Negli ultimi anni, in Sardegna, è andato sviluppandosi un
forte movimento culturale e identitario, che ha portato alcuni studiosi o
presunti tali ad improvvisarsi come guide turistiche, e soprattutto a diffondere
tra la gente delle falsità che hanno quasi del ridicolo. Purtroppo, forse per
una scarsità di programma nelle scuole riguardante la storia sarda, forse
perché tali ipotesi affascinano il volgo, queste falsità hanno trovato terreno
fertile e spesso vengono ritrovate negli esempi più comuni. Partiamo esaminando la necropoli di Tuvixeddu, una necropoli
punico-romana (tralasciando il fatto che da alcuni pseudo studiosi è stata
attribuita ai fantomatici Shardana, sui quali si potrebbero scrivere pagine, ma
che sicuramente non hanno nulla a che fare con questo luogo. A riguardo di
queste tesi vi invito a vedere le esaurienti risposte del Dottor Stigliz).
Allo
stato attuale delle ricerche, le sepolture più antiche non andrebbero oltre il
VI secolo a. C., di conseguenza non hanno nulla a che fare con i Fenici. Ricordiamo infatti che per quanto i Punici siano ugualmente di origine Fenicia,
hanno sviluppato una loro cultura e loro peculiarità nelle sepolture, infatti, abbiamo una netta prevalenza d'inumazioni, mentre i Fenici usavano
prevalentemente l’incinerazione secondaria.
Sempre a riguardo della necropoli spesso e volentieri si è
parlato dell’unicità delle decorazioni presenti nelle tombe, unicità che
secondo questi “studiosi” non sarebbe presente in nessuna parte del
mediterraneo. Peccato, però, che si dimentichino di un paio di necropoli presenti
nel Capo Bon della Tunisia nelle quali vi sono le medesime decorazioni. Tal elemento a livello archeologico è importantissimo, perché indica che la popolazione
arrivata in quel periodo è originaria di quella zona.
Ignorando le altre diecimila elucubrazioni mentali presenti,
non basterebbe un semplice articolo per poterle trascrivere e confutare tutte,
ci terrei comunque a segnalarne alcune altre che ultimamente hanno attirato
l’attenzione dell’opinione pubblica: l’elefante dell’omonima torre che sarebbe
un Mammoth, si un Mammoth!
Chi ha scritto ciò, ha dimenticato alcune cose
fondamentali, tra cui il fatto che questa torre come la gemella, è stata
progettata in un periodo in cui questi animali erano oramai scomparsi dal
pianeta e che l’intenzione del progettista era quella di simboleggiare
l’invincibilità. Per questa ragione ad ognuna delle tre torri venne associato
uno tra i più forti animali in natura allora conosciuti: elefante, leone,
aquila.
L’altra bufala che vorrei segnalarvi riguarda Santa Igia, la
famosa capitale del Giudicato di Cagliari, ultimamente infatti girano una serie
di articoli nei quali si descrive nei dettagli la capitale giudicale. Peccato,
tuttavia, che dalle fonti non esistano descrizioni precise, che dicano come
fosse la città. Per chiudere questo breve intervento vorrei dire due cose a
riguardo del presunto complotto degli archeologi per tener nascosta la storia
sarda.
Il lavoro nell'archeologia è un lavoro ingrato, pieno di
brutti colpi, precariato e con poche soddisfazioni, in un paese dove la figura
professionale non è nemmeno riconosciuta; come si può davvero pensare che se ci
fosse stata davvero una simile scoperta non sarebbe stata resa pubblica? La
vita non è un film di indiana Jones nel quale l’archeologo deve proteggere il
mondo, l’archeologo studia (se non si va fuori corso ci vogliono minimo sette
anni di studio e sacrificio), impara a usare le fonti in modo da poter svolgere
una corretta indagine ed evitare di confondere dei segni d’aratro con la
scrittura.
Tutto ciò per dire che esistono dei professionisti nella
cultura, ed è sempre meglio fidarsi di un professionista che di qualcuno
“improvvisato”
Riccarco Cossu
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