Il vento europeo che soffia
sull'Italia, sulla strada di avvicinamento alle elezioni politiche del 2018,
presenta un quadro davvero inquietante. In tutto il vecchio continente le
destre sono diventate forti ed aggressive, caratterizzate da un pericolosa
deriva xenofoba, che si nutre di insicurezza sociale
e ancestrali paure, machismo e intolleranza. Una miscela esplosiva se solo si
dovesse pensare alla notte buia che attraversò l'Europa fra gli anni '20 e '40.
Austria, Germania, Francia, per non
parlare del quadro politico nei Paesi dell'est, segnano una preoccupante ascesa
di formazioni politiche neofasciste e neonaziste, che attecchiscono nei luoghi
che un tempo furono roccaforti della sinistra - le periferie metropolitane, le città
operaie - conquistando una maggiore credibilità nell'interpretare lo scontro
fra le élite e le classi popolari, fra alto e basso si direbbe, in tempi nei
quali la distinzione fra destra e sinistra parrebbe rarefatta, confusa, sia
dalla propaganda populista che a causa degli errori fatti dai progressisti in
questi decenni di sbronza liberista.
Il recente voto in Sicilia si presta
a una lettura drammatica: vince una destra-destra, il movimento di Grillo
diventa il primo partito, il centrosinistra corre diviso, ma anche sommato non sfiora
nemmeno il secondo posto, il voto utile contro la destra diventano i 5 stelle,
il voto utile contro i 5 stelle diventa il centrodestra, la sinistra di Claudio
Fava non si schioda dal risultato del giro precedente.
Peggio di così, si muore. In questo
quadro si avvicinano le elezioni politiche, con il Pd che - dopo quattro anni
di riforme sbagliate e impopolari - torna sui suoi passi rispetto alla narrazione
renziana dell'autosufficienza e del fantomatico 40% che non c'è più, apre il
confronto nel campo del centrosinistra, con la sinistra che parrebbe orientata
a chiudere ogni porta.
Il tutto in un contesto sociale
disgregato, distante, disgustato da un teatrino che pare più la contorsione dei
gruppi dirigenti che la discussione intorno a un progetto per il Paese. Stravinceranno
le destre, se si prosegue così. E vincerà una destra nella quale la componente
xenofoba e post fascista avrà un peso decisamente superiore rispetto al passato.
È un problema questo? Per me sì e penso anche per tutti coloro ai quali la
sinistra guarda come referenti sociali, perché non si capisce davvero cosa
avranno da guadagnarci i disoccupati e i precari, gli studenti e gli
insegnanti, i migranti e i rifugiati, da una vittoria del trio Salvini,
Berlusconi, Meloni.
Perciò credo che la strettoia di un
dialogo serrato fra sinistra e Pd non vada abbandonata in questa fase. Può
darsi sia una luce fioca, quella rimasta nel cerino che giochiamo a passarci,
ma andrebbero messe al centro le questioni concrete: il diritto al reddito, la
stabilità esistenziale, il lavoro, i diritti civili, lo ius soli, il
biotestamento, la cura dell'ambiente, gli investimenti per l'occupazione nelle
aree di crisi del Paese. Invece si ha l'impressione di una volgare
contrapposizione fra persone: tutta maschile, tutta muscolare, segnata da
rancori prima che dai valori, dalle idee, dai progetti.
Non esistono scorciatoie e non c'è
palingenesi nell'isolamento. Vale per tutte le parti in causa, in questo campo
bombardato dei democratici e dei progressisti. Non so come finirà questa
discussione e non escludo che alla fine ognuno possa scegliere di andare per la
sua strada. Ma rinunciare a priori a ragionare, discutere e ricercare un
progetto comune per il Paese mi pare miope, persino sciocco.
Io personalmente ho un giudizio
severo sui governi che si sono succeduti in questa legislatura, ho fatto la battaglia
contro la riforma costituzionale, contro la buona scuola, contro lo sblocca
trivelle, contro il jobs act, contro la cancellazione dell'art.18, non ho mai
tollerato (persino a livello epidermico) l'arroganza del giglio magico e il
racconto di un Paese dove tutto va bene.
E penso davvero che Matteo Renzi abbia
prodotto dei danni clamorosi a tutto il centrosinistra. Ho fatto l'opposizione dal
primo all'ultimo giorno e ne vado fiero, ma dovremmo avere tutti quanti il coraggio
di leggere ciò che sta accadendo intorno a noi e provare a immaginare un
futuro. Prima che si arrivi allo schianto, prima di scoprire che non sarà solo
Renzi a perdere, ma tutti noi.
Michele
Piras - Deputato di Articolo 1 Mdp
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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