In campo
la difesa di Visco: da Napolitano a Berlusconi, da Zanda a Veltroni Orfini,
presidente del Pd: «La ricerca della verità non deve spaventare» Tutti contro
Renzi ma lui attacca ancora, di Yasmin Inangiray
ROMA. C'è ancora il «caso»
Bankitalia ed il futuro del governatore Ignazio Visco nel mirino di Matteo
Renzi. Il segretario del Pd indicato come il regista della mozione dei Dem in
cui si chiedeva sostanzialmente un cambio al vertice («fase nuova») a palazzo
Koch, non cambia linea ribadendo che per il suo partito «il problema non è il
nome del governatore» ma la necessità, dopo quanto accaduto nel sistema
bancario, di «fare un'analisi vera». Una prova di forza che ha però come
effetto quello di lasciare isolato il leader Dem.
La mossa contro via Nazionale viene
infatti bocciata anche dentro il suo partito e non solo dalla minoranza. Walter
Veltroni, con lui sul palco dell'Eliseo (unico tra gli ex segretari) solo tre
giorni fa, bolla come «incomprensibile e ingiustificabile» la mozione. «Mozioni
di questo tipo meno se ne fanno meglio è», lo scarica anche il capogruppo del
Senato Luigi Zanda. E nella lista compaiono anche i nomi del presidente emerito
della Repubblica Giorgio Napolitano («non mi occupo di cose deplorevoli») e di
Carlo Calenda («Non commento per carità di patria»).
La tensione resta alta anche tra le
istituzioni. Se il Quirinale e Palazzo Chigi ufficialmente tacciono lasciando
trapelare però la loro irritazione, a schierarsi con la linea del Colle giunge da
New York la presidente della Camera Laura Boldrini: «La Banca d'Italia è
un'istituzione che va tenuta fuori dalle polemiche. Mi allineo a quanto detto
dal presidente della Repubblica». In una giornata ancora convulsa in cui a
rincorrersi sono state principalmente le polemiche, giunge però in serata
quella che a molti osservatori è apparsa come un'accelerazione delle vicenda:
il governatore di Bankitalia, dopo aver preso parte in mattinata alla commemorazione
dell'economista Federico Caffè con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan,
a sera si presenta infatti in commissione d'inchiesta sulle banche presieduta
da Pier Ferdinando Casini.
Già ieri Visco aveva fatto sapere di
essere disponibile ad essere ascoltato, parole prese subito a pretesto
dall'opposizione per chiedere quanto prima la sua convocazione in commissione. Nell'incontro
tra Visco e Casini, il governatore ha fornito tutti i documenti richiesti dalla
commissione. Chi invece difende la linea di Renzi è Matteo Orfini. Il deputato
del Pd e componente della commissione d'inchiesta si dice «sorpreso» da alcune
reazioni alla mozioni del Pd ma soprattutto trova «curioso trasferire l'infallibilità
del Papa al governatore della Banca d'Italia.
La ricerca della verità non deve
spaventare nessuno». Prova a distinguere i piani anche Ettore Rosato: «Noi -
ribadisce - non vogliamo la testa di nessuno, siamo gli unici che hanno difeso
il diritto e dovere del premier a individuare il prossimo governatore». Non la
pensa così Gianni Cuperlo che parla di «errore, autogol», mentre Andrea
Martella chiede la convocazione del gruppo: «È necessario fare chiarezza su quanto
accaduto». Di tutt'altro avviso Forza Italia. Dopo la difesa dei big azzurri
rispetto ad una mozione «contra personam», oggi a scendere in campo è Silvio
Berlusconi: dice di non essere «meravigliato. È proprio della sinistra -
osserva - voler occupare tutti i posti dopo l'elezione. Ora fanno passi avanti
e vogliono occuparli anche prima».
Critico anche il M5s : «L'ipotesi di
cambiare governatore ci trova d'accordo - spiega Roberto Fico - Il problema è che
la mozione del Pd arriva dopo 5 anni di legislatura, arriva ad ottobre quando
le elezioni ci saranno a marzo. È una buffonata». A chiedere che si cambino i
vertici di Bankitalia è anche FdI ma per Giorgia Meloni «l'impressione è che il
Pd stia tentando di scaricare solo su Visco e Bankitalia le sue gravi e pesanti
responsabilità».
La
Nuova
Un
partito trasversale ha dubbi su un'apertura rapida. «Meglio darli ad altri»
Esplode
il caso Mater Olbia in discussione i posti letto
di Umberto AimewCAGLIARI Ospedali e
posti letto, intrecciati fra loro,
sono come il gioco di shanghai: se
sfiori anche un solo bastoncino,
persino quello che sembra valer
meno, tutto l'insieme può traballare e
perdi. Così come quando c'è di mezzo
la sanità obbligare la politica
al rispetto della regola delle tre
erre - riforma, rete e risparmio -
è molto difficile. In Consiglio
regionale dalla maggioranza di
centrosinistra all'opposizione
finora tutti hanno messo e rimesso
mano, nella prima settimana in aula,
alla doppia mappa, ospedale e
posti letto appunto, messa assieme
quasi due anni fa dalla giunta, con
l'obiettivo di ridurre i costi
fissi: 134 milioni in meno.
Era inevitabile la corsa che c'è
stata e non sempre è stata vincente agli
emendamenti. La sanità è materia
molto delicata, va maneggiata sempre
con molta cura: sul tappeto c'è da
una parte l'inviolabile diritto
alla salute dei cittadini ma è forte
anche la pressione delle spinte
di campanile, o peggio del potere,
pubblico e privato, in senso lato.
Addirittura è una partita che
rischia di essere ancora più complicata
se in mezzo al guado c'è un ospedale
ancora cantiere e in gran parte
fantasma: il Mater Olbia. Nonostante
le promesse del Qatar, unico
finanziatore, e le rassicurazioni
dell'ultimo partner scientifico, il
Gemelli di Roma, la data in cui sarà
aperto l'ex San Raffaele è ancora
incerta. Però nel conto di ospedali
e posti letto è stato messo
comunque, in previsione
dell'inaugurazione, visto che, al momento
opportuno, l'accoppiata
Qatar-Gemelli chiederà di essere accreditata
nel sistema Sardegna e le sue future
prestazioni saranno pagate dalla
Regione.
Per questo il Consiglio regionale,
che martedì prossimo
dovrebbe dare il via libera alla
Rete, continua a essere impacciato
sul Mater. Lo è soprattutto dentro
la maggioranza, che fino a qualche
giorno fa pensava allo stralcio, ma
ci ha ripensato: oggi il caso sarà
discusso in aula, e salteranno
ancora fuori le differenze fra un
partito e l'altro del centrosinistra
ma anche il centrodestra dirà la
sua senza essere certo tenero con la
maggioranza.La storia. Tutti o
quasi tutti dicono di volerlo, il
Mater Olbia. Poi si scopre, nella
maggioranza, che i tre consiglieri
di Articolo 1-Mdp si chiedono
ancora se sia giusto o sbagliato
dare tanto spazio alla sanità
privata, oppure che i cinque del
Partito dei sardi sono d'accordo ma a
condizione che l'ospedale gallurese
cominci a funzionare massimo entro
il 2020. Anche nel Pd c'è qualche
frenatore, poco disposto a
spalancare il portone a una
struttura che potrebbe essere fin troppo
invasiva, ma lo dice sottovoce,
perché da anni è Renzi il primo
sponsor politico del progetto.
Anche nella minoranza non mancano
favorevoli e contrari: l'Udc è
perplesso, Forza Italia sostiene il
Mater, ma poi all'improvviso frena
fino a pretendere più chiarezza. In
mezzo c'è la giunta Pigliaru, che
dopo qualche battibecco interno
sullo sbarco del colosso, ora
intravvede una grande opportunità
soprattutto dopo il cambio di rotta
nell'offerta scientifica. Da
pediatria e cardiochirurgia, erano
queste le specializzazioni quando
partner del Qatar era il Bambin
Gesù, a radioterapia, oncologia,
neurologia, neurochirurgia e
riabilitazione ad alta specializzazione,
con l'ingresso da quest'anno della
Fondazione Gemelli. Il motivo del
sostegno è questo: sono troppi
pazienti sardi di queste cinque macro
aree che emigrano nella penisola per
farsi curare. Solo per la voce
radioterapia ogni anno la Sardegna
rimborsa 2,8 milioni alle altre
regioni, Lombardia in testa, con
l'apertura del Mater - è il vantaggio
prospettato - gran parte della cifra
sarebbe risparmiata.
Però, allo stesso tempo, ricorda chi
non è ancora convinto: dall'accreditamento
il Mater dovrebbe incassare, è una
previsione, 55,6 milioni l'anno e
la differenza fra l'avere e il dare
sarebbe fin troppo sbilanciata.
Serve qualche correttivo, è la
sollecitazione lanciata e che in futuro
potrebbe essere al centro di una
trattativa da riaprire con il Qatar e
la Fondazione Gemelli.Posti in
ballo. Però prima di occuparsi del
futuro oggi il Consiglio, la
maggioranza in particolare, dovrà
occuparsi di un altro problema
legato sempre al Qatar. È questo: due
anni fa la mappa regionale è stata
calcolata sulla proposta del Bambin
Gesù, era di 241 posti letto, mentre
ora bisogna far i conti con
quella più bassa della Fondazione
Gemelli: 204. La differenza fa 37 e
oggi il Consiglio, dopo che la
tabella è stata approvata due giorni
fa, dovrà decidere se e dove
riassegnare i posti letto avanzati. Tutti
alla Gallura, oppure spalmarli anche
in altri ospedali oltre al
Giovanni Paolo II di Olbia? È un
motivo in più per litigare prima di
un voto che sarà decisivo.
I 4
consiglieri del territorio: «Nessun rinvio». Sabato consiglio
comunale
aperto In Gallura è rivolta: fermatevi
OLBIANessun rischioso e
incomprensibile rinvio sul Mater Olbia. La
politica gallurese bipartisan si
mobilita affinché il consiglio
regionale approvi subito
l'emendamento che consenta al Qatar di
procedere con la nuova proposta
sanitaria. L'ipotesi di uno stralcio
(poi scongiurato, oggi il caso viene
discusso in aula) ha fatto
sobbalzare i consiglieri regionali
galluresi, scesi subito in campo
compatti in difesa del Mater Olbia.
Il riordino della rete
ospedaliera, col Mater in prima
linea, sarà anche al centro di una
seduta del consiglio comunale di
Olbia urgente, convocato per sabato
mattina alle 10.
Consiglio aperto, a cui il sindaco
Settimo Nizzi
invita a partecipare i
rappresentanti nazionali e regionali del
territorio e i sindaci della
Gallura. Quella di oggi in consiglio
regionale sarà una giornata cruciale
rispetto all'apertura del Mater
Olbia, come rimarcano i quattro
consiglieri regionali galluresi
Giuseppe Meloni, Giuseppe Fasolino,
Giovanni Satta e Pierfranco
Zanchetta, firmatari di un documento
al quale si associa anche il
deputato del Pd Gian Piero Scanu.
«Riteniamo - scrivono - che il
Consiglio debba consentire la
fattibilità dell'intervento all'interno
della rete ospedaliera oggi in
approvazione, senza ricorrere ad
inutili e rischiosi rinvii a leggi
successive. È pertanto fondamentale
che venga approvato l'emendamento
che consentirebbe al Qatar, in
partnernariato col Policlinico
Gemelli, di procedere con la nuova
proposta sanitaria, da sottoporre
successivamente al vaglio della
giunta regionale e della commissione
Sanità del Consiglio.
Se ciò non avvenisse, e dovesse
essere scelta l'ipotesi di un incomprensibile
rinvio che metterebbe in serio
pericolo gli ingenti investimenti
(Meridiana in primis) che il Qatar
si accinge a portare avanti
nell'isola, saremo costretti a
protestare, in ogni forma consentita
dalla legge, al fianco del popolo
gallurese e sardo». Il consigliere
regionale di Fi Giuseppe Fasolino
sottolinea che «il Mater Olbia e
tutte le sue articolazioni ed
aggiunte alla rete ospedaliera regionale
vanno affrontate congiuntamente al
documento generale di
riorganizzazione. Posti letto,
integrazioni pubblico-private,
specializzazioni presenti e quanto
potrà incidere il nuovo polo
ospedaliero e di ricerca di Olbia
nella mappatura della sanità sarda
devono essere chiari da subito. «Non
si può agire - incalza - senza
pesare attentamente i contraccolpi e
le ripercussioni che alcune
scelte potrebbero avere su un
territorio come quello gallurese da
sempre ultima ruota del carro dal
punto di vista dell'offerta
sanitaria e caratterizzato invece da
una enorme richiesta di servizi,
da una forte espansione demografica,
da una natalità in aumento e da
numero di turisti in costante
crescita».
Duro l'intervento di Pietro
Carzedda, coordinatore provinciale
di Fi. «La riforma della rete
ospedaliera regionale così come
proposta è inaccettabile, soprattutto
per la Gallura che verrebbe
penalizzata fortemente. Il taglio dei
posti letto, il ridimensionamento
delle strutture e servizi esistenti
e la poca chiarezza sul Mater Olbia
fanno di questa riforma un
provvedimento scellerato. Da parte
nostra - rimarca Carzedda - con
azioni forti faremo tutto il
possibile per cambiare una legge
deleteria per il sistema sanitario
gallurese e daremo tutto il
sostegno necessario ai nostri
consiglieri regionali che fino ad oggi
hanno votato contro questa norma
avvilente per il nostro territorio».
Verso la
proroga della Ct1 per Olbia e Alghero
trasporti
SASSARILa toppa sul buco nel cielo.
Dopo lo strappo dell'Ue che ha
squarciato i bandi per la Continuità
territoriale la Regione mette a
punto una prima immediata soluzione.
L'assessore ai Trasporti Carlo
Careddu, che i bandi sulla Ct1 li ha
ereditati, lavora senza sosta in
una lotta contro il tempo per
garantire il diritto alla mobilità dei
sardi. In proroga. Una prima decisione
è stata presa. Si andrà in
proroga del precedente accordo della
Continuità. Il modello già
adottato per Cagliari sarà applicato
anche per Olbia e Alghero. Su
Cagliari il ministro dei Trasporti
Graziano Delrio ha già firmato la
proroga del vecchio modello di Ct1 e
garantito una copertura fino al 9
giugno 2018. Ora si lavora per
applicare il modello Cagliari anche per
gli altri due scali.Olbia. La
situazione di Olbia sembra la più
semplice. Meridiana avrebbe già
accettato di rinunciare
all'aggiudicazione del nuovo bando.
Sarà sempre lei a gestire il
periodo di proroga. Una scelta fatta
dalla compagnia anche perché in
caso di contestazione del bando da
parte dell'Ue, quella inviata dai
commissari è solo una nota di
orientamento, a restituire i soldi
ricevuti per attuare la continuità
dovrà essere la compagnia. Alghero.
La situazione continua a restare
complicata, ma anche in questo caso
la soluzione non è lontana.
L'assessore Careddu ha parlato a lungo con
i tecnici del ministero dei
Trasporti e con lo stesso Delrio. La
decisione anche in questo caso
sembra essere la scelta della proroga
della vecchia continuità. Ma qui le
cose si complicano. Alitalia, che
ora fa il servizio, non ha
partecipato alla gara e a vincere è stata
Blue Air. La compagnia di bandiera,
che attraversa un periodo di
grande incertezza finanziaria, si
era già preparata a lasciare lo
scalo del nord ovest. E con molta
probabilità non ha aerei e personale
per gestire una proroga. Esiste una
via di uscita.
Perché Blue Air ha
già investito cifre importanti per
mettere radici ad Alghero. Le due
compagnie studiano un accordo
commerciale. In questo modo Alitalia
accetterebbe la proroga, ma grazie a
un contratto a gestire
materialmente i voli sarà Blue Air.
In questo caso la Regione non ha
nessun potere, si limita solo a non
porre veti a questo tipo di patto
tra le compagnie.L'incontro. Ma la
situazione sembra destinata a
sbloccarsi in tempi rapidi. In
serata alcuni dirigenti di Alitalia
erano al ministero dei Trasporti.
L'oggetto dell'incontro è proprio il
caso Alghero. La compagnia ha
mostrato grande apertura all'ipotesi di
proroga e di accordo commerciale con
Blue Air. Le tessere. Careddu
lavora per mettere insieme le
tessere di questo complicato mosaico. A
quel punto mancherebbe solo il
decreto del ministro. Ma per renderlo
effettivo bastano un foglio una
penna e 72 ore.
La soluzione non
sembra essere lontana, ma la Regione
accelera perché in questi giorni,
a già da diverse settimane,
prenotare un volo dal 10 novembre in poi
per Roma o Milano è diventata una
missione impossibile. La sindrome da
intrappolamento si fa sempre più
strada nel nord dell'isola. Ma se
l'immediato è fatto di una soluzione
tampone, la Regione ha già aperto
un tavolo di confronto con l'Ue per
discutere in un pacchetto unico i
bandi sulla continuità e il non
conttrattabile diritto alla mobilità
dei sardi. Un punto su cui la
Regione non vuole assolutamente cedere.
(l.roj)
Il
governatore al Pds: pronti alla sfida col governo. E dal 2018
entrerà
in funzione Pigliaru: Agenzia entrate è priorità
CAGLIARI A una settimana esatta
dall'attacco frontale arrivato dal
Partito dei sardi sul futuro
dell'Agenzia sarda delle entrate, in
parte la legge è stata impugnata da
Palazzo Chigi, il governatore
Francesco Pigliaru esce allo
scoperto. Questa presa di posizione era
stata sollecita, con toni anche
aspri, dal gruppo del Pds in
Consiglio, ed ecco quale è stata la
risposta. «Crediamo fortemente
nell'Agenzia - scrive il presidente
- perché continua a essere uno dei
punti qualificanti del nostro governo
e un pezzo importante verso quel
controllo fiscale che è essenziale
per la Sardegna». Per poi entrare
nel merito del ricorso che sarà
discusso il 24 ottobre nell'aula della
Corte costituzionale. «Il governo -
è un altro passaggio dl comunicato
- ha impugnato l'articolo 3 della
legge, quello in cui è ipotizzata la
futura riscossione diretta dei
tributi regionali dopo un accordo
preliminare con lo Stato.
Quindi anche quest'articolo è stato
scritto
nel pieno rispetto delle leggi
nazionali e, a nostro avviso, non c'è
stata alcuna invasione di
competenze». Fino all'annuncio decisivo,
quello che si aspettava il Partito
dei sardi: «Proprio per questi
motivi - scrive Pigliaru - sono in
atto forti pressioni sul premier
Gentiloni perché ritiri il ricorso.
Ha ancora il tempo per farlo e
comunque la Regione si è costituita
in giudizio per difendere i
diritti dei sardi ed è convinta
delle proprie ragioni». Poi Pigliaru
ricorda che comunque «la legge
sull'Agenzia resta valida ed è sempre
legittima nelle sue parti essenziali.
La strada è segnata da tempo e
la percorreremo fino in fondo per
ottenere, attraverso accordi con la
Commissione paritetica, il diritto
anche all'accertamento e alla
riscossione delle imposte».
Che l'Agenzia sia operativa è
confermato
dall'assessore al bilancio Raffaele
Paci. «Abbiamo avviato subito dopo
l'approvazione della legge in
Consiglio regionale tutte le procedure
per la nomina del direttore
generale, il bando sta per essere chiuso,
e dunque da gennaio l'Agenzia sarà
pienamente operativa». Subito dopo
è arrivata la nota di Gianfranco
Congiu, capogruppo del Pds:
«Prendiamo atto della presa di
posizione del governatore e la
interpretiamo come il primo dei
passi che dovranno esserci perché si
realizzi l'auspicata maggiore
decisione della Regione nei confronti
dello Stato italiano. A cominciare
dall'Agenzia, frutto di una grande
mobilitazione popolare per la
giustizia e l'equità». Ma per il
centrodestra il Pds non deve farsi
illusioni. Forza Italia, con Ugo
Cappellacci, ha scritto: «È dal 2014
che Pigliaru sventola bandiera
bianca in ogni contenzioso e sarà
così anche stavolta». Mentre i
Riformatori, con Pietrino Fois,
hanno detto: «Invece degli annunci
sulla velocità della prossima e
vuota Finanziaria, la giunta farebbe
bene a impegnarsi nel pretendere i
soldi, a iniziare dagli
accantonamenti, che ogni anno il
governo scippa ai sardi».
Unione
Sarda
«Entrate,
avanti con l'agenzia» In vista della sentenza della Consulta,
il
governatore rassicura il
Partito
dei sardi Pigliaru: è un punto qualificante del nostro programma
Avanti con l'Agenzia sarda delle
Entrate. A una settimana dalla lite
con il Partito dei Sardi che lo
accusava di «non lavorare in alcun
modo, se non con la burocratica
difesa in giudizio, per esigere il
ritiro del ricorso presentato dal
governo sulla legge che istituisce
l'Ase», Francesco Pigliaru fa sapere
invece di «crederci fortemente».
«È uno dei punti qualificanti del
nostro programma di governo e un
pezzo importante verso quel
controllo fiscale che è essenziale per la
nostra regione», dice il governatore
a pochi giorni dalla sentenza
della Corte Costituzionale che si
pronuncerà sull'impugnazione di
Palazzo Chigi.
IL RICORSO DEL GOVERNO Il ricorso
riguarda l'articolo 3 del testo
sulla possibile, futura riscossione
diretta dei tributi regionali, con
la clausola specifica di un
preliminare accordo con lo Stato. «Siamo
convinti che sia stato scritto nel
pieno rispetto delle leggi
nazionali», osserva, «non c'è
invasione delle competenze statali da
parte di quelle regionali. Per questo
motivo sto facendo forti
pressioni sul premier Gentiloni
perché il ricorso sia ritirato, c'è
ancora tempo per farlo e continuerò
a insistere». In ogni caso,
aggiunge il governatore, la strada è
ormai segnata. Nel senso che «la
legge che istituisce l'Ase resta
valida e legittima nelle sue parti
essenziali, l'impugnazione riguarda
infatti una norma di prospettiva,
importante ma non immediatamente
operativa e sui cui contenuti
continueremo comunque a lavorare per
acquisire, attraverso accordi con
la commissione paritetica, il
diritto anche all'accertamento e alla
riscossione».
DIRETTORE GENERALE Insomma, articolo
3 a parte, l'Agenzia sarda vedrà
la luce. «Abbiamo avviato le
procedure per la nomina del direttore
generale, c'è un bando aperto per il
reclutamento esterno e dunque dal
prossimo 1 gennaio 2018 sarà
operativa», conferma l'assessore al
Bilancio, Raffaele Paci. Che
sottolinea: «Grazie all'Ase saremo più
autonomi, efficienti e riusciremo a
farci riconoscere tutte le entrate
che ci spettano senza avere il
dubbio che qualcosa non sia arrivata
nelle nostre casse. Col controllo
sul nostro fisco, tuteliamo i
cittadini».
LA RISPOSTA DEL PDS Il Partito dei
sardi prende atto della «posizione
assunta dal presidente Pigliaru
verso il Governo italiano». Adesso,
dice il capogruppo Gianfranco
Congiu, «attendiamo di conoscerne i
contenuti, le risposte che verranno
date e i risultati attesi. È una
battaglia di equità e di giustizia
che portiamo avanti per garantire
che i soldi dei sardi rimangano in
Sardegna. L'Ase - ricorda infine -
è il frutto di una grande
mobilitazione popolare».
Roberto Murgia
LOW COST.
Volotea ha già presentato ricorso contro la decisione della
commissione
Ue Incentivi, la parola ai giudici Le compagnie sfidano Bruxelles
Contributi senza gara d'appalto,
pagati «sulla base delle offerte
commerciali più interessanti» e non
dopo una adeguata selezione tra
tutte le società disponibili: è
questo il motivo che ha portato la
commissione europea a condannare le
compagnie low cost alla
restituzione degli incentivi presi
grazie alla Legge 10 del 2010. Le
linee guida europee per il settore
dell'aviazione - in particolare il
punto 79 di un regolamento del 2005
- sono state violate dalla
Regione, che ora deve pretendere il
rimborso dei soldi elargiti
attraverso le società di gestione
degli aeroporti di Cagliari e Olbia.
In tutto si tratta di 22,9 milioni
di euro (13,6 per le rotte di
Elmas, 9,3 per quelle della Costa
Smeralda), anche se le compagnie
hanno incassato di più, perché gli
aeroporti hanno garantito il loro
apporto economico
nell'operazione-incentivi.
IL DOCUMENTO Dalle motivazioni della
decisione Ue - che devono ancora
essere pubblicate dalla Commissione,
ma di cui circolano alcune copie
inviate ai vettori interessati -
emerge che saranno 13 le compagnie
chiamate al rimborso. Ryanair dovrà
restituire la fetta maggiore: le
cifre non sono state ufficializzate,
ma si parla di una cifra vicina
ai 10 milioni di euro, forse anche
più alta. L'obbligo riguarda anche
EasyJet, Airberlin, Meridiana, Air
Italy, Vueling, Volotea, Jet2.com,
Airbaltic, Norwegian, Niki Air,
Tourparade e Germanwings. Nel
documento sono citate anche Alitalia
e Wizzair, ma queste ultime due
hanno preso gli incentivi solo
dall'aeroporto di Alghero, escluso
dalla condanna dell'Ue.
IL RICORSO Mentre la Regione ha
avviato da mesi la fase esecutiva,
chiedendo formalmente indietro le
somme, le compagnie si preparano
alla battaglia giudiziaria. Volotea
ha già presentato un ricorso alla
Corte di giustizia europea per
cercare di ribaltare la decisione.
Nelle prossime settimane ai giudici
potrebbero arrivare altre
richieste simili. Magari da parte di
Ryanair, che dovrebbe restituire
la fetta più grande. Non a caso
Volotea fa sapere con una nota di aver
«contestato questa sentenza dinanzi
alla Corte di giustizia
dell'Unione europea, come molte
altre compagnie». Insomma: sarà un
nuovo braccio di ferro tra Bruxelles
e le low cost.
Michele Ruffi
Ospedali,
troppe crepe
Gli
equilibri territoriali agitano la maggioranza: oggi si torna in Aula
Il Consiglio
si ferma, tensione su Nuoro e Lanusei
Tre ore di seduta, poi un nuovo stop
per la riforma della rete
ospedaliera in Consiglio regionale.
L'accordo in maggioranza è ancora
lontano e il braccio di ferro, sulle
questioni più spinose, va avanti
ormai da tempo. I problemi sono gli
stessi da diversi giorni -
ospedali di Nuoro e Lanusei e Mater
Olbia - ma le trattative
(parallele al dibattito in aula) non
riescono a far uscire il
centrosinistra dal pantano.
L'assenza di alcuni consiglieri di
maggioranza è il pretesto perfetto
per decidere un pomeriggio di
riflessione e rimandare a stamattina
una nuova trattativa prima del
dibattito.
I NODI La classificazione degli
ospedali in Barbagia e Ogliastra è
diventata ormai una guerra fredda,
alla quale si affiancano le
frizioni sul rapporto tra posti
letto pubblici e privati. Su questo
aspetto è fondamentale il ruolo del
Mater Olbia. Finisce nel mirino
anche il sistema di
emergenza-urgenza, soprattutto per i ritardi
nell'avvio dell'elisoccorso e per le
condizioni di difficoltà delle
isole minori come Carloforte e La
Maddalena.
I CASI Inevitabile che il tentativo
di aumentare il livello degli
ospedali di Nuoro e Lanusei, diventi
una questione di appartenenza
territoriale. Nei corridoi del
Consiglio regionale, qualcuno è pronto
a scommettere sull'epilogo positivo
delle due trattative. L'ospedale
San Francesco potrebbe ottenere la
classificazione di secondo livello
e quello di Lanusei il primo
livello.
POSTI LETTO L'altra questione su cui
la maggioranza si è arenata è il
rapporto tra sanità pubblica e
privata e il futuro del Mater Olbia. Il
solco su cui si è fermata la
maggioranza riguarda due questioni: la
prima è decidere o meno se fissare
una data ultima per l'apertura
dell'ospedale, pena la
riassegnazione dei posti letto. La seconda
riguarda le modalità per suddividere
quelli ai quali il Mater ha
rinunciato rispetto al primo
programma.
Visti i presupposti in
maggioranza, si è creato un fronte
per il rinvio delle decisioni con
una legge ad hoc. Ipotesi che
potrebbe sfumare soprattutto per la
presa di posizione di una cordata
trasversale di consiglieri regionali.
PUNTO NASCITA Infine, ancora in
bilico il mantenimento del Punto
nascita della Maddalena per cui c'è
un emendamento che impegna la
Giunta a chiedere una deroga al ministro
della Salute.
Matteo Sau
La
protesta bipartisan dei consiglieri galluresi, Nizzi promuove una
seduta
urgente «Giù le mani dal Mater Olbia»
«Il Mater Olbia non si tocca»: in
Gallura si preparano le barricate in
difesa dell'ospedale del Qatar. I primi
a fare fronte comune sono i
quattro consiglieri regionali
galluresi seguiti a stretto giro di
posta dal sindaco di Olbia Settimo
Nizzi che ha promosso per sabato la
convocazione di un Consiglio
comunale urgente. A preoccupare è
l'eventualità di una perdita dei
posti letto assegnati alla Gallura
che, a fronte di una costante
crescita della popolazione, soffre di
uno storico gap nei servizi
sanitari. Il territorio della ex Asl 2 al
momento può contare su 356 posti
letto tra il Giovanni Paolo II di
Olbia, il Paolo Dettori di Tempio e
il Paolo Merlo di La Maddalena per
una media del 2,2 posti letto per
mille abitanti contro il 3,5 della
media regionale.
Con i posti letto previsti in
convenzione per il
Mater si raggiungerebbe una quota di
circa 540 posti letto con la
disponibilità di specialità oggi
mancanti che si traducono in un tasso
elevato di trasferte sanitarie.
Ieri i consiglieri Giuseppe Meloni,
Giuseppe Fasolino, Giovanni Satta
e Pierfranco Zanchetta hanno firmato
un documento bipartisan. «È
fondamentale - scrivono - che venga
approvato l'emendamento che
consentirebbe al Qatar, in
partenariato col Policlinico Gemelli, di
procedere con la nuova proposta
sanitaria, da sottoporre
successivamente al vaglio della
Giunta regionale e della commissione
Sanità del consiglio. Se ciò non
avvenisse, e dovesse essere scelta
l'ipotesi di un incomprensibile
rinvio, gli scriventi si troveranno
costretti a protestare, in ogni
forma consentita dalla legge».
Posizione sottoscritta anche dal
deputato Pd Gian Piero Scanu: «Mi
associo alla posizione dei
consiglieri». Settimo Nizzi, intanto, si
prepara all'assemblea aperta di
sabato alla quale ha invitato tutti i
sindaci: «Confido nel fatto che il
Consiglio regionale non voglia
assumere decisioni fortemente
discriminatorie verso la Gallura».
Caterina De Roberto
Molti
dubbi sui passi successivi: non tutti credono che l'ex sindaco
sarà
sostituito Galantuomo, seggio a rischio - Attesa per oggi la sospensione dalla
carica di
consigliere
Oggi in Municipio dovrebbe arrivare
la comunicazione formale che
porterà alla sospensione di Davide
Galantuomo dall'incarico di
consigliere comunale. Il
condizionale è d'obbligo, perché dopo il
provvedimento del giudice che il 3
ottobre ha costretto l'ex sindaco
agli arresti domiciliari l'iter per la
sospensione è andato avanti non
troppo celermente: dalla cancelleria
del Tribunale la comunicazione è
stata spedita alla Prefettura via
posta prioritaria e ha impiegato
quasi una settimana per giungere a
destinazione. Il decreto, una volta
firmato, è partito verso via Eligio
Porcu. Una volta varcate le porte
del Municipio, arriverà la
sospensione da consigliere comunale e, di
riflesso, anche dal seggio nel
Consiglio metropolitano, dove
Galantuomo ha ottenuto dal sindaco
Massimo Zedda la delega alla
Trasparenza.
I DUBBI Sul passaggio successivo ci
sono ancora dubbi. Molti non
credono alla sua sostituzione in
Consiglio, mancanza che metterebbe a
repentaglio la tenuta della Giunta
Delunas; altri invece attendono
l'ingresso del consigliere
supplente. Nel frattempo però in piazza
Repubblica a Cagliari va avanti
l'iter giudiziario ed entro 24 ore il
Tribunale di Riesame deciderà se
confermare le misure cautelari nei
confronti di Galantuomo. Nei giorni
scorsi Tore Pinna, Gianni Lolli e
Luigi Betti sono stati scarcerati.
Tra oggi e domani anche l'ex
presidente dell'Enas e l'ex
calciatore Renato Copparoni, entrambi
accusati di corruzione, sapranno se
potranno uscire da casa.
IN ATTESA In pratica, in Comune si
attiva l'iter per la sospensione di
Galantuomo che nel frattempo
potrebbe essere scarcerato e
riconquistare il diritto al suo
seggio in Consiglio comunale. In mezzo
a questa fase di grande incertezza
c'è il primo dei non eletti Marco
Canu che, come un giocatore pronto a
entrare dalla panchina, si sta
scaldando ma non sa in che squadra
giocherà (ha detto di voler
decidere solo in un secondo momento
se sostenere o affossare Delunas).
Nemmeno sa se potrà entrare in
campo. Per ora l'orientamento in via
Eligio Porcu sembra quello di voler
far scattare la sospensione
dell'ex sindaco e l'ingresso del
supplente, passo che potrebbe
rivelarsi determinante per gli
equilibri in Aula.
«Sinceramente non so
se Galantuomo potrà essere
sostituito, questa possibilità non è
prevista nei nostri regolamenti e
non so che tipo di interpretazione
potranno dare», commenta il
capogruppo del Pd Marco Piras, «di sicuro
chiunque verrà dovrà valutare ciò
che è accaduto in questi due anni e
mezzo e trarre le sue conclusioni.
La situazione è complicata, siamo
in ritardo su tutti i fronti. Non si
porta a termine un progetto, si
chiudono i servizi senza attuarne di
nuovi e tutti i quartesi se ne
sono resi conto».
«BASTA» Questa insolita consiliatura
più volte è sembrata vicina al
capolinea, ma la maggioranza di
Delunas continua ad andare avanti col
un sostegno bipartisan. «La salvezza
di Quartu passa attraverso la
presa di coscienza anche da parte
della maggioranza che non ci sono le
condizioni per andare avanti»,
attacca Tonio Pani leader del Polo
Civico, «lo diciamo da sempre, con
coerenza, e ora che in Consiglio
siamo 14 pari è inutile andare
avanti: la maggioranza spera ogni volta
che manchi o si ammali qualcuno
della minoranza per sopravvivere: qua
si tira a campare, è ora di
finirla».
Marcello Zasso
Carbonia-Iglesias
- Congressi Pd nei circoli territoriali
Anche il Pd della federazione
Carbonia-Iglesias ha avviato la fase
congressuale dei circoli. Una serie
di appuntamenti programmati per
rinnovare le cariche che fanno parte
degli organismi federali del
Partito democratico, guidato dal
segretario provinciale Daniele
Reginali. I tesserati sono chiamati,
in particolare, ad alcuni adempimenti
relativi all'elezione del segretario
e del direttivo del circolo, del
segretario e dell'assemblea
dell'unione cittadina di Carbonia, del
segretario e dell'assemblea
provinciale.
Le elezioni relative al circolo
Carbonia centro si svolgeranno domani
(venerdì 20) alle 17 nella sede del
Pd, in viale Arsia; per il circolo
di Cortoghiana sono in programma
sabato, alle 18.30 in piazza Venezia;
per quello di Bacu Abis l'appuntamento
è domenica alle 9.
Il diritto di voto è riservato ai
tesserati, ma la partecipazione ai
congressi è consentita a chiunque
voglia partecipare al dibattito:
oltre agli iscritti, sono dunque
invitati simpatizzanti e sostenitori
del Partito democratico. (c. s.)
Musanti
contro Piano. Si vota da domani in 21 paesi della Provincia
Pd,
scissione sul segretario «Due candidati in corsa»
Alleanze del recente passato e nomi
già noti della politica locale.
Ormai ci siamo: domani, sabato e
domenica nel Medio Campidano si
voterà per la segreteria provinciale
del Partito Democratico. Sarà una
corsa a due fra il segretario
uscente Stefano Musanti di San Gavino e
Gigi Piano di Serramanna. Sfumata
definitivamente l'ipotesi di
arrivare a una proposta condivisa da
tutto il partito, la spaccatura
cede il passo ai rimpianti e ai mal
di pancia. «Abbiamo proposto
l'accordo, non siamo stati
ascoltati», dice il parlamentare Siro
Marrocu. «L'accordo c'era, siamo
stati traditi alla vigilia della
scelta dei candidati», replica
Roberto Congia, segretario del circolo
di Sanluri.
I CANDIDATI Da una parte Musanti,
dal 2014 alla guida del Pd,
sostenuto e appoggiato dall'area di
Renato Soru, con diversi sindaci e
col consigliere regionale Alessandro
Collu che gli dà una mano.
Dall'altra parte, l'alleanza che fa
capo all'area Fadda, numericamente
più forte. C'è Marrocu, indiscusso
leader del Pd campidanese, con una
lunga esperienza e con agganci in
più Comuni. C'è Giuseppe Cuccu e
Rossella Pinna, ex e attuale
consigliere regionale. Una frattura a
sorpresa, all'interno della stessa
segreteria provinciale, Musanti
alla guida del Pd e Piano suo
braccio destro dal 2014, hanno lavorato
in piena armonia, condividendo
progetti e iniziative. Ora rivali,
scelgono il silenzio stampa. «È una questione
delicata», risponde al
telefono Musanti. «Sono troppo
impegnato», è il messaggino di Piano.
LE POLEMICHE «I numeri - commenta
Rossano Vacca di Arbus, membro del
direttivo regionale - hanno
un'importanza relativa. In casa Dem vince
la democrazia. Due proposte
equivalgono a una scelta libera».
Un po' risentito, parla di
“pugnalata” dell'ultima ora: «Sino alla vigilia
della presentazione delle liste,
l'accordo su Musanti era unanime. Poi
Marrocu, che aveva rotto con gli
alleati storici, è tornato al vecchio
amore». Gli fa eco Congia: «La
riconferma del segretario uscente è
stata condivisa da subito. Giallo
sul voltafaccia. Il territorio va
male anche perché si pensa ai soliti
giochini politici e non ai veri
problemi». Marrocu precisa: «La
nostra scelta è in linea con la
maggioranza in Regione. Abbiamo dato
la disponibilità per presentarci
uniti, per un segretario che lavori
per eliminare le divisioni
interne».
IL VOTO Il bottino dei voti si è
attestato a 1039 tessere, divise in
21 paesi, per eleggere 120 delegati.
Si parte domani, dalle 15 alle
20, ad Arbus, Villacidro, Sanluri,
Sardara, Barumini, Samassi,
Lunmatrona. Si prosegue sabato con
Serramanna, Gonnosfanadiga,
Guspini, San Gavino, Pabillonis. Il
resto domenica.
Santina Ravì
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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