LA NUOVA SARDEGNA
Algerini,
c'è il via libera: centro rimpatri a Macomer. E Anci e Regione siglano
protocolli per l'accoglienza diffusa dei richiedenti asilo di Silvia Sanna
CAGLIARI Due accordi firmati e un
terzo al quale manca solo il sigillo. La gestione migranti in Sardegna si muove
su due binari: quello dell'accoglienza generosa e solidale verso chi scappa
dalla fame e dalla guerra e quello del rispetto delle regole per chi, invece,
sbarca sulle cose dell'isola illegalmente. Al maxi vertice in Prefettura a Cagliari
i due binari si sono incrociati e si è arrivati a soluzioni importanti. Due
sono state messe nero su bianco in altrettanti protocolli d'intesa
Anci-Regione: uno è dedicato ai progetti di volontariato sociale con l'impiego
dei migranti, l'altro stabilisce invece una equa distribuzione dei richiedenti
asilo nei territori, fissando paletti e tutele per chi aderisce ai bandi Sprar.
La terza soluzione è affidata alle
garanzie offerte dal rappresentante del governo alla Regione e al sindaco di
Macomer Antonio Succu. Il capoluogo del Marghine ospiterà il Cpr, Centro per i
rimpatri, l'unico in Sardegna. A breve inizieranno i lavori nella struttura
individuata, l'ex carcere: diventerà centro di detenzione per chi in Sardegna
non può rimanere, perché non vuole o perché non ne ha diritto. Si tratta degli
algerini, che sbarcano illegalmente nelle coste sul Sulcis: più di 1200
dall'inizio dell'anno, un fenomeno che allarma moltissimo il governatore
Francesco Pigliaru. E che si può fermare, dice il governatore, soltanto
attraverso rimpatri veloci: «Appena gli algerini capiranno che saranno
rimandati immediatamente a casa, la Sardegna per loro non sarà più appetibile e
gli sbarchi nel Sulcis finiranno».
Il Centro rimpatri. Il Comune di
Macomer ha dato da tempo la disponibilità, il sindaco Antonio Succu in cambio
ha chiesto una serie di garanzie, anche per placare le forze di opposizione che
sono insorte e il malumore della cittadinanza. Gerarda Pantalone, capo dipartimento
per le Libertà civili e l'Immigrazione del ministero dell'Interno, è stata
rassicurante.
È stato ribadito che l'ex carcere -
che sarà ristrutturato grazie allo stanziamento di 3 milioni di euro - ospiterà
solo gli algerini e solo per brevi, brevissimi periodi. Il tempo necessario per
concludere la procedura per rispedirli a casa ed evitare - come accade
attualmente - che con il foglio di rimpatrio rilasciato dalla questura vadano
dove gli pare. Anche su una nave verso la Penisola: così aveva fatto dieci
giorni fa l'algerino sbarcato a Cagliari e poi fermato a Roma per presunti
legami con il terrorismo. Il Cpr, è stato detto ieri, potrà ospitare circa 100 persone:
l'obiettivo è limitare al massimo la permanenza con ricambi rapidi.
Altre due le garanzie al comune di
Macomer: la prima prevede che gli algerini non possano uscire dalla struttura
per girare liberamente, la seconda è l'esenzione dall'apertura di Cas, Centri
di accoglienza della prefettura per migranti regolari richiedenti asilo. Per
quanto riguarda i tempi, la frequenza degli sbarchi impone di accelerarli: è
possibile per questo che in attesa del completamento dei lavori di
ristrutturazione, il Cpr possa aprire almeno parzialmente.
L'intesa Anci-Regione. Due
protocolli, entrambi fortemente voluti dall'Anci. A siglarli con il governatore
Pigliaru, i quattro prefetti, i sindaci di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano,
è stato il presidente dell'Anci Emiliano Deiana.
Il primo prevede progetti di
volontariato sociale: protagonisti i migranti ospiti nei Centri d'accoglienza,
che con la loro opera potranno rendersi utili e ringraziare i territori che li
ospitano. L'iniziativa è già partita e hanno aderito Cagliari (con due
progetti), Cargeghe, Iglesias e Valledoria. La Regione conferma lo stanziamento di 100
mila euro, l'Anci si impegna a promuovere l'iniziativa nei Comuni. L'altro protocollo
d'intesa si muove sul solco dell'accordo Governo-Anci per l'accoglienza diffusa
ed equilibrata: dove si attivano gli Sprar la presenza nei Cas deve diminuire,
in maniera graduale ma chiara. E in ogni caso, tra Sprar e Cas, non potrà
essere superata le quota di 3 migranti ogni 1000 abitant
Più
facoltà e corsi mirati: così gli atenei sardi conquistano gli studenti
Universitari
fuori dall'isola la metà torna dopo un anno
Le università sarde sono molto
popolari nel Nord Africa. A Rabat, dice
Rossella Filigheddu, siamo molto più
famosi di qualsiasi altro ateneo.
Merito del progetto progetto
Sardegna ForMed, partito nel 2015 grazie
al finanziamento della Fondazione
Sardegna con l'obiettivo di
promuovere il livello di internazionalizzazione
dei due atenei. Come?
Attraverso lo stanziamento di 100
borse di studio per studenti
provenienti da Marocco, Algeria e
Tunisia. Gli assegni coprono
l'intero percorso di studi,
triennale o magistrale.
A luglio sono
state celebrate a Sassari le prime
lauree di 9 neodottori provenienti
dall'Algeria, dal Marocco e dalla
Tunisia. E il progetto va avanti con
successo: tra le facoltà scelte
spiccano Pianificazione ambiente e
territorio, agraria, lingue e
archeologia.di Silvia SannawSASSARIUno
su quattro va via, uno su 2 ritorna
a casa dopo un anno. Il motivo: la
scelta della facoltà non era
azzeccata, vivere lontano è complicato e
molto costoso. Quindi si ricomincia,
nel 50 per cento dei casi. E
quasi sempre il rientro alla base
rappresenta l'inizio di un percorso
universitario positivo.
Se è vero che un quarto degli
studenti isolani
sceglie di immatricolarsi oltre
mare, è altrettanto vero che negli
anni i due atenei sardi hanno saputo
diversificare la loro offerta,
con l'apertura mirata di facoltà particolarmente
gettonate e adeguando
le proposte alle richieste che
arrivano dal mercato del lavoro. In
questo modo, si è riusciti a
tamponare l'emorragia verso la Penisola.
«Perché - spiega Rossella
Filigheddu, docente di ecologia vegetale
alla facoltà di Agraria e delegata
del rettore Carpinello
all'Orientamento per l'Università di
Sassari - le esperienze in altre
realtà sono sempre positive. È
giusto confrontarsi, uscire dal "nido".
Un ragazzo sardo che si iscrive
all'Università è una vittoria a
prescindere dalla scelta geografica.
Questa è la nostra missione
principale: diffondere l'amore per
la cultura e per la formazione
continua, a tutte le età. E
naturalmente trattenere gli studenti qui e
formarli nel nostro territorio
rappresenta un arricchimento
collettivo».Missione Orientamento.
L'ufficio Orientamento ha messo in
ordine i numeri, ha analizzato le
preferenze degli studenti, il grado
di popolarità di facoltà e
destinazioni, la resistenza fuori casa, i
punti di forza e le criticità del
sistema universitario. E ha
dimostrato, grazie a progetti mirati
nelle scuole superiori, che i
ragazzi hanno bisogno di essere
stimolati e indirizzati. Il progetto
Unisco si prepara alla seconda
edizione forte del risultato della
prima: «L'università è andata in
missione nelle scuole, coinvolgendo
35 istituti per un totale di 1800
studenti.
L'obiettivo era aiutare i
ragazzi ad acquisire i cosiddetti
"saperi minimi", fondamentali per
esempio per affrontare i test per
l'ammissione in facoltà a numero
chiuso - spiega Rossella Filigheddu
- Ma anche per ragionare sulle
scelte e sulle attitudini di
ciascuno, così da individuare il percorso
universitario più adatto senza
perdere tempo in una facoltà
"sbagliata"». Tra i
partecipanti al progetto Unisco, il 10% ha scelto
l'Università di Sassari. Ma la
notizia più confortante è che quasi
tutti hanno proseguito gli studi
dopo il diploma. Missione compiuta.I
numeri. In attesa di conoscere i
dati dell'anno appena iniziato (oggi
scadranno le iscrizioni a Sassari),
dai numeri dell'anno accademico
2016-2017 viene fuori una fotografia
molto chiara delle preferenze
degli studenti isolani.
La prima notizia è che sono stati
12.761 gli
immatricolati sardi, un numero in
netta crescita rispetto all'anno
precedente. Il 75 per cento ha
scelto di restare a casa, iscrivendosi
all'Università di Sassari o di
Cagliari. Quest'ultima da sola attira
quasi la metà del totale (49%),
Sassari il 26%, mentre il rimanente
25% si immatricola in una Università
della Penisola. Sulla base dello
studio dell'ufficio Orientamento,
sono due i principali poli
d'attrazione: «Ingegneria a Torino e
in misura ridotta a Milano e
Pisa, Scienze motorie a Urbino»,
spiega Rossella Filigheddu. In
particolare Pisa è la destinazione
prescelta dai galluresi e dagli
ogliastrini. Mentre il Politecnico
di Torino, grazie ai diversi corsi
di laurea, è gettonato da ogni
angolo della Sardegna e fa concorrenza
alla facoltà di Ingegneria a
Cagliari.
Da un anno è diminuita la fuga
verso Padova, sino a poco tempo fa
in pole position tra gli aspiranti
psicologi. «Con l'apertura di
Psicologia anche a Sassari, la Sardegna
è in grado di diventare un polo di
attrazione. All'indirizzo
tradizionale già presente a Cagliari
si aggiunge l'indirizzo
neurobiologico presente a Sassari
che in poco tempo ha conquistato un
grande consenso». Al momento sono
quasi 10mila gli studenti sardi
iscritti in atenei della Penisola,
poco meno di 600 quelli arrivati da
oltre mare per studiare in Sardegna.
«Pochi? Non scherziamo. Venire da
noi non è facile, chi decide di
iscriversi qui fa una scelta "di
campo". Significa che apprezza
la nostra offerta, coglie i
collegamenti con il territorio, con
le richieste che arrivano dal
mercato del lavoro. Quei quasi 600
studenti - aggiunge Rossella
Filigheddu - sono una conquista, un
enorme tesoro».Casa dolce casa.
Sfuggono dalle statistiche, perché è
complicare ricostruire la storia
di ciascuno. A breve a farlo sarà un
data base, al centro di un
progetto ancora in cantiere. Per ora
si sa che almeno la metà degli
studenti che si immatricolano nella
Penisola, l'anno dopo rientra a
casa e sceglie un ateneo del suo
territorio. Sono i cosiddetti
immatricolati "generici" o
impuri, cioè non provenienti dalla scuola
superiore. Tra i circa 3mila che 12
mesi fa si sono iscritti oltre
mare, circa 1500 quest'anno farà
marcia indietro.
'ironia
di Forza Italia: «Ma è solo una finta». Mario Bruno ha ora 20
giorni di
tempo per ricostruire una maggioranza
Il
sindaco ha ufficializzato le dimissioni
di Gian Mario SiaswALGHERO«Si è
appena dimesso il sindaco di Alghero
per finta. Tutto vero». Oppure.
«Siamo passati da "per il bene della
città" a "per il bene
della sinistra", ottimo direi». I commenti
sarcastici di Michele Pais e Nunzio
Camerada, consiglieri comunali di
Forza Italia, bastano e avanzano per
spiegare quello che sta
succedendo ad Alghero: niente. Ieri
mattina il sindaco Mario Bruno ha
formalmente rassegnato le proprie
dimissioni dalla carica di primo
cittadino con decorrenza immediata.
Ma il modo in cui la principale
forza di opposizione in consiglio
comunale reagisce alla notizia la
dice lunga sulla situazione.
Nessun terremoto, niente elezioni
anticipate, niente commissari
mandati da Cagliari. Niente di niente.
La lettera protocollata ieri da
Bruno è parte integrante della
liturgia studiata a tavolino dai
vertici regionali e territoriali del
Partito democratico per benedire la
pace che sarà sancita sabato,
quando si celebrerà il congresso
cittadino del Pd. Come da richiesta
esplicita del capogruppo democratico
in consiglio comunale, Mimmo
Pirisi, e un po' per non sminuirne
il peso proprio in questo frangente
in cui è stato determinante per la
salvezza dell'amministrazione in
carica, Mario Bruno alla fine ha
fatto quel passaggio formale che ha
il solo effetto pratico di fissare
un limite cronologico a questa
tiritera infinita, che va avanti,
tra grandi avvicinamenti e brusche
rotture, tra frizioni e flirt, tra
veri e propri colpi bassi e mea
culpa, da quando l'ex consigliere
regionale di Progetto Sardegna e del
Pd è salito sul trono di Sant'Anna,
che poi ha trasferito a Porta
Terra. Proprio come annunciato una
settimana fa in consiglio comunale,
il sindaco ha compiuto quell'atto
politico inserito in un complesso
percorso di pacificazione con il Pd,
che in questi tre anni di
amministrazione è rimasto fuori
dalla coalizione di centrosinistra che
governa la città e ha esercitato
un'opposizione decisa e aspra nei
confronti della giunta guidata da
Bruno, che del Pd è stato dirigente
e consigliere regionale sino allo
strappo alla vigilia delle
amministrative del 2014, quando si è
candidato contro il volere della
dirigenza locale e in aperta
competizione con la lista e il candidato
sindaco di bandiera. Sabato ci sarà
il congresso cittadino e si lavora
a una mozione unitaria, con una sola
lista e un solo candidato
segretario, che sappia
riappacificare le diverse anime democratiche
algheresi nonostante le accese
contrapposizioni di questi anni.
«Ringrazio i cittadini, i
consiglieri, gli assessori e i dipendenti
comunali per il lavoro e la leale
collaborazione in questi quaranta
mesi alla guida della città»,
commenta Mario Bruno.
«Sono stati anni
intensi, non sono mancati i miei
errori ma neanche i risultati, frutto
del lavoro di squadra». Le
dimissioni, conferma, hanno «motivazioni
politiche, conseguenti alla verifica
in consiglio comunale dove
quattro consiglieri eletti in
maggioranza, tre con l'Udc e uno con
l'Upc, sono passati
all'opposizione».
Per Bruno «è essenziale ricreare
le condizioni per un quadro politico
stabile e coeso». Ora, insiste il
sindaco dimissionario, «inizia un
periodo di verifica che dovrà
concludersi entro il 5 novembre -
prosegue - per ristabilire solide
condizioni politiche, per portare a
termine il programma in questi
ultimi venti mesi prima della
scadenza naturale del mandato». Nel
frattempo, lui non starà con le mani
in mano. Anzitutto perché ora c'è
il regolamento dei conti in via
Mazzini a cui pensare. E poi perché
«le mie forze saranno indirizzate a
evitare la nefasta eventualità di
un commissariamento straordinario -
conclude Bruno - Continuerò a
lavorare fino all'ultimo secondo con
la medesima intensità e con lo
stesso spirito».
UNIONE
SARDA
L'appello
di Cgil e Legambiente sulla legge urbanistica
«No alle
cubature in più, Pigliaru ci dia ascolto»
Non vogliono che la legge autorizzi
in modo indiscriminato aumenti di
cubature fino al 25% per gli
alberghi esistenti entro i 300 metri dal
mare, propongono invece che questi
incrementi siano finalizzati
all'efficientamento energetico, alla
riqualificazione architettonica e
al miglioramento dei servizi.
Chiedono inoltre incentivi ai Comuni per
l'adeguamento dei Puc al Ppr, e
indirizzi precisi per promuovere piani
di riassetto idrogeologico e
urbanistico. Cgil e Legambiente scendono
in campo per proporre alla Giunta
regionale «modifiche fondamentali»
al testo di legge sull'urbanistica.
«La Sardegna ha necessità di una
legge urbanistica e il disegno di
legge dell'esecutivo ha il pregio di
fornire un inquadramento a una
materia finora dispersa in tante fonti
normative», spiega Michele Carrus,
segretario regionale della Cgil.
«Il problema, però, è che questo
testo così com'è non delinea un
futuro sostenibile per l'Isola e si
preoccupa di fissare troppe
deroghe», aggiunge.
Sindacato e associazione
ambientalista lanciano una proposta unitaria
sul governo del territorio: il punto
di partenza è che il piano
paesaggistico regionale del 2006 non
si tocca. «Nessuno intervento
deve essere autorizzato al di fuori
del Ppr», dice Carrus. Sotto
accusa finisce quella parte del
disegno di legge (l'articolo 31) che
permette aumenti di volume in
percentuale fissa a tutte le strutture
ricettive, piccole o grandi,
esistenti entro i 300 metri dal mare.
«Consentire a tutti
indiscriminatamente questa opportunità è
un'idiozia», dice Carrus.
Altro pilastro contestato del disegno
di
legge è quello contenuto
all'articolo 43, relativo ai grandi progetti
di rilevanza economica e sociale.
«Va eliminato», dice Carrus, «perché
stabilisce che se un progetto viene
definito rilevante per l'economia
dell'Isola», compito attribuito al
Consiglio regionale, «questo fatto
è di per sé sufficiente per derogare
rispetto al piano».
«Speriamo che la Giunta ascolti le
nostre riflessioni», sottolinea
Vincenzo Tiana, presidente del
comitato scientifico di Legambiente.
«Il 25 e 26 ottobre, a Roma, si
svolgeranno gli Stati generali del
Paesaggio. Sarà quella un'occasione
per la Regione per misurarsi anche
a livello nazionale».
Mauro Madeddu
Entrate e
impugnazione
Il Pds
all'attacco: «Agenzia sarda, non c'è reazione»
Nuova bordata del Partito dei sardi
nei confronti del presidente
Pigliaru. Sul tema dell'Agenzia
sarda delle entrate «non registriamo
alcuna decisa presa di posizione»,
spiega il capogruppo, Gianfranco
Congiu. Manca una settimana al 24
ottobre, giorno in cui la Corte
Costituzionale si esprimerà
sull'impugnazione, da parte del governo,
dell'articolo 3 della legge
regionale che la istituisce. Un
appuntamento che il Pds reputa
fondamentale e sul quale misurerà «il
livello di determinazione politica
rispetto a un tema, frutto di un
preciso mandato elettorale»,
sottolinea Congiu.
PRIORITÀ Dopo l'addio di Paolo
Maninchedda alla Giunta, gli esponenti
del Pds avevano messo in cima alla
lista delle priorità una presa di
posizione forte in attesa del
verdetto della Consulta, attraverso una
grande battaglia popolare. Le
premesse, però, sembrano orientare lo
scenario in un'altra direzione,
anche se gli indipendentisti non
intendono mollare la presa: «La
scelta del governo di impugnare il
solo articolo 3 è frutto di una
visione dinastica e gerarchizzata dei
rapporti istituzionali rispetto alla
quale non si può rimanere
inerti», continua Congiu.
LA RESA All'attacco anche il
coordinatore regionale di Forza Italia,
Ugo Cappellacci, convinto che,
sull'Agenzia sarda delle entrate, il
presidente abbia «sventolato
bandiera bianca prima ancora che venisse
approvata la legge». L'ex
governatore non vede una via d'uscita:
«Anche se la cosiddetta Agenzia
dovesse sopravvivere al ricorso del
governo, sarebbe la foglia di fico
di una Giunta che ha rinunciato
all'autonomia». (m. s.)
Restano
in bilico i casi di Lanusei e Nuoro: c'è l'incertezza del Mater Olbia
Ospedali,
incognite finali. La riforma torna in Aula, maggioranza in cerca d'intesa
Oggi la rete ospedaliera torna in
aula con l'incognita degli ospedali
di Nuoro, Lanusei e Mater Olbia.
Sono le ultime battute per la rete
ospedaliera, a pochi passi
dall'approvazione definitiva, ma rischiano
di essere le più complicate. L'aver
rimandato alla fine gli argomenti
più spinosi significa avvicinarsi al
traguardo in una situazione di
incertezza: la maggioranza su alcuni
argomenti è ancora divisa ed è
probabile che i nodi si sciolgano
facendo la conta dei voti. Questo
pomeriggio il Consiglio regionale
riprende la discussione partendo
dalla suddivisione dei posti letto.
CORTO CIRCUITO Riconoscere
all'ospedale di Lanusei la classificazione
di I livello è uno dei temi a
rischio. Il consigliere del Pd, Franco
Sabatini, su questo tema non vuole
cedere. La battaglia dell'esponente
dem è supportata da sindaci e
associazioni dell'Ogliastra, pronte a
tornare a Cagliari per protestare. A
Lanusei si affianca il caso del
San Francesco di Nuoro, che punta a
ottenere il Dea di II livello,
nonostante il parere contrario di
Giunta e commissione sanità. Il
problema, però, diventa tecnico
perché la tabella in cui sono
riportate le classificazioni degli
ospedali è stata approvata dal
Consiglio regionale. Una modifica
costringerebbe a fare marcia
indietro e riaprire un capitolo già
chiuso con fatica.
LE DIFFICOLTÀ «È stata una
discussione nervosa con un andamento poco
lineare». Il consigliere regionale
del Pd, Gigi Ruggeri, commenta così
il dibattito sulla rete ospedaliera.
Ruggeri (relatore insieme a Mondo
Perra) si sofferma sul problema di
aver «sovrapposto il concetto di
documento di gestione con quello di
programmazione. Uno è
rappresentato dagli atti aziendali e
l'altro dalla riforma».
Dall'opposizione è pronto a dare
battaglia il vice presidente della
commissione Sanità, Edoardo Tocco:
«Vogliamo certezze sugli ospedali
di comunità e sul futuro del Mater
Olbia. Vogliamo che i posti letto
siano ridistribuiti in tutto il
sistema pubblico».
L'ACCUSA Claudia Zuncheddu,
portavoce della Rete sarda a difesa della
sanità pubblica, muove accuse
pesanti nei confronti del
centrosinistra. Il riferimento è a
un emendamento che «potrebbe
cambiare la destinazione d'uso di
strutture ospedaliere in fase di
smantellamento», dice Zuncheddu,
riferendosi soprattutto a presìdi
come «il Binaghi o il Marino di
Cagliari».
INVALIDITÀ Il deputato dei
Riformatori, Pierpaolo Vargiu, ha
presentato due interrogazioni al
ministro del Lavoro per «evitare il
tracollo del sistema di
riconoscimento dell'invalidità civile». Vargiu
contesta l'ipotesi della Regione di
«escludere le Asl dagli
accertamenti e accentrare tutto
sull'Inps».
Matteo Sau
ALGHERO.
Mario Bruno apre la crisi e avverte: punterò sulla squadra
Il
sindaco dà le dimissioni ma prepara il gran ritorno
Le aveva annunciate durante l'ultimo
Consiglio comunale e ieri ha dato
seguito alle parole: dimissioni
ufficiali per il sindaco Mario Bruno.
Dopo 40 mesi di mandato, il primo
cittadino di Alghero ha aperto la
crisi con l'obiettivo di tornare al
governo, forte di una maggioranza
più solida.
SPIEGAZIONI «Le mie dimissioni sono
dovute a motivazioni
esclusivamente politiche - spiega -
conseguenti alla avvenuta verifica
in aula del passaggio in minoranza
di quattro consiglieri (tre del
gruppo Udc e un del gruppo Upc)
eletti nelle liste a me collegate
nelle elezioni nel giugno 2014. Pur
avendo sempre mantenuto in
Consiglio i numeri sufficienti per
l'approvazione del bilancio e di
ogni atto proposto dalla Giunta alla
massima assemblea cittadina,
ritengo essenziale che si ricreino
le condizioni per un quadro
politico stabile e coeso».
VERIFICA Da ieri, dunque, è iniziato
il periodo di verifica che dovrà
concludersi entro il 5 novembre.
Venti giorni di raffreddamento
durante i quali Mario Bruno tenterà
di ricucire con il Pd,
scongiurando l'arrivo di un
commissario. «Tutte le mie forze sono e
saranno indirizzate - continua Bruno
- a evitare questa nefasta
eventualità finale che aprirebbe le
porte per lunghi mesi a un
commissario straordinario non eletto
democraticamente e con poteri di
mera ordinaria amministrazione».
Critica l'opposizione, che parla di
dimissioni bluff. «Oggi sono
arrivate le dimissioni tanto annunciate e
propagandate. Non quelle definitive
e reali attese da tutti gli
algheresi, ma dimissioni contrattate
con il Partito democratico. Che
sia o meno una parte di esso, poco
importa. Bruno è del Pd», scrivono
in una nota i consiglieri di Forza
Italia Nunzio Camerada, Michele
Pais e Maurizio Pirisi. «Gli
onorevoli eletti nel Sassarese fanno
tutti il tifo per lui. Un sostegno
che non ha come scopo quello di
fare il bene degli algheresi e di
portare a compimento le tante
questioni irrisolte e neanche
affrontate dall'attuale amministrazione
di sinistra, ma solo quello di
permettere un galleggiamento di Bruno
fino alla prima finestra elettorale
utile».
Anche per il Nuovo Centro
Destra, con il consigliere Emiliano
Piras, le dimissioni di Mario
Bruno sono solo un “teatrino della
finzione” che durerà venti giorni.
Gli occhi sono puntati sul congresso
cittadino del Pd in programma per
sabato prossimo nella sede di via
Mazzini. All'ordine del giorno
l'elezione del segretario cittadino.
Non è un mistero che il Partito
democratico algherese sia spaccato:
in aula di Consiglio il capogruppo
Mimmo Pirisi sostiene il sindaco,
mentre il vicino di banco Enrico
Daga preferisce restare
all'opposizione.
Caterina Fiori
LA
NUOVA
Oggi in
Consiglio riprende il confronto sulla riforma degli ospedali e
i posti
letto Possibile stralcio per il Mater Olbia
CAGLIARIDalla mappa degli ospedali,
ancora zoppa, a quella dei posti
letto: oggi è un'altra giornata
critica, in Consiglio regionale, per
la riforma della sanità. Se sulla
tabella, seppure approvata, sono
rimaste ancora in grigio le caselle
che riguardano Lanusei e Nuoro, il
voto finale sui livelli concessi
alle due strutture, è stato rinviato
alla fine del dibattito, anche su
come saranno ridistribuiti i posti
letto fra pubblico e privato non
mancano le frizioni in
maggioranza.Mater Olbia. A parte la
mappa, il caso dell'ospedale del
Qatar potrebbe essere stralciato
dalla Rete, per essere rinviato a un
prossimo disegno di legge. È ancora
un'indiscrezione, ma il
centrosinistra anche dopo aver letto
l'ultima proposta della
Fondazione Gemelli, il nuovo partner
scientifico del Mater, avrebbe
sollecitato un ulteriore pausa di
riflessione.
Fra i partiti della
coalizione c'è chi vorrebbe
soprattutto ancora maggior chiarezza sul
travaso di posti letto dalla prima
proposta, allora al fianco del
Qatar c'era il Bambin Gesù e quindi
la richiesta era incentrata su
chirurgia e pediatria, alla seconda
in cui invece radioterapia sarebbe
la specializzazione principe del
nuovo ospedale privato gallurese. Poi
c'è ancora più di un'incertezza
sulla data d'apertura del Mater e
anche per questo il centrosinistra
vorrebbe prendersi qualche
settimana in più prima d'inserirlo
nella nuova rete ospedaliera.Posti
letto. In tutto, secondo il riequilibrio
fra acuti e post acuti,
annunciato dall'assessore Luigi
Arru, i posti letto degli ospedali
pubblici dovrebbero passare da 4.905
a 4.643, con una riduzione di 262
unità. Nella sanità privata invece
dovrebbero aumentare di oltre
cento, l'incertezza è legata proprio
al Mater e cioè da poco meno di
1.040 a quasi 1.150.
Proprio questa ipotesi, prevista in
una delle
tabelle che accompagnano la riforma,
avrebbe sollevato più di un
dubbio nella maggioranza visto che
la quota della sanità privata
passerebbe dal 4 al 6 per cento. In
ogni caso, qualunque possa essere
il futuro ri-equilibrio, in totale i
posti letto in Sardegna non
saranno più di 5.790. Una quota già
messa in dubbio da Emilio Usula
dei Rossomori, che in un comunicato,
in cui cita il sindacato dei
medici Anaoo, ha scritto: «Altre
riduzione dei posti senza che di
contro ci sia un aumento del
servizio territoriale potrebbe rivelarsi
potenzialmente pericoloso per la
cura dei pazienti».Ospedali di
comunità. Dopo aver dato battaglia
sulla mappa degli ospedali, il
centrodestra farà lo stesso per i
posti letto.
A confermarlo è Edoardo
Tocco di Forza Italia: «Ancora una
volta la maggioranza non segue una
logica. Senza aver ancora
individuato l'insieme della rete
territoriale, la Regione fa le
rivoluzioni sbagliate. La domanda è
questa: dove saranno ricoverati i
pazienti post operazione chirurgica
se non ci sono ancora gli ospedali
di comunità? È un mistero».
Urbanistica,
Cgil in campo: no al cemento sulle coste
CAGLIARI Da tempo sull'urbanistica
Cgil e Legambiente dicono la stessa
cosa: «Il disegno di legge della
giunta Pigliaru così com'è non va. È
generico e sono ancora troppe le
zone grigie». Da ventiquattr'ore la
ripetono anche insieme, non più ogni
sigla per conto suo. Hanno
firmato un documento protocollo che,
negli intenti, vuole essere di
«maggior pressione, anche se non
siamo certo una lobby, nel momento in
cui è stato lo stesso governatore ad
annunciare che sull'urbanistica
il dibattito è appena cominciato e
non c'è fretta di chiuderlo».
Michele Carrus, segretario regionale
della Cgil, e Vincenzo Tiana,
coordinatore del comitato
scientifico di Legambiente, l'invito al
confronto l'hanno accettato come
«l'inizio di un possibile dialogo»,
anche se avrebbero preferito che
fosse cominciato prima.
Prima del pandemonio scoppiato o
dentro il Pd e nel centrosinistra e anche prima
della levata di scudi nazionale
contro la bozza presentata dalla
giunta.La prima contestazione. Da
soli o in due le loro posizioni non
sono certo cambiate. Gli esempi non
mancano. Carrus ha detto che «il
25 per cento di cubatura in più agli
hotel nei 300 metri dal mare è di
per sé un'idiozia o almeno lo è nel
momento in cui non esistono
differenze fra una struttura
alberghiera e l'altra, oppure i parametri
per assegnare il premio sono
indefiniti e poco trasparenti». Certo,
anche lui lo sa: prima o poi la
giunta confermerà che il bonus avrà
una soglia massima di metri cubi
realizzabili.
Ma «se non si esce
dalla logica degli incrementi
volumetrici da concedere comunque e
sempre, se non la si smette di
pensare che dobbiamo per forza
consumare altro suolo, mentre invece
dovremmo puntare all'efficienza
tecnica degli alberghi e a
migliorare i servizi necessari per
aumentare l'offerta, non parliamo
però di nuove stanze e poi in ogni
caso le regole dovranno essere più
rigide di quelle previste ora,
continueremo a pensarla in modo
diverso rispetto alla giunta». Perché
- secondo Carrus - «il rilancio
delle costruzioni prima di tutto deve
passare attraverso la
riqualificazione del patrimonio edilizio
turistico e residenziale esistente».
La seconda contestazione. Tiana
ha aggiunto che «la pianificazione
regionale della Sardegna mai può
essere sottoposta al possibile
ricatto di grandi progetti, proposti da
privati e amministrazioni comunali,
in deroga al Piano paesaggistico.
Non possono esserci buchi neri in
cui qualcuno potrebbe infilarsi e
far danni. Le esigenze delle singole
comunità devono rientrare invece
in una programmazione molto più
vasta di cui non c'è traccia nella
proposta della giunta. In una frase
sola: l'articolo che ipotizza i
grandi progetti va dunque cassato
sul nascere, mentre è fondamentale
far di tutto perché i Comuni
allineino il più in fretta possibile i
loro piani urbanistici al Ppr. Oggi
solo in 15 lo hanno fatto, 35
stanno per farlo e gli altri?».
Poi insieme hanno ribadito che se è
«giusto che il disegno di legge vada
avanti, la Sardegna ha bisogno
dopo 30 anni di un'urbanistica
moderna ma dev'essere sostenibile»,
bisogna evitare gli escamotage
semmai per far crescere le volumetrie
in quei Comuni costieri che hanno
già superato il tetto massimo, poi
bisogna pensare molto alle zone
interne, nel disegno di legge non c'è
neanche un accenno perché solo così
possiamo vincere la battaglia
contro lo spopolamento, e infine
bisogna evitare che dietro le libere
costruzioni in campagna si
nascondano uno o più speculazioni». Sono
questi i punti forti del manifesto
firmato da Cgil e Legambiente.
«Siamo pronti a presentarli.
Aspettiamo solo di essere convocati». A
chiedersi se comincerà o meno il
confronto è anche il Gruppo
d'intervento giuridico: «Il
governatore ha annunciato una nuova fase
sull'urbanistica? Bene, apra il
dibattito. Sarebbe ora che
coinvolgesse seriamente i sardi
oltre che i soliti portatori
d'interessi immobiliari».
Il
segretario Cucca e il senatore Lai: Cappellacci dimentica i
fallimenti
della sua giunta sui trasporti Pd in campo in difesa della continuità aerea
SASSARILa guerra dei cieli per ora
infiamma solo la politica.
L'assessore ai Trasporti Carlo
Careddu aveva chiesto unità a tutti i
partiti per portare una voce coesa a
Bruxelles e difendere il diritto
dei sardi alla mobilità. Tempo
perso. Il centrodestra è partito
all'attacco. Ha puntato il dito
contro la giunta Pigliaru. Cappellacci
ha accusato la giunta di avere
isolato la Sardegna. Il centrosinistra
ha ricordato gli insuccessi della
giunta Cappellacci, dal bando sulle
low cost, sanzionato dall'Europa, al
naufragio della Flotta sarda. «A
ogni affermazione dell'ex presidente
della giunta regionale di centro
destra sui trasporti aerei e
marittimi da 3 anni rispondo che proprio
da quel pulpito non può partire
alcuna lezione - attacca il senatore
Pd Silvio Lai -. In questa partita
sarebbe il caso di tifare tutti per
la Sardegna e non per l'Ue. Si
tratta di portare avanti una trattativa
seria, facendo valere le nostre
ragione legate all'insularità. Altra
cosa era proporre misure di sostegno
alle low cost manifestamente
sbagliate e in contrasto con le
norme europee, bocciate senza appello,
con tanto di restituzione delle
somme.
Altra cosa era lanciarsi in un
progetto come quello della flotta
sarda, destinato a creare ulteriori
danni economici. Chi ha assunto
queste scelte, scellerate e senza
senso, non poteva sperare che
qualcuno avallasse le loro battaglie al
di fuori delle norme. Tifare ora per
la Sardegna significa sostenere
una trattativa per migliorare la Ct.
Se poi invece il fine ultimo è
solo la polemica politica allora è
inutile qualsiasi tipo di
ragionamento». Anche il segretario
del Pd Giuseppe Luigi Cucca
interviene in difesa del modello
portato avanti dalla giunta. «La
continuità territoriale non è a
rischio - dice Cucca -, chi lo
dichiara fa un danno enorme ai
sardi.
Ci sono i margini per giungere
in tempi rapidi a una mediazione con
l'Europa che salvaguardi il
diritto alla circolazione delle
persone e la libera concorrenza. Non
possiamo più tollerare che venga
sacrificata la mobilità dei sardi in
nome degli equilibri di mercato, ma
non è pensabile che si possa agire
contro le regole europee col rischio
di incorrere in infrazioni che
ricadrebbero sui cittadini, come
accaduto in passato. Siamo contrari
al compimento di operazioni
scellerate e demagogiche, come quelle
fatte dalla giunta Cappellacci che
ha prodotto enormi danni al
bilancio. I rilievi di Bruxelles
sono superabili. La Regione ha
costruito il bando partendo dalle
esigenze emerse dopo le esperienze
fallimentari della vecchia CT1, per
rimediare ai disagi che questa ha
generato». Cappellacci risponde alle
accuse.
«A un anno e mezzo dalla
conclusione della legislatura, il Pd
non illustra la propria azione di
governo, ma è ancora fermo a parlare
della giunta Cappellacci. La CT1
di cui Pigliaru ha chiesto la
proroga perché alla scadenza non è stato
capace di varare quella nuova,
l'abbiamo fatta noi. Quanto ai danni
alle casse regionali l'unico vero
danno è l'accordo Soru-Prodi che,
con Pigliaru assessore, accollò alla
Sardegna i costi della continuità
territoriale aerea, della Sanità ed
altre voci importanti». Critico
anche il consigliere Antonio
Solinas, Pd. «I sardi conoscono i danni
fatti dal centrodestra al sistema
dei trasporti».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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