Sarò candidata alle prossime elezioni
politiche. Ciò che io vorrei, attraverso questa scelta, è di dare il mio
contributo a far crescere, con la mia faccia ed il mio impegno, il Progetto
AutodetermiNatzione.
Siamo nati da poco, non abbiamo grandi
organizzazioni, la strada davanti a noi è tutta da percorrere e persino da
costruire, ma ho pensato fosse giusto così. Per una parte della mia vita politica ho
pensato che un partito di profilo regionale non fosse adatto all’ azione nella
complessità del reale. Oggi penso che questa sia l’unica via che ci rimane. Ho cambiato idea osservando il
disfacimento veloce dei principi democratici e di giustizia sociale sotto i
colpi delle politiche nazionali degli ultimi anni e ho valutato che, se una
speranza c’è ancora, essa parte dal basso e passa attraverso la spinta di
territori e comunità che vogliano autodeterminarsi e di regioni che
rivendicano, senza farsi piegare ed asservire, il diritto delle popolazioni che
vi abitano, a decidere la direzione della loro storia.
Mi sono convinta che la politica
nazionale abbia fallito consegnandosi ad un livello sovranazionale che non è
democratico perché non è politico, ma economico-finanziario. Ho osservato che
le decisioni fondamentali vengono prese lontano, in luoghi per noi ormai
irraggiungibili, dove operano forze che fanno di uno sfrenato liberismo
affamatore la loro regola e pretendono che essa sia la premessa del benessere e
della crescita quando, in realtà, è solo la condizione della sfondata ricchezza
di pochi, al prezzo della povertà e precarietà di molti.
Ho pensato che se un modo c’è di reagire
allo smantellamento dei diritti sociali (pensione, lavoro, retribuzione
dignitosa), se un modo c’è di reagire alla crescita di spaventose
disuguaglianze, precarietà e povertà diffuse, questo passa attraverso movimenti
di territori che contrappongono ad una dimensione globale, lontana e
fortissima, una dimensione locale che rivendica la propria esistenza politica,
culturale, economica.
Ho visto nel jobs act, nell’abolizione
dell’art. 18, nel clima di intimidazione e di rassegnazione che si respira
sempre più forte nei luoghi di lavoro, la rappresentazione della resa delle
politiche nazionali ad una potente cerchia di signori della finanza che operano
in ad un livello sovrannazionale e non vogliono vincoli. E ho valutato che, per
contrastare tutto ciò, l’unica possibilità che abbiamo è la valorizzazione del
nostro livello, quello locale, regionale, delle nostre comunità.
Ho pensato che c’è bisogno di popoli che
resistono chiedendo a gran voce autonomia ed autodeterminazione, non con
l’intento di chiudersi in un recinto, ma di costruire tra loro rapporti
solidali senza subalternità. Ho pensato che il tentativo di
manomissione della costituzione, il continuo comprimere il diritto di voto e il
principio di sovranità popolare (liste bloccate, leggi elettorali
incostituzionali, province non più elettive, tentativo di rendere non elettivo lo
stesso senato) sia la prova del fallimento della politica nazionale ed il suo
asservimento a quel potere economico- finanziario che non si accontenta più di
esprimere i leader e i partiti di governo, ma vuole anche tutti gli strumenti
per controllarli e per definirne le scelte.
Ho valutato che ai partiti dei leader,
che sono il modello funzionale al controllo della politica da parte di questi
poteri forti, sia necessario contrapporre partiti di territorio che esprimano
un’ identità locale ed operino per costruire relazioni non subalterne con le
altre identità. E’ opinione diffusa che gli stati nazionali siano in crisi.
Lo
scenario europeo lo conferma a tutto campo e sarà sempre più frequente la
nascita di movimenti che combatteranno l’accentramento dei poteri a livelli
inarrivabili e che chiederanno autodeterminazione e riconoscimento politico,
culturale ed economico. Ho colto la modernità dei movimenti regionali che,
sulla base di tradizioni culturali antiche, lavorino a prospettive nuove e a
nuovi rapporti di potere... E poi lo scarabeo era li, elegante e composto,
indifferente alle vostre ironie sul suo stile di vita singolare, incurante
anche della sua nuova ed imprevista celebrità e ho deciso di dargli una mano.
Non so dove arriveremo, ma comunque, convintamente, noi partiamo... Spero
con molti di voi
Lucia Chessa
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