L’unione
Sarda
La visita
alla “Casa Gramsci”. «Le nostre radici sono a Ghilarza, in questo museo»
Omaggio dovuto ad Antonio Gramsci.
Matteo Renzi riserva al grande pensatore sardo un momento della tappa
nell'Isola. Mezz'ora nella casa-museo al civico 57 del corso Umberto a Ghilarza
dove Antonio Gramsci trascorse una parte importante della sua breve gioventù,
da un anno monumento nazionale.
«Merito del Pd che la visita di
Renzi rafforza», sottolinea la deputata oristanese Caterina Pes, prima firmataria
della proposta di legge e sponsor della tappa, l'unica nell'Oristanese, del
segretario Pd. Renzi sigilla il senso nel registro delle visite illustri:
«Grato per la straordinaria dedizione - scrive - con cui custodite questo
scrigno di memoria, patrimonio morale per l'intero popolo italiano». Il
presidente della “casa” Giorgio Macciotta, ringrazia. Dopo il segretario è la
volta dei due ministri al seguito Luca Lotti e di Claudio De Vincenti.
LA VISITA Matteo Renzi arriva a
Ghilarza poco dopo le 15. Sportivo, jeans e pullover. Selfie con due signore
toscane prima della visita nella casa museo. «Sto toccando - dice - molti posti
dell'Italia, fabbriche, università. Stiamo visitando tutti i luoghi che hanno
il profumo del futuro. Tuttavia è fondamentale mantenere viva la forza delle tradizioni e delle radici
sapendo che il mondo è cambiato. Nessuno di noi può pensare di prendere modelli
del passato e riprodurli in modo asettico oggi. Il mondo è molto diverso, io
dico fortunatamente diverso. Non c'è più una dittatura come quella che ha imprigionato
e ucciso Antonio Gramsci, c'è una democrazia ma, ed è questo il senso della
visita, resta forte la necessità in un partito politico mantenere viva la forza
delle tradizioni».
LA TRADIZIONE Renzi ricorda
l'omaggio a Aldo Moro, il fiore nella tomba di Pier Paolo Pasolini, quello ai
caduti. «Per questo – continua - mi sembrava doveroso nella fase conclusiva del
mio viaggio omaggiare uno dei padri e dei fondatori dell'esperienza della
sinistra, patrimonio di tutto il popolo italiano». Sinistra, aria di polemiche.
«Può darsi, può essere ma io penso che invece sia importante riservare le
polemiche alle idee diverse sul futuro. Sarebbe bello che la storia unisse non
dividesse. Lo dico in queste ore difficili dal punto di vista del dibattito
politico».
IL VALORE DELL'ISOLA Renzi ricorda
l'olocausto, bolla i naziskin e gli ultimi episodi di intolleranza. «È
importante ritrovarsi attorno a valori comuni. Qui c'è molto profumo di
Sardegna non solo nelle foglie dell'erba Luisa che Gramsci coltivava ma nella
tenacia, nel rigore personale che l'ha distinto». Quindi la rivendicazione
delle cose fatte, 80 euro compresi. «Il problema vero oggi è che noi abbiamo messo
molti denari anche nella Sardegna ma i cittadini giustamente ancora non li
vedono in ragione dei clamorosi ritardi burocratici.
Quando ero a Palazzo Chigi chiedevo
e i soldi per la Sardegna c'erano ma poi però vedi i cantieri dove ancora non
si lavora. C’è moltissimo da fare. Per le periferie il Governo ha stanziato
quasi 80 milioni di euro. Soldi stanziati ma che i cittadini ancora non
toccano. Il giorno più adatto per iniziare i progetti era ieri, proprio vero.
Allora facciamo, facciamo oggi». Un saluto ai bambini e via su Cagliari.
Antonio Masala
La
Nuova
Renzi:
«Cantieri aperti ma lavori ancora lenti Ho chiamato Delrio»
Il
segretario del Pd ha fatto tappa a Thiesi, Nuoro e Ghilarza
Colloquio
con i pastori: «Hanno ragione, troppa burocrazia»
di Alessandro Pirina
INVIATO A GHILARZA
Da più di un mese gira l'Italia in
treno, ma in Sardegna Matteo Renzi
ha dovuto cambiare programma. Fare
il tour dell'isola sui binari
sarebbe stato complicato, ma in
questo modo non ha potuto rendersi
conto dello stato della rete
ferroviaria sarda. Ha preso così un mini
van, con lui a bordo i ministri Luca
Lotti e Claudio De Vincenti. Da
Olbia a Cagliari in poco più di 12
ore, con tappe a Thiesi, Nuoro e
Ghilarza. Una traversata tra i
cantieri della Sassari-Olbia e della
131. Un percorso a ostacoli che non
è sfuggito ai suoi occhi. Tanto
che in ogni tappa ha pigiato il
tasto proprio sulla questione lavori
pubblici. «Abbiamo fatto tutto
quello che andava fatto trent'anni fa,
ma lo abbiamo fatto con il nostro
governo.
Mentre arrivavo
dall'aeroporto di Olbia ho visto
molti cantieri, ma bisognerebbe
vederne di più e con più operai al
lavoro - ha detto Renzi -. Per
questo motivo mentre percorrevo la
Sassari-Olbia ho chiamato il
ministro Delrio. Perché è vero che
se questi cantieri si sono potuti
aprire è perché ci abbiamo messo i
soldi e abbiamo sbloccato opere
pubbliche ferme da anni, ma è anche
che vero che bisogna accelerare i
lavori. I cittadini sardi hanno
ragione di lamentarsi». «Colpa degli
appalti al ribasso», replicherà a
Cagliari Maurizio De Pascale, della
Camera di commercio, ma per Renzi la
questione cantieri è un mantra.
La ripete in tutte le tappe del suo
mini tour. Thiesi. La prima è
stata Thiesi, dove l'ex premier ha
visitato gli stabilimenti caseari
dei Fratelli Pinna.
E dove tra l'annuncio dell'avvio
della
metanizzazione dell'isola e poche
parole sul caso banca Etruria, ha
voluto porre l'accento
sull'agroalimentare. «È importante per tutto il
sistema italiano, Sardegna compresa
- ha detto Renzi -. E non parlo
solo di pecorino romano, io credo
che su tutto l'agroalimentare la
Sardegna possa crescere molto, ma è
necessario fare investimenti».
Breve incontro con padre Morittu,
che ha lamentato la scarsa
attenzione delle istituzioni sul
problema droga. Nuoro. La carovana di
Renzi - c'erano anche il segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca,
l'assessore Pier Luigi Caria e il
consigliere regionale Gavino Manca -
si è poi trasferita a Nuoro per una
visita al Museo etnografico. Anche
qui «per ascoltare», ha tenuto a
ribadire il segretario Pd. E,
infatti, tra un breve tour nella
cultura sarda, i canti dei Tenores di
Bitti e due fette di prosciutto di
Orgosolo, Renzi ha avuto anche un
breve incontro con una delegazione
di pastori.
«La Regione si è mossa
per dare loro una mano in questo
annus horribilis - ha poi raccontato
l'ex premier -. I soldi ci sono ma
non vengono dati. Come per i
cantieri il problema è la
burocrazia». Ma lui invita anche pastori e
produttori «a fare squadra. Il
nostro latte ha caratteristiche
organolettiche superiori a quello
francese, ma i formaggi dei nostri
cugini sono molto più conosciuti in
tutto il mondo. Non è giusto.
Bisogna prendere esempio da quanto
hanno fatto i pastori di Bitti con
Briatore e Farinetti». Ghilarza. Da
Nuoro di corsa verso Ghilarza per
la prima visita di Renzi alla casa
di Antonio Gramsci, il fondatore
del Pci da cui il suo Pd trae
origine.
Ad accoglierlo un gruppo di
sostenitori, che tra un selfie, una
stretta di mano e un paio di libri
in omaggio, lo hanno scortato fino
al mini van, che poi lo ha portato
fino a Cagliari per l'ultima tappa
di questo tour isolano. Ma guai a
parlare di campagna elettorale.
«Oggi sono qui solo per ascoltare», ha
ribadito più volte. «Ma ci ha
promesso che tornerà a breve», hanno
raccontato i giovani del Pd. E con
le elezioni alle porte è facile
pensare che la promessa verrà
mantenuta
Condannata
l'ex sottosegretario: sotto accusa per 81mila euro di spese illecite
Quattro
anni alla Barracciu per peculato continuato
di Mauro Lissia
CAGLIARI
Colpevole di peculato continuato,
quattro anni di reclusione,
interdizione dai pubblici uffici per
la durata della pena, solo una
parte delle contestazioni cancellata
dalla prescrizione. Alle 11.30,
quando il presidente del tribunale
Massimo Poddighe ha letto la
sentenza di condanna, la carriera
politica di Francesca Barracciu
potrebbe essersi conclusa. La legge
Severino e la pena accessoria
dell'interdizione la costringeranno
a lasciare anche l'ultima carica,
quella di consigliera comunale a
Sorgono, il suo paese. Ma se una
sentenza può essere scontata, questa
lo era: rimasta in silenzio in
tutte le udienze del giudizio
pubblico, l'ex sottosegretaria ai Beni
culturali non ha spiegato in modo
convincente come e perché abbia
speso quegli 81 mila euro che il
gruppo consiliare del Pd le aveva
accreditato mese per mese sul conto
corrente privato tra il 2004 e il
2009, nel corso della legislatura
Soru.
Così la sua strategia di
difesa, con gli avvocati cambiati in
corso d'inchiesta, è rimasta
appesa a quell'esame disastroso in
cui cinque anni fa l'ex
europarlamentare spiegò candidamente
al pm Marco Cocco di aver
lasciato ogni centesimo ai
distributori di carburante dell'isola,
impegnata com'era in continui
spostamenti tra i paesi, fra incontri
politici e convegni. Solo che
l'incrocio delle date con i tabulati
della carta di credito ha dimostrato
che in almeno quindici occasioni
la Barracciu era altrove, una prova
d'accusa da considerarsi decisiva.
Il verdetto.
Travolta prima dall'ironia dei social
network e dopo
dalle verifiche della polizia
giudiziaria, all'ex onorevole dem, che
pure aveva annunciato di voler
chiarire ogni aspetto della vicenda,
non era rimasto altro che seguire i
consigli dell'avvocato Franco
Luigi Satta: bocca chiusa su ogni fronte,
con l'eccezione di qualche
attacco violento alla stampa locale
e di un'incessante attività di
commento dei fatti politici su
twitter. Alla lettura del dispositivo
però l'ex europarlamentare ha deciso
di rompere la consegna del
silenzio dopo un rapido cenno
d'intesa col difensore, mentre la
notizia della sua condanna faceva in
un battibaleno il giro d'Italia
sollevando ancora una volta l'onda
dell'indignazione.
La prescrizione.
Per comprendere appieno il
ragionamento del tribunale bisognerà
attendere novanta giorni e il
deposito delle motivazioni. Qualcosa
però s'intuisce già dal dispositivo:
i giudici della seconda sezione
hanno confermato pienamente
l'impianto accusatorio che sostiene la
sequenza di procedimenti per i fondi
ai gruppi, che ha condotto finora
a 20 condanne, tre assoluzioni e 83
politici sardi indagati per
peculato. La differenza tra le
richieste dell'accusa - cinque anni di
reclusione - e le conclusioni del
collegio giudicante è legata al
calcolo della prescrizione: per il
pm Cocco la Barracciu doveva
rispondere di tutti i reati
contestati a partire dall'avvio della
legislatura Soru, il tribunale ha
deciso invece che quelli commessi
fino al 17 novembre risultano
estinti. Quali non si sa: verrà spiegato
nelle motivazioni.
Impossibile anche spiegare perché il
tribunale
abbia scontato un anno dalla
richiesta dell'accusa.L'appello. In una
mattinata da dimenticare Francesca
Barracciu ha trovato però la
conferma di una realtà a lei
favorevole: da qui al processo d'appello
altre contestazioni spariranno per
via della prescrizione, altre
ancora nell'eventuale passaggio alla
Cassazione. Per il pm Cocco non
ci sono stati mai dubbi sulla
colpevolezza dell'ex sottosegretaria ai
Beni culturali: a spese documentate
e costanti non ha corrisposto
alcuna giustificazione, al contrario
indicazioni false sulle spese che
hanno rafforzato l'architettura
dell'accusa. Indicazioni incerte che
l'avvocato Satta ha spiegato nel
corso del suo intervento con il tempo
trascorso: difficile ricordare ad
anni e anni di distanza.
L'esponente
Pd amareggiata ma fiduciosa: «Questa partita si gioca in tre tempi»
«Travolta
in completa solitudine»
CAGLIARI «Spero, attraverso questa
esperienza, di essere diventata una
persona migliore»: due minuti dopo
la lettura del dispositivo,
Francesca Barracciu si è spostata
nello spazio pubblico dell'aula e ha
sfogato coi cronisti e davanti alle
telecamere un'amarezza covata a
lungo: «Ero certa - ha detto,
sorvegliando le parole - che dopo tutto
quello che è successo questo
tribunale non mi avrebbe mollato». Quanto
successo sarebbe l'enorme eco
mediatica suscitata dalla sua vicenda,
la difesa basata sui consumi di
carburante e fortemente ridicolizzata
sul web, le dichiarazioni roventi
quando i vertici del Pd le hanno
chiesto di rinunciare alla
candidatura per la presidenza della Regione
a causa dell'iscrizione al registro
degli indagati, proponendole il
sottosegretariato: «Sono stati
quattro anni molto duri - ha detto
ancora, con la voce che tremava - in
cui sono stata travolta
politicamente in piena solitudine.
Il 30 settembre 2013 mi sono
addormentata tranquilla alle due del
mattino come candidata alla
presidenza della Regione e alle
sette mi sono trovata un avviso di
garanzia in casa». Per Francesca
Barracciu però le speranze di uscire
indenne dalla vicenda processuale
non sono svanite: «Ci sono profili
di dubbio importanti - ha sostenuto
- e dopo la disgraziata esperienza
coi precedenti difensori ho ammirato
la difesa scientifica
dell'avvocato Franco Luigi Satta,
che mi dà fiducia per l'appello.
Questa è una partita che si gioca su
tre tempi, io ho perso solo il
primo». Nessun attacco ai giudici:
«Mai stata complottista, questa non
la considero una sentenza politica. Ora
sono certamente scossa, ma tra
novanta giorni leggeremo con il mio
avvocato i motivi della sentenza e
prepareremo il ricorso».
Sono
accusati di peculato, tra loro il senatore Uras e il tesoriere
Davoli.
Prima udienza in aprile
A
giudizio 6 ex consiglieri di Rifondazione
CAGLIARIAltri sei consiglieri
regionali che tra il 2004 e il 2009
facevano parte del gruppo politico
regionale di Rifondazione
comunista, vanno al giudizio del
tribunale: conclusa ieri mattina
l'udienza preliminare il giudice
Roberto Cau ha fissato la prima
udienza al 6 aprile dell'anno
prossimo davanti ai giudici della
seconda sezione. L'accusa è sempre
quella: peculato continuato per
essersi appropriati o aver usato
illecitamente i fondi che la
presidenza dell'assemblea di via
Roma destinava all'attività
istituzionale dei gruppi. In testa
al gruppo degli imputati il nome di
Luciano Uras (63 anni) di Cagliari,
attualmente senatore eletto nella
lista di Sel e passato a Campo
progressista.
Con lui dovranno
presentarsi davanti al tribunale
Ciriaco Davoli (68 anni) di Orune,
Giuseppe Fadda (73) di Serramanna,
Paola Lanzi (41) di Samassi, Paolo
Antonio Licheri (53) di Banari e
Ignazio Paolo Pisu (71) di Laconi.
Difesi dagli avvocati Paolo Sestu,
Gianluca Grosso, Antonella Piredda,
Pina Zappetto e Luigi Concas, i sei
politici hanno posizioni diverse.
Davoli, a lungo tesoriere del
gruppo, è chiamato a spiegare come è
stato speso il milione e 55 mila
euro transitato sui conti correnti
del Banco di Sardegna e del Banco di
Sassari intestati a Rifondazione
e a se stesso. Si tratta, così come
è avvenuto in altri gruppi
politici, di assegni e prelievi allo
sportello riferiti a Davoli e
agli altri consiglieri del gruppo,
di cui il tesoriere-amministratore
autorizzava le spese. Uras deve
rispondere di una cifra pari a 74630
euro, anche lui in parte nel ruolo
di tesoriere che ricoprì
successivamente a Davoli.
A Fadda la Procura contesta 21714
euro spesi
o comunque non rendicontati tra il 5
ottobre 2004 e il 28 giugno 2007,
mentre Paola Lanzi deve rispondere
di una cifra decisamente inferiore:
sono 5168 euro di cui non risultano
i giustificativi, accreditati sul
suo conto tra dicembre 2004 e marzo
2007. Licheri deve rispondere di
32878 euro riferiti allo stesso
periodo, mentre a Pisu il pm Cocco ha
presentato un conto di 38966 euro
utilizzati tra novembre 2004 e
maggio 2008. Agli atti dell'indagine
condotta dalle sezioni di polizia
giudiziaria dei Carabinieri e della
Guardia di Finanza non risultano
giustificativi di spesa o altri atti
che indichino con chiarezza la
destinazione delle somme contestate.
(m.l)
Unione
Sarda
Renzi: la
Sardegna dal 2020 avrà il metano
Dopo l'ok
di Snam. «Impegnati anche su continuità e infrastrutture»
Matteo corre veloce, almeno ci
prova, sulle strade sarde: «Ho fatto un
pezzo della Sassari-Olbia. Ho visto
i cantieri, ma solo da alcune
parti. I soldi ci sono, eppure la
gente non li vede». Da nord a sud,
da est a ovest, nove ore d'un fiato.
«So che ci sono tanti problemi,
sono venuto per ascoltare», ripete
Renzi nelle sue cinque tappe:
Olbia, Thiesi, Nuoro, Ghilarza,
Cagliari. E c'è spazio per l'annuncio:
«Arriva una notizia importante,
partono i cantieri per la
metanizzazione, la Sardegna nel
primo semestre del 2020 inizierà il
percorso del gas».
IL PATTO PER LA SARDEGNA Nella sala
congressi dell'aeroporto di Elmas
- davanti a tutte le forze
produttive dell'Isola - il segretario del
Pd ricorda che è stato messo in moto
«un fracco di denari» per la
Sardegna, «ma la gente spesso non
vede questi soldi e non può rendersi
conto delle cose che vengono fatte».
Piano da un miliardo e ottocento
milioni, sottolinea il ministro per
la Coesione territoriale Claudio
De Vincenti (con loro c'è anche il
ministro dello Sport Luca Lotti),
«per strade, ferrovie, edilizia
scolastica e banda larga». Il
problema, rilancia Renzi, «è che
burocrazia e ritardi non fanno capire
come vanno davvero le cose». Il
governatore Pigliaru spiega che a
volte vanno bene: «Siamo la terza
regione europea per investimenti
nelle zone rurali».
LA CONTINUITÀ TERRITORIALE L'effetto
trasporti (che non funzionano)
rimbalza continuamente durante la
giornata del leader dem: «La
continuità territoriale è un tema
importante e caro. Dobbiamo lavorare
su questo, così come sui trasporti
interni». Gabor Pinna, presidente
della Sogaer, società di gestione
dello scalo di Elmas, mette il dito
nella piaga: «C'è un quadro
giuridico incerto. Dopo giugno il vuoto.
Nessuno - sardo o turista - può
programmare nulla per l'estate».
Pigliaru se la prende con l'Unione
europea: «È assurda
l'incomprensione sull'insularità.
Abbiamo bisogno di essere
accompagnati dal governo italiano,
Bruxelles deve capire che la nostra
alta velocità sono gli aerei».
LA PLATEA Sul tavolo di Renzi arriva
l'elenco dei problemi dell'Isola.
«È un viaggio di ascolto. Siamo qui
per prendere appunti, raccogliere
suggerimenti e critiche». Dal fronte
universitario il rettore di
Cagliari Maria Del Zompo e il
prorettore di Sassari Luca Deidda si
soffermano sul taglio delle risorse
statali agli atenei, mentre il
direttore scolastico regionale
Francesco Feliziani, punta il dito sul
probelema dell'edilizia e della
«governance» della scuola. Alberto
Scanu, presidente di Confindustria,
parla dell'importanza «della banda
larga», e della «burocrazia» che
costiuisce un freno per le imprese in
un'isola «ai primi posti per la
disoccupazione giovanile». C'è anche
Massimo Zedda. Il sindaco di
Cagliari si presenta all'aeroporto di
Elmas in perfetta sintonia politica
col segretario: il mio è un atto
dovuto «nei confronti di chi, come
Matteo e il Partito democratico, mi
ha sostenuto». Ci sono però da
affrontare le emergenze da primo
cittadino del capoluogo e della
città metropolitana: come lo sblocco
delle assunzioni, «per esempio nella
polizia municipale», e il taglio
dei trasferimenti «a Comuni e
Province»
CON LE INSEGNANTI Renzi scambia due
battute con tre insegnanti, che
gli presentano una lettera-appello:
«Siamo state costrette a lavorare
in sedi impossibili da raggiungere.
Abbiamo diritto a spiegazioni e
soluzioni umane». Più tardi l'ex
premier chiarirà: «Noi vogliamo
andare avanti, provandoci sempre.
Anche facendo errori. È il caso
della scuola: ieri c'erano
contestazioni per 700 licenziamenti, oggi
ci sono per i 100mila precari
assunti».
LE FRECCIATE Non tardano i colpi
sugli avversari elettorali. Prima
tocca al centrodestra «che ha
rischiato di portare il Paese al
tracollo», poi arriva quello
frontale ai Cinquestelle: «Non ci si può
solo lamentare e vivere nel rancore.
Come chi sceglie di non fare.
Cosa sarebbe successo per Cagliari
se il sindaco di Roma non avesse
detto no alle Olimpiadi? Ha fatto
perdere un'occasione incredibile
alla vostra città».
L'OPPOSIZIONE Il coordinatore di
Forza Italia Ugo Cappellacci
ironizza: «Da è arrivato l'arrotino
a è arrivato il metano. Si
contrabbanda come obiettivo
raggiunto quello che è solo un annuncio».
Il vicecapogruppo azzurro in
Consiglio regionale Marco Tedde vede
«l'ennesima passerella di chi viene
in Sardegna solo per cercare voti
in vista delle prossime elezioni».
Giulio Zasso
NUORO. Al
museo etnografico l'ex premier a confronto con i “Giovani democratici”
Brividi
per i tenores di Bitti: «Insistete sulla cultura»
«L'industria potrà ottenere le
risposte sperate dal metano. Poi, la
pastorizia qui è eccellente, il
vostro prodotto è migliore di quello
francese: ora occorre fare squadra,
trovare i giusti canali di
commercializzazione. Sono qui per
ascoltare, la politica si fa fuori
dai palazzi romani». A Nuoro il
segretario del Pd Matteo Renzi ha
rassicurato, stretto mani,
incontrato gli allevatori.
LA CULTURA Una visita informale, tra
selfie e sorrisi. Alle 13 in
punto di ieri l'arrivo del furgone
dai vetri oscurati, al museo
etnografico di Nuoro. L'ex premier
gradisce l'affetto, si mostra
disponibile, accompagnato dai
ministri Luca Lotti e Claudio De
Vincenti. A fare gli onori di casa
il segretario regionale Giuseppe
Luigi Cucca. Quindi, il presidente
dell'Isre Giuseppe Pirisi, sorta di
cicerone tra le sale di una realtà
museale fresca di restyling. «Sono
rapito dalle vostre tradizioni,
dalla vostra storia», commenta Renzi,
«bisogna investire ancora di più in
questo settore. Con la cultura si
nutre l'anima di un popolo, la sua identità».
L'esibizione dei Tenores
di Bitti Remunnu 'e Locu non lascia
indifferenti: «Renzi si è
complimentato con noi, ha definito
la nostra performance “da
brividi”», racconta
l'ottantacinquenne Daniele Cossellu, fondatore del
glorioso sodalizio. Pastorizia e
mondo delle campagne. Una piccola
delegazione di allevatori ha esposto
i problemi di un comparto in
affanno. L'ex premier ha garantito
il suo impegno, soprattutto per la
risoluzione della grana Agea
(Agenzia per le erogazioni in
agricoltura), ente nazionale noto
per la lentezza nella distribuzione
dei contributi europei ai produttori
agricoli dell'Isola.
I GIOVANI Infine l'incontro con i
“Giovani democratici”. Matteo Renzi
ha ricevuto la comitiva giunta da
Macomer, lontano da occhi
indiscreti. «Chiacchierata
fruttuosa», afferma Daniele Nieddu,
«abbiamo chiesto una maggiore
presenza del partito sul territorio».
Richiesta accolta, con tanto di
promessa: «A breve», dice soddisfatta
Claudia Vargiu, «Renzi ritornerà in
Sardegna».
Gianfranco Locci
TRIBUNALE.
La reazione: «Sono stata processata da sola». La
solidarietà
di Renzi e Lotti. Peculato: quattro anni a Barracciu
Spese
illecite per 81mila euro, condannata l'ex consigliera Pd
La delusione provata il 21 ottobre
2015, giorno del rinvio a giudizio,
non regge il confronto con la
mazzata di ieri. «Non posso nascondermi,
si vede che sono un po' scossa».
Quattro anni, interdizione dai
pubblici uffici per la stessa
durata, trasmissione degli atti alla
Procura della Corte dei conti per i
circa 81 mila euro di spese
sostenute tra il 2004 e il 2008 con
i soldi pubblici senza portare
pezze giustificative (peculato), se
non vaghe dichiarazioni sul costo
della benzina nel suo tour in
Sardegna per «far conoscere la nostra
attività»: la condanna pronunciata
dai giudici della seconda sezione
penale di Cagliari, al netto della
prescrizione degli episodi «fino al
17 novembre 2004» e di una richiesta
del pm Marco Cocco più elevata (5
anni), è un duro colpo per Francesca
Barracciu, quasi sbiancata in
volto mentre il presidente Massimo
Poddighe leggeva il dispositivo.
«LASCIATA SOLA» Non è il primo caso
nel panorama politico sardo, ma il
ruolo dell'imputata nel Partito
democratico (era stata anche candidata
a governatrice) ha una sua valenza.
Due anni fa l'ex consigliera si
era detta «determinata e serena» e
«fiduciosa nel percorso della
giustizia, nella certezza di essere
innocente». Se anche avesse
cambiato opinione, l'ex
europarlamentare e sottosegretaria alla
Cultura del Governo Renzi (che
«certamente» ricorrerà in Appello) ha
tentato di non farlo notare. Ma che
non abbia digerito alcuni passaggi
dell'inchiesta è sembrato evidente:
«Una sentenza politica? No, non lo
è», il suo commento, «non sono mai
stata complottista, però avermi
messa ad affrontare questo processo
in solitudine rispetto ai miei
colleghi, credo abbia profili di
dubitabilità importanti».
STRALCIO Il riferimento, chiaro, è
alla separazione della sua
posizione da quella dei 32 consiglieri
Dem finiti sotto accusa nella
stessa legislatura, la tredicesima.
Per due è arrivata
l'archiviazione, i 30 restanti si
presenteranno dal gup il 13
febbraio. Un punto sul quale ha
battuto l'avvocato Franco Luigi Satta,
ritenendo «illegittima» la decisione
perché penalizzante per la
difesa, impossibilitata (a suo dire)
a consultare gli atti dei
coindagati. «Era nell'aria, questa è
la fine delle cavie», ha ribadito
ieri il legale che, prima della
discussione, aveva anche sollevato
alcune eccezioni sullo stesso
argomento rimaste però senza risposta.
IL PM Argomentazioni alle quali
aveva replicato il pm: «Ancora
attendiamo una risposta» sul reale
utilizzo delle risorse, aveva
detto, aggiungendo che intanto «è
stata chiusa l'inchiesta e si sono
tenuti udienza preliminare e
dibattimento». Non solo: «La difesa non
ha mai chiesto l'accesso agli atti.
E la giustificazione sull'uso dei
33 mila euro, costruita a tavolino,
è stata smentita dalla stessa
imputata». Comunque la Cassazione
«ha detto che le spese senza
documentazione idonea costituiscono
il peculato», quindi il reato è
«dimostrato».
L'ACCUSA La contestazione
dell'ottobre 2013, circa 33 mila euro, era
salita a 81 mila nel marzo
successivo: 77 mila ricevuti tra il 2004 e
il 2008, altri 3.600 relativi
all'assegno ottenuto dalla società
“Evolvere”, che nel 2009 avrebbe
organizzato convegni e incontri del
Pd di cui però carabinieri e
finanzieri della sezione di polizia
giudiziaria non hanno trovato
traccia. Anche le spese in carburante
erano state ritenute inesistenti:
Barracciu varie volte si trovava in
luoghi diversi da quelli indicati
nel suo «giro dell'Isola».
«PRIMO TEMPO» «Questo è il primo
tempo di una partita che ne ha tre»,
ha aggiunto ieri la donna: «Sono
stata l'unica in Sardegna, raggiunta
dall'accusa di peculato, a
rinunciare alle cariche che rivestivo.
Ricordo a tutti che mi sono
addormentata il 30 settembre 2013 come
candidata alla presidenza della
Regione e alle 8 del mattino del primo
ottobre avevo l'avviso di garanzia
in casa». Documento che le era
costato la corsa a governatrice. In
serata i commenti di Matteo Renzi
(«le sentenze si rispettano, adesso
attendiamo quella definitiva») e
Luca Lotti, ministro dello Sport:
«Mi auguro che Francesca sappia
spiegare in Appello le proprie
motivazioni».
Andrea Manunza
Il gup
rinvia a giudizio sei esponenti della sinistra
Nella giornata della condanna di
Francesca Barracciu è arrivata una
seconda decisione riguardante la
tredicesima legislatura in Consiglio
regionale. Il giudice delle udienze
preliminari Roberto Cau alle 13,30
ha rinviato a giudizio gli ex
consiglieri di Rifondazione comunista e
Sinistra autonomista Giuseppe Fadda,
Ciriaco Davoli, Paola Lanzi,
Paolo Antonio Licheri, Ignazio Paolo
Pisu e Luciano Uras, oggi
senatore. Anche loro sono coinvolti
nella maxi inchiesta sui fondi ai
gruppi. Il via al processo è stato
fissato per il 6 aprile nell'aula
della seconda sezione penale.
Durante la discussione gli avvocati
difensori Gianluca Grosso, Luigi
Concas, Paolo Sestu, Antonella
Piredda e Pina Zappetto avevano chiesto
il non luogo a procedere in quanto
non dimostrata, a loro dire, la
tesi della Procura sulla spendita
illecita del denaro pubblico, ma il
gup ha ritenuto che la sede più
adeguata per valutare l'eventuale
sussistenza del peculato fosse il
dibattimento. A Davoli, ex
tesoriere, sono contestati esborsi
per circa un milione di euro; a
Fadda per 410 mila; a Uras per 70
mila; a Pisu per 39 mila; a Licheri
per 30 mila; Lanzi per 5 mila. (an.
m.)
I NUMERI.
Diciannove condanne, due patteggiamenti, due prescrizioni e
tre
assoluzioni. Nell'inchiesta novantatré indagati
L'inchiesta della Procura di
Cagliari sui fondi ai gruppi è stata la
prima in Italia ad approfondire
quale uso si facesse del denaro
pubblico in Consiglio regionale
scoprendo esborsi per quadri, penne,
libri antichi, viaggi, cene,
indumenti, argenteria. Dal 2009 a oggi è
sfociata in condanne, archiviazioni,
assoluzioni, prescrizioni,
patteggiamenti. Sono 93 i politici
finiti nel mirino per aver speso
illecitamente (nell'ipotesi
accusatoria) i circa 2.500 euro
riconosciuti mensilmente, e per
l'intera legislatura, a ciascun
componente dei gruppi. Alcuni hanno
ricevuto l'avviso di garanzia due
volte, in quanto appartenenti a
gruppi differenti in momenti diversi.
Con la decisione di ieri sono 19 i
consiglieri condannati per
peculato: Adriano Salis, ex del
gruppo Misto, è l'unico con la
sentenza passata in giudicato, un
anno e mezzo.
A Silvestro Ladu di
Fortza Paris sono stati inflitti 5
anni e 8 mesi in Appello. Sono
stati riconosciuti colpevoli in
primo grado i sardisti Giuseppe Atzeri
(5 anni, anche abuso d'ufficio) e
Beniamino Scarpa (4 anni e mezzo),
Maria Grazia Caligaris (Socialisti,
4 anni e mezzo), Sergio Marracini
(Udc, 4 anni e mezzo), Mario Floris
(Uds, 4 anni e mezzo), Oscar
Cherchi (Pdl, 4), Raffaele Farigu
(Socialisti, 4), Salvatore Serra
(Sinistra autonomista, 3 anni e 10
mesi), Carmelo Cachia (Pd, 3 anni e
10 mesi), Alberto e Vittorio Randazzo
(Udc, 3 anni), Carlo Sanjust
(Pdl, 3), Onorio Petrini (Pdl, 2
anni e 4 mesi), Salvatore Amadu (Pdl,
2 anni e 2 mesi), Raimondo Ibba e
Pierangelo Masia (Socialisti, 2 anni
e 2 mesi).
Hanno patteggiato Sisinnio Piras
(Pdl, 20 mesi) ed Efisio Planetta
(Psd'Az, due anni e mezzo). È
arrivata la prescrizione per Sergio
Milia e Nicolò Rassu di Forza
Italia. Sono stati assolti Renato
Vittorio Lai del Pdl, Peppino Balia
dei Socialisti e Giommaria Uggias
dell'Idv. Altri 66 attendono
l'udienza. (an. m.)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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