La
Nuova
La prima
cittadina: «Abbiamo ragione noi, vedrete»
Ma nel
piccolo paese tutto costa come prima della delibera
Il caso
zona franca. La sindaca non cede: «Applico la legge» di Claudio Zoccheddu
C'è solo un luogo in Italia dove ieri
non si discuteva il costo dei sacchetti della spesa. A Giave, paese-terrazza
che domina il Meilogu, i problemi sono altri. I cittadini si arrovellano per
comprendere il destino dei tributi che hanno pagato fino al 2017. Perché
secondo la sindaca, Maria Antonietta Uras, il paese che conta appena 578
abitanti si è appena liberato di Iva e accise diventando la prima "zona
franca al consumo" della Sardegna.
Il paese. La residenza sarda della
nuova fiscalità è lontana appena tre tornanti dalla 131. Per arrivare a Giave
bisogna arrampicarsi su una collina e dopo tre chilometri si raggiunge un paesino
fatto di case ben tenute, piazze curate e tanto verde. Un'oasi di pace dove si
può allestire un presepe sul marciapiede della strada principale, Corso
Repubblica, senza che le statuine diventino un bersaglio dei soliti vandali.
Oltre al presepe, anche tutto il resto è rimasto com'era. Le sigarette costano
lo stesso tanto, gli alcolici idem, il prezzo del pane non è precipitato e la
benzina è stabile: costava un 1 euro e 40 nel 2017 e costa 1 euro e 40 anche
nel 2018. Tasse e accise, insomma, sono rimaste al loro posto. La zona franca per
adesso è rimasta su un foglio di carta di cui parlano tutti ma che hanno visto
e capito in pochi.
Il Comune. Si affaccia su Corso Repubblica,
come tutto a Giave. Dentro ci sono due persone, un impiegato e la sindaca,
Maria Antonietta Uras, che però è impegnata con i carabinieri di Bonorva: «Si
ma non pensi male, li ho invitati per regalargli il nuovo calendario», spiega
dopo aver aperto la porta del suo ufficio. Poi, inizia il racconto della
vicenda che l'ha fatta diventare famosa in tutta l'isola, un racconto
intervallato dai trilli del cellulare che ogni due minuti suona l'inno di
Mameli: «Facciamo chiarezza però, io ho solo applicato la legge.
La zona franca
è prevista dalla Costituzione, come spiega meglio di me la dottoressa Maria
Rosaria Randaccio del Movimento zona franca. E la mia non è un ordinanza, è una
delibera in cui sono citati uno dopo l'altro i trattati e le normative che ci
danno ragione. Siccome non siamo sprovveduti, prima di fare qualsiasi cosa ci
siamo rivolti a degli avvocati tributaristi che ci hanno indicato al strada.
Tra l'altro, non ho inventato nulla, ci sono le delibere di 240 comuni della Sardegna,
tra cui quelli del Meilogu che però adesso sono spariti».
Per dimostrare che tutto sia fatto a
regola d'arte, la sindaca incalza ad alta voce l'impiegato che piomba in
ufficio con in mano una risma di fogli freschi di stampa: «Sono due delibere,
articolatissime. Una è di 15 pagine, l'altra di 25». Le incognite. La sindaca, per quanto
motivata e battagliera, conserva qualche dubbio: «Le delibere sono di fine
novembre e sono state trasmesse, tra gli altri, alla Regione, alla Commissione
europea e all'Agenzia delle dogane. Non ci ha risposto nessuno, come mai?». In
assenza di repliche, la sindaca è decisa ad andare avanti: «Vuol dire che non
hanno nulla da eccepire, giusto?». Forse. Oppure nessuno credeva che a Giave
qualcuno sarebbe andato fino in fondo: «Ma non potevo fare altro - aggiunge
Maria Antonietta Uras -. La Sardegna sta morendo, il mio paese sta morendo.
Abbiamo una zona artigianale dotata
di tutti i servizi, vicina alla 131. Eppure le aziende falliscono perché pagano
troppe tasse. Io non ci sto e faccio tutto quello che posso per cambiare la
rotta. La mia, alla fine, è solo una provocazione per vedere fino a che punto
si può percorrere l'idea della zona franca. Quando qualcuno mi dirà di fermarmi
lo farò ma almeno avrò dimostrato che la zona franca è un sogno impossibile da
realizzare e penseremo ad altro».
Nell'elenco dei dubbi ce n'è uno che
arrovella tutti gli abitanti, un po' perché l'eventuale eliminazione di tasse e
accise interesserebbe solo i residenti e le imprese della zona artigianale, ma
soprattutto nessuno ha capito come funzionerebbero i rimborsi. Perché alla fine
si tratta di questo: si paga a prezzo intero e poi si dovrebbe essere risarciti
del costo delle tasse: «Al momento giusto ce lo diranno i legali - conclude la
sindaca -. Per i carburanti si compila una tessera, poi vedremo».
La
Nuova
Il Pds
oggi decide sulle alleanze
La direzione n del Partito dei sardi
decide oggi se candidarsi alle
Politiche col centrosinistra, oppure
presentarsi da solo. Fare
previsioni è difficile. Però c'è una
certezza: il Pds non è disposto
ad accettare candidature nella
coalizione di non sardi soprattutto se
imposte dalla segreteria nazionale
del Pd. Per il resto, in questi
giorni, c'è stata una lunga
trattativa fra i gli indipendentisti
proprio con i vertici regionali del
Partito democratico e una delle
possibilità è che al Pds sia stata
proposta la candidatura in uno dei
tre collegi uninominali (quello di
Oristano-Nuoro?) per il Senato.
Sul suo blog il segretario del Pds,
Paolo Maninchedda, ha scritto alla
vigilia della direzione nazionale:
«In queste ore concitate bisogna
approfondire bene quanto i
meccanismi elettorali pensati a tavolino
contro l'unità della Sardegna
acuiscano le fratture interne fra i
sardi, cioè la nostra malattia più
profonda. Spesso si è fatto
l'errore di non ritenere l'unità dei
sardi un obiettivo politico ma
solo morale. Invece è proprio ciò
che dovremmo fare, come insegna la
storia passata e recente. Dobbiamo
stare attenti a non produrre né
ereditare fratture, perché nessun
governo della Sardegna ha vere
potenzialità nazionali se non ha
un'ampia base elettorale, sociale e
politica».
Parlamentarie
del M5s boom di autocandidature
di Umberto Aime
CAGLIARI
Tre su cinque parlamentari uscenti
ricandidati, però in Sardegna è la
base del Movimento Cinque stelle ad
essersi presa la fetta più grossa
delle autocandidature per le
primarie on line del 15 gennaio. Non ci
sono ancora numeri ufficiali, anche
se più di un'indiscrezione
conferma che «l'isola sarebbe una
delle regioni dove gli aspiranti
sarebbero andati oltre ogni
aspettativa». È stato così in Italia,
tanto che per tener testa alle
richieste la scadenza di mezzogiorno
era stata allungata di altre tre
ore, fino alle 17, ma in Sardegna ci
sarebbe addirittura una folla di
candidati pronti a sfidarsi per un
seggio alla Camera o al Senato.
Di certo a far crescere il numero
dei
candidati è stato l'ultimo
sondaggio, pubblicato da DbMedia a ridosso
di Capodanno, che accredita i
grillini sardi del miglior risultato fra
tutte le regioni: il 34,5 per cento
contro una media nazionale vicina
al 27.Ricandidati e non. A puntare
al secondo mandato consecutivo,
dopo l'elezione nel 2013, sono i
deputati cagliaritani Emanuela Corda
e Andrea Vallascas, più il senatore,
anche lui cagliaritano Roberto
Cotti. A rinunciare è stata invece
la senatrice Manuela Serra, l'ha
fatto con un post su Facebook,
mentre il deputato Nicola Bianchi di
Sennori è stato escluso dal ferreo
regolamento interno che «vieta
l'attività politica oltre i dieci
anni» e lui prima di essere deputato
era stato consigliere comunale
proprio a Sennori.
Il ritorno a casa. È
questo il senso del post pubblicato
su Facebook da Manuela Serra, che
comunque sarà ricordata come la
prima senatrice sarda nella storia
della Repubblica. Nel congedarsi da
Palazzo Madama, ha scritto: «Non
mi ricandiderò e continuerò la mia
esperienza da cittadina libera e
attiva». Per poi aggiungere:
«Ritornerò nella mia scuola (è insegnante
di sostegno a Pula) da dove sono
partita e dove ritroverò i miei
alunni speciali. Dopo cinque anni in
Senato, ho necessità di tornare
in aula, quella vera, dove si
formano i cittadini, dove si attua
l'integrazione, dove si mettono in
pratica i valori di socialità e
condivisione». Fino a questa
conclusione e auspicio: «Non smetterò di
occuparmi di politica e non lascio
il M5s fatta di gente onesta,
post-ideologica, sempre rivolta al
bene comune. Oggi, in Parlamento,
servono sempre più persone che
sappiano stare all'interno di quelle
aule senza essere ammaliati dal
potere, mentre per ora quei luoghi si
sono nutriti di violenza, menzogna,
prevaricazione». Ed è ovvio che
l'ormai ex senatrice sia convinta
che «tutto questo cambierà con una
vittoria netta del Movimento».La
verifica.
Non però detto che tutte le
autocandidature di queste ore poi
partecipano alle Parlamentarie. Il
regolamento prevede una sorta di
setaccio preliminare, per «accertare
la regolarità delle iscrizioni alla
piattaforma» e che «i dati
autocertificati dai candidati nei
collegi nominali e in quelli
proporzionali siano reali».
Soprattutto dopo che alcuni articoli del
codice etico sono stati ritoccati in
corsa, e le polemiche su questo
sono state aspre nei forum dl
Movimento, e quindi qualche verifica in
più dovrà esserci. Solo dopo i
controlli - fanno sapere dall'entourage
del referente regionale per le
Parlamentarie, è il sindaco di Assemini
Mario Puddu, si conosceranno i nomi
degli aspiranti candidati.
Candidati che hanno dichiarato in
quale collegio uninominale - sono
sei in Sardegna per la Camera e tre
al Senato - vorrebbero
presentarsi. Oppure se sono
intenzionati a partecipare alla
competizione elettorale nelle liste
proporzionali, che nell'isola
saranno due per la Camera e una al
Senato.
Unione
Sarda
Benzina
sulla zona franca Si infiamma il dibattito, per il Pd «sono
false
promesse» L'ordinanza di Giave sui carburanti senza tasse:
i sindaci
chiedono chiarezza
Il sogno di creare un mini paradiso
fiscale a Giave dove, «soltanto
per cominciare - dice la sindaca
Maria Antonietta Uras - non si
pagheranno più le accise sulla
benzina», si infrange con la dura
realtà delle leggi. Non è fattibile,
sostengono Agenzia delle Entrate,
commercialisti e politici. «Bisogna
dire la verità - sottolinea il
segretario del Pd Giuseppe Luigi
Cucca - basta con la propaganda».
«Andremo avanti», ribatte il
Movimento zona franca, che invita «i
cittadini ad andare dai propri
sindaci e pretendere che si comportino
in base al mandato ricevuto». Un
consiglio che preoccupa diversi
amministratori: l'Anci ha scritto ai
prefetti per chiedere un parere
ufficiale.
Il parere
di esperti e politici: «Le aree extradoganali non esistono»
Benzina
senza accise, ora esplode la polemica
Giave non sarà la Livigno sarda, e
neppure qualcosa di lontanamente
simile. Il sogno di creare un mini
paradiso fiscale nel Meilogu, dove,
soltanto per cominciare - secondo la
sindaca Maria Antonietta Uras -
non si pagheranno più le accise
sulla benzina, si infrange con la dura
realtà delle leggi. Non è fattibile,
non certo senza un pronunciamento
dell'Unione europea - sostengono
Agenzia delle Entrate, commercialisti
e politici. Insomma, il taglio del
costo del carburante rientra nel
complesso diritto comunitario e non
può bastare un'ordinanza
municipale a stabilire il contrario.
Di diverso avviso il Movimento
zona franca, che su Facebook scrive
«andremo avanti, è vergognoso
remare contro», loda il coraggio
della Uras, attacca tutti gli altri e
invita «i cittadini ad andare dai
propri sindaci e pretendere che si
comportino in base al mandato che da
essi hanno ricevuto». Un
consiglio che preoccupa diversi amministratori
(c'è un clima pesante,
anche alcuni gestori di distributori
sarebbero stati minacciati) e
l'Anci ha scritto ai prefetti per
chiedere un parere ufficiale, in
modo che sia chiaro cosa si può e
non si può fare.
L'AGENZIA DELLE ENTRATE «No comment»
dall'Agenzia delle entrate, ieri,
sulla pensata di Giave, ma l'ente si
è già espresso sul tema, e
ovviamente non ha cambiato idea. La
prima volta è stata nel 2014,
quando con una nota ha precisato in
sostanza che in Sardegna non può
esistere una zona franca e non è
possibile «porre in essere operazioni
escluse dal campo di applicazione
dell'Iva, richiamando
l'extraterritorialità dell'Isola,
per mancanza dei presupposti
giuridici». In seguito, di recente,
l'Agenzia ha risposto a vari
interpelli, cioè a richieste di
privati, e ha ribadito - argomentando
nei dettagli - «che dal punto di
vista fiscale nessuna norma
stabilisce che il territorio della
regione Sardegna non appartiene al
territorio dello Stato... pertanto
non è previsto alcun regime di zona
franca integrale».
I COMMERCIALISTI «Il nostro Ordine
ha perfino organizzato un convegno
ad hoc, a novembre, con relatori
esperti della materia», sottolinea il
commercialista cagliaritano Andrea
Landi, e la sintesi è che «per
l'istituzione in Sardegna di una o
più zone franche non è sufficiente
manco un provvedimento legislativo
della Regione, benché a statuto
speciale, ma vanno applicate regole
e rispettate precise norme assunte
in linea con la legislazione europea
e quella nazionale. E la
creazione di una zona franca
integrale, con detassazione estesa anche
al consumo, trova dei limiti nel
diritto stesso dell'Ue, sia sotto il
profilo delle libertà fondamentali
sia sotto quello degli aiuti di
Stato. Esistono le zone economiche
speciali e le zone franche urbane
(come quelle previste per le imprese
nel Piano Sulcis), categorie ben
delimitate e con condizioni
particolari, che nulla c'entrano con
l'iniziativa della sindaca di
Giave».
IL PD Durissimo il commento del
segretario del Pd, Giuseppe Luigi
Cucca: «È ora di raccontare ai sardi
la verità: la zona franca in
Sardegna non esiste, non ci sono né
i presupposti giuridici né le
condizioni economiche per
realizzarla. È una chimera propagandata da
persone che agiscono in malafede
solo per ottenere visibilità e
consenso, guarda caso, in piena
campagna elettorale, illudendo i
cittadini e infondendo speranze
irrealizzabili. Bisogna smettere di
raccontare che basta una
“dichiarazione d'intenti” all'Agenzia delle
entrate per ottenere un rimborso
delle tasse. Chi diffonde messaggi
del genere si diverte a prendere in
giro le persone e compie un vile
atto di disinformazione. La
Sardegna, in applicazione dal Decreto Sud,
potrà dotarsi di due Zone economiche
speciali. E la Regione dovrà
inoltrare la richiesta al Governo
appena entrerà in vigore il decreto
legislativo».
I SINDACI Fausto Orrù, sindaco di
Gonnosfanadiga, avverte i cittadini
che domani terrà un incontro
pubblico per spiegare cosa succede,
«anche perché la polemica sta
montando, e la gente è disperata per la
crisi». Sottolinea: «È vero che le
tasse nella nostra nazione sono
eccessive, ma come sindaco non ho
purtroppo la possibilità di cambiare
le leggi. Fino a quando non saranno
enti sopra il Comune a dire che la
nostra regione è Zona Franca non
posso emettere ordinanze che
affermino che il nostro paese da
oggi lo è». Emiliano Deiana,
presidente dell'Anci, chiede ai
colleghi «prudenza», e dice: «Abbiamo
saputo dalla stampa della decisione
della sindaca di Giave, e sarebbe
stato opportuno prima un confronto.
Comunque, la materia è complicata,
per questo abbiamo chiesto ai
prefetti di esprimersi, in modo che gli
amministratori abbiano gli elementi
per prendere le decisioni corrette
ed evitare fughe in avanti».
Cristina Cossu
Parla il
gestore dell'area di servizio Q8 sulla 131, preoccupato dal
“taglio
municipale” «E se un matto pretende gasolio a metà prezzo?»
Qualche bonaria presa in giro e
l'ombra di una preoccupazione: il
taglio municipale alle accise non ha
fruttato altro al signor Giuseppe
Mura, gestore dell'unica area di servizio
sulla 131 in territorio di
Giave.
«Dal paese - spiegava ieri sera, con
l'aria paziente di chi ha dovuto
deludere con garbo molte richieste -
sono venuti in tanti, più
incuriositi e divertiti che convinti
di poter fare il pieno a pochi
euro. Ma mi preoccupa l'idea che ora
magari si presenta davvero un
esaltato, convinto che il carburante
si paga poco e sono io a lasciare
i prezzi immutati per guadagnarci.
Ecco, il messaggio sbagliato che
non doveva passare è che da 48 ore
la benzina costa la metà. D'altra
parte le accise non si pagano solo
sul carburante: qui tutto - e il
gesto abbraccia scaffali, cassa e
bancone del bar annesso al
distributore - ha il suo carico
aggiuntivo, dai liquori alle
sigarette».
Se per Mura il cliente aggressivo
che pretende lo sconto è solo
un'ipotesi remota, pare che alcuni
benzinai dei dintorni abbiano
dovuto faticare per rabbonire il
popolo del gasolio autoridotto. Alla
Q8 sulla 131 non è accaduto e
probabilmente non accadrà, visto che la
trovata degli sconti municipali tende
- al contrario del prezzo della
benzina - a sgonfiarsi di ora in
ora. E più che ai clienti
parsimoniosi, in realtà, Mura ha
dovuto rispondere richieste di
informazioni più formali: per
esempio una telefonata della Finanza,
che voleva capire un po' meglio
questa storia bizzarra, e una da
Cartissima, il servizio di carte
carburante Q8.
Alla fine di una giornata insolita,
col tabellone dei carburanti fermo
sui prezzi abituali, resta il tempo
per un caffè e una considerazione
di buonsenso: «Se ci dessero la zona
franca ne sarei contento come
tutti, ma bisogna vedere che ne
direbbero i lombardi, e i siciliani...
Perché non ci concentriamo su
obiettivi raggiungibili anziché
strozzarci con un boccone troppo
grosso? Cominciamo a mettere su una
continuità territoriale come si
deve, poi penseremo al resto».
Celestino Tabasso
Paci: «La
zona franca è solo una leggenda» Cappellacci: «Si può fare»
«La verità non è quella del Pd né
quella del sindaco di Giave». Taglia
corto Ugo Cappellacci, ex
governatore e coordinatore di Forza Italia,
sull'annosa questione Zona franca:
«È dannoso alimentare false
illusioni perché il tema della zona
franca è sacrosanto, vitale e non
può essere trattato con
superficialità, soprattutto da coloro che
hanno dimostrato di avere a cuore
questa battaglia: si rischia di
offrire degli “assist” ai suoi
nemici giurati, come il Partito
democratico. Il fatto che la zona
franca non ci sia ancora e che sia
un obiettivo da raggiungere non
significa che non sia realizzabile. I
presupposti giuridici e le
condizioni economiche ci sono tutti ma,
come già chiarito anche dall'Unione
europea, occorre il pronunciamento
dello Stato nazionale, finora negato
dal Governo. Il “non si può” del
Pd in realtà è un “non si vuole”,
dovuto all'idolatria per le tasse
del centrosinistra».
L'IRAP Cappellacci ricorda: «Appena
insediata, la Giunta Pigliaru ha
subito aumentato l'Irap, che noi
avevamo ridotto del 70%. Non siamo
d'accordo con il sindaco di Giave,
ma allo stesso tempo è
intollerabile che il Pd approfitti
di questa azione per negare la
possibilità di raggiungere un
traguardo che appartiene a tutti i
sardi. Il cammino non è finito è c'è
ancora il muro dello Stato tra la
Sardegna e il traguardo. Ecco perché
la battaglia deve proseguire: Ma
dire che l'obiettivo è già raggiunto,
quando non lo è, rischia di fare
il gioco di chi non vuole la zona
franca».
LA GIUNTA «La zona franca integrale
è una leggenda priva di fondamento
giuridico e legislativo, e sostenere
il contrario significa raccontare
falsità ai sardi. La Giunta regionale
si sta invece muovendo
all'interno di quello che è
consentito per garantire il massimo delle
agevolazioni e dei vantaggi
fiscali». Raffaele Paci, assessore alla
Programmazione, ha idee diverse. E
spiega: «Prima di tutto, col
decreto legislativo 75 del '98, la
legge prevede l'attivazione delle
zone franche nei porti. Dopo tanti
anni di totale inattività, abbiamo
ripreso e reso operativa quella per
il porto di Cagliari, e a breve
inizieranno i lavori di
perimetrazione e di costruzione degli edifici.
Per i porti Olbia e Portovesme, le
procedure stanno andando avanti».
REQUISITI Cappellacci insiste:
«L'Unione europea può riconoscere la
zona franca integrale in presenza di
particolari condizioni
geografiche, sociali e demografiche,
ovvero, in aree periferiche,
disagiate e poco popolate. La
Sardegna possiede, purtroppo, tutti
questi requisiti e, non solo in
teoria, potrebbe avanzare delle
istanze. Ma la richiesta, perché si
passi davvero ai fatti, spetta al
Governo che, secondo me, non lo farà
mai. Il rischio è che si generi
un effetto a catena: la Sicilia e la
Valle d'Aosta, pur non avendo le
nostre caratteristiche, sarebbero le
prime a voler seguire l'esempio».
UNA CHIMERA Insomma, la battaglia
del Movimento Zona franca rischia di
rimanere, più che un sogno, una
chimera. «La legge c'è ma non decolla
- dice l'avvocato Francesco Scifo,
segretario del Movimento -. Si
continua a ignorare una situazione
di fatto che potrebbe determinare
una vera rinascita per l'Isola e per
la sua economia. Il resto sono
solo chiacchiere». Scifo due anni fa
aveva presentato un esposto in
procura, per cercare di capire le
ragioni del fallimento di
un'iniziativa in grado di creare
opportunità di sviluppo alla
Sardegna. «Lo ha scritto lo stesso
magistrato sul decreto di
archiviazione - spiega - e si chiama
volontà politica. Ho visto che
sono state sentite diverse persone
delle istituzioni e le risposte
evasive sono la prova delle
conclusioni a cui è giunto il pm».
DIVERGENZE «Se così fosse, perché il
centrodestra non ha avviato le
procedure quando aveva l'occasione
per farlo?», obietta Paci. «Noi
abbiamo fatto delle azioni mirate -
risponde Cappellacci - basterebbe
semplicemente leggere gli atti». (
v. f. )
La prima
cittadina di Giave insiste: mi dicano perché le mie delibere
sono illegittime
«Se i miei colleghi ridono non hanno capito nulla»
«Ridono di me? E io rido più forte.
Ma la cosa che mi ha dato fastidio
è stato l'atteggiamento di alcuni
colleghi sindaci. Da loro non me lo
aspettavo». Maria Antonietta Uras,
sindaca di Giave, è abituata ad
andare controcorrente. «La mia è una
provocazione, ma è basata su atti
concreti. Chi ride ha letto le mie
delibere? Quindici pagine la prima,
venticinque la seconda. Ho seguito
le indicazioni del Movimento
Sardegna Zona Franca, che mi ha dato
il suo sostegno. E ho i miei
legali. Anzi annuncio che mercoledì
la presidente Maria Rosaria
Randaccio sarà a Giave per
incontrare la popolazione».
Sul web si legge di tutto.
«Ho letto solo i giornali. Ma mi
dica: più commenti positivi o
negativi? E con quali motivazioni?
Io oggi ho preferito venire a fare
gli auguri agli anziani della casa
di riposo. Ho portato anche i
panettoni».
(Il telefono squilla in
continuazione, la suoneria è l'inno nazionale).
Ma lei non ha fondato lo Stato
libero di Giave?
«La Sardegna è Zona franca dal 1948.
E ai sindaci che oggi ridono dico
di rileggere un documento
dell'Unione dei Comuni del Mejlogu. È del
2013, era a favore della Zona
franca. Hanno cambiato forse idea?».
È vero che tanti suoi colleghi
l'hanno chiamata da tutta l'Isola?
«Sì, e alcuni seguiranno il mio
esempio».
Lo sa che chi manderà a rimborso le
tasse pagata sulla benzina,
rischia pesanti sanzioni
dall'Agenzia delle Entrate?
«La mia è una provocazione. La
detassazione sarebbe una grande cosa
per la Sardegna e io mi devo
assumere tutte le responsabilità del mio
ruolo. Non sono stata eletta per
indossare la fascia tricolore nelle
occasioni ufficiali, ma per fare gli
interessi dei miei concittadini.
Se non altro ora, finalmente,
potranno avere un risposta. Zona Franca
sì, oppure no. Ma devono dirci per
quale motivo le mie delibere sono
illegittime. E devono indicarci in
forza di quali leggi».
Franco Ferrandu
Fratelli
d'Italia: «Vinceremo le elezioni»
Fratelli d'Italia ha grandi
ambizioni. «Ci candidiamo a vincere le
elezioni politiche e poi a governare
la Regione». Bruno Murgia,
deputato uscente in cerca di
riconferma, Paolo Truzzu, il consigliere
regionale, Salvatore Deidda,
coordinatore sardo del partito e il
capogruppo in Consiglio comunale a
Cagliari Alessio Mereu ambiscono al
salto di qualità dopo aver eletto
rappresentanti in tutte le
istituzioni. «Nel prossimo governo
di centrodestra puntiamo ad avere
più rappresentanti sardi che
tutelino con forza i nostri diritti», ha
detto Murgia rivendicando il titolo
di gruppo parlamentare più
produttivo della legislatura appena
conclusa. Quanto alla Regione,
Truzzu attacca soprattutto sui
trasporti: «Il centrosinistra presenta
un quadro più roseo di quello che è.
La verità è che sulla continuità
territoriale hanno realizzato un
bando sbagliato».
Infine la questione dei migranti:
«Siamo stati i primi a denunciare il
boom degli sbarchi».
Popolarità
sui social, Pigliaru è in coda
Nella classifica sulla popolarità
sui social il presidente della
Regione Francesco Pigliaru è al 14°
posto su 18 governatori italiani
eletti direttamente dai cittadini. È
quanto emerge da un'indagine di
Demoskopika sulla cosiddetta
likedemocracy .
La società ha esaminato circa 5
milioni di pagine indicizzate, poco
meno di 3 milioni di follower sui principali
siti di networking ed ha
conteggiato quasi 42 mila risultati
su youtube collegate ai
governatori italiani.
Tre i presidenti sul podio per
popolarità complessiva misurata dal
sistema di rating di Demoskopika:
Debora Serracchiani, Marcello
Pittella e Luca Zaia.
Nel Regional Popularity Index, la
classifica d i gradimento sul web,
Francesco Pigliaru è quintultimo con
un valore pari a 94,9. Sotto di
lui il governatore della Lombardia,
Roberto Maroni, Luca Ceriscioli
(Marche), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna)
e Sergio Chiamparino
(Piemonte).
Le
polemiche sulle retribuzioni di risultato. L'accusa: «Contratti
inapplicabili»
Regione: 6 milioni per i premi La meritocrazia è un miraggio
La burocrazia regionale è la
principale nemica di se stessa. Nel senso
che quando i burocrati devono
valutare i risultati di altri burocrati
(scusate le ripetizioni) per
attribuire i premi di rendimento si
incastrano in un groviglio
inestricabile di norme, leggi e regolamenti
da loro stessi prodotti. Infatti nei
contratti di lavoro ci sarebbero
tutti gli strumenti per valutare le
performance dei 6500 tra dirigenti
e dipendenti della Regione sulla
base di criteri meritocratici ma
siccome farlo è complicato si taglia
la testa al toro e, in attesa di
chiarimenti, si attribuisce il
massimo dei voti. È come se in un
programma scolastico ci fossero
dieci materie ma venissero valutate
solo le cinque con i voti più alti
perché i libri di testo delle altre
sono troppo complicati.
IL PARADOSSO SARDO Un paradosso
tutto italiano (e sardo) che emerge da
un capitolo del rapporto annuale
stilato dall'Ufficio del controllo
interno di gestione della Regione.
Si chiama “Controllo dei costi
derivanti dalla contrattazioni
integrative”. Quindici pagine fitte di
richiami a decreti legislativi, accordi-quadro,
decine di leggi
regionali, delibere, contratti
nazionali e regionali, richiami a
sentenze della Corte dei conti nelle
quali si sostiene che «la
contrattazione integrativa...risulta
inserita in un sistema normativo
complesso e in continuo mutamento».
«CAMBIARE LE REGOLE» Non a caso si
fa riferimento spesso a «dubbi
interpretativi» e, in conclusione,
si auspica «che si provveda in
tempi rapidi ad una revisione
organica della materia...che dovrebbe
portare, tra l'altro, alla
valorizzazione del personale, alla
razionalizzazione della struttura
retributiva e ad una nuova
disciplina per l'attribuzione dei
compensi accessori».
Significa che c'è consapevolezza
della complessità delle norme attuali
e si usa questa complessità per
giustificare quegli “ottimo” in
pagella che hanno fatto gridare allo
scandalo.
OLTRE 6,3 MILIONI DI PREMI Finché
nelle relazioni sulle valutazioni
del personale si scriverà che quando
gli obiettivi non sono stati
raggiunti «è per cause esogene e
perciò non imputabili alle strutture»
o perché c'è una «descrizione poco
chiara degli obiettivi da
conseguire» o ancora «una
significativa percentuale di obiettivi non
risulta monitorabile» ci sarà
margine di discrezionalità.
E siccome i dipendenti regionali nel
2016 sono costati 233 milioni di
euro (il 2,8% in meno rispetto al
2015) e per le retribuzioni di
rendimento la Giunta ha stanziato
6.282.349,66, di cui 2.312.108,42
per il personale del Corpo forestale
di vigilanza ambientale,
l'argomento merita massima
attenzione.
I NUOVI CONTRATTI L'occasione per
rendere davvero meritocratico - ma
soprattutto applicabile - il sistema
dei premi è dietro l'angolo. Nei
prossimi giorni inizieranno le
trattative tra sindacati e Coran
(Comitato per la rappresentanza
negoziale della Regione) per il
rinnovo della parte normativa dei
contratti di lavoro dei dirigenti e
del personale. Entrambe le categorie
hanno sottoscritto la parte
economica e incassato gli aumenti.
«Servono indirizzi ben precisi
dall'assessore e risorse economiche
adeguate.
Il mio sindacato ha come
obiettivo la tutela dei lavoratori
ma dentro macchine amministrative
che funzionino bene e diano ai
cittadini servizi efficienti», ha detto
Nino Cois, leader regionale della
Cgil. Per la Cisl «è la politica che
deve dare obiettivi chiari e avere il
coraggio di selezionare chi ha
raggiunto i risultati e chi no, con
criteri i più scientifici e
oggettivi», sostiene Davide Paderi,
segretario regionale della
Funzione pubblica. «Il salario di
rendimento o risultato dei
lavoratori pubblici è un tema aperto,
legato alla misurazione del
merito e alla modernizzazione delle
attività», conclude l'esponente
della Cisl.
I DIRIGENTI Ma se il buongiorno si
vede dal mattino, il cambiamento
auspicato a parole sembra ancora una
volta rinviato. Nella parte
economica del nuovo contratto dei
dirigenti siglato il 19 dicembre
scorso da Cgil, Uil, Sdirs,
Sadirs-Ugl e Direr-Confedir aumenta la
parte fissa della retribuzione e
diminuisce quella legata al
risultato, che prima rappresentava
circa il 25% del totale e oggi è
scesa a poco più del 10%.
La paga fissa sarà, a regime, di
42.315 euro
all'anno mentre la seconda, che sino
ad oggi variava dai 30mila euro
dei direttori generali ai circa
20mila dei dirigenti di servizio e dei
dirigenti ispettori, avrà un tetto
di circa 12mila euro. Aumenta la
parte sicura, diminuisce quella
legata ai risultati, voluta più di
tutti dalla Giunta Soru ma mai
applicata perché, nei fatti, tutti i
dirigenti hanno sempre ottenuto
“ottimo” e, dunque, il premio massimo
previsto dal contratto. Regione e
sindacati anziché rendere
applicabili le buone regole, le
hanno cancellate col pretesto di
adeguare il contratto dei regionali
a quelli dei loro omologhi
nazionali.
Fabio Manca
Sanna
dirigente senza concorso, nomina nel mirino della procura
L'ex
assessore regionale all'Urbanistica: incarico temporaneo, è tutto in regola
Prima la nomina come dirigente di
Area, poi la revoca dell'incarico e
quindi una nuova nomina. Un
pasticcio burocratico che però ha
innescato una spirale di sospetti
culminata con un esposto anonimo
alla Procura della Repubblica e
tutta una serie di accertamenti.
La designazione dell'ex assessore
regionale all'Urbanistica
Gianvalerio Sanna a direttore
temporaneo del Servizio gestione risorse
di Area fa molto rumore ma lui si
dice tranquillo. «Hanno preso un
abbaglio, io non sono un dirigente -
spiega - sono soltanto un
funzionario che temporaneamente è
incaricato di sostituire un
dirigente mancante». Posizione
confermata anche da Area, mentre la
Procura cerca di fare chiarezza
sulla vicenda.
LA VICENDA Tutto nasce con la
determinazione 03017 dell'11 agosto
scorso con cui il direttore Marco
Crucitti rimette il suo incarico ad
interim come responsabile del
servizio Gestione risorse. Subito dopo
con la determinazione 0319 dell'11
agosto si stabilisce «di
riconoscere le funzioni temporanee
di direttore del servizio Gestione
Risorse a Gianvalerio Sanna (in
quanto è il più anziano nella
qualifica nel servizio di
appartenenza) fino alla conclusione della
vacanza del direttore del servizio e
comunque non oltre la completa
riorganizzazione dell'Azienda»
recita il provvedimento.
LA LENTE DELLA PROCURA La scelta
però fa discutere, anche qualche
sindacato contesta e partono lettere
anonime e persino un esposto alla
Procura. Seguono gli accertamenti
negli uffici dell'Azienda regionale
dell'edilizia abitativa con
acquisizione di atti, controlli e
richieste di chiarimenti. Poi il
colpo di scena: con la determinazione
3230 del 14 settembre scorso viene
revocata parzialmente la
determinazione di agosto relativamente
alla parte in cui era stato
conferito l'incarico all'ex
assessore Sanna. A stretto giro di posta
con la determinazione 3237 del 15
settembre si fa dietrofront: viene
di nuovo assegnato l'incarico a
Gianvalerio Sanna, «ruolo che era
stato revocato per un errore
materiale e un'errata interpretazione di
una nota formale presentata da
Sanna» si legge nel documento.
IL PASTICCIO Determinazioni che si
annullano a vicenda e che, a prima
vista, potrebbero sembrare stonate.
«Non c'è nessun mistero - spiega
Gianvalerio Sanna - dal momento che
c'erano verifiche in corso, sono
stato io a chiedere che non mi
venisse corrisposto lo stipendio per
quell'incarico fino a quando non
fosse stata fatta chiarezza. Ma gli
uffici hanno interpretato quella mia
dichiarazione come una rinuncia».
E così si era deciso di revocare
quelle mansioni e, solo dopo i
chiarimenti, le funzioni di
direttore del servizio sono state
nuovamente assegnate temporaneamente
a Sanna.
AREA: È TUTTO OK La vicenda potrebbe
sembrare piuttosto ingarbugliata
ma secondo i vertici Area non ci
sono anomalie. «Tutto deriva dalla
riorganizzazione interna
dell'Azienda regionale dell'edilizia
abitativa che, per effetto
dell'inserimento nel Sistema Regione, si è
ritrovata solo con nove dirigenti -
spiega il direttore generale Marco
Crucitti - nonostante le
manifestazioni d'interesse, nessuno vuole
venire a ricoprire questi incarichi
di grande responsabilità». Nel
frattempo l'amministratore unico di
Area ha disposto il blocco degli
incarichi ad interim «perciò l'unica
soluzione per poter continuare a
lavorare era affidare l'incarico al
funzionario più anziano che in
quel momento era Sanna. Tutto
secondo la legge e nella massima
trasparenza».
«NON SONO UN DIRIGENTE» L'ex
assessore intanto chiarisce: «Voglio
precisare che io non sono un
dirigente e non ho avuto alcuna nomina o
promozione, continuo a percepire il
mio stipendio di sempre -
ribadisce - sono solo un funzionario
che momentaneamente sta svolgendo
anche le funzioni di dirigente, ma
mi auguro proprio che la situazione
torni presto alla normalità».
Secondo Sanna si è montato un caso ad
hoc. «Ho fatto lotte perché nei
posti pubblici si accedesse con un
concorso - sostiene - figurarsi se
adesso dovessi fare simili
giochetti».
Valeria Pinna
La
Nuova
L'analisi
di Unioncamere integra i dati ufficiali col sommerso
Confermati
i mali storici, dai trasporti alla forte stagionalità
Nel Nord
il turismo vale il 30% del Pil ma l'isola è indietro
di Luca Rojch
SASSARI
Si comporta da superpotenza del
turismo, ma la Sardegna è ancora un
nano nel pianeta dell'industria
delle vacanze. L'isola ha punte di
eccellenza, come le strutture
ricettive, e la vocazione del nord al
turismo. Ma resta la zavorra del
costo dei trasporti, il più alto in
percentuale di tutta Italia, e anche
una scarsa propensione a vendere
qualcosa di diverso dalle spiagge e
dal cibo.
I dati elaborati da
Unioncamere dell'Emilia Romagna
analizzano in modo del tutto
innovativo il calcolo del Pil e del
peso reale sull'occupazione e
sulle imprese del turismo. In cui
non si tiene conto solo dei dati
ufficiali, ma anche di altri
elementi, come le seconde case e il
fenomeno Airbnb che da solo vale 3,4
miliardi di euro in Italia. E
ancora gli arrivi aeroportuali, i
consumi di energia elettrica e la
raccolta dei rifiuti. Con questo
calcolo le presenze ufficiali devono
essere moltiplicate per quattro. E
anche il peso sul pil nazionale
arriva complessivamente al 13 per
cento. I dati sardi. La sorpresa
arriva nell'analisi dei dati. Le
presenze passano dal 3,2 al 4,2 per
cento, rispetto al dato complessivo
dell'Italia. Il Veneto fa il 16%,
la Sicilia il 10%, la Toscana l'11.
I sei milioni di turisti valgono
per la Sardegna 620 milioni di euro,
spiccioli rispetto ai 6 miliardi
incassati dalla Lombardia, e gli
oltre 5 miliardi di Veneto e Lazio.
Come si spende. Lo studio indica
anche la percentuale di come i
turisti spendono il loro soldi.
Il 60 per cento è rappresentato dal
costo dei trasporti, è la
percentuale più alta di tutte le regioni. Il
21 per cento in ristorazione, il 12 per
cento in shopping, la
percentuale più bassa tra tutte le
regioni italiane. Numeri che
indicano in modo netto come i
trasporti siano carissimi e come ci sia
una scarsa attrattività per le
attività collaterali. Valore aggiunto.
Dai calcoli si può anche quantificare
il valore aggiunto che arriva
per ogni sardo dal turismo. Sono
3700 euro, meno dei 13mila che
incassa ogni trentino, ma sopra la
media italiana, che si ferma a
3mila. Un valore aggiunto
sull'economia dell'isola che arriva al 10,7
per cento. Le eccellenze. Ma in
Sardegna ci sono zone in cui il
turismo ha un peso maggiore sul
globale dell'economia. Nel nord
Sardegna, Sassari e Gallura il
valore aggiunto del turismo è del 30
per cento.
Per capire ogni 100 euro di
ricchezza creata 30 euro
arrivano dal turismo. Un dato che
vede in buona posizione anche il
Nuorese, che si attesta in una
forbice tra il 15 e il 30 per cento.
Meno bene Cagliari che si ferma al
15. In poche parole il 30 per cento
del nord della Sardegna arriva dal
turismo. Dato molto più solido e
rilevante delle cifre ufficiali che
per la Sardegna davano come pil
appena il 7 per cento. Ma l'isola
resta indietro. Non c'è nessuna
provincia sarda tra le prime dieci
in Italia per valore aggiunto
turistico. I numeri confermano pregi
e limiti del sistema turistico
sardo. E fanno capire come la
Regione si sia mossa per ridurre i gap.
Dai trasporti alla mancanza di una
strategia turistica comune. Un
pacchetto unico che promuova l'isola
nella sua totalità.
Ma i dati indicano anche in modo
preciso che con il solo turismo balneare la
Sardegna non potrà mai andare oltre.
E per crescere sarà
indispensabile anche portare alla
luce il turismo sommerso, la quota
sconosciuta di reddito per
comprendere il vero potenziale turistico
dell'isola.@LucaRojch@
Ritoccati
gli importi del 3,5% e in primavera è previsto si salga al 5%
Acqua,
scatta il rincaro: a maggio nuovo aumento
di Silvia Sanna
SASSARI
Il rincaro di fine anno arriva per
la terza volta consecutiva, ma
l'impatto in bolletta sino a questo
momento è stato soft. Dal 1
gennaio l'acqua costa di più e dalla
primavera l'importo è destinato a
lievitare ulteriormente. Per due
ragioni strettamente collegate tra
loro. La prima: la legge prevede
l'adeguamento della tariffa idrica
ogni 4 anni e la Sardegna è in ritardo,
perché i nuovi importi
sarebbero dovuti entrare in vigore a
partire dal 2016 e sino al 2020.
Nell'attesa, l'Aeegsi (Autorità per
l'energia elettrica, il gas e il
sistema idrico) ha disposto una
modifica annuale automatica a favore
del gestore. Per questo l'Egas,
l'Ente di governo d'ambito, il 27
dicembre 2017 ha approvato una
delibera con la quale dà il via libera
all'adeguamento tariffario a favore
di Abbanoa.
Un esempio: nel 2018
l'acqua per uso domestico costerà -
a secona del consumo - da 0,5 a
3,6 euro a metro cubo mentre sino a
pochi giorni costava da 0,48 a 3,5
euro. Il ritocco (che incide su
tutte le categorie) è calcolato sulla
base di un moltiplicatore fisso
denominato theta che corrisponde a
3,5. La polemica è partita, il
consigliere regionale di Forza Italia
Marco Tedde parla di «aumento deciso
in sordina» Al contrario Nicola
Sanna, presidente dell'Egas e
sindaco di Sassari dice che si tratta di
un provvedimento adottato alla luce
del sole: «Era un atto dovuto,
uguale procedura è stata eseguita
nel 2017 e nel 2016».
E poi spiega:
«In attesa che venga approvata la
nuova tariffa con l'incremento
stabilito dall'Egas, è necessario
disporre un adeguamento minimo
annuale che tenga conto del tasso
d'inflazione. La situazione è in
evoluzione, con la nuova tariffa
tutti gli importi saranno adeguati
una seconda volta». E in bolletta
potrebbe arrivare la sorpresa bis:
la richiesta di conguagli su quanto
pagato nel triennio
2016-2018.Tariffa scaduta. Il
ritardo è notevole: la nuova tariffa del
servizio idrico doveva essere
stabilita entro la fine del 2015 per
entrare in vigore nel 2016. Così non
è stato, l'Egas ha completato i
calcoli e consegnato la proposta
all'Autorità nazionale nel novembre
scorso: «Considerato che la risposta
è attesa entro 6 mesi - dice il
presidente Sanna - la nuova tariffa
potrebbe essere approvata tra
maggio e giugno ed entrare in vigore
già nel 2018». Con un incremento
degli importi - deciso dall'Egas -
pari al 5%, dunque superiore al
ritocco annuale pari al 3,5.
I conti, dunque, sono destinati a
non
tornare. Per farli pareggiare, agli
utenti potrebbe essere chiesto di
restituire quanto non pagato in
bolletta a partire dal 2016, cioé la
differenza tra l'aumento del 5% e il
3,5 disposto ogni anno come
adeguamento a favore del gestore. A
stabilire la procedura sarà
Abbanoa.Importi e richieste. Cinque
per cento in più: è questo
l'incremento tariffario stabilito
dall'Egas sulla base di diversi
calcoli. «In realtà - dice il
presidente Sanna - Abbanoa aveva chiesto
inizialmente un aumento del 9%,
ridotto poi al 7,5%.
Noi abbiamo fatto
un enorme lavoro di contenimento
alla fine del quale abbiamo ritenuto
che l'aumento del 5% sia sufficiente
per andare incontro alle esigenze
del gestore nel rispetto di quanto
prevede la legge». Se da una parte
Abbanoa ha presentato un piano di
investimenti da affrontare nel
periodo in esame e da sostenere
anche grazie all'aumento del costo
dell'acqua, l'Egas ha calcolato un
livello di investimenti inferiore.
Perché? «Abbiamo considerato che
l'ente gestore del servizio idrico -
spiega Nicola Sanna - usufruisce già
di una enorme quantità di
finanziamenti pubblici da utilizzare
per il miglioramento delle
infrastrutture.
Ci sono circa 500 milioni di fondi
per le reti ancora
fermi. Per questo non era il caso di
incidere in maniera profonda
nella tariffa. L'aumento del 5%
tiene comunque conto sia del tasso
d'inflazione sia della quota
investimenti, che si traduce in circa 90
milioni all'anno, una cifra di tutto
rispetto». Ora spetta
all'Autorità nazionale dare l'ok dopo
avere valutato se l'aumento è
congruo o se deve essere rivisto.©
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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