Unione
Sarda
CAGLIARI
- MALUMORI. Vento di crisi in Comune I sardisti chiedono di essere coinvolti e
il Pd vuole una verifica Rossomori: «Scuola allo sbando, Marcialis vada via»
Mentre il nome di Massimo Zedda
circola per le Politiche e per le Regionali, il sindaco viene riportato coi
piedi per terra dagli alleati in Comune. Nel 2016 ha vinto al primo turno
grazie al sostegno di una coalizione che in queste ore è scossa da vari mal di
pancia.
VOGLIA DI RIMPASTO Appena superati i
cinquecento giorni dalla formazione della Giunta crescono le tensioni tra i
partiti che lo hanno sostenuto alle elezioni. Il Pd chiede una verifica sul
programma e rivendica spazio in Giunta, il Psd'Az chiede di essere coinvolto nella
programmazione e critica la gestione delle Politiche sociali del proprio
assessore Nando Secchi e ora intervengono i Rossomori per chiedere di togliere
la delega alla Pubblica istruzione a Yuri Marcialis.
I sardisti hanno fatto saltare il
banco in Consiglio comunale lasciando l'Aula e facendo mancare il sostegno a
Zedda e il numero legale in Aula. Il Partito democratico ha chiesto una
verifica al sindaco sul rispetto del programma, lamentandosi anche per l'assenza
in Giunta di esponenti della corrente che ha vinto il congresso. Ora sono i
Rossomori a chiedere la testa di un assessore.
ROSSOMORI ALL'ATTACCO Il capogruppo
Filippo Petrucci ricorda che nella scorsa consiliatura la Giunta di Zedda ha lavorato
bene sul fronte della scuola, ma sostiene che l'attuale gestione dell'esponente
di Mdp sia fallimentare. «Le nostre politiche scolastiche hanno avuto un cambio
radicale in peggio: non c'è attenzione ai bisogni della scuola, c'è una scarsa
considerazione dei suoi problemi, nonché una mancanza di relazioni tra
dirigenti scolastici e assessorato all'istruzione - attacca Petrucci, che nel
2011 ebbe un ruolo determinante nello svolgimento delle Primarie che spianarono
la strada al successo di Massimo Zedda - sinceramente, da un assessore che si
dice di sinistra, un atteggiamento di tale disinteresse non è accettabile. La
sua assenza è palpabile, pressoché nulli i suoi interventi, nessuna presenza
nelle scuole per affrontare insieme a dirigenti e corpo docente i piccoli e
grandi problemi di ogni giorno».
Petrucci chiede al sindaco di
riprendersi la delega perché «è palese che Marcialis non abbia interesse alla
scuola, prenda lui l'iniziativa e si attivi affinché il Comune ricominci a
occuparsi seriamente della scuola pubblica». Anche il coordinatore della Città
metropolitana Marco Murgia propone di cambiare passo «prima di tutto avviando
un rapporto umano e personale che l'attuale assessore non ha mai avuto, andando
nelle scuole e confrontandosi coi dirigenti scolastici». Quando Marcialis è
stato chiamato nella Giunta era nel Pd, poi è passato a Mdp che ora sta
guadagnando spazio in Consiglio con Marco Benucci (Pd) e Andrea Dettori
(Progressisti sardi) che hanno partecipato alla prima assemblea provinciale.
SARDISTI SULL'AVENTINO Ad alimentare
la tensione a Palazzo Bacaredda ci hanno pensato anche i sardisti che coi loro
cinque consiglieri chiedono al sindaco di essere tenuti in considerazione.
«Vogliamo partecipare alla programmazione per incidere concretamente sulla città»,
spiega la capogruppo Psd'Az Monia Matta, «l'incremento di domande per il
reddito di inclusione sociale è aumentato, la città vive una crisi profonda e
bisogna intervenire con urgenza». Grande attenzione alle Politiche sociali da
parte della capogruppo, che di fatto scarica l'assessore Nando Secchi, uno dei
due sardisti in Giunta (l'altro è il segretario cittadino Gianni Chessa ai
Lavori pubblici).
Dopo lo strappo dei Quattro mori si
rincorrono le voci, tra nomi da proporre e divisioni interne. «Non ci interessa
il gossip, è un modo di fare politica che non ci appartiene - conclude Monia
Matta - vogliamo che il sindaco si accorga in che situazione si trovano i cagliaritani.
Per la città si sta facendo tanto, ma non serve comprarti un abito di Armani se
non hai soldi per le scarpe e non puoi uscire di casa».
Marcello Zasso
Salvini
«Autonomisti, venite con noi»
Il leader
del Carroccio ieri alla Fiera di Cagliari per illustrare la
linea del
centrodestra L'idea di Salvini: riunire i movimenti sotto una sola bandiera
«Raduniamo i sardi e diventiamo il
primo movimento politico
nell'Isola». Bisogna partire dalla
fine della visita di Matteo Salvini
a Cagliari per avere chiaro il
progetto politico del leader della
Lega. Ieri sera, davanti a oltre
mille persone riunite alla Fiera, è
«iniziata una storia nuova», che
potrebbe avere, almeno nell'idea di
Salvini, come protagoniste le forze
sarde: «Mi piacerebbe riunire
tutti i partiti e i movimenti
autonomisti che hanno una tradizione
molto forte», spiega il leader della
Lega, «in Sardegna c'è una forte
cultura e una bandiera che spesso si
è divisa tra destra e sinistra o
rivalità e gelosie».
IL PROGETTO La Lega quindi ha un
progetto preciso per fare breccia in
Sardegna e si fonda su
quell'autonomia «tradita da troppi anni».
L'ambizione è riuscire a radunare
tutti facendo in modo che la Lega
sia «parte di un movimento in grado
di coinvolgere tutti i sardi che
non vogliono più dipendere da Roma e
da Bruxelles».
Salvini mette in conto il ruolo di
comprimario e lancia l'offerta
«senza voler primeggiare»,
sottolinea, «arriviamo qui col massimo
rispetto e umiltà ma se gli
autonomisti si dividono non vanno da
nessuna parte». Poco importa se la
matrice politica tra le forze è
diversa: «L'autonomia non è di
destra o di sinistra. Una cosa è certa,
però, sarà parte fondante del
programma di centrodestra».
LA VISITA Salvini ripete più volte
di «sentirsi a casa», si concede al
pubblico senza lesinare strette di
mano e fotografie. In sala, tra le
numerose persone, ci sono i
movimenti a sostegno della zona franca,
gli anti Equientrate e i due
esponenti di Forza Italia, il senatore
Emilio Floris e il consigliere
regionale Stefano Tunis.
«POCHE PROMESSE» La Lega cerca i
voti in Sardegna con il primo
obiettivo di mandare a casa il
centrosinistra. La ricetta giusta è
«fare poche promesse ma quelle poche
mantenerle», dice Salvini, che in
tre quarti d'ora di intervento
elenca tutte le priorità del suo
governo ideale.
Innanzitutto gli alleati, perché il
centrodestra «deve guardare avanti
senza i riciclati e deve avere il
suo perno nella Lega». Poi ci sono i
macro temi che si riassumono in «più
lavoro, meno tasse e meno
immigrazione clandestina».
LO SCENARIO Partendo dalla
condizione della Sardegna, Salvini riprende
il concetto di autonomia tradita:
«Non è possibile che i sardi
spendano tanto per traghetti e
aerei, non si possono avere gli
ospedali chiusi e strade in
condizioni disastrate».
E sulle politiche di accoglienza, il
leader della Lega pensa al futuro
assicurando che «il mio governo avrà
il dovere di accogliere chi
scappa dalla guerra, ma allo stesso
tempo avrà il dovere di rimandare
a casa chi la guerra la porta in
Italia».
PROPOSTE Che con Roma e Bruxelles
non ci sia un rapporto idilliaco non
è una novità. Per quanto riguarda
l'istruzione, Salvini è convinto che
la Buona scuola approvata dal
governo Renzi debba essere cancellata:
«Concorsi e graduatorie - spiega -
devono essere su base regionale».
Seconda cosa riguarda la richiesta
all'Unione europea di «cambiare le
regole di tassazione», dice Salvini,
«altrimenti è meglio da soli».
LE DONNE Vista la concomitanza della
visita a Cagliari con la giornata
mondiale contro la violenza sulle
donne, Salvini si sofferma su questo
argomento senza risparmiare bordate.
«La tutela non si fa con i
convegni o tramutando al femminile
tutti i sostantivi, come vorrebbe
la presidente della Camera, Laura
Boldrini».
Venire incontro alle donne significa
«concedere gli asili nido gratis
per chi è in difficoltà, e
cancellare la sciagurata riforma delle
pensioni fatta dalla Fornero, in
modo che le donne possano andare in
pensione e fare le nonne». Un
deterrente per i reati contro le donne,
come i maltrattamenti e gli stupri
deve prevedere «regole restrittive,
pene severe e per chi abusa di
bambini la castrazione chimica».
IL SALUTO Questi i punti chiave
della campagna della Lega in Sardegna.
Salvini ribadisce di trovarsi a casa
propria, confida che tra i brani
musicali che utilizza per rilassarsi
c'è “No potho reposare” e lascia
la platea con una promessa: «Chi
vota noi sappia che prima vengono gli
italiani».
Matteo Sau
IL CORTEO
“ANTI”. Giovani, donne e bambini nella contromanifestazione
La
protesta, pacifica, seguita da un imponente spiegamento di forze
In cento hanno urlato per le vie di
Cagliari il loro «no» a Salvini:
«Casteddu ti ripudia». Da piazza
Costituzione a via Milano, i
manifestanti antifascisti e
antirazzisti sono stati scortati da un
imponente spiegamento di forze.
Carabinieri, poliziotti, finanzieri,
con blindati, auto e elicottero in
volo sopra la città, non li hanno
persi di vista evitando che si
avvicinassero alla Fiera durante
l'intervento del leader della Lega.
«Che spreco di denaro. Tutto
questo per tentare di reprimere il
dissenso con una manifestazione
autorizzata», hanno ripetuto le
persone presenti al corteo.
Tanti giovani, molte donne e anche
qualche bambino. Slogan e cori
(contro Salvini e contro i sardi che
hanno dato il loro sostegno alla
Lega) durante il trasferimento verso
via Messina (qui, secondo gli
accordi con la Questura, si sarebbe
dovuto concludere il corteo). «Con
tutti gli immigrati solidarietà.
Fuori i leghisti dalle città», hanno
ripetuto più volte. Poi il fuori
programma, con i manifestanti che
hanno raggiunto via Catania per poi
trovarsi in viale Diaz, davanti
alla sede provinciale della Finanza.
Le forze dell'ordine e gli agenti
della Municipale hanno chiuso la
strada al traffico per mezz'ora.
Sono state le donne, circa trenta, a
presentarsi davanti ai poliziotti
schierati con caschi e scudo per
bloccare il passaggio. Hanno letto un
testo su cosa significhi essere
antifasciste. «Perché l'antifascismo è
antisessismo. Significa rifiutare le
gerarchie dei sessi e l'uomo come
ruolo assoluto e autoritario.
Significa scegliere che forma dare alla
parola famiglia, scegliere di essere
madri e non essere costrette a
esserlo». È stata Anna Moi a
ricordare che Salvini «sparlava dei sardi
e che dunque non può venire in
Sardegna a chiedere i voti dei sardi».
Il suo tentativo di raggiungere «da
libera cittadina» la Fiera è stato
inutile: i poliziotti, con il capo
di gabinetto Domenico Chierico e il
vice della Digos, Andrea Andreini,
in prima fila l'hanno bloccata con
modi gentili. Poi, verso le 18,15,
il corteo si è sciolto senza alcun
problema.
Matteo Vercelli
Prima
iniziativa unitaria
La
sinistra sarda si confronta sugli immigrati
Prima uscita comune delle segreterie
sarde di Possibile, Art 1 Mdp e
Sinistra Italiana, in vista
dell'assemblea nazionale del 3 dicembre a
Roma, dove sarà costituita la lista
unitaria per le elezioni
politiche. L'occasione è stata il
convegno “Migrazioni. Accoglienza e
cittadinanza: proposte e buone
pratiche”, in linea con il progetto
annunciato dai tre segretari -
Thomas Castangia, Yuri Marcialis e
Antonello Licheri - di «condividere
una piattaforma programmatica»
anche in Sardegna.
Concetto che sarà ribadito oggi, in
via Emilia a
Cagliari, all'assemblea provinciale
dei tre movimenti. Sulle
migrazioni si sono confrontati al
Foyer del Teatro Massimo di Cagliari
Andrea Maestri, deputato di
Possibile, Maso Notarianni, responsabile
di Crs Sardex, Tiziana Barillà,
autrice del libro Mimì Capatosta, e il
segretario regionale dell'Arci,
Franco Uda. Maestri, in particolare,
ha annunciato la presentazione di un
disegno di legge
sull'immigrazione che «disarticola
il testo unico Turco-Napolitano che
risale al 1998».
L'immigrazione «è un fenomeno
strutturale», ha detto, «e come tale
necessita di una legislazione
matura». Maestri ha ripercorso la storia
degli “sbarchi”, a partire da
«quell'agosto del 1991 quando a Bari
arrivarono 20mila cittadini albanesi
tutti a bordo di un unico
mercantile. Fu l'inizio di tutto».
Il ddl prevede l'introduzione di un
«visto di ingresso di un anno
finalizzato alla ricerca di lavoro, se
dopo 12 mesi lo straniero sarà
riuscito a trovarlo, allora gli sarà
concesso il permesso di soggiorno».
(ro. mu.)
Renzi:
Leopolda, quanta gente Ma Prodi snobba l'assemblea
E sulle
alleanze Pisapia precisa: «Aperti al centro, non ad Alfano»
FIRENZE Tanti tavoli tematici
aperti, un tweet per annunciare: «C'è
più gente degli altri anni». Il
segretario Pd Matteo Renzi ha aperto
ieri la seconda giornata della
Leopolda, mentre alla convention arriva
l'eco delle parole di Romano Prodi
che, alla domanda sul perché non è
andato a Firenze, ha risposto: «Non
sapevo nemmeno ci fosse». Intanto,
fuori dalla stazione, davanti al
pubblico di un convegno dei cattolici
democratici, il leader di Campo
Progressista Giuliano Pisapia ha
dichiarato: «Veniamo dalla sinistra,
ma lavoreremo a un nuovo
centrosinistra». Parole che in un
primo momento erano sembrate quelle
di un'apertura ad Alternativa
popolare, il partito del ministro degli
Esteri Angelino Alfano. «Non è così
- ha precisato Pisapia -.
Non confondiamo il centro con il
centrosinistra o con la destra». Alfano,
dal canto suo, aveva già affrontato
il punto l'altro ieri: «Se non ci
saranno le condizioni per l'alleanza
con il Pd, allora con i moderati
individueremo un nostro candidato di
coalizione».
GIOCO DI SQUADRA Del futuro del
centrosinistra ha parlato, dal palco
della Leopolda, il ministro degli
Interni Marco Minniti. «In queste
settimane - ha detto - si sta
lavorando con passione a un progetto
unitario fondato sul Pd ma che
consenta di andare oltre il Pd. Io
penso che questo sforzo unitario per
essere ancora più forte abbia
bisogno di un Pd compatto, che giochi
un grande gioco di squadra:
ognuno al suo posto, ma con un
grande gioco di squadra». Ha ribadito
l'appoggio al segretario: «Al
congresso Pd di qualche mese fa io
appoggiato convintamente Matteo
Renzi.
Non penso che ogni tre mesi si
debba fare un congresso, purtuttavia
anche se qualcuno volesse farlo,
dico che ho sostenuto Matteo e
continuerò a sostenerlo». Il ministro
ha affrontato i temi
dell'immigrazione («Il primo nostro nemico sono i
trafficanti di essere umani. Non
consegnare le chiavi delle nostre
democrazie ai trafficanti ma
governare i flussi: questo è l'obiettivo
che ci siamo dati»); della sicurezza
e del terrorismo internazionale.
LA CULTURA Anche il ministro della
Cultura Dario Franceschini è
arrivato alla Leopolda. Intervistato
da Matteo Renzi ha rivendicato i
risultati nella gestione delle
politiche museali. «Quando siamo
arrivati al governo i visitatori dei
musei italiani erano 38 milioni,
quest'anno chiuderemo sfiorando i 50
milioni. Sono cresciuti
fortemente anche gli incassi che
vanno direttamente ai musei».
L'IMPEGNO Il turismo, ha
sottolineato Franceschini, «è cresciuto in
maniera rilevante. Noi dobbiamo
governare la crescita del turismo
perchè in Italia cresce in modo
enorme e lo sarà ancora di più anche
in conseguenza dell'arrivo di nuovi
milioni di visitatori dai
cosiddetti Paesi emergenti. Questa
crescita deve avvenire rispettando
la fragilità delle città d'arte e
del paesaggio».
LA
NUOVA
Salvini:
«Sardi traditi ora avete bisogno di me»
il leader
della lega nell'isola di Stefano Ambu
CAGLIARI
Fuori dalla Fiera, tenuta lontano
dalle forze di polizia, la
contestazione con striscioni come
"studenti contro il razzismo". Ma
nel centro congressi tra viale Diaz
e lo stadio un bagno di folla per
il leader della Lega Matteo Salvini.
Circa un migliaio di persone per
lui a Cagliari. Una cinquantina di
minuti di attacchi a governo,
Boldrini, Pd e classe dirigente
sarda: «Se il novanta per cento dei
vostri politici avesse fatto il suo
dovere - ha detto alla platea -
non ci sarebbe stato bisogno di
Salvini in quest'isola. La maggior
parte vi ha fregato il voto è poi è
sparito».
Non tutti, però, ha
precisato guardando verso il
senatore di Forza Italia Emilio Floris,
seduto in prima fila accanto al
consigliere regionale azzurro Stefano
Tunis. Una tappa sarda, quello di
Salvini, anche per capire che aria
tira. Soprattutto tra i possibili
alleati del centrodestra. Ma prima
di salire sul palco il leader della
Lega si è rivolto soprattutto ai
movimenti autonomisti: «Mi
piacerebbe vederli uniti- ha detto - perché
hanno storia e identità, ma sono
divisi. Mi piacerebbe che la Lega
fosse parte di un unico movimento
autonomista senza dipendere da Roma
o da Bruxelles. Ora ci siamo,
possiamo iniziare una nuova storia». Poi
in sala gli interventi dei
componenti dell'organigramma di Noi con
Salvini, che si sta radicando
nell'isola: Andrea Piras per i giovani,
Dario Giagoni per il Nord Sardegna e
Guido De Martini per il Sud.
In mezzo anche la testimonianza
toccante di una mamma arrivata da Sassari
per perorare la causa del figlio
diciannovenne disabile che chiede di
essere accolto in un centro di
riabilitazione. «Abbiamo vinto una
causa - ha detto - continuiamo a
lottare per tutti quelli che vivono
la situazione di mio figlio». Poi
lui, Salvini. E i suoi cavalli di
battaglia. Primo tra tutti,
l'immigrazione. E, a proposito anche degli
ultimi sbarchi in Sardegna dal nord
Africa, ha parlato chiaro: «Le
chiacchiere stanno a zero. O
vinciamo adesso o fra qualche anno saremo
noi a prendere il barcone e andare
in Tunisia».
C'è anche un cenno al
mondo della scuola: «Buona scuola?
Pessima scuola, ci vogliono
concorsi su base regionale. In
Sardegna insegnanti sardi, perché
fargli fare il giro d'Italia? Perché
devono fare ricorso, come quel
docente mandato a Pisa? Devono
lavorare nella propria terra». E poi si
è rivolto al pubblico. «Quanti di
voi hanno figli che lavorano fuori
dall'isola?» Risposta: una marea di
mani alzate.
Qualcuno dalla platea
ha chiesto a Salvini che cosa vuol
fare per i pastori e per la zona
franca. «Non faccio promesse- ha
risposto - questo è l'inizio di un
percorso, non voglio il voto, voglio
qualcosa di più: voglio la vostra
testa e il vostro cuore e non ci
fermiamo più. La zona franca? La
voglio vedere applicata, voglio
fatti concreti». E poi: «La zona
franca piace a Boldrini che dice
sindaca, assessora - ha scherzato -
zona franca ha due parole che
finiscono con la A». Poi un omaggio ad
Andrea Parodi: «Quanto ho bisogno di
staccare ascolto No potho
reposare: avete lingua, storia,
identità. Perché i ragazzi devono
scappare dalla vostra terra?». Un
avvertimento: «Cagliari non è
Sassari - ha det
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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