Io facevo una vita normale,
già da ragazzo non avevo grilli per la testa. Ogni mattina m’alzavo alle quattro
e mezza, compresa la Domenica, quando mio padre e mia madre andavano alla prima
messa. La sera, quando terminavo il lavoro nei campi, andavo a Teulada per
incontrare qualche amico. Restavamo un po’ al bar, poi ritornavamo nuovamente a
casa, senza pensare alle mille possibilità che potrebbe avere un giovane e che
noi nemmeno ci sognavamo. Teulada al tempo non offriva
molto, le persone erano occupate nell’agricoltura, nella pesca oppure nella
pastorizia. Io facevo l’agricoltore e l’allevatore da quando avevo otto anni,
negli anni cinquanta nessuno si preoccupava dell’istruzione ed a noi andava
bene così. Ero contento della mia vita, di tanto in tanto andavo a Cagliari con
gli amici. Avevo anche una ragazza che abitava a S. Avendrace, ma lei era una
poco di buono e non tardai a mandarla al diavolo. Tutto sommato ero felice, non
mi mancava nulla, ma le cose cambiarono un Sabato mattina.
Stavo zappando nel nostro orto
vicino al mare, quando sentii urlare mia sorella. Dalla sommità della collina
agitava le braccia, e gridava di ritornare a casa, perché erano arrivati i
militari. Senza pensarci lasciai la zappa, pensando che i militari fossero
venuti a prelevare mio fratello, che ogni tanto ne combinava una delle sue.
Quando arrivai, tuttavia, mi si presentò dinanzi una scena inimmaginabile. La
casa era vuota, non c’erano più i mobili, tutto era stato portato via da
ciascuna stanza. Mia sorella si gettò tra le braccia di mia madre, che piangeva
e cercava di dire qualcosa tra le lacrime. “Sono stati i militari”, disse mia
sorella, “sono arrivati con un camion ed hanno portato via tutto. Hanno detto
che papà sapeva tutto, ma papà non sapeva nulla…” Mio padre aveva cercato di
opporsi, ma i militari gli hanno mostrato un certificato espropriativo. Mio
padre tuttavia non sapeva leggere, nessuno di noi sapeva farlo, così l’hanno
portato via per resistenza a pubblico ufficiale. Mia madre ha appena fatto in
tempo a fermarlo, mentre stava andando a prendere il fucile per tentare di
fermare quello scempio. Mio padre era fatto così, gli potevano fare di tutto,
ma non gli potevano toccare la sua famiglia o la sua casa... Non aveva tutti i
torti.
Andai così a cercarlo, salii
sulla mia bicicletta e mi diressi verso il Comune. Con sorpresa vidi che
c’erano molte altre persone, che avevano subito la nostra stessa disgrazia: in
ciascuna delle loro proprietà erano arrivati i militari, che avevano sgombrato
tutto e li avevano cacciati come cani. Tutti volevamo parlare col Sindaco, che
dopo qualche minuto si presentò a noi con una faccia molto preoccupata. “Non avete ricevuto la lettera che vi abbiamo
mandato?” Domando nonostante sapesse già la risposta. Si, quella lettera
l’avevamo ricevuta, ma le lettere non servono a molto quando non si sa leggere.
Non c’era nulla da fare, quasi tutta la popolazione viveva grazie a quei
terreni, ma il Sindaco ci rassicurò. “State
tranquilli, tra qualche settimana arriveranno i risarcimenti dello Stato.
Noi quel risarcimento lo
vedemmo dopo quasi venticinque anni, e nel frattempo fui costretto ad emigrare
in Germania, per lavorare e mandare dei soldi alla mia famiglia. Lavoravo in
una fabbrica d’utensili vicino a Dortmund, e frequentavo il Circolo dei sardi
che si trovava in città. Qui imparai a leggere e scrivere, perché quella storia
della lettera non mi è mai andata giù, e sono arrivato a prendermi il diploma
in una scuola serale. Di tanto in tanto ritornavo a Teulada e vedevo il paese
spopolarsi lentamente, e lentamente vedevo morire mio padre. Gli avevano dato
la pensione ed il risarcimento è arrivato, ma lui senza la sua terra era come
uno sposo senza la sua sposa.
Io giorno del suo funerale
c’era tutto il paese, e mentre la bara veniva accompagnata all’interno del
loculo feci una promessa, ed ho mantenuto quella promessa alcuni anni fa,
quando sono arrivato alla pensione. Con mia moglie (una ragazza della Baviera)
sono ritornato a vivere a Teulada, ed ho comprato un terreno accanto al
perimetro della base, da cui può vedersi il nostro antico terreno, quello in
cui lavoravamo sia io che mio padre. Ogni mattina mi alzo alle cinque e vado a
zappare, sino a quando la mia schiena me lo consente. Non ho bisogno di
lavorare, la mia pensione e quella di mia moglie ci consentono di vivere
serenamente. La mia soddisfazione è vedere ogni giorno la terra in cui vivevo
con la mia famiglia, immaginare mio padre e mio fratello al lavoro, ed ogni
volta che sento le esercitazioni dei militari prendo un pugno di terra e glielo
tiro contro, maledicendoli con tutto il fiato che ho in corpo. Questa è la mia
soddisfazione.
Sardus Pater
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