa.
Ufficialmente, è la posizione del
partito, l'ha detto chiaramente
alcuni giorni fa anche il segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca.
Peccato che di Pd, in Sardegna, ce ne
siano da sempre almeno due, quello
di chi sta con Renato Soru e quello
di chi è contro Renato Soru. Alghero
non si distingue. Ora la città si
chiede chi abbia vinto questo
braccio di ferro democratico. Bruno, che
resta in sella grazie al supporto
del partito, o Enrico Daga, che ha
costretto la segreteria regionale a
legittimare pubblicamente una
posizione ostile al sindaco e
all'amministrazione? Per scoprirlo
veramente, si dovrà attendere sino
al congresso democratico cittadino,
in calendario a ottobre, insieme a
quello provinciale. Tutte le anime
democratiche algheresi, che sono in
aumento, dovranno vedersi e
parlarsi. Anche perché poi
seguiranno le elezioni politiche in
primavera, e a inizio 2019 ci
saranno quelle regionali, e dopo qualche
mese le amministrative. Per ora,
forse, non ha vinto nessuno.
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento