La
Nuova
Contro il
Cpr insorge un comitato di cittadini sostenuti da forze di destra No agli
algerini a Macomer «Sarà una bomba sociale»
di Silvia
Sanna
Non porterà lavoro e sarà una bomba
sociale in un territorio in ginocchio che supplica da tempo risposte concrete
per il rilancio economico. E male, molto male, ha fatto il sindaco ad accettare
un accordo simile «a sei mesi dalla scadenza del mandato», perché significa che
chi gli succederà dovrà suo malgrado fare i conti con una situazione
potenzialmente gravissima. Anche perché - ed è questo un altro dei punti
sottolineati - gli algerini non saranno detenuti nella struttura ma potranno
uscire per visite mediche e per andare in tribunale, con un alto
rischio di evasione.
I cittadini che hanno costituito il
Comitato contro l'apertura del Cpr (Centro permanente rimpatri) a Macomer
chiedono al sindaco Antonio Succu di fare retromarcia su quella che considerano
una decisione scellerata. Dietro i cittadini c'è la politica, in questo caso
rappresentata da movimenti e partiti di destra e centrodestra che sul tema
migranti-accoglienza hanno una posizione opposta rispetto a quella della giunta
di centrosinistra che governa la Regione: a sostenere il comitato
"spontaneo" ci sono Destra sociale Sardegna, Forza Italia Macomer,
Fratelli d'Italia, Movimento Cristiano forza popolare, Riformatori sardi e
Movimento Zona Franca.
La polemica. Va avanti da diverse
settimane, insieme alla richiesta di chiarimenti e alle proposte, come quella
di un referendum popolare. Il caos nel capoluogo del Marghine ha preso il via
quando ha iniziato a circolare la notizia che l'ex carcere di Macomer in
località Bonu Trau, dismesso dal 2014, potesse ospitare il Cpr, unico Centro
rimpatri in tutta la Sardegna. Lunedì, in un incontro a Cagliari sui flussi
migratori al quale era presente la funzionaria del ministero dell'Interno
Gerarda Pantalone, è arrivata la conferma.
Il Cpr si farà a Macomer e sarà
riservato ai soli algerini che sbarcano clandestinamente nell'isola, scegliendo
come approdo le coste del Sulcis. Chi tra loro non vuole o non ha diritto di
chiedere asilo politico e acquisire lo status di rifugiato, sarà accompagnato
al Cpr e rimandato in patria. La struttura – secondo i piani - dovrà ospitare
gli algerini per periodi molto brevi, necessari per disporre la procedura di
rimpatrio, ed evitare che in quel periodo possano circolare liberamente in
Sardegna o spostarsi sulla Penisola. Tutto falso, secondo il Comitato di
cittadini.
Le accuse. L'elenco è molto lungo.
Si parte dalla collocazione geografica: che senso ha aprire il Cpr in una
cittadina «che non ospita né porti né aeroporti?» Si va avanti con le promesse
di posti di lavoro: secondo il sindaco saranno 60-80, secondo il Comitato
saranno molti meno e in ogni caso «non sufficienti a giustificare la lesione
del diritto alla sicurezza di tutti, rischiando di creare una situazione
ingestibile in termine di ordine pubblico». Ancora: il vecchio carcere non è
adatto per ospitare gli algerini in attesa di rimpatrio «motivo per cui è stata
preannunciata dallo stesso primo cittadino la necessità di importanti lavori di
adeguamento, con costi stimati per più di 2,5 milioni di euro, uno sperpero di
denaro pubblico inaccettabile».
I pericoli. Il Comitato sottolinea le differenze tra i clandestini
algerini in attesa di espulsione e i vecchi detenuti islamici: «I terroristi
ospitati negli anni passati erano sorvegliati dalle guardie carcerarie, mentre
i migranti in attesa di espulsione sarebbero controllati da cooperative
composte da civili disarmati, che poco potrebbero fare in caso di sommossa
interna o tentativo di fuga». A proposito di fuga, il Comitato dice che «gli eventuali
ospiti della struttura si ritroverebbero in una condizione di semplice fermo
amministrativo e non di detenzione, con la conseguenza che potrebbero lasciare
il centro per visite sanitarie, incontri con i loro legali e trasferte verso i
tribunali, con il conseguente rischio di evasione e libera circolazione». Insomma, il Cpr non può aprire e
«noi abbiamo il diritto e soprattutto il dovere di difendere la nostra città
dall'arroganza di un'amministrazione comunale che impone le sue scelte a
scapito della la collettività».
Succu
difende la scelta: dietro le contestazioni razzismo o
strumentalizzazione
politica. Il sindaco: «Scorretto spaventare la gente»
di Paolo Maurizio SechiwMACOMERPrima
l'intero gruppo di opposizione in
consiglio comunale che contesta la
decisione dell'amministrazione di
aprire il Cpr, centro di permanenza
e rimpatrio nell'ex carcere e
propone di indire un referendum
consultivo per dare la possibilità ai
cittadini di pronunciarsi in merito
e ora la costituzione di un
Comitato contro l'apertura del Cpr
formato da cittadini e appoggiato
da forze politiche di centro destra.
Il sindaco Antonio Succu è
soddisfatto per le rassicurazioni
avute lunedì scorso a Cagliari dal
Capo del dipartimento
dell'immigrazione del Ministero degli Interni,
Gerarda Pantalone, sulla sicurezza
della struttura e soprattutto
dell'ordine pubblico e dei
cittadini: per questo si dichiara
amareggiato per le contestazioni che
definisce "scorrette" della
minoranza. «Stento a capire quello
che sta accadendo - dice Antonio
Succu - ora anche un comitato contro
una struttura carceraria, sicura
per la popolazione e tutto il
territorio e con una valenza strategica
regionale.
Solo perché accoglierà uomini di
colore? O si tratta di
razzismo oppure di semplice e banale
strumentalizzazione politica per
spaventare la gente. Non lo trovo
corretto». Il sindaco Antonio Succu
si sofferma inoltre sui benefici
economici che la città e il
territorio potrebbero avere con
l'apertura del Cpr nell'ex carcere
mandamentale. «Il Centro darà
lavoro, a regime e con l'indotto, a
circa 60 persone e forse anche 80
fra servizi di sicurezza, nel
settore alimentare, lavanderia,
pulizie, supporti amministrativi,
tecnologie, assistenza sanitaria,
educatori, assistenti sociali e
naturalmente trasporti.
Il percorso di ammodernamento della
struttura
durerà alcuni mesi e sarà un'altra
occasione di lavoro e di indotto
per la città oltre a ripristinare
una struttura importante che ora
versa in stato di abbandono. Inoltre
mi hanno assicurato che i
migranti irregolari resteranno nella
struttura solo per il periodo di
tempo necessario per la
predisposizione delle procedure di rimpatrio e
non potranno uscire per nessun
motivo dal centro. Inoltre - aggiunge
l'esponente del Partito dei Sardi -
sarà potenziata la presenza delle
forze dell'ordine in città e in
tutto il territorio. Sono convinto che
aver accettato la proposta del Ministero
degli Interni per il tramite
del presidente della Regione -
conclude Succu - sia un atto di
responsabilità utile non solo alla
città di Macomer e al territorio
del Marghine ma alla Sardegna
intera».
La
maggioranza soffre ma trova l'accordo sui punti critici. Martedì il
voto
finale Accolte le richieste su Nuoro, La Maddalena, il Mater Olbia e Lanusei
Passa la
riforma della rete Salvi tutti gli ospedali
di Umberto AimewCAGLIARISul filo di
lana è cambiato tutto o almeno
molto nella rete ospedaliera. Così
quello che sembrava impossibile
fino a due giorni fa, all'improvviso
s'è materializzato in Consiglio
regionale. Grazie al contributo di
almeno tre maggioranze ibride,
modulari, nate e disfatte, che si
sono alternate fra vittorie e
sconfitte, dentro un labirinto di
emendamenti. Ecco cronologia e
sintesi: una trentina di consiglieri
del centrosinistra - contrari
solo i quattro della sinistra Mpd,
più le astensioni di Campo
progressista - ha votato insieme al
blocco del centrodestra il via
libera ufficiale al Mater Olbia che
sarà.
Poco dopo, all'unanimità, in
52 hanno resuscitato il punto
nascita di La Maddalena: non chiuderà,
sarà potenziato, con il sostegno
continuo dell'ospedale pubblico della
Gallura e del prossimo elisoccorso.
Infine, in tarda mattinata e a
macchia di leopardo, sostenuto da
una larga e inaspettata maggioranza,
è passata anche la promozione sul
campo degli ospedali di Nuoro e
Lanusei. Il primo avrà sette super
specializzazioni, neurochirurgia,
cardiologia vascolare, rete ictus e
traumi fra le altre, elevate al
livello delle eccellenze di Cagliari
e Sassari. Mentre Lanusei, nei
fatti, non sarà solo una «base»
della Rete, ma il «nodo centrale»
dell'Ogliastra, con ad esempio
anestesia e centro traumi, uguali a
quelli degli ospedali più grandi di,
Oristano e San Gavino. Caos e sollievo.
Ognuno di questi quattro casi da
settimane era diventato un
problema per il centrosinistra, che
però nel concedersi poi mani e
piedi alla volontà dell'aula, ha
riattaccato cocci, recuperato
dovunque un bel po' di alleati,
alcuni necessari, altri ininfluenti, e
alla fine di slancio è schizzato
fuori dalle sabbie mobili. Anche se
ormai della proposta originaria
dell'assessorato alla sanità è rimasto
gran poco, qualcuno sostiene solo la
buccia. Fra qualche mese però
bisognerà vedere quante delle
correzioni dell'ultim'ora passeranno
indenni all'esame del ministero
della salute. Che da martedì prossimo
in poi (è il giorno in cui ci sarà
il voto finale in Consiglio)
riceverà sul tavolo la mappa della
Rete definitiva e duratura,
l'ultima risaliva a trent'anni fa,
dei 39 ospedali pubblici, privati,
più quello in embrione, il Mater
Olbia. Passerà, a Roma, l'ultima
versione, oppure sarà bocciata o
rimandata per eccesso di libertà,
fantasie e deroghe? Chissà. Mater
Olbia.
Sull'ospedale del Qatar s'è
consumato, in aula, un clamoroso
strappo fra Pd e Articolo1- Mdp. È
stato quando il partito di
maggioranza relativa ha deciso che
l'emendamento sul riassetto della
sanità privata, esistente e futura,
non sarebbe più potuto essere
rinviato. Ll' ha messo ai voti, per
evitare anche la sicura rivolta
compatta, a sinistra e a destra, dei
consiglieri regionali galluresi e di
quanto sostengono che il Mater è
un'occasione unica per la Sardegna e
quando aprirà «cambierà tutto in
meglio, dalla sanità alla ricerca».
È stato Luca Pizzuto, Mdp, a
intuire per primo che la richiesta
di rinvio nel frattempo era stata
già dichiarata irricevibile nel
segreto di chissà quale stanza. Ha
insistito: «Dobbiamo soprassedere,
non possiamo votare a favore o
contro un ospedale fantasma.
Chi sa con esattezza cosa voglia
fare e a
cominciare chissà da quando
l'accoppiata Qatar-Gemelli? Nessuno». Ma
quando si è acceso il tabellone, è
stato ricacciato indietro da una
valanga di sì. Tanto da commentare:
«Centrosinistra e centrodestra
finora se le sono date di santa
ragione su tutto, però sul Mater hanno
votato compatti e questo mi fa
sospettare che sia in atto una
privatizzazione tutt'altro che
sotterranea dell'oncologia e della
radioterapia (sono le specializzazioni
su cui punterà il Gemelli) in
Sardegna». A bloccare la
requisitoria non era bastata poco prima
neanche questa frase dell'assessore
Luigi Arru: «Abbiamo approvato
solo la cornice tecnica, quando ci
sarà il quadro spetterà all'aula
dire quali saranno le regole che il
Mater dovrà rispettare». Per ora
si sa solo che nella mappa regionale
il Gemelli avrà a disposizione
241 posti letto però in realtà
saranno 204 ma dovrà inaugurarli per
forza entro due o tre anni
altrimenti li perderà.
Quelli in più, 37, saranno
restituiti al Giovanni Paolo II di Olbia e a proposito di
scambi, d'ora in poi quelli fra
sanità pubblica e privata passeranno
dal 4 al 6 per cento.La Maddalena.
Sostenuto sempre con forza da
Pierfranco Zanchetta dell'Upc, il
punto nascita non chiuderà. Il
reparto di ostetricia sarà
potenziato, nonostante sia molto al di
sotto delle soglie imposte dal
ministero. Oltre alla certezza che al
Merlo i bambini potranno continuare
a nascere, sarà potenziato il
«percorso gravidanza», aumenteranno
le trasferte dell' equipe
chirurgiche in missione dal Giovanni
Paolo II.
Poi, in attesa dell'elisoccorso,
cresceranno gli standard di sicurezza nel
trasferimento della donna e del
bambino prima, in prossimità e dopo il
parto. In più riaprirà il reparto di
pediatria, tre posti letto, e
manterrà anche la camera iperbarica.
Poi - e sarebbe un miracolo - il
Merlo potrebbe ottenere persino una
deroga speciale dal ministero:
sarà sollecitata dalla Regione. A
leggere le prime carte, è comunque
un trionfo. Sarà la realtà a dire,
con la riforma a regime, se
Maddalena ha vinto dopo la rivolta
delle pance.Nuoro e Lanusei. Non ha
più senso la lunga disputa sul
secondo livello, chiesto a gran voce da
Emilio Usula dei Rossomori, e sul
primo, preteso per l'Ogliastra da
Franco Sabatini del Pd. Con
l'emendamento presentato dal capogruppo
Pietro Cocco, dem, e dai relatori di
maggioranza Raimondo Perra e Gigi
Ruggeri, i due ospedali passeranno
subito di grado seppure solo nei servizi.
La doppia promozione va spiegata
meglio: pur non potendo
ottenere il passaggio di categoria,
non avevano i requisti, al loro
interno avranno o nuove
specializzazioni o quelle esistenti saranno
potenziate fino a essere le stesse
degli ospedali di livello
superiore. In altre parole, Nuoro
sarà più che rinforzato e si
avvicinerà moltissimo alle
prestazioni assegnate a Cagliari e Sassari.
Diventerà, ed è ufficiale, il terzo
polo sanitario con i suoi reparti,
una quarantina, e in più
neurochirurgia, chirurgia vascolare, terapia
intensiva cardiologica, emodinamica
ad alta specializzazione,
radiologia interventistica e rete
ictus d'interesse regionale. Sono
servizi che finora avevano solo il
Brotzu a Cagliari e l'Azienda
universitaria di Sassari. Anche
Lanusei, oltre agli attuali reparti
tutti confermati, avrà il suo bonus
con anestesia, rianimazione,
terapia intensiva cardiologica e
centro traumi: sono quattro servizi
di categoria superiore. È pure
questa una vittoria? Per il
centrosinistra sì, no secondo
l'opposizione, che subito dopo il
giochetto delle maggioranze ibride
sono ritornati a pestarsi come
fabbri e riprenderanno a farlo da
martedì in poi.
Da domani
Psd'Az a congresso a Villagrande Strisaili
CAGLIARI Speranza di governo, o
meglio il saper governare bene in
futuro, anche se è «ancora troppo
presto» per i i sardisti infilarsi
nel labirinto delle elezioni
regionali, lo faranno nel 2019. È invece
molto meglio prepararsi per bene,
senza fretta, con una prima tre
giorni che non sarà un conclave: ci
saranno gli inviati degli altri
partiti e saranno diversi anche
quelli in arrivo dalla Catalogna, dai
Paesi Baschi e dalla Corsica. Il
tutto comincerà da domani a domenica
a Villagrande Strisaili, ed è lì che
il Psd'Az discuterà prima al suo
interno di alleanze, a cominciare
dalle Politiche dell'anno prossimo,
per poi aprirsi al mondo esterno.
«Vogliamo confrontarci con tutti,
per gettare le basi di un nuovo
programma in cui al centro del tavolo
non ci siano le solite formule
politiche e neanche quelle alchimie che
hanno rovinato la politica, ma
quattro o cinque idee forti che puntino
finalmente all'indipendenza
economica della Sardegna», ha detto il
segretario nazionale Christian
Solinas nel presentare l'evento.
L'invito stavolta è stato consegnato
ai soli partiti italiani, «con
gli indipendentisti - ha sottolineato
- ci confronteremo più avanti»,
perché «sabato mattina metteremo a
confronto i nostri progetti con
quelli di Forza Italia e del Pd, per
cominciare». Così a Villagrande
ci saranno i dem Giuseppe Luigi
Cucca, senatore e segretario
regionale, e Renato Soru,
europarlamentare, gli azzurri Ugo
Cappellacci, coordinatore di Fi, ed
Emilio Floris, senatore, poi
Giorgio Oppi dell'Udc, più Efisio
Arbau del movimento La Base, che già
è un alleato sicuro dei sardisti, e
Paolo Maninchedda, presidente del
Partito dei sardi.
«Idee di Sardegna», sarà il tema
della tavola
rotonda, in cui «ai nostri ospiti
faremo capire che i vecchi modelli
economici non funzionano più e noi
siamo decisi a studiarne e
ralizzare di nuovi», ha detto
Solinas, nel confermare che «il
presidente del Consiglio Gianfranco
Ganau parteciperà ai lavori, sanno
presenti molti consiglieri
regionali, ma nessuno della giunta
Pigliaru». I sardisti sono stati
chiari: «No abbiamo invitato il
governatore e neanche gli assessori,
perché chi fallisce non può
essere certo preso ad esempio».
Gentiloni
mette al primo posto l'autonomia di palazzo Koch
Per
Berlusconi controlli carenti. L'ex premier: «Sorpresine»
Scontro
su Visco Renzi all'attacco di Serenella Mattera
L'unico criterio che Paolo Gentiloni
seguirà nell'indicare il nome del
nuovo governatore sarà la
«salvaguardia dell'autonomia» della Banca
d'Italia. Al terzo giorno di scontro
politico-istituzionale, è con una
nota di Palazzo Chigi, diramata a
metà mattinata, che il presidente
del Consiglio rompe il suo silenzio
e prova a smorzare la miccia
innescata dal Pd. Ma la tensione su
una eventuale riconferma di
Ignazio Visco a Palazzo Koch resta
alle stelle. Silvio Berlusconi da
un lato denuncia la voglia del Pd di
«occupare la poltrona»,
dall'altro attacca la vigilanza di
Bankitalia vedendo omissioni nei
controlli. E Matteo Renzi, pur
garantendo «appoggio totale» al premier
chiunque scelga, attacca ancora:
«Non faccio nomi, la riconferma di
Visco non sarebbe una mia sconfitta.
Ma sto dalla parte dei
risparmiatori e dei loro diritti,
non del galateo istituzionale. Mi
aspetto che la commissione
d'inchiesta sulle banche ci riservi sorpresine».
Gentiloni dovrebbe indicare a
Mattarella il nome da lui
proposto alla guida di Bankitalia la
prossima settimana. Ma prima
prova a svelenire il clima,
confermando «piena fiducia» in Maria Elena
Boschi, che secondo alcune
ricostruzioni non lo avrebbe informato per
tempo della mozione Pd per chiedere
discontinuità alla guida
dell'istituto. Anche Renzi nega
frizioni con il premier: «Tutto bene»,
dice a chi lo interpella a bordo del
treno Dem, con cui in giornata fa
tappa in Abruzzo e Molise. In tv il
leader Pd aggiunge: «Le nostre
telefonate sono costanti, tutti
sapevano tutto: mi ha chiesto di
cambiare il testo e ho detto di sì».
Ma fa capire che sulla vigilanza
bancaria non intende mollare la
presa. Anzi. «Continueremo a
discutere: vedremo in Consiglio dei
ministri tra qualche giorno quale
decisione verrà presa», afferma il
ministro Luca Lotti. Ma il «ring»
politico è già la commissione
d'inchiesta sulle banche, che a novembre
dovrebbe audire Visco. Un campo
minato che vede M5s, Fdi e anche
Zanetti, attaccare il presidente
Pier Ferdinando Casini per aver
ricevuto informalmente il
governatore. Il Pd, con Matteo Orfini,
chiede che l'audizione di Visco
avvenga più in là, dopo aver acquisito
le carte sulle banche venete (primo
oggetto d'indagine). Non per
timore di ripercussioni politiche
sul voto siciliano, assicurano i
renziani. Ma perché l'intento è
incalzare tutti gli auditi, Visco
incluso. «Non ho nessuno scheletro
nell'armadio - assicura Renzi -
Banca Etruria andava avanti da
anni...».
E ancora: «Non capisco questo
putiferio. Il principio che «chi ha
sbagliato paghi» sulle banche non
può dividere il Pd: la sinistra sta
con i risparmiatori, non con i
salotti buoni», replica ai tanti
Dem, da Veltroni a Zanda, che hanno
espresso dissenso. Ma la tensione
resta alta nel partito: Andrea
Orlando bolla la mozione del Pd come
«inopportuna», il lettiano Marco
Meloni parla di «teppismo» dei
vertici Dem. Ma la polemica politica
prosegue. Matteo Salvini chiede di
accelerare l'audizione di Visco e
accusa Renzi di voler «nascondere la
verità». «Renzi vuole rifarsi una
verginità fingendo la battaglia su
Visco - attacca dal M5s Luigi Di
Maio - ma sappiamo bene che lui e la
Boschi sono tra i principali
responsabili di questo disastro
bancario». Il segretario Pd fa un
gioco «pericoloso» per il Paese,
incalza l'ex premier Mario Monti.
E pure Angelino Alfano dice di voler
«difendere l'indipendenza» di
Bankitalia anche se ritiene
«esagerate alcune reazioni» contro Renzi.
Ma è l'ex Dem Pier Luigi Bersani ad
entrare a gamba tesa su Renzi: «Si
vuole dare addosso alle guardie per
lasciare tranquilli i ladri. Negli
Usa prima hanno messo in galera
Madoff e poi si sono chiesti se la Sec
(autorità di vigilanza, ndr) avesse
fatto il necessario». Renzi
ostenta tranquillità, schiera il suo
Pd «tra la gente» e non nei
«salotti buoni» e schiera i suoi
all'attacco, nella commissione
d'inchiesta. E la bufera è destinata
a non placarsi, neanche dopo la
scelta sul governatore.
Ma molto
dipende dal risultato del congresso cittadino che si apre domani
Nel
frattempo le dimissioni del sindaco arrivano in consiglio comunale
Bruno
tenta di ricucire. lo strappo con il Pd
di Gian Mario SiaswALGHEROIl
congresso cittadino del Partito
democratico inizierà domani alle
10.30 nella sede di via Mazzini ed
entro le 18 restituirà le chiavi
della segreteria a Mario Salis,
indicato da tutti come il solo uomo
in circolazione capace di mettere
d'accordo le anime - molte, sempre
più numerose, e litigiosissime -
del Pd algherese. In qualche modo,
la conferma del segretario uscente,
che non più tardi di due settimane
fa ha parlato di fallimento a
proposito della amministrazione
Bruno, precisando anche che il Pd non
ha nemici e che il suo terreno di
gioco è il centrosinistra, premia la
condotta del partito e del gruppo
consiliare.
Trovatosi insolitamente
all'opposizione di una coalizione di
destra-centro-sinistra in cui
avevano confluito Udc, "bruniani"
o fuoriusciti del Pd che dir si
voglia, Sinistra civica, Upc e Idv,
il Pd ha mantenuto la barra,
opponendosi sin qui all'attività
della giunta e della maggioranza
consiliare. Già un anno e mezzo fa,
in coincidenza con una delle tante
crisi tra Mario Bruno e Antonello
Usai, si era sfiorata quella "pax
democratica" che oggi sembra a
portata di mano. Secondo i racconti
frammentari di quelle trattative a
spizzichi e bocconi, il Pd pretese
troppo: pretese addirittura, che
Mario Bruno consegnasse lo scalpo dei
suoi fedelissimi, dall'assessore
Gabriella Esposito al portavoce Guido
Zoagli. Quali siano le richieste che
il Pd metterà sul tavolo non è
ancora certo.
Molto dipenderà da quel che accadrà
domani. Per ora
dalla pace armata firmata per mano
del capogruppo Mimmo Pirisi -
improvvisamente assurto al rango di
leader politico grazie a un paio
di mosse con cui ha di fatto
imposto, con la collaborazione di una
parte consistente del partito a
livello regionale e provinciale, il
ritorno del Pd algherese nel centrosinistra
- ci ha guadagnato di più
Mario Bruno. Concluderà il mandato,
tornerà nel partito insieme ai
suoi sostenitori, potrà trattare in
ben altre condizioni il suo
futuro, che si tratti di Cagliari,
Roma, Bruxelles o un secondo
mandato a Porta Terra. Ma
soprattutto, si appresta a varare una giunta
assai simile a quella precedente,
con i ritorni di Marisa Castellini
ai Servizi sociali e Gabriella
Esposito a Cultura e Turismo. Al Pd
andrà il vicesindaco e assessore
dell'Urbanistica.
Ma non è questo il
prezzo che Bruno dovrà pagare per
l'aiuto ricevuto alla vigilia del
congresso. Il Pd cittadino, per ora,
attende. Da lunedì ci saranno due
settimane per trattare a tutti i
livelli. Intanto la crisi approda in
consiglio comunale. Ieri gli
inquilini di via Columbano hanno ricevuto
la convocazione per lunedì prossimo.
In calendario c'è un solo punto.
«Discussione su situazione politica
così come da relazione depositata
ai sensi del regolamento sul
Funzionamento del consiglio comunale».
Formalità. Ancora.
Unione
sarda
Rete
ospedaliera al traguardo Risolti i nodi di Nuoro e Lanusei.
Martedì
l'approvazione definitiva
della
riforma in Aula Salvo il punto nascita alla Maddalena, accordo sul Mater Olbia
I bambini nasceranno ancora alla
Maddalena, l'ospedale di Nuoro avrà
servizi di secondo livello, quello
di Lanusei li avrà di primo e il
futuro del Mater Olbia ha la strada
in discesa. Il poker viene
servito, in Consiglio regionale,
alle battute finali sulla rete
ospedaliera. Il centrosinistra
(grazie anche al contributo
dell'opposizione) trova l'accordo
sulle questioni più spinose. Martedì
pomeriggio è prevista l'approvazione
finale.
LE NOVITÀ Il San Francesco di Nuoro
sarà “Presidio di primo livello
con servizi di secondo livello”.
Nella struttura verranno attivati
servizi come neurochirurgia,
pneumologia, chirurgia vascolare,
radioterapia oncologica, il centro
di senologia e l'anatomia
patologica. Un altro risultato
importante per il nuorese riguarda la
possibilità di realizzare gli
interventi previsti dal Project
Financing, nonostante la
cancellazione. Inoltre, le risorse
risparmiate saranno utilizzate per
potenziare l'offerta sanitaria e
salvaguardare i posti di lavoro.
ZONA DISAGIATA Un accordo al rialzo
anche per l'ospedale N.S. della
Mercede di Lanusei che potrà contare
su servizi previsti solo nei
presìdi di primo livello. Un accordo
che lascia comunque l'amaro in
bocca a Franco Sabatini (Pd): «Non
sono pienamente soddisfatto - dice
- Lanusei avrebbe meritato il primo
livello complessivo». Tra le varie
strutture, l'ospedale ogliastrino
avrà reparti specifici anche per
cardiologia, neurologia, oncologia,
pediatria, rete ictus e neurologia
riabilitativa.
PUNTO NASCITA Era iniziata con la
cosiddetta “battaglia delle pance”,
portata avanti dalle mamme
maddalenine che chiedevano che il punto
nascita rimanesse attivo. Alla fine,
maggioranza e opposizione votano
compatti concedendo questa
possibilità all'ospedale Paolo Merlo.
Dunque, i parti che non presentano
criticità si faranno nell'isola,
dove comunque verrà attivato un
servizio di sistema di trasporto
materno assistito e di emergenza per
il neonato. «Un primo
importantissimo passo avanti», dice
Pierfranco Zanchetta (Upc),
«dobbiamo proseguire nelle
rivendicazioni per le aree insulari e
disagiate». Vota a favore anche
l'esponente dei Riformatori, Michele
Cossa, col rammarico che la
maggioranza «non ha voluto garantire la
dovuta sicurezza per i parti
fisiologici, bocciando il nostro
emendamento che prevedeva di
riconoscere il servizio della Maddalena
come reparto periferico di Olbia».
IL MATER Si risolve, con qualche
malumore, anche il capitolo sulla
sanità privata e dunque sul Mater
Olbia. Il Consiglio regionale ha
deciso di aumentare la percentuale
di scambio di posti letto dalla
sanità pubblica a quella privata,
con un emendamento presentato da
Oscar Cherchi (Pds). Un'operazione
che deve essere fatta all'interno
dell'Area omogenea di riferimento.
Una decisione che viene incontro al
nuovo piano della Qatar Foundation
sull'offerta dei posti letto del
Mater Olbia. Dure le parole del
capogruppo di Sdp, Luca Pizzuto:
«Hanno approvato l'emendamento senza
certezze.
Mi preoccupa che si
vada verso la privatizzazione di
alcune discipline come l'oncologia».
Il segretario dei Centristi,
Federico Ibba, teme uno sbilanciamento
della qualità dalla sanità pubblica
a favore di quella privata di
Olbia. Il capogruppo di Forza
Italia, Pietro Pittalis, ricorda che
«rinviare le decisioni è un danno,
non per la Gallura ma per tutta la
Sardegna». Soddisfatto il
consigliere dem, Giuseppe Meloni, convinto
che sia «la base per la nascita di
un polo sanitario d'eccellenza al
servizio di tutta la Sardegna».
POLEMICA Scontro in maggioranza sui
centri di senologia, con l'attacco
di Anna Maria Busia (Cp): «Nei fatti
è stata cancellata l'unità di
Cagliari, con la bocciatura della
mia proposta per una chirurgia alla
mammella dedicata, esclusiva e
trattata da specialisti senologi.
Invece sarà affidata a chirurghi
generali a discrezione dell'atto
aziendale». Indirettamente su
Facebook, arriva la risposta di Rossella
Pinna (Pd) che ha presentato
l'emendamento per «istituire 3 breast
unit a Cagliari, Sassari e Nuoro. I
centri si avvarranno in maniera
stabile e continuativa di una
chirurgia specializzata e di
professionisti accreditati per la
diagnosi, la terapia e la
riabilitazione, oltre alla
prevenzione».
Matteo Sau
A
Villagrande tre giorni di dibattiti su autonomia e cultura
Psd'Az e
La Base in ritiro per preparare le Regionali
«Un punto di partenza per ragionare
su un progetto politico
affidabile, un piano d'azione per
uscire da una condizione non più
sostenibile». Christian Solinas
racconta il senso di “La nostra
Sardegna”, tre giorni di dibattito
(da oggi a domenica) all'Orlando
Resort di Villagrande Strisaili
organizzato dal Partito sardo d'Azione
con La Base. Partecipano esponenti
della politica sarda e nazionale,
esperti di diverse materie e ospiti
delle principali formazioni
identitarie europee.
GLI OSPITI Nessuno della Giunta
regionale: «Il suo progetto politico è
stato fallimentare e abbiamo scelto
di non invitare alcun esponente»,
precisa Solinas. Oggi si inizia con
un confronto interno al Psd'Az,
domattina una tavola rotonda con
Solinas, il presidente della Base
Efisio Arbau, il segretario
regionale del Pd Giuseppe Luigi Cucca, il
coordinatore di Forza Italia Ugo
Cappellacci, l'europarlamentare del
Pd Renato Soru, Emilio Floris (FI),
Paolo Maninchedda (Pds), il
segretario regionale dell'Udc
Giorgio Oppi. Poi sarà affrontato da
diversi punti di vista il tema della
“economia della cultura”. «La
cultura può essere il nostro
petrolio - dice il segretario sardista -
nel senso che rappresenta il
patrimonio immenso della Sardegna in
termini di identità, paesaggio ed
ambiente».
Sempre sabato, continua Solinas,
«avremo come ospite un testimonial di
eccezione di questo modello come
Vittorio Sgarbi, sia per la sua
competenza in campo artistico e
culturale che per la sua esperienza di
sindaco di un piccolo Comune
cresciuto proprio grazie alla cultura».
Domenica, infine, «proporremo un
forum internazionale con le
principali formazioni identitarie
d'Europa: noi non siamo separatisti
ma crediamo in un'Europa diversa,
fondata sull'autonomia e
l'integrazione dei popoli e delle
Regioni».
PROGRAMMI «Abbiamo scelto
l'Ogliastra come simbolo della “Nostra
Sardegna” - ha poi sottolineato il
presidente della Base Efisio Arbau
- perché è il luogo dell'economia
sostenibile, con una base solida
fondata sul settore agro-alimentare
e rurale». Sul piano politico, ha
continuato Arbau, «non vogliamo
sentirci prigionieri di vincoli
ideologici ma rivolgere ai sardi una
proposta forte fondata sui
programmi».
Roberto Murgia
LANUSEI.
Crolla il numero degli iscritti: compagni tentati dall'Mdp di Speranza
Circolo
Pd ai minimi termini, incubo Articolo 1
L'anagrafe degli iscritti dice 33.
Un crollo verticale rispetto al
2015, anno della diaspora, quando il
circolo cittadino Pd poteva
contare su 130 iscritti e meno della
metà rispetto allo scorso anno,
quando il segretario cittadino
Cinzia Marongiu venne eletta da
settanta iscritti tesserati.
In questo quadro, il partito del
sindaco Davide Burchi, ex segretario
provinciale, prova ad arginare la
fuga a sinistra. Numerosi militanti
sembrano tentati da Articolo 1 Mdp,
di cui oggi viene costituita la
costola ogliastrina.
A tenere a battesimo la sezione,
nome caro ai compagni di un tempo, il
medico Antonio Palmas, responsabile
per Oristano e provincia.
Sembrano pronti ad abbracciare
Speranza l'ex sindaco Enrico Lai,
tessera Pd 2015 non rinnovata,
Marino Puxeddu, ex segretario Cgil,
Toni Cama e altri.
Matteo Stochino, consigliere
comunale eletto con Davide Burchi, guarda
con interesse al movimento ma
predica prudenza: «Vedo che tanti amici
stanno aderendo. A prescindere dalle
singole posizioni sulla politica
regionale e nazionale a Lanusei e in
Ogliastra il vecchio gruppo Pd ha
determinato in questi anni le sorti
della politica ogliastrina. Penso
che sia fondamentale non disperdere
questo patrimonio di rapporti
umani». Enrico Lai oggi sarà in
sala: «Non ritengo che il termine
sinistra sia vintage. Penso che
Articolo 1 possa essere una soluzione.
Aspetto proposte su scuola, povertà
e giovani, i temi dove al momento
non c'è una politica di sinistra. La
parola d'ordine deve essere
benessere collettivo».
L'appuntamento è per oggi alle 17 in
sala consiliare. Il giorno dopo
alle 17 il circolo cittadino è
chiamato a nominare il nuovo
segretario: dovrà sostituire
l'assessore Cinzia Marongiu.
I nuovi
segretari Dem
Bruno Chillotti ed Emiliano Piroddi
sono stati confermati segretari
dei circoli Pd rispettivamente di
Perdasdefogu e Urzulei. Intanto oggi
c'è attesa soprattutto per
l'elezione del segretario del circolo di
Tortolì. In sede ci saranno, fra gli
altri, il candidato alla
segreteria provinciale Carlo Balloi,
il consigliere regionale Franco
Sabatini, il sindaco di Baunei,
Salvatore Corrias, e la componente
della commissione regionale per le
Pari opportunità Annalisa Lai.
Appuntamento anche a Tertenia e
Elini-Ilbono.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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