La
Nuova
Mattarella:
«Positivo un ampio consenso». L'allarme Di Maio: «È emergenza democratica» Il
governo pone la fiducia, è caos. Di Cristina Ferrulli.
Su pressing di Pd e Ap il governo
decide la fiducia sul Rosatellum 2.0 per scavalcare gli oltre 100 voti segreti
che avrebbero affossato la legge sotto i colpi dei franchi tiratori, molti
nelle file della maggioranza. Una decisione che scatena in aula e in piazza M5s
e Mdp che gridano all'«atto eversivo», mentre Fi e Lega non voteranno le 3
fiducie sugli articoli ma diranno sì al voto finale sulla legge, che sarà
segreto. In un clima già infuocato, con urla in aula e M5s e Mdp che annunciano
una mobilitazione permanente nelle piazze, si voterà oggi e giovedì, e non si
esclude una appendice venerdì.
Poi la legge passerà al Senato dove
non dovrebbe avere problemi, visto che non sono ammessi voti segreti. Dopo aver
valutato tutte le strade, tra tattiche parlamentari e «canguri» per far
decadere gli emendamenti, il Pd ha capito che l'unico modo sicuro per far
approvare la riforma elettorale era chiedere al governo di porre la questione
di fiducia sulla legge per un terzo maggioritaria e per due terzi
proporzionale.
Dopo una serie di contatti con
Palazzo Chigi e il Quirinale e alla fine anche dell'ultima riunione della
coalizione di governo, il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato comunica
al premier Paolo Gentiloni che «è opportuna la fiducia per salvare
l'equilibrio» del testo raggiunto tra maggioranza e opposizione. Il Quirinale,
poco prima del Consiglio dei ministri che «blinda» la legge elettorale, fa
sapere di «considerare positivo l'impegno» a fare la riforma con «largo
consenso», senza entrare nel merito del Rosatellum e nella scelta di decidere
la fiducia.
L'ultima offerta a Mdp e M5s di ritirare
i voti segreti per evitare la fiducia arriva già a tempo scaduto. «Mettere la
fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è
oltre i limiti della democrazia», si infuria Roberto Speranza per una decisione
che ha l'effetto di compattare la sinistra del Pd, dagli ex Dem a Si fino a
Campo Progressista di Giuliano Pisapia e Possibile di Civati, oggi pomeriggio
tutti in piazza al Pantheon.
«Siamo in piena emergenza
democratica», si indigna il candidato premier M5s Luigi Di Maio. «In piazza
contro il colpo di Stato istituzionale», incita Alessandro Di Battista che
però, uscendo in piazza Montecitorio, sbaglia sit in, arriva tra i sostenitori
dell'ex generale Pappalardo e viene fischiato. M5s sarà in piazza e l'invito è
a esserci: «Anche senza bandiere, ma venite - incitano i pentastellati - perché
se siamo duemila è un conto se siamo 40mila un altro».
La bagarre scoppia subito in Aula
quando la ministra Anna Finocchiaro annuncia l'intenzione del governo. Urla di
«Venduta, venduta» all'indirizzo della presidente della Camera Laura Boldrini,
lancio di rose verso i banchi del governo, seduta sospesa.
«I due partiti che oggi contestano
la riforma elettorale chiedendo il proporzionale, sono gli stessi che hanno
affossato il modello tedesco che era proporzionale», contrattaccano dal Pd. Ma
al di là dello scontro con i partiti contrari alla legge, la decisione della
fiducia e anche alcuni punti del Rosatellum creano malumori e prese di distanza
all'interno del Pd.
Annuncia che non voterà la fiducia
il deputato lettiano Marco Meloni e dubbi arrivano anche dall'ex presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano, che chiede di cancellare dalla legge
elettorale l'indicazione del capo politico al momento della presentazione delle
liste dei partiti. Ma, secondo i
più, il voto finale segreto difficilmente riserverà sorprese.
Per due
volte rischia di andare sotto. Oggi gli emendamenti più controversi
Rete
ospedaliera in pericolo maggioranza appesa a un filo
di Umberto AimewCAGLIARIAlla maggioranza
di centrosinistra non piace
vincere facile, in Consiglio
regionale. Se non gioca col fuoco, non è
felice. Sulla riorganizzazione degli
ospedali, ha rischiato di andare
sotto ben due volte. È stata salvata
dai voti del Partito dei sardi,
cinque, che ha sciolto la riserva in
corso d'opera, altrimenti avrebbe
incassato una doppia sonora
sconfitta.Il tabellone. È finita 25 a 21,
un'inezia, a favore della
maggioranza su i primi due punti caldi della
riforma. A cominciare dal
riconoscere o meno di un grado superiore, il
secondo, all'ospedale San Francesco
di Nuoro, che invece resterà
inchiodato sul primo livello
rinforzato.
Perché l'emendamento o
promozione sul campo, la proposta
favorevole a Nuoro era firmata da
Emilio Usula dei Rossomori, partito
all'opposizione, è stato respinto
in extremis dall'aula, ma la
maggioranza ha rischiato grosso. L'altro
momento critico è stato quando il
Consiglio ha votato il quinto
capitolo della bibbia sanitaria. È
quello in cui è disegnata la
griglia, senza i nomi degli ospedali,
in cui un domani saranno
inseriti, una alla volta, le 29
strutture pubbliche. Anche in questa
seconda chiamata ai pulsanti, il
centrosinistra è andato vicino alla
debacle, ancora 25 a 21. È accaduto
dopo che i due consiglieri di
Campo progressista, partito della
coalizione che governa, Anna Maria
Busia e Francesco Agus, avevano
annunciato: «Il nostro sarà un no convinto.
Non possiamo accettare una riforma
che parla prima di
ospedali o posti letto e forse un
domani della rete per
l'emergenza-urgenza». Solo quando
sul tabellone si sono accesi più
pallini verdi, favorevoli, che
rossi, contrari, il centrosinistra ha
tirato un sospiro di
sollievo.Trappole in agguato. Questo camminare
sul filo del rasoio però non è
finito. Oggi entreranno in scena altri
due casi difficili: il
riconoscimento del primo livello per l'ospedale
di Lanusei, col Pd spaccato, e il
punto di nascita di La Maddalena,
con la maggioranza ancora in ordine
sparso. Due casi su cui - stando
al via vai del Consiglio - la
maggioranza stavolta potrebbe
scivolare.Questione di etichetta.
C'è chi, in aula, il livello
assegnato a questo o quell'ospedale
ha provato a ridimensionarlo: è
solo un'etichetta o «ancora peggio
nasce da invidie di campanile».
Sbagliato, a far la differenza non
sarà la targa all'ingresso, ad
esempio di un pronto soccorso, ma i
reparti che saranno assegnati a
ogni ospedale. Dove? Nella piramide:
dal secondo livello, il più alto
ora solo per Sassari e Cagliari,
fino al più basso, l'ospedale di
base. L'assessore alla sanità Luigi
Arru ha provato a ribaltare il
concetto: «Dobbiamo ragionare non
sui titoli - le sue parole-appello -
ma sulla sicurezza e la qualità del
servizio.
Bene, da nessuna parte
chiuderemo un ospedale ma li
metteremo invece in collegamento fra
loro, per garantire a tutti i sardi
gli stessi standard, la stessa
sicurezza senza differenze fra
centro e periferie». È questa la
filosofia della Rete, ma in
maggioranza non tutti hanno dimostrato di
avere piena fiducia nel giuramento
pubblico dell'assessore. Così su
Lanusei Franco Sabatini del Pd oggi
chiederà il primo livello per
l'ospedale dell'Ogliastra, «lo
concedete in deroga ad altri, perché
non a noi?», è stata
l'accusa-sospetto, lanciata nonostante ci sia
l'invito della commissione a
ritirare la richiesta. Su La Maddalena
Pierfranco Zanchetta dell'Upc
insisterà sulla «piena riapertura del
punto nascita», anche se la
commissione gli ha fatto sapere: «Rimarrà
fino a quando l'elisoccorso non sarà
a pieno regime». Sono questi i
due nuovi scogli che oggi potrebbero
aprire una doppia falla (quanto
grande?) nella maggioranza, con
all'orizzonte un sempre più
preoccupato Francesco Pigliaru, il
governatore. Alghero-Ozieri in
festa. Da questo campo minato però
l'accoppiata dei due ospedali del
nord ovest è uscita indenne e vincitrice.
Con una discreta a
maggioranza a favore, dopo
l'emendamento presentato da Gigi Ruggeri
del Pd, sarà subito di primo livello
dal 2018, o almeno da quando in
uno dei due, dovrebbe essere
Alghero, sarà aperto il reparto di
rianimazione, con due posti letto
avuti in concessione (non si sa
quanto voluta) da Sassari,
l'ospedale capofila. Da quel momento in poi
e da quando Ozieri avrà la certezza
di essere autonomo, richiesta
sollecitata da Daniele Cocco di Mpd,
comincerà il monitoraggio per
capire se la promozione è stata
giusta oppure no. Sta di fatto che
l'opposizione, con in testa Marco
Tedde di Fi, ha detto: «È solo un
bluff».La minoranza. Il centrodestra
si è scatenato. Fra le tanti
frasi forti, queste: Christian
Solinas, Psd'Az, «Non si può ribaltare
la sanità se i sardi non sono
d'accordo e non lo sono», Pietro
Pittalis ed Edoardo Tocco, Fi,
«Andate avanti a colpi di
maggioranza... siete arroganti»,
Gianluigi Rubiu, Udc, «Direi meglio,
folli», e Attilio Dedoni,
Riformatori, «Siete pazzi a non ascoltate
neanche i vostri sindaci».
Fino ad Alessandra Zedda, Fi, che ha
denunciato: «Altro che risparmi,
l'Asl unica spenderà 8 milioni per
appaltare a Fastweb il collegamento
internet fra le varie sedi. Perché
l'ha fatto se c'era già l'efficiente
rete pubblica della Regione? Sono
questi gli sprechi, ma su quelli
veri il centrosinistra sta zitto».
Questo pomeriggio tutti di nuovo in
aula.
Unione
Sarda
Il
governo pone la fiducia, ma è scontro sul Rosatellum
Caos a
Montecitorio, il M5S: «Atto eversivo». La Sinistra oggi scende in piazza
ROMA Per contrastare i franchi
tiratori, il governo ha accolto la
richiesta del Pd e autorizzato il
ricorso alla fiducia sulla riforma
della legge elettorale. E alla
Camera è scoppiato il caos, con grida
soprattutto da parte dei deputati
del M5S, che hanno parlato di «atto
eversivo», mentre la Sinistra - lo
comunica Antonio Scotto (Mdp) -
oggi sarà in piazza contro la
fiducia al Rosatellum bis. Appuntamento
alle 17 e 30 al Pantheon, «venite
tutti e passate parola», scrive su
twitter Pierluigi Bersani. «Si sta
aprendo una questione democratica
grande come una casa, è una
vergogna».
LA MINISTRA La blindatura sarà sugli
articoli uno, due e tre del testo
approvato in commissione senza
emendamenti - ha annunciato in Aula la
ministra per i Rapporti con il
Parlamento Anna Finocchiaro, che poi ha
spiegato: «Il presidente Gentiloni
ha detto fin dal giorno del suo
insediamento che questo Governo
avrebbe cercato di facilitare la
discussione tra i partiti e in
Parlamento e di sollecitare
l'approvazione di una legge
elettorale e questo è quello che abbiamo
fatto» in «coerenza con il ruolo
svolto finora». E ha aggiunto: «È
arrivato il via libera anche da
diversi gruppi di opposizione, che non
voteranno la fiducia ma condividono
il merito della legge».
L'ITER Saranno tre le fiducie, sui
primi tre articoli dei cinque di
cui si compone il Rosatellum bis,
che saranno votate: due oggi, la
terza giovedì. Dalle 13 in poi di
giovedì saranno esaminati
dall'Assemblea di Montecitorio gli
altri due articoli del testo, su
cui insistono una ventina di
emendamenti, tutti da esaminare a
scrutinio palese. A seguire si
esamineranno gli ordini del giorno e ci
saranno le dichiarazioni di voto
finali e il voto finale,
“secretabile”.
I GRILLINI Tra i grillini, Alessandro
Di Battista è andato in piazza
per protestare, ma ad attenderlo ha
trovato i sostenitori dell'ex
generale Pappalardo, gli attivisti
del Movimento liberazione Italia,
che lo hanno fischiato e invitato -
neppure troppo cortesemente - ad
andarsene a casa.
FORZA ITALIA Capiamo questa esigenza
ma, da forza politica di
opposizione, abbiamo deciso di non
partecipare ai voti che
riguarderanno le fiducie chieste
dall'esecutivo». Lo annuncia in una
nota Silvio Berlusconi. «Diremo sì,
invece, e lo faremo con
convinzione, in modo compatto e
leale, al voto finale».
CONTRO RENZI «La scelta renziana di
volere forzare la mano e
costringere la Camera all'ennesima
fiducia sulla legge elettorale, a
pochi mesi dal voto, dimostra come
al di là delle fasi zen, il
segretario del Pd sia sempre lo
stesso», sostiene Roberto Capelli,
deputato di Centro democratico.
«Una legge elettorale fatta per
impedire agli italiani di scegliere il
proprio governo e di scegliere i
propri parlamentari è una legge che
espropria i cittadini del loro
potere», dichiara la presidente di Fdi,
Giorgia Meloni.
Da
migranti a volontari, partono i primi progetti
Intanto
le quattro prefetture vagliano le strutture che li ospiteranno
I richiedenti asilo potranno
impegnarsi nel sociale con attività di
volontariato. Via libera della
Giunta regionale ai progetti pilota
presentati da Cagliari, Iglesias,
Valledoria e Cargeghe proprio mentre
le Prefetture sono impegnate con i
bandi per la distribuzione di circa
7600 posti per migranti maggiorenni
nelle varie strutture con costi
che si aggirano sui 150 milioni di
euro. A Sassari e Nuoro i bandi
sono stati fatti nei mesi scorsi ma
riguardano solo il 2017, mentre le
Prefetture di Cagliari e Oristano si
sono attardate ma stanno
sistemando i centri di accoglienza
fino alla fine del 2019. Si tratta
sempre di previsioni perché numeri e
costi sono legati a tutte le
variabili del flusso migratorio.
QUATTRO PROGETTI-PILOTA Ieri la
Giunta regionale ha deciso di
potenziare il sistema di accoglienza
diffusa nei territori dando il
via ai quattro progetti-pilota per
consentire ai giovani stranieri di
fare la propria parte. «I migranti
in questo modo possono dedicarsi ad
attività di pubblica utilità, il
volontario sociale rappresenta un
grande sostegno al processo di
inclusione», spiega l'assessore
regionale agli Affari generali
Filippo Spanu.
«MODELLO EQUILIBRATO» La
distribuzione che le Prefetture fanno sul
territorio sarà accompagnata da
progetti locali come quelli sul
volontariato proposti da Cagliari e
dagli altri tre centri. «Stiamo
rafforzando la sinergia con
Prefetture ed enti locali», aggiunge
Spanu, «per attuare un modello di
accoglienza equilibrato e
proporzionato al numero di abitanti
e offriamo un supporto ai Comuni
per promuovere una più ampia
partecipazione alla rete Sprar che ha
bisogno di essere potenziata».
La distribuzione dei migranti nelle
varie zone dell'Isola è gestita
dallo Stato attraverso le Prefetture
dei quattro capoluoghi storici, che
sono impegnate nelle diverse fasi
della gestione dei bandi che hanno
tempi e numeri diversi.
A Cagliari i centri di accoglienza
sono in proroga da mesi, ma ormai è
entrato nel vivo il nuovo bando da
100 milioni di euro che permetterà
di sistemare 3500 migranti da ora
fino alla fine del 2019. La
Prefettura valuterà 27 proposte.
I PRETENDENTI DI CAGLIARI Ecco
l'elenco: Gus Gruppo umana solidarietà
G.Puletti di Macerata, Odv Onlus
Solidarity Sardinia di Senorbì, Il
Sicomoro di Cagliari, Leoni e
Mellino snc di Sinnai, una rti composta
da Senis Hospes di Senise (Potenza)
e Tre Fontane di Roma, l'ati
Kairos composta da Starter e
Arcoiris di Quartu e Integra di Lecce,
l'ati tra la Servizi sociali di San
Piero Patti (Messina) e Family
House di Cagliari, Social Group di
Quartu, Eurwunder di Vallermosa,
Silvia srl di Cagliari, Aman di
Cagliari, l'ati tra Orsetta di Ivrea e
Atlantia di Sestu, Sa Dimora di
Cagliari, Pueblos Unidos United
Nations di Assemini, Novelarus di
Cagliari, Gestioni alberghiere
aritzesi di Aritzo, Diomira di
Carbonia, BiPiGra di Villamassargia,
Alle Sorgenti Progetto A cooperativa
sociale, Alle Sorgenti
cooperativa sociale arl e L'Oasi di
Villacidro, Casa Emmaus di
Iglesias, l'ati tra Isar e Adest di
Satadi, Alkymilla di Senorbì, casa
di Nazareth di San Nicolò Gerrei,
associazione Amal Sardegna-Marocco e
Caritas San Saturnino di Cagliari.
O
RISTANO A Oristano sono appena state
presentate le domande per un
bando da 23 milioni che servirà a
garantire una sistemazione a 800
migranti (ora sono circa 600) a
partire dal primo novembre prossimo
fino alla fine del 2019.
SASSARI A Sassari c'è un bando da 24
milioni per 2500 posti
(attualmente sono 1900 i presenti)
che scadrà il 31 dicembre 2017 e
nella graduatoria ci sono La Luna,
Ecoservice, Spes e Turra Valentino
di Sassari, Seps di Ozieri. Aps di
Lucca, la rete tra Senis Hospes di
Senise (Potenza) e Tre Fontane di
Roma, l'ati tra Casa di riposo
Regina Margherita, Società Alberghi
Porto Pozzo e Società Accoglienza
Regina Margherita di Sassari, Amp
immobiliare di Trinatà d'Agultu e
Vignola, Mangatia Pierpaolo di
Sassari, Sdp e Pegasus di Sassari, The
Others di Alghero, Quattro Esse di
Sassari e Janas International di
Porto Torres.
NUORO La Prefettura di Nuoro ha
chiuso la gara e il bando da 7,7
milioni riguarda 800 posti dal primo
aprile scorso al 31 dicembre
prossimo, gestiti da The Others di
Dorgali, gesar di Aritzo, Smalgest
di Ilbono, Pala Rana di Sadali, una
rti guidata da Alea di Jerzu, Oasi
del Benessere di Ilbono, Situr di
Tertenia, gli agriturismo Mont'e
Susu di Tonara S'Erularju di Olzai e
l'azienda agricola Donnedda di Sarule.
Matteo Vercelli
Marcello Zasso
Prime
votazioni sulla riforma: la Giunta si salva per 4 voti
Maggioranza
divisa sulla rete ospedaliera
La riorganizzazione della rete
ospedaliera mette a dura prova la
tenuta della maggioranza e diventa
una guerra tra territori. Nella
seduta di ieri sera, Giunta e
centrosinistra si salvano per quattro
voti di scarto nell'approvazione del
quinto capitolo, che ha avuto il
voto contrario di Campo
progressista.
Il dibattito viene chiuso prima di
affrontare il cuore della riforma,
dove viene definita una volta per
tutte la classificazione degli
ospedali, che verrà affrontato
questo pomeriggio. Durante il dibattito
L'assessore, Luigi Arru, capisce il
momento di difficoltà, ma continua
a fare muro sulla riforma:
«Continuiamo a non capire che stiamo
lavorando per garantire una sanità
di qualità a tutti i sardi. Non
stiamo facendo calcoli
ragionieristici».
I RISCHI Nel centrosinistra le crepe
sono rimaste, tanto che i numeri
per far passare i capitoli sono
risicati. Il tema della suddivisione
della specializzazione delle
strutture sul territorio passa per un
pelo. Il voto contrario di Francesco
Agus e Anna Maria Busia è il
segnale d'allarme: «L'errore è
pensare di poter intervenire sulla rete
degli ospedali sardi, senza avere la
rete territoriale delle cure e il
sistema di emergenza-urgenza».
I CASI Il rischio che la discussione
assumesse una connotazione
territoriale è diventato realtà. Il
caso Lanusei, con la richiesta
dell'esponente del Pd Franco
Sabatini di ottenere il primo livello, è
rimasta in sospeso. Ma i venti di
guerra ci sono stati e le parole
dell'esponente ogliastrino ne sono
la conferma: «Non capisco perché
per l'ospedale di Lanusei non
vengono previste strutture complesse che
garantiscono la classificazione Dea
di primo livello». Il riferimento
è alla rianimazione che nascerà nel
presidio unico di Alghero e
Ozieri. Sabatini conferma le «forti
perplessità sulla distribuzione
disorganica delle funzioni nel
territorio. L'area centrale della
Sardegna è fortemente penalizzata».
ETICHETTA L'ospedale San Francesco
di Nuoro rimane al palo e non
ottiene l'etichetta di secondo
livello come più volte in aula è stato
chiesto. Lo ha fatto l'esponente dei
Rossomori, Emilio Usula, convinto
che «il centro della Sardegna
risulta fortemente penalizzato da questa
riforma». All'attacco anche il
capogruppo di Forza Italia, Pietro
Pittalis: «Giunta e maggioranza
saranno macchiate da questa riforma.
Il diritto alla salute è per tutti i
sardi e non solo per chi abita a
Cagliari e Sassari». Riesce a
ottenere il primo livello, dal 2018, il
presidio composto dagli ospedali di
Alghero e Ozieri anche se non sono
mancate le frizioni in maggioranza.
Il capogruppo di Sdp, Daniele
Cocco, chiede «garanzie sul
mantenimento delle strutture, perché
nell'atto aziendale non si fa
chiarezza». Non è specificata la data in
cui il presidio diventerà di primo
livello perché la condizione
necessaria è l'istituzione della
rianimazione, che attualmente non c'è.
ALL'ATTACCO Il centrodestra va
all'attacco e più volte tenta di
bloccare «lo scempio della sanità
sarda», sottolinea il capogruppo di
Forza Italia, Pietro Pittalis. Sono
numerosi gli interventi
dell'opposizione che cerca di
mettere in difficoltà il centrosinistra,
soprattutto sui temi dove regna la
tensione. Il vice presidente della
commissione Sanità, Edoardo Tocco,
chiede il «rinvio di una riforma
nata male, fermarsi sarebbe una
prova di buon senso». Sulla stessa
linea anche il consigliere del
Psd'Az, Christian Solinas: «Chiedo un
momento di riflessione. Non possiamo
governare a dispetto dei sardi.
Non si possono trascurare le
numerose rimostranze della società».
Matteo Sau
Ecco cosa
prevede nel dettaglio il testo di legge. Cala il numero di
posti
letto in tutta l'Isola
Strutture
più piccole e specializzate per migliorare la qualità
Non si può avere tutto dappertutto,
perché a perderci sarebbe la
qualità delle cure: ecco il
principio che ispira tutta la riforma
della rete ospedaliera, ed è per
questo che il sistema prevede
ospedali ad alta specializzazione e
altri in grado di garantire il
primo intervento e, nel contempo, di
curare le patologie più lievi.
Come cambia la rete? Due poli
sanitari principali: il primo fa capo al
Santissima Annunziata di Sassari, il
secondo all'Azienda Brotzu di Cagliari.
Le due strutture sono definite Dea
(dipartimento emergenza e
accoglienza) di II livello perché
sono in grado di offrire
contemporaneamente servizi
importanti di emergenza e accettazione e di
cardiochirurgia. Poi ci sono i Dea
di primo livello, nodi di base e
piccoli ospedali (zone disagiate).
Proprio perché manca della
cardiochirurgia, il San Francesco di
Nuoro è considerato un Dea di
primo livello, anche se rinforzato,
perché avrà in più il servizio
della “Breast unit”. Dea di primo
livello anche nel Sulcis con il
Sirai di Carbonia-Iglesias capofila.
A Cagliari il Policlinico
universitario è un Dea di primo livello
rinforzato, il Santissima Trinità un
primo livello, l'ospedale Marino
sarà destinato alla riabilitazione,
mentre il Binaghi sarà centro di
riferimento per la sclerosi
multipla. Tra i nodi di base, particolare
la situazione del Nostra Signora
della Mercede di Lanusei che rientra
nelle reti ictus e infarto ma avrà
funzioni di Dea di I livello.
Alghero-Ozieri diventa dea di primo
livello dal 2018 ma sarà
sottoposto subito a monitoraggio, in
particolare per quanto riguarda
le patologie come ictus e infarto.
Capitolo piccoli ospedali. Bosa,
Sorgono, La Maddalena, Muravera e
Isili avranno un pronto soccorso
integrato con il Dea di riferimento,
un'unita di degenza con 20 posti
letto in medicina generale e una
chirurgia elettiva per interventi di
bassa complessità. I piccoli
ospedali hanno tutti i servizi:
laboratori, radiologia, farmacia,
emoteca, anestesia. I distretti
sanitari saranno 22. Con l'aggiunta di
La Maddalena e Carloforte sarebbero
diventati 24. Per rispettare la
quota prevista della legge,
Siniscola sarà accorpato a Nuoro e Guspini
a San Gavino. Quanto ai posti letto,
da 5.901 scenderanno a 5.790.
Roberto Murgia
Treni
veloci sempre più lenti
E la Cgil
denuncia: «Nell'Isola arriveranno nuovi convogli rifiutati
dalle
altre regioni» Passaggi a livello, cantieri: Cagliari e Sassari si allontanano
Il giorno del battesimo in tanti
rimasero delusi per il risparmio di
tempo: con i nuovi Pendolini si
riuscivano a guadagnare appena 7
minuti di percorrenza sulla linea
Cagliari-Sassari. Poco - vista la
spesa di 78 milioni di euro per
l'acquisto dei convogli - ma meglio di
nulla. Ora i treni veloci fabbricati
dalla Caf sono diventati
addirittura più lenti dei vecchi “Minuetto”,
che fino a due anni fa
hanno unito le due principali città
della Sardegna. Dopo il primo
brusco rallentamento nel finale
dell'estate, legato alle nuove
disposizioni sui passaggi a livello
privati (i conducenti sono
costretti a rallentare l'andatura),
adesso i tempi si sono dilatati
ulteriormente: per percorrere le
tratta si possono impiegare fino a 3
ore e 39 minuti. E a disposizione
dei pendolari sardi, ogni giorno,
c'è solo un collegamento sotto le
tre ore.
GLI INTOPPI Ma le colpe non sono più
degli Atr 365, che nel primo anno
di utilizzo si sono fermati 53
volte. Semmai è la rete sarda, in
alcuni tratti vecchia di cent'anni,
a dare problemi. «All'ingresso e
all'uscita dalle stazioni il
personale di macchina deve
obbligatoriamente rispettare la velocità
di quattro chilometri
all'ora», spiega Arnaldo Boeddu,
segretario regionale della Cgil
trasporti. Oltre alle questioni di
sicurezza, ci sarebbero altri
motivi: «Sembra che il sensore del
nuovo sistema di controllo dei
treni non sia correttamente sincronizzato»,
dice il sindacalista.
Insomma: se il treno andasse più
veloce, la rete non si accorgerebbe
della presenza del convoglio e
scatterebbero gli allarmi.
I PASSAGGI A LIVELLO Poi ci sono i
passaggi a livello privati, in
tutto 46 lungo le direttrice
ferroviaria che porta da Cagliari a
Sassari. Una circolare della Ansf,
l'agenzia nazionale per la
sicurezza ferroviaria, ordina a
tutti i macchinisti di abbassare la
velocità nelle vicinanze degli
attraversamenti stradali. «Considerato
che il numero dei passaggi a livello
non è marginale, si dovrebbe
accelerare la procedura di esproprio
in maniera da poter recuperare
parecchi minuti sui tempi di
percorrenza», avverte Boeddu, che lega il
rallentamento anche alla «carenza di
personale, che comporta continui
ritardi per i controlli che debbono
essere effettuati prima della
partenza del treno».
Teoria - quest'ultima - che
Trenitalia rifiuta,
mentre dalla società ferroviaria
fanno sapere che la fetta più
importante dei minuti persi per
strada negli ultimi mesi è legata «ai
passaggi a livello privati».
L'attraversamento delle stazioni a una
velocità limitata ha invece inciso
«solo per qualche minuto». Il
gruppo Ferrovie dello Stato (di cui
fa parte anche Rfi, che si occupa
della rete) conta di risolvere i
problemi entro luglio 2018.
I NUOVI TRENI All'orizzonte poi c'è
l'arrivo di nuovi convogli: la
sostituzione progressiva del parco
mezzi a disposizione di Trenitalia
in Sardegna è prevista dal contratto
di servizio firmato recentemente
dalla Regione. Ma anche su questa
operazione ci sono i dubbi della
Cgil: «A breve potrebbe nascere un
ulteriore problema legato ai treni,
non idonei per l'Isola.
Pare che alcune regioni abbiano già
rifiutato
una certa tipologia di mezzi
costruiti dalla Alstom e che questi siano
stati prontamente dirottati in
Sardegna senza prima aver verificato se
possano andare bene», avverte il
segretario della Filt regionale.
Sull'accordo con Trenitalia però
pende il giudizio dell'Antitrust, che
recentemente ha sollevato alcuni
dubbi sugli obblighi di trasparenza e
concorrenza. In particolare il
gruppo Arriva Italia rail, interessato
a gestire i collegamenti ferroviari
sardi, potrebbe non aver ottenuto
tutti i dati necessari per poter
formulare un'offerta adeguata. E per
questo potrebbe proporre un ricorso
al Tar.
Michele Ruffi
Alghero
SASSARI.
Salvato da un voto promette: «Ritornero più forte di prima»
Il
sindaco dopo la bufera: mi dimetto ma risorgo
«Dimissioni? Sì, in tempi brevi, per
un nuovo quadro politico che
stiamo già costruendo». Il sindaco
Mario Bruno è pronto a lasciare la
fascia tricolore, con il disegno di
tornare ad indossarla più forte di
prima, magari sotto l'egida del Pd.
«Non escludo di rientrare nel
partito. D'altronde in questi anni
ho sempre provato a sottoscrivere
la tessera, ma la mia iscrizione è
stata rifiutata dagli organismi
locali».
CRISI APERTA Aprirà la crisi, lo ha
detto in aula, però ha bisogno di
un paio di passaggi in giunta per
definire alcuni provvedimenti
importanti. Dopodiché anche gli
assessori dovranno liberare le
poltrone. «Quaranta mesi trascorsi
alla guida della città e altri
venti mesi per concludere il
mandato». Le cose da fare sono
tantissime. «Serve un commissario
fino al prossimo giugno?», si
domanda Bruno. «O serve una nuova
maggioranza coesa e stabile?
Lavorerò per quest'ultima
soluzione».
PD A METÀ Una parte del Pd è con
lui. Lo ha dimostrato il capogruppo
dem, Mimmo Pirisi, in aula, alzando
la mano per votare sì. «Il Pd è a
tutti i livelli impegnato a
ricomporre alleanze organiche e durature
che rispecchino il più possibile il
quadro di centrosinistra , in
questa ottica mi sono mosso sin
dall'inizio della legislatura - spiega
- con una opposizione costruttiva
finalizzata a raggiungere questi
obiettivi , per far questo erano
necessari alcuni passaggi
ineludibili, come le dimissioni del
sindaco». Non la pensa allo stesso
modo Enrico Daga, consigliere dei
democratici. «Non sono disposto a
negoziare la mia dignità per nulla
al mondo. Credo che la letteratura
della politica sia piena di
voltagabbana, io voglio scrivere le pagine
di una storia politica seria, se ci
riesco.
Di una politica che ha una
sola parola, che sa resistere alle
tentazioni del potere». Sarcastica
Maria Grazia Salaris del Nuovo
Centro Destra. «Nessun sorpresa per il
soccorso rosso sopraggiunto in via
Columbano. Mario Bruno non avrà
bisogno di dimettersi - pronostica -
potrà continuare a galleggiare
come ha già fatto per 40 mesi. La
mini-micro-maggioranza resterà
appesa al tredicesimo voto del
consigliere Pirisi ancora per un po',
con buona pace degli algheresi».
Parla di "giochetti del
centrosinistra" anche Forza
Italia con Nunzio Camerada, Michele Pais e
Maurizio Pirisi. «Il Pd, attraverso
la scelta reiterata del suo
capogruppo, ha deciso di garantire
la sopravvivenza di Mario Bruno e
di altri undici consiglieri più un
paio di assessori. Neanche una
ventina di persone che stanno
tenendo sotto scacco la città».
Caterina Fiori
La
Nuova
Via
libera ai primi progetti presentati da Cagliari, Cargeghe,
Valledoria
e Iglesias Da migranti a volontari, si parte
SASSARI Da migranti a volontari
impegnati nel sociale. Con due
finalità: ringraziare con il loro
aiuto le Comunità che li hanno
accolti e uscire da una condizione
di inattività mortificante. Si
parte con i primi quattro progetti:
la giunta regionale ha approvato
le richieste presentate dai comuni
di Cagliari, Cargeghe, Valledoria e
Iglesias. L'iniziativa nasce
dall'obiettivo di favorire il processo di
inclusione: attraverso il
volontariato sociale si spera di agevolare
il passaggio verso un sistema di
accoglienza sempre più diffusa nei territori.
La Regione ci crede e la giunta
lavora in questa direzione
coinvolgendo più assessorati: i
progetti pilota hanno ricevuto il
benestare dei responsabili agli
Affari generali Filippo Spanu, del
Lavoro Virginia Mura e dell'Ambiente
Donatella Spano. Attraverso i
progetti di volontariato «i migranti
possono dedicarsi ad attività di
pubblica utilità - sottolinea
l'assessore Spanu - e modificare la
propria condizione di inattività
nell'arco della giornata. Il
volontario sociale rappresenta un
grande sostegno al processo di inclusione".
Il progetto è il tema di uno dei
Protocolli d'intesa che
saranno sottoscritti il 17 ottobre
da Giunta, Anci e Prefetture. Il
secondo protocollo riguarda la
ricerca di un equilibrio nella
distribuzione dei migranti nei
territori, tra Centri di prima
accoglienza gestiti dalle prefettura
e bandi Sprar per la seconda
accoglienza che vedono in prima
linea i Comuni. «Stiamo rafforzando la
sinergia con Prefetture ed enti
locali - aggiunge Spanu - per attuare
un modello di accoglienza
equilibrato e proporzionato al numero di
abitanti e offriamo un supporto ai
comuni per promuovere una più ampia
partecipazione alla rete Sprar che
ha bisogno di essere potenziata.
Siamo poi impegnati nell'organizzazione
di eventi e giornate, anche
nelle scuole, per informare e
sensibilizzare i cittadini sul dramma
delle migrazioni forzate - conclude
l'assessore - e stiamo
intensificando i rapporti con i
paesi africani, in particolare Tunisia
e Senegal, per affrontare le cause
profonde che portano migliaia di
persone a lasciare le terre
d'origine».
Il
sindaco salvato in extremis dal voto del capogruppo Dem Pirisi che
in cambio
ottiene l'annuncio di una crisi pilotata
Bruno
apre al Pd: pronto a dimettermi
Gianni Olandi
ALGHEROMario Bruno annuncia le sue
dimissioni e lancia un messaggio al
Pd: «Non escludo di rientrare nel
partito. D'altronde in questi anni
ho sempre provato a sottoscrivere la
tessera, ma la mia iscrizione è
stata rifiutata dagli organismi
locali».Questa la chiusura di un
consiglio comunale al fulmicotone.
Durante il quale, dopo poco meno di
4 anni di "sana
opposizione" il capogruppo del Pd Mimmo Pirisi ha
votato a favore di tutti i
provvedimenti presenti all'ordine del
giorno, salvando di fatto la
maggioranza guidata da Bruno che, in quel
momento, era sotto dopo il colpo di
teatro della consigliera Oggiano
che è entrata in aula e si è
accomodata nei banchi dell'opposizione. E
chiedendo in cambio le sue
dimissioni.Invito raccolto a fine seduta
dal sindaco.
Con Bruno che ieri ha confermato.
«Mi dimetterò per
avviare un confronto sereno e serio,
che porti a una ricomposizione
solida della coalizione - ha
spiegato Bruno - Siamo alla guida della
città da quaranta mesi, abbiamo
raggiunto già diversi obiettivi
importanti, ci restano ancora venti
mesi per completare quanto di
buono abbiamo avviato. Ci sono molte
opere pubbliche già cantierabili
e poi i programmi urbanistici per
dare un futuro ad Alghero. Con un
terzo della consiliatura da
affrontare alla città non serve un
commissario».Dimissioni da
ufficializzare «al massimo entro i primi
giorni della prossima settimana» che
sono il chiaro segno di una crisi
pilotata, e di un copione che Bruno
e Pirisi avevano già scritto. «Il
mio pensiero e quello più in generale
del Pd a tutti i livelli -
spiega il capogruppo dei Dem - è
impegnato nella ricomposizione del
quadro di centro sinistra .
Ogni mia azione è stata finalizzata
fin
dall'inizio al raggiungimento di
questo risultato. Le dimissioni del
sindaco erano e sono un atto
inevitabile per ricostituire quel quadro.
Dimissioni - prosegue Pirisi - che
arriveranno nei prossimi giorni.
Dopo tale adempimento le forze
politiche e i movimenti che si
riconoscono in quell'idea potranno
incontrarsi per trovare una
soluzione politica. Questo e
soltanto questo è stato il mio unico
obiettivo».Per quanto riguarda i
lavori dell'assemblea civica la
"nuova maggioranza" ha
approvato atti sulla Protezione Civile, la
ricognizione delle società
partecipate, il nuovo catasto degli incendi
boschivi e una variazione al
bilancio che consente di poter impegnare
circa 610mila euro per il nuovo
ponte di Fertilia, concedere i
contributi alle famiglie oggetto
dell'incendio dello scorso luglio ed
effettuare interventi nel centro
residenziale anziani.
Tutte pratiche
per le quali il voto di Mimmo Pirisi
e di Alessandro Nasone sono stati
decisivi. Rimane ora da tessere una
tela complessa, sfruttando i venti
giorni che la legge affida al
sindaco per provare a rinsaldare una
nuova maggioranza solida e coesa.
Con in mezzo un congresso del Pd che
si annuncia tutt'altro che una
passeggiata.Durissima la reazione delle
opposizioni che si sono viste
privare di un compagno di minoranza,
Mimmo Pirisi, con il quale avevano
militato per 4 anni contro
l'amministrazione Bruno. E in
particolare hanno visto sfumare
l'ennesima occasione di disarcionare
Bruno dalla poltrona di primo
cittadino.Duro il gruppo consiliare
di Forza Italia formato dai
consiglieri Nunzio Camerada,
Maurizio Pirisi e Michele Pais. «Siamo
seriamente preoccupati per la città
- dicono - e ci fa obbligo
ricordare che da anni questa
maggioranza non è più tale, si regge su
equilibri precari ed è la
testimonianza vivente di un chiaro e
inoppugnabile fallimento politico.
E' sufficiente ricordare che a
tutt'oggi, dopo circa 4 anni, non
c'è un progetto di sviluppo
economico. Ora Pirisi e il partito
democratico non fanno altro che
allungarne l'agonia».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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