Ho appena scoperto che in Gemania e in Norvegia il rapporto
educatori-bambini negli asili nido è 1:3. In Italia quasi sempre è 1:8, o
nel caso dei più piccini 1:6. Eppure quando a volte le educatrici
protestano per avere un rapporto più basso - come è capitato a Foligno -
solitamente il commento dei cittadini (e anche di molti amministratori
comunali) è di questo tenore: 'non hanno voglia di lavorare', oppure 'hanno
paura di prendersi le loro responsabilità', o peggio ancora 'ecco i soliti
privilegiati del pubblico impiego italiano, non rompessero le scatole'.
E' così che abbiamo schiantato il nostro paese. Mio figlio -
e tutti i vostri figli - hanno avuto un servizio peggiore rispetto ad un
bambino tedesco o norvegese anche perché non siamo stati capaci di sostenere e
comprendere le ragioni di chi questi servizi li tiene in piedi ogni giorno.
Anche perché non ci siamo mai occupati di valorizzare e migliorare la qualità
di quel lavoro.
Per il senso comune era tutto solo spreco, privilegio, insostenibile eredità di un passato che non c'è più. Vi ricordate le campagne a tambur battente contro le famose 18 ore degli insegnanti, solo per fare un esempio? Accecati dal qualunquismo liberista ci siamo fatti tagliare il ramo su cui eravamo seduti. E ora quelli che potevano essere uccelli sono diventati polli, da crescere - è ovvio - tassativamente nelle classi pollaio.
Di
Elisabetta Piccolotti.
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