venerdì 20 ottobre 2017

Rassegna stampa 20 Ottobre 2017

La Nuova

Contro il Cpr insorge un comitato di cittadini sostenuti da forze di destra No agli algerini a Macomer «Sarà una bomba sociale»
di Silvia Sanna

Non porterà lavoro e sarà una bomba sociale in un territorio in ginocchio che supplica da tempo risposte concrete per il rilancio economico. E male, molto male, ha fatto il sindaco ad accettare un accordo simile «a sei mesi dalla scadenza del mandato», perché significa che chi gli succederà dovrà suo malgrado fare i conti con una situazione potenzialmente gravissima. Anche perché - ed è questo un altro dei punti sottolineati - gli algerini non saranno detenuti nella struttura ma potranno uscire per visite mediche e per andare in tribunale, con un alto rischio di evasione.

I cittadini che hanno costituito il Comitato contro l'apertura del Cpr (Centro permanente rimpatri) a Macomer chiedono al sindaco Antonio Succu di fare retromarcia su quella che considerano una decisione scellerata. Dietro i cittadini c'è la politica, in questo caso rappresentata da movimenti e partiti di destra e centrodestra che sul tema migranti-accoglienza hanno una posizione opposta rispetto a quella della giunta di centrosinistra che governa la Regione: a sostenere il comitato "spontaneo" ci sono Destra sociale Sardegna, Forza Italia Macomer, Fratelli d'Italia, Movimento Cristiano forza popolare, Riformatori sardi e Movimento Zona Franca.

La polemica. Va avanti da diverse settimane, insieme alla richiesta di chiarimenti e alle proposte, come quella di un referendum popolare. Il caos nel capoluogo del Marghine ha preso il via quando ha iniziato a circolare la notizia che l'ex carcere di Macomer in località Bonu Trau, dismesso dal 2014, potesse ospitare il Cpr, unico Centro rimpatri in tutta la Sardegna. Lunedì, in un incontro a Cagliari sui flussi migratori al quale era presente la funzionaria del ministero dell'Interno Gerarda Pantalone, è arrivata la conferma.

Il Cpr si farà a Macomer e sarà riservato ai soli algerini che sbarcano clandestinamente nell'isola, scegliendo come approdo le coste del Sulcis. Chi tra loro non vuole o non ha diritto di chiedere asilo politico e acquisire lo status di rifugiato, sarà accompagnato al Cpr e rimandato in patria. La struttura – secondo i piani - dovrà ospitare gli algerini per periodi molto brevi, necessari per disporre la procedura di rimpatrio, ed evitare che in quel periodo possano circolare liberamente in Sardegna o spostarsi sulla Penisola. Tutto falso, secondo il Comitato di cittadini.

Le accuse. L'elenco è molto lungo. Si parte dalla collocazione geografica: che senso ha aprire il Cpr in una cittadina «che non ospita né porti né aeroporti?» Si va avanti con le promesse di posti di lavoro: secondo il sindaco saranno 60-80, secondo il Comitato saranno molti meno e in ogni caso «non sufficienti a giustificare la lesione del diritto alla sicurezza di tutti, rischiando di creare una situazione ingestibile in termine di ordine pubblico». Ancora: il vecchio carcere non è adatto per ospitare gli algerini in attesa di rimpatrio «motivo per cui è stata preannunciata dallo stesso primo cittadino la necessità di importanti lavori di adeguamento, con costi stimati per più di 2,5 milioni di euro, uno sperpero di denaro pubblico inaccettabile».

I pericoli.  Il Comitato sottolinea le differenze tra i clandestini algerini in attesa di espulsione e i vecchi detenuti islamici: «I terroristi ospitati negli anni passati erano sorvegliati dalle guardie carcerarie, mentre i migranti in attesa di espulsione sarebbero controllati da cooperative composte da civili disarmati, che poco potrebbero fare in caso di sommossa interna o tentativo di fuga». A proposito di fuga, il Comitato dice che «gli eventuali ospiti della struttura si ritroverebbero in una condizione di semplice fermo amministrativo e non di detenzione, con la conseguenza che potrebbero lasciare il centro per visite sanitarie, incontri con i loro legali e trasferte verso i tribunali, con il conseguente rischio di evasione e libera circolazione». Insomma, il Cpr non può aprire e «noi abbiamo il diritto e soprattutto il dovere di difendere la nostra città dall'arroganza di un'amministrazione comunale che impone le sue scelte a scapito della la collettività».

Succu difende la scelta: dietro le contestazioni razzismo o
strumentalizzazione politica. Il sindaco: «Scorretto spaventare la gente»

di Paolo Maurizio SechiwMACOMERPrima l'intero gruppo di opposizione in
consiglio comunale che contesta la decisione dell'amministrazione di
aprire il Cpr, centro di permanenza e rimpatrio nell'ex carcere e
propone di indire un referendum consultivo per dare la possibilità ai
cittadini di pronunciarsi in merito e ora la costituzione di un
Comitato contro l'apertura del Cpr formato da cittadini e appoggiato
da forze politiche di centro destra. Il sindaco Antonio Succu è
soddisfatto per le rassicurazioni avute lunedì scorso a Cagliari dal
Capo del dipartimento dell'immigrazione del Ministero degli Interni,
Gerarda Pantalone, sulla sicurezza della struttura e soprattutto
dell'ordine pubblico e dei cittadini: per questo si dichiara
amareggiato per le contestazioni che definisce "scorrette" della
minoranza. «Stento a capire quello che sta accadendo - dice Antonio
Succu - ora anche un comitato contro una struttura carceraria, sicura
per la popolazione e tutto il territorio e con una valenza strategica
regionale.

Solo perché accoglierà uomini di colore? O si tratta di
razzismo oppure di semplice e banale strumentalizzazione politica per
spaventare la gente. Non lo trovo corretto». Il sindaco Antonio Succu
si sofferma inoltre sui benefici economici che la città e il
territorio potrebbero avere con l'apertura del Cpr nell'ex carcere
mandamentale. «Il Centro darà lavoro, a regime e con l'indotto, a
circa 60 persone e forse anche 80 fra servizi di sicurezza, nel
settore alimentare, lavanderia, pulizie, supporti amministrativi,
tecnologie, assistenza sanitaria, educatori, assistenti sociali e
naturalmente trasporti.

Il percorso di ammodernamento della struttura
durerà alcuni mesi e sarà un'altra occasione di lavoro e di indotto
per la città oltre a ripristinare una struttura importante che ora
versa in stato di abbandono. Inoltre mi hanno assicurato che i
migranti irregolari resteranno nella struttura solo per il periodo di
tempo necessario per la predisposizione delle procedure di rimpatrio e
non potranno uscire per nessun motivo dal centro. Inoltre - aggiunge
l'esponente del Partito dei Sardi - sarà potenziata la presenza delle
forze dell'ordine in città e in tutto il territorio. Sono convinto che
aver accettato la proposta del Ministero degli Interni per il tramite
del presidente della Regione - conclude Succu - sia un atto di
responsabilità utile non solo alla città di Macomer e al territorio
del Marghine ma alla Sardegna intera».

La maggioranza soffre ma trova l'accordo sui punti critici. Martedì il
voto finale Accolte le richieste su Nuoro, La Maddalena, il Mater Olbia e Lanusei
Passa la riforma della rete Salvi tutti gli ospedali

di Umberto AimewCAGLIARISul filo di lana è cambiato tutto o almeno
molto nella rete ospedaliera. Così quello che sembrava impossibile
fino a due giorni fa, all'improvviso s'è materializzato in Consiglio
regionale. Grazie al contributo di almeno tre maggioranze ibride,
modulari, nate e disfatte, che si sono alternate fra vittorie e
sconfitte, dentro un labirinto di emendamenti. Ecco cronologia e
sintesi: una trentina di consiglieri del centrosinistra - contrari
solo i quattro della sinistra Mpd, più le astensioni di Campo
progressista - ha votato insieme al blocco del centrodestra il via
libera ufficiale al Mater Olbia che sarà.

Poco dopo, all'unanimità, in
52 hanno resuscitato il punto nascita di La Maddalena: non chiuderà,
sarà potenziato, con il sostegno continuo dell'ospedale pubblico della
Gallura e del prossimo elisoccorso. Infine, in tarda mattinata e a
macchia di leopardo, sostenuto da una larga e inaspettata maggioranza,
è passata anche la promozione sul campo degli ospedali di Nuoro e
Lanusei. Il primo avrà sette super specializzazioni, neurochirurgia,
cardiologia vascolare, rete ictus e traumi fra le altre, elevate al
livello delle eccellenze di Cagliari e Sassari. Mentre Lanusei, nei
fatti, non sarà solo una «base» della Rete, ma il «nodo centrale»
dell'Ogliastra, con ad esempio anestesia e centro traumi, uguali a
quelli degli ospedali più grandi di, Oristano e San Gavino. Caos e sollievo.

Ognuno di questi quattro casi da settimane era diventato un
problema per il centrosinistra, che però nel concedersi poi mani e
piedi alla volontà dell'aula, ha riattaccato cocci, recuperato
dovunque un bel po' di alleati, alcuni necessari, altri ininfluenti, e
alla fine di slancio è schizzato fuori dalle sabbie mobili. Anche se
ormai della proposta originaria dell'assessorato alla sanità è rimasto
gran poco, qualcuno sostiene solo la buccia. Fra qualche mese però
bisognerà vedere quante delle correzioni dell'ultim'ora passeranno
indenni all'esame del ministero della salute. Che da martedì prossimo
in poi (è il giorno in cui ci sarà il voto finale in Consiglio)
riceverà sul tavolo la mappa della Rete definitiva e duratura,
l'ultima risaliva a trent'anni fa, dei 39 ospedali pubblici, privati,
più quello in embrione, il Mater Olbia. Passerà, a Roma, l'ultima
versione, oppure sarà bocciata o rimandata per eccesso di libertà,
fantasie e deroghe? Chissà. Mater Olbia.

Sull'ospedale del Qatar s'è
consumato, in aula, un clamoroso strappo fra Pd e Articolo1- Mdp. È
stato quando il partito di maggioranza relativa ha deciso che
l'emendamento sul riassetto della sanità privata, esistente e futura,
non sarebbe più potuto essere rinviato. Ll' ha messo ai voti, per
evitare anche la sicura rivolta compatta, a sinistra e a destra, dei
consiglieri regionali galluresi e di quanto sostengono che il Mater è
un'occasione unica per la Sardegna e quando aprirà «cambierà tutto in
meglio, dalla sanità alla ricerca». È stato Luca Pizzuto, Mdp, a
intuire per primo che la richiesta di rinvio nel frattempo era stata
già dichiarata irricevibile nel segreto di chissà quale stanza. Ha
insistito: «Dobbiamo soprassedere, non possiamo votare a favore o
contro un ospedale fantasma.

Chi sa con esattezza cosa voglia fare e a
cominciare chissà da quando l'accoppiata Qatar-Gemelli? Nessuno». Ma
quando si è acceso il tabellone, è stato ricacciato indietro da una
valanga di sì. Tanto da commentare: «Centrosinistra e centrodestra
finora se le sono date di santa ragione su tutto, però sul Mater hanno
votato compatti e questo mi fa sospettare che sia in atto una
privatizzazione tutt'altro che sotterranea dell'oncologia e della
radioterapia (sono le specializzazioni su cui punterà il Gemelli) in
Sardegna». A bloccare la requisitoria non era bastata poco prima
neanche questa frase dell'assessore Luigi Arru: «Abbiamo approvato
solo la cornice tecnica, quando ci sarà il quadro spetterà all'aula
dire quali saranno le regole che il Mater dovrà rispettare». Per ora
si sa solo che nella mappa regionale il Gemelli avrà a disposizione
241 posti letto però in realtà saranno 204 ma dovrà inaugurarli per
forza entro due o tre anni altrimenti li perderà.

Quelli in più, 37, saranno restituiti al Giovanni Paolo II di Olbia e a proposito di
scambi, d'ora in poi quelli fra sanità pubblica e privata passeranno
dal 4 al 6 per cento.La Maddalena. Sostenuto sempre con forza da
Pierfranco Zanchetta dell'Upc, il punto nascita non chiuderà. Il
reparto di ostetricia sarà potenziato, nonostante sia molto al di
sotto delle soglie imposte dal ministero. Oltre alla certezza che al
Merlo i bambini potranno continuare a nascere, sarà potenziato il
«percorso gravidanza», aumenteranno le trasferte dell' equipe
chirurgiche in missione dal Giovanni Paolo II.

Poi, in attesa dell'elisoccorso, cresceranno gli standard di sicurezza nel
trasferimento della donna e del bambino prima, in prossimità e dopo il
parto. In più riaprirà il reparto di pediatria, tre posti letto, e
manterrà anche la camera iperbarica. Poi - e sarebbe un miracolo - il
Merlo potrebbe ottenere persino una deroga speciale dal ministero:
sarà sollecitata dalla Regione. A leggere le prime carte, è comunque
un trionfo. Sarà la realtà a dire, con la riforma a regime, se
Maddalena ha vinto dopo la rivolta delle pance.Nuoro e Lanusei. Non ha
più senso la lunga disputa sul secondo livello, chiesto a gran voce da
Emilio Usula dei Rossomori, e sul primo, preteso per l'Ogliastra da
Franco Sabatini del Pd. Con l'emendamento presentato dal capogruppo
Pietro Cocco, dem, e dai relatori di maggioranza Raimondo Perra e Gigi
Ruggeri, i due ospedali passeranno subito di grado seppure solo nei servizi.

La doppia promozione va spiegata meglio: pur non potendo
ottenere il passaggio di categoria, non avevano i requisti, al loro
interno avranno o nuove specializzazioni o quelle esistenti saranno
potenziate fino a essere le stesse degli ospedali di livello
superiore. In altre parole, Nuoro sarà più che rinforzato e si
avvicinerà moltissimo alle prestazioni assegnate a Cagliari e Sassari.
Diventerà, ed è ufficiale, il terzo polo sanitario con i suoi reparti,
una quarantina, e in più neurochirurgia, chirurgia vascolare, terapia
intensiva cardiologica, emodinamica ad alta specializzazione,
radiologia interventistica e rete ictus d'interesse regionale. Sono
servizi che finora avevano solo il Brotzu a Cagliari e l'Azienda
universitaria di Sassari. Anche Lanusei, oltre agli attuali reparti
tutti confermati, avrà il suo bonus con anestesia, rianimazione,
terapia intensiva cardiologica e centro traumi: sono quattro servizi
di categoria superiore. È pure questa una vittoria? Per il
centrosinistra sì, no secondo l'opposizione, che subito dopo il
giochetto delle maggioranze ibride sono ritornati a pestarsi come
fabbri e riprenderanno a farlo da martedì in poi.

Da domani Psd'Az a congresso a Villagrande Strisaili

CAGLIARI Speranza di governo, o meglio il saper governare bene in
futuro, anche se è «ancora troppo presto» per i i sardisti infilarsi
nel labirinto delle elezioni regionali, lo faranno nel 2019. È invece
molto meglio prepararsi per bene, senza fretta, con una prima tre
giorni che non sarà un conclave: ci saranno gli inviati degli altri
partiti e saranno diversi anche quelli in arrivo dalla Catalogna, dai
Paesi Baschi e dalla Corsica. Il tutto comincerà da domani a domenica
a Villagrande Strisaili, ed è lì che il Psd'Az discuterà prima al suo
interno di alleanze, a cominciare dalle Politiche dell'anno prossimo,
per poi aprirsi al mondo esterno.

«Vogliamo confrontarci con tutti,
per gettare le basi di un nuovo programma in cui al centro del tavolo
non ci siano le solite formule politiche e neanche quelle alchimie che
hanno rovinato la politica, ma quattro o cinque idee forti che puntino
finalmente all'indipendenza economica della Sardegna», ha detto il
segretario nazionale Christian Solinas nel presentare l'evento.
L'invito stavolta è stato consegnato ai soli partiti italiani, «con
gli indipendentisti - ha sottolineato - ci confronteremo più avanti»,
perché «sabato mattina metteremo a confronto i nostri progetti con
quelli di Forza Italia e del Pd, per cominciare». Così a Villagrande
ci saranno i dem Giuseppe Luigi Cucca, senatore e segretario
regionale, e Renato Soru, europarlamentare, gli azzurri Ugo
Cappellacci, coordinatore di Fi, ed Emilio Floris, senatore, poi
Giorgio Oppi dell'Udc, più Efisio Arbau del movimento La Base, che già
è un alleato sicuro dei sardisti, e Paolo Maninchedda, presidente del
Partito dei sardi.

«Idee di Sardegna», sarà il tema della tavola
rotonda, in cui «ai nostri ospiti faremo capire che i vecchi modelli
economici non funzionano più e noi siamo decisi a studiarne e
ralizzare di nuovi», ha detto Solinas, nel confermare che «il
presidente del Consiglio Gianfranco Ganau parteciperà ai lavori, sanno
presenti molti consiglieri regionali, ma nessuno della giunta
Pigliaru». I sardisti sono stati chiari: «No abbiamo invitato il
governatore e neanche gli assessori, perché chi fallisce non può
essere certo preso ad esempio».

Gentiloni mette al primo posto l'autonomia di palazzo Koch
Per Berlusconi controlli carenti. L'ex premier: «Sorpresine»
Scontro su Visco Renzi all'attacco di Serenella Mattera

L'unico criterio che Paolo Gentiloni seguirà nell'indicare il nome del
nuovo governatore sarà la «salvaguardia dell'autonomia» della Banca
d'Italia. Al terzo giorno di scontro politico-istituzionale, è con una
nota di Palazzo Chigi, diramata a metà mattinata, che il presidente
del Consiglio rompe il suo silenzio e prova a smorzare la miccia
innescata dal Pd. Ma la tensione su una eventuale riconferma di
Ignazio Visco a Palazzo Koch resta alle stelle. Silvio Berlusconi da
un lato denuncia la voglia del Pd di «occupare la poltrona»,
dall'altro attacca la vigilanza di Bankitalia vedendo omissioni nei
controlli. E Matteo Renzi, pur garantendo «appoggio totale» al premier
chiunque scelga, attacca ancora: «Non faccio nomi, la riconferma di
Visco non sarebbe una mia sconfitta. Ma sto dalla parte dei
risparmiatori e dei loro diritti, non del galateo istituzionale. Mi
aspetto che la commissione d'inchiesta sulle banche ci riservi sorpresine».

Gentiloni dovrebbe indicare a Mattarella il nome da lui
proposto alla guida di Bankitalia la prossima settimana. Ma prima
prova a svelenire il clima, confermando «piena fiducia» in Maria Elena
Boschi, che secondo alcune ricostruzioni non lo avrebbe informato per
tempo della mozione Pd per chiedere discontinuità alla guida
dell'istituto. Anche Renzi nega frizioni con il premier: «Tutto bene»,
dice a chi lo interpella a bordo del treno Dem, con cui in giornata fa
tappa in Abruzzo e Molise. In tv il leader Pd aggiunge: «Le nostre
telefonate sono costanti, tutti sapevano tutto: mi ha chiesto di
cambiare il testo e ho detto di sì».

Ma fa capire che sulla vigilanza
bancaria non intende mollare la presa. Anzi. «Continueremo a
discutere: vedremo in Consiglio dei ministri tra qualche giorno quale
decisione verrà presa», afferma il ministro Luca Lotti. Ma il «ring»
politico è già la commissione d'inchiesta sulle banche, che a novembre
dovrebbe audire Visco. Un campo minato che vede M5s, Fdi e anche
Zanetti, attaccare il presidente Pier Ferdinando Casini per aver
ricevuto informalmente il governatore. Il Pd, con Matteo Orfini,
chiede che l'audizione di Visco avvenga più in là, dopo aver acquisito
le carte sulle banche venete (primo oggetto d'indagine). Non per
timore di ripercussioni politiche sul voto siciliano, assicurano i
renziani. Ma perché l'intento è incalzare tutti gli auditi, Visco
incluso. «Non ho nessuno scheletro nell'armadio - assicura Renzi -
Banca Etruria andava avanti da anni...».

E ancora: «Non capisco questo
putiferio. Il principio che «chi ha sbagliato paghi» sulle banche non
può dividere il Pd: la sinistra sta con i risparmiatori, non con i
salotti buoni», replica ai tanti Dem, da Veltroni a Zanda, che hanno
espresso dissenso. Ma la tensione resta alta nel partito: Andrea
Orlando bolla la mozione del Pd come «inopportuna», il lettiano Marco
Meloni parla di «teppismo» dei vertici Dem. Ma la polemica politica
prosegue. Matteo Salvini chiede di accelerare l'audizione di Visco e
accusa Renzi di voler «nascondere la verità». «Renzi vuole rifarsi una
verginità fingendo la battaglia su Visco - attacca dal M5s Luigi Di
Maio - ma sappiamo bene che lui e la Boschi sono tra i principali
responsabili di questo disastro bancario». Il segretario Pd fa un
gioco «pericoloso» per il Paese, incalza l'ex premier Mario Monti.

E pure Angelino Alfano dice di voler «difendere l'indipendenza» di
Bankitalia anche se ritiene «esagerate alcune reazioni» contro Renzi.
Ma è l'ex Dem Pier Luigi Bersani ad entrare a gamba tesa su Renzi: «Si
vuole dare addosso alle guardie per lasciare tranquilli i ladri. Negli
Usa prima hanno messo in galera Madoff e poi si sono chiesti se la Sec
(autorità di vigilanza, ndr) avesse fatto il necessario». Renzi
ostenta tranquillità, schiera il suo Pd «tra la gente» e non nei
«salotti buoni» e schiera i suoi all'attacco, nella commissione
d'inchiesta. E la bufera è destinata a non placarsi, neanche dopo la
scelta sul governatore.

Ma molto dipende dal risultato del congresso cittadino che si apre domani
Nel frattempo le dimissioni del sindaco arrivano in consiglio comunale
Bruno tenta di ricucire. lo strappo con il Pd

di Gian Mario SiaswALGHEROIl congresso cittadino del Partito
democratico inizierà domani alle 10.30 nella sede di via Mazzini ed
entro le 18 restituirà le chiavi della segreteria a Mario Salis,
indicato da tutti come il solo uomo in circolazione capace di mettere
d'accordo le anime - molte, sempre più numerose, e litigiosissime -
del Pd algherese. In qualche modo, la conferma del segretario uscente,
che non più tardi di due settimane fa ha parlato di fallimento a
proposito della amministrazione Bruno, precisando anche che il Pd non
ha nemici e che il suo terreno di gioco è il centrosinistra, premia la
condotta del partito e del gruppo consiliare.

Trovatosi insolitamente
all'opposizione di una coalizione di destra-centro-sinistra in cui
avevano confluito Udc, "bruniani" o fuoriusciti del Pd che dir si
voglia, Sinistra civica, Upc e Idv, il Pd ha mantenuto la barra,
opponendosi sin qui all'attività della giunta e della maggioranza
consiliare. Già un anno e mezzo fa, in coincidenza con una delle tante
crisi tra Mario Bruno e Antonello Usai, si era sfiorata quella "pax
democratica" che oggi sembra a portata di mano. Secondo i racconti
frammentari di quelle trattative a spizzichi e bocconi, il Pd pretese
troppo: pretese addirittura, che Mario Bruno consegnasse lo scalpo dei
suoi fedelissimi, dall'assessore Gabriella Esposito al portavoce Guido
Zoagli. Quali siano le richieste che il Pd metterà sul tavolo non è
ancora certo.

Molto dipenderà da quel che accadrà domani. Per ora
dalla pace armata firmata per mano del capogruppo Mimmo Pirisi -
improvvisamente assurto al rango di leader politico grazie a un paio
di mosse con cui ha di fatto imposto, con la collaborazione di una
parte consistente del partito a livello regionale e provinciale, il
ritorno del Pd algherese nel centrosinistra - ci ha guadagnato di più
Mario Bruno. Concluderà il mandato, tornerà nel partito insieme ai
suoi sostenitori, potrà trattare in ben altre condizioni il suo
futuro, che si tratti di Cagliari, Roma, Bruxelles o un secondo
mandato a Porta Terra. Ma soprattutto, si appresta a varare una giunta
assai simile a quella precedente, con i ritorni di Marisa Castellini
ai Servizi sociali e Gabriella Esposito a Cultura e Turismo. Al Pd
andrà il vicesindaco e assessore dell'Urbanistica.

Ma non è questo il
prezzo che Bruno dovrà pagare per l'aiuto ricevuto alla vigilia del
congresso. Il Pd cittadino, per ora, attende. Da lunedì ci saranno due
settimane per trattare a tutti i livelli. Intanto la crisi approda in
consiglio comunale. Ieri gli inquilini di via Columbano hanno ricevuto
la convocazione per lunedì prossimo. In calendario c'è un solo punto.
«Discussione su situazione politica così come da relazione depositata
ai sensi del regolamento sul Funzionamento del consiglio comunale».
Formalità. Ancora.

Unione sarda

Rete ospedaliera al traguardo Risolti i nodi di Nuoro e Lanusei.
Martedì l'approvazione definitiva
della riforma in Aula Salvo il punto nascita alla Maddalena, accordo sul Mater Olbia

I bambini nasceranno ancora alla Maddalena, l'ospedale di Nuoro avrà
servizi di secondo livello, quello di Lanusei li avrà di primo e il
futuro del Mater Olbia ha la strada in discesa. Il poker viene
servito, in Consiglio regionale, alle battute finali sulla rete
ospedaliera. Il centrosinistra (grazie anche al contributo
dell'opposizione) trova l'accordo sulle questioni più spinose. Martedì
pomeriggio è prevista l'approvazione finale.
LE NOVITÀ Il San Francesco di Nuoro sarà “Presidio di primo livello
con servizi di secondo livello”. Nella struttura verranno attivati
servizi come neurochirurgia, pneumologia, chirurgia vascolare,
radioterapia oncologica, il centro di senologia e l'anatomia
patologica. Un altro risultato importante per il nuorese riguarda la
possibilità di realizzare gli interventi previsti dal Project
Financing, nonostante la cancellazione. Inoltre, le risorse
risparmiate saranno utilizzate per potenziare l'offerta sanitaria e
salvaguardare i posti di lavoro.

ZONA DISAGIATA Un accordo al rialzo anche per l'ospedale N.S. della
Mercede di Lanusei che potrà contare su servizi previsti solo nei
presìdi di primo livello. Un accordo che lascia comunque l'amaro in
bocca a Franco Sabatini (Pd): «Non sono pienamente soddisfatto - dice
- Lanusei avrebbe meritato il primo livello complessivo». Tra le varie
strutture, l'ospedale ogliastrino avrà reparti specifici anche per
cardiologia, neurologia, oncologia, pediatria, rete ictus e neurologia
riabilitativa.

PUNTO NASCITA Era iniziata con la cosiddetta “battaglia delle pance”,
portata avanti dalle mamme maddalenine che chiedevano che il punto
nascita rimanesse attivo. Alla fine, maggioranza e opposizione votano
compatti concedendo questa possibilità all'ospedale Paolo Merlo.
Dunque, i parti che non presentano criticità si faranno nell'isola,
dove comunque verrà attivato un servizio di sistema di trasporto
materno assistito e di emergenza per il neonato. «Un primo
importantissimo passo avanti», dice Pierfranco Zanchetta (Upc),
«dobbiamo proseguire nelle rivendicazioni per le aree insulari e
disagiate». Vota a favore anche l'esponente dei Riformatori, Michele
Cossa, col rammarico che la maggioranza «non ha voluto garantire la
dovuta sicurezza per i parti fisiologici, bocciando il nostro
emendamento che prevedeva di riconoscere il servizio della Maddalena
come reparto periferico di Olbia».

IL MATER Si risolve, con qualche malumore, anche il capitolo sulla
sanità privata e dunque sul Mater Olbia. Il Consiglio regionale ha
deciso di aumentare la percentuale di scambio di posti letto dalla
sanità pubblica a quella privata, con un emendamento presentato da
Oscar Cherchi (Pds). Un'operazione che deve essere fatta all'interno
dell'Area omogenea di riferimento. Una decisione che viene incontro al
nuovo piano della Qatar Foundation sull'offerta dei posti letto del
Mater Olbia. Dure le parole del capogruppo di Sdp, Luca Pizzuto:
«Hanno approvato l'emendamento senza certezze.

Mi preoccupa che si
vada verso la privatizzazione di alcune discipline come l'oncologia».
Il segretario dei Centristi, Federico Ibba, teme uno sbilanciamento
della qualità dalla sanità pubblica a favore di quella privata di
Olbia. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ricorda che
«rinviare le decisioni è un danno, non per la Gallura ma per tutta la
Sardegna». Soddisfatto il consigliere dem, Giuseppe Meloni, convinto
che sia «la base per la nascita di un polo sanitario d'eccellenza al
servizio di tutta la Sardegna».

POLEMICA Scontro in maggioranza sui centri di senologia, con l'attacco
di Anna Maria Busia (Cp): «Nei fatti è stata cancellata l'unità di
Cagliari, con la bocciatura della mia proposta per una chirurgia alla
mammella dedicata, esclusiva e trattata da specialisti senologi.
Invece sarà affidata a chirurghi generali a discrezione dell'atto
aziendale». Indirettamente su Facebook, arriva la risposta di Rossella
Pinna (Pd) che ha presentato l'emendamento per «istituire 3 breast
unit a Cagliari, Sassari e Nuoro. I centri si avvarranno in maniera
stabile e continuativa di una chirurgia specializzata e di
professionisti accreditati per la diagnosi, la terapia e la
riabilitazione, oltre alla prevenzione».
Matteo Sau

A Villagrande tre giorni di dibattiti su autonomia e cultura
Psd'Az e La Base in ritiro per preparare le Regionali

«Un punto di partenza per ragionare su un progetto politico
affidabile, un piano d'azione per uscire da una condizione non più
sostenibile». Christian Solinas racconta il senso di “La nostra
Sardegna”, tre giorni di dibattito (da oggi a domenica) all'Orlando
Resort di Villagrande Strisaili organizzato dal Partito sardo d'Azione
con La Base. Partecipano esponenti della politica sarda e nazionale,
esperti di diverse materie e ospiti delle principali formazioni
identitarie europee.

GLI OSPITI Nessuno della Giunta regionale: «Il suo progetto politico è
stato fallimentare e abbiamo scelto di non invitare alcun esponente»,
precisa Solinas. Oggi si inizia con un confronto interno al Psd'Az,
domattina una tavola rotonda con Solinas, il presidente della Base
Efisio Arbau, il segretario regionale del Pd Giuseppe Luigi Cucca, il
coordinatore di Forza Italia Ugo Cappellacci, l'europarlamentare del
Pd Renato Soru, Emilio Floris (FI), Paolo Maninchedda (Pds), il
segretario regionale dell'Udc Giorgio Oppi. Poi sarà affrontato da
diversi punti di vista il tema della “economia della cultura”. «La
cultura può essere il nostro petrolio - dice il segretario sardista -
nel senso che rappresenta il patrimonio immenso della Sardegna in
termini di identità, paesaggio ed ambiente».

Sempre sabato, continua Solinas, «avremo come ospite un testimonial di
eccezione di questo modello come Vittorio Sgarbi, sia per la sua
competenza in campo artistico e culturale che per la sua esperienza di
sindaco di un piccolo Comune cresciuto proprio grazie alla cultura».
Domenica, infine, «proporremo un forum internazionale con le
principali formazioni identitarie d'Europa: noi non siamo separatisti
ma crediamo in un'Europa diversa, fondata sull'autonomia e
l'integrazione dei popoli e delle Regioni».

PROGRAMMI «Abbiamo scelto l'Ogliastra come simbolo della “Nostra
Sardegna” - ha poi sottolineato il presidente della Base Efisio Arbau
- perché è il luogo dell'economia sostenibile, con una base solida
fondata sul settore agro-alimentare e rurale». Sul piano politico, ha
continuato Arbau, «non vogliamo sentirci prigionieri di vincoli
ideologici ma rivolgere ai sardi una proposta forte fondata sui
programmi».
Roberto Murgia

LANUSEI. Crolla il numero degli iscritti: compagni tentati dall'Mdp di Speranza
Circolo Pd ai minimi termini, incubo Articolo 1

L'anagrafe degli iscritti dice 33. Un crollo verticale rispetto al
2015, anno della diaspora, quando il circolo cittadino Pd poteva
contare su 130 iscritti e meno della metà rispetto allo scorso anno,
quando il segretario cittadino Cinzia Marongiu venne eletta da
settanta iscritti tesserati.
In questo quadro, il partito del sindaco Davide Burchi, ex segretario
provinciale, prova ad arginare la fuga a sinistra. Numerosi militanti
sembrano tentati da Articolo 1 Mdp, di cui oggi viene costituita la
costola ogliastrina.
A tenere a battesimo la sezione, nome caro ai compagni di un tempo, il
medico Antonio Palmas, responsabile per Oristano e provincia.
Sembrano pronti ad abbracciare Speranza l'ex sindaco Enrico Lai,
tessera Pd 2015 non rinnovata, Marino Puxeddu, ex segretario Cgil,
Toni Cama e altri.

Matteo Stochino, consigliere comunale eletto con Davide Burchi, guarda
con interesse al movimento ma predica prudenza: «Vedo che tanti amici
stanno aderendo. A prescindere dalle singole posizioni sulla politica
regionale e nazionale a Lanusei e in Ogliastra il vecchio gruppo Pd ha
determinato in questi anni le sorti della politica ogliastrina. Penso
che sia fondamentale non disperdere questo patrimonio di rapporti
umani». Enrico Lai oggi sarà in sala: «Non ritengo che il termine
sinistra sia vintage. Penso che Articolo 1 possa essere una soluzione.
Aspetto proposte su scuola, povertà e giovani, i temi dove al momento
non c'è una politica di sinistra. La parola d'ordine deve essere
benessere collettivo».

L'appuntamento è per oggi alle 17 in sala consiliare. Il giorno dopo
alle 17 il circolo cittadino è chiamato a nominare il nuovo
segretario: dovrà sostituire l'assessore Cinzia Marongiu.

I nuovi segretari Dem

Bruno Chillotti ed Emiliano Piroddi sono stati confermati segretari
dei circoli Pd rispettivamente di Perdasdefogu e Urzulei. Intanto oggi
c'è attesa soprattutto per l'elezione del segretario del circolo di
Tortolì. In sede ci saranno, fra gli altri, il candidato alla
segreteria provinciale Carlo Balloi, il consigliere regionale Franco
Sabatini, il sindaco di Baunei, Salvatore Corrias, e la componente
della commissione regionale per le Pari opportunità Annalisa Lai.
Appuntamento anche a Tertenia e Elini-Ilbono.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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