La
Nuova
Il Psd'Az
diserta il vertice col centrodestra
I
sardisti aspettano le proposte del Pd. Giornalisti e giudici per LeU. L'ex
ministro Parisi con Insieme
Il Pd aspetta di sapere cosa faranno
i sardisti, che giovedì avranno a Roma un faccia a faccia con la segreteria
nazionale Dem ma nel frattempo non hanno interrotto le trattative con l'altro
fronte, il centrodestra. Poi ci sono gli indipendentisti: aspettano di capire
se a marzo anche col contributo del Pds, marzo scenderà in campo una lista solo
sarda e questa possibilità sembra oggi aumentare di giorno
in giorno. Invece i Cinque Stelle
sono ancora in attesa di sapere da Roma quando scatterà il conto alla rovescia
per le Parlamentarie e on line ci sarà una prima scrematura delle 300
autocandidature.
Nel frattempo, c'è un mondo politico
in movimento ed è sempre più frenetico nell'impegno visto che le scadenze sono
vicine: il 19-21 gennaio la presentazione di simboli e coalizioni, a Roma, il
28-29 le liste dovranno essere depositate nella cancelleria della Corte d'appello
di Cagliari. Psd'Az. I sardisti non hanno partecipato all'ultima riunione della
coalizione di centrodestra. Uno dei motivi più probabili potrebbe essere l'influenza
che ha colpito il segretario nazionale Christian Solinas. Un altro, più
politico, potrebbe essere questo: entro la settimana i sardisti sono attesi a
Roma dalla segreteria nazionale del Pd.
Quindi prima vogliono conoscere le proposte
di Renzi e più, visto che quelle di Berlusconi a loro sono note da tempo. In
sostanza, il Psd'Az pare intenzionato a non mischiare i due tavoli e lo farà
fino alla decisione finale, annunciata per il 13 gennaio, del Consiglio
nazionale del partito.
Liberi e Uguali. La rosa dii
candidati è pubblica, anche se ancora sembra essere lontana da quella
definitiva. A essere disponibili a correre per Camera e Senato ci sono i
portavoce delle tre componenti della lista guidata da Pietro Grasso: Thomas
Castangia per Possibile, Yuri Marcialis Mdp, e Antonello Licheri Sinistra
italiana. Scontata è anche la presenza del deputato uscente Michele Piras, che
però potrebbe essere capolista nel collegio unico per Palazzo Madama. Anche i quattro consiglieri regionali -
Daniele Cocco, Luca Pizzuto, Eugenio Lai e Paolo Zedda - più l'assessore alla
cultura Giuseppe Dessena si sono detti pronti.
Fra gli altri nomi all'interno della
rosa: il giornalista Ottavio Olita, Salvatore Multinu, Vittoria Cossu, Danilo Idda,
Domenico Serra, Angelo Cossu, Eleonora Casula e anche due magistrati
dall'identità ancora segreta. A questa elenco oggi dovrebbero aggiungersi i
candidati per i collegi di Nuoro e Olbia-Tempio. Poi, dopo le indicazioni
dell'assemblea regionale, sarà il direttivo nazionale di LeU a decidere la
mappa definitiva.
Insieme. È in movimento anche la microcoalizione
all'interno del centrosinistra e formata da Psi, Verdi e Civici di Prodi.
Domani è in programma la prima riunione pre elettorale e con molta probabilità
a coordinarla sarà il segretario regionale del Psi Gianfranco Lecca. Potrebbe parteciparvi
anche Arturo Parisi, che da sempre anche in Sardegna è vicinissimo al fondatore
dell'Ulivo. Fra i possibili candidati, il consigliere regionale Raimondo Perra.
Centrodestra. Al vertice disertato dai sardisti, erano presenti tutti gli altri
partiti della
coalizione: Forza Italia, Fdi e i
centristi di Noi con l'Italia, raggruppa i Riformatori e l'Udc.
Non si sa quanto l'assenza del
Psd'Az abbia colto di sorpresa il resto del gruppo, che comunque continua a essere
ottimista: «Alla fine scenderà in campo con noi». Dalla riunione è trapelato
poco o nulla, ma si sarebbe parlato molto di collegi. Sugli uninominali per la
Camera Forza Italia sarebbe disposta a cederne massimo due all'accoppiata
Riformatori-Udc: uno dovrebbe essere quello di Oristano, l'altro il Sulcis,
molto meno la Gallura.
Fdi, dal canto suo, avrebbe
insistito per l'uninominale di Nuoro e indicato Bruno Murgia, deputato uscente.
Murgia dovrebbe essere anche uno dei capolista di Fdi nel proporzionale. Forza
Italia ha ribadito che in campo ci saranno tutte le sue bocche di fuoco: da
Cappellacci a Pittalis, da Emilio Floris ad Alessandra Zedda.
M5S. Su Facebook il referente
regionale per le Parlamentarie, Mario Puddu, ha ufficializzato il metodo di
Maio. Anche in Sardegna i candidati dei collegi uninominali saranno cercati fra
«rappresentanti autorevoli della società civile», seguendo le indicazioni del
candidato premier . Mentre i 300 autocandidati sardi del Movimento aspettano di
sapere da Roma quando saranno convocate le Primarie on line. Una data possibile
è la fine della prossima settimana. (ua)
Maninchedda.
«Il Pd ha rifiutato la sfida della battaglia per i sardi»
Il leader
del Pds spiega perché è sfumato l'accordo con i Dem:
«Per noi
era prioritario creare un'alleanza indipendentista per le Regionali»
di Luca Rojch
SASSARI
La fusione a freddo non c'è stata.
Il Partito dei Sardi e il Pd
continueranno la loro corsa, come
stelle che ruotano su galassie
diverse. Alle Politiche i Dem ci
saranno, il Pds forse, ma di sicuro
andranno per strade differenti. Il
leader del Partito dei Sardi, Paolo
Maninchedda non ha dubbi. La scelta
è quella giusta. E respinge in
modo deciso tutte le accuse che
vengono sussurrate per il mancato
accordo. Perché avete rifiutato
l'offerta Pd?«Noi lo abbiamo scritto
nel documento del direttivo
nazionale. Abbiamo proposto di legare le
elezioni Politiche italiane alla
costruzione della convergenza
nazionale sarda in vista delle
elezioni sarde. Abbiamo proposto di
fare delle elezioni politiche
italiane un atto di affermazione della
nazione sarda. Il Pd non ha ritenuto
apprezzabile la nostra proposta».
Ma molti sostengono che la vera
rottura sia sul rifiuto del Pd di
farvi guidare la coalizione alle
Regionali. «Non è proprio così.
Noi abbiamo detto che alle elezioni
sarde noi vogliamo costruire una
convergenza nazionale sarda molto
più ampia e diversa nei contenuti
dal centrosinistra o dal
centrodestra. A nostro avviso questa proposta
è credibile se a governare la
coalizione e a guidare il governo è una
forza indipendentista come la
nostra. Il Pd voleva che noi alle
Politiche italiane non portassimo
gli interessi nazionali dei sardi,
ma la politica italiana del Pd. Una
battaglia che non è la nostra. Noi
abbiamo fatto come proposta una battaglia
della Sardegna per la
Sardegna, loro ci hanno risposto
dicendoci "venite a giocare una
partita per il Pd".
Chiaramente non è la nostra
battaglia».Il
segretario del Pd Giuseppe Luigi
Cucca le ha scritto una lettera in
cui chiede al Pds di ripensarci.
«Noi abbiamo molto apprezzato il
garbo e la cortesia del segretario
del Pd, che però mi pare non siano
sufficienti per superare le
questioni che abbiamo posto. Noi parliamo
di una obiezione di coscienza
nazionale dei sardi, che scatta quando
una legge ti obbliga a fare quello
che la tua coscienza ti impedisce
di fare. Le legge elettorale per le
Politiche impedisce ai sardi di
rappresentare autonomamente i loro
interessi nazionali e li obbliga a
diluirsi nei grandi partiti
italiani. Noi rifiutiamo questo obbligo».
Cosa accadrà adesso?«Per noi le
Politiche sono in funzione delle
elezioni sarde.
Vogliamo realizzare la convergenza
nazionale dei
sardi, un disegno di unità che che è
il dato più inatteso per
l'Italia. In queste ore lavoriamo
per costruire questo processo. Resta
aperto il dialogo col Pd e con le
altre forze politiche. Aperto ma
subordinato alla convergenza
nazionale dei sardi. Noi dialogheremo con
tutte le forze politiche tranne
fascisti, violenti e razzisti». Nel Pd
c'è stata una frattura sulla
possibilità di aprire alle alleanze. In
particolare lo scontro è stato tra
Cucca e Soru. «Noi rispettiamo il
dibattito interno. Escludiamo di
iscriverci alle tifoserie e diciamo a
chi ci odia che non è ricambiato.
Abbiamo proposto al Pd un campo
differente rispetto al loro. Un
campo più avanzato, quello in cui
potrebbero ritrovarsi
indipendentisti, federalisti e post autonomisti.
Noi abbiamo emancipato
l'indipendentismo dal ribellismo dimostrando
che siamo capaci di governare e cambiare
la realtà. Il Pd non sembra
ancora interessato a percorrere una
strada che vada oltre il suo
perimetro tradizionale.». Ha parlato
in queste ore col mediatore del
Pd Piero Fassino?«Mi ha mandato un
messaggio qualche giorno fa».
L'hanno chiamata dal Pd?«No.
La bellezza di questa stagione
politica è
che quello che si vede è esattamente
quello che accade. Nessun
segreto». Ma non è più utile per voi
avere una voce a Roma?«Vale più
la costruzione del progetto
nazionale sardo». Lo stop alle trattative
con Pd per le Politiche avrà
conseguenze in Regione?«No, perché la
proposta che ci ha fatto il Pd per
le Politiche era più arretrata
rispetto all'accordo con Pigliaru.
Rimane il rapporto con la Giunta
con cui siamo alleati e non
complici. Sulle cose su cui non
concordiamo continueremo a dire la
nostra».
Unione
Sarda
Il
segretario del Pd commenta lo strappo
Cucca non
molla il Pds «Niente pregiudicherà l'alleanza alla Regione»
Non ci fu mai una rottura più soft:
il segretario del Pd Giuseppe
Luigi Cucca spende solo parole
affettuose verso il Partito dei sardi,
anche all'indomani del no
all'alleanza per le Politiche. Né, d'altra
parte, si comporta diversamente il
leader del Pds Paolo Maninchedda.
Ma se quest'ultimo sembra ormai
credere poco a nuove svolte, Cucca
invece non dispera in un
ripensamento: «Dicono che i tempi per
un'alleanza non sono maturi,
cercheremo di farli maturare prima della
chiusura delle liste».
Con Maninchedda vi siete sentiti
dopo la loro decisione?
«No, per ora sarebbe inutile. Ma i
giorni non mancano, per non
sprecare un'occasione di collaborare
in un frangente molto delicato».
Delicato perché temete che così
vinca il centrodestra o il M5S?
«No: perché il voto nazionale poteva
essere la base su cui allargare
la coalizione per le Regionali. Ma
nulla è perduto, in nessun caso».
Significa che il dialogo per il
futuro non è pregiudicato?
«Ma certo, ci mancherebbe. Non
scordiamo che siamo alleati alla Regione».
Per il Pds, voi volete fare la
campagna elettorale solo su Renzi.
«Per noi sono prioritari gli
interessi della Sardegna, ma non possiamo
omettere che proprio il governo del
Pd ha dato grandi risultati per
l'Isola. Però sui temi proposti dal
Pds c'è molta condivisione».
Ora ritornerà in campo il mediatore
Fassino? O la palla è solo al
Partito dei sardi?
«Credo che dipenda tutto da loro.
Noi abbiamo confermato
disponibilità: al di là di alcune
posizioni personali, il partito si è
espresso chiaramente. Non so se il
vertice nazionale interverrà di
nuovo, devo ancora riferire la
situazione».
Ha fatto cenno a “posizioni
personali” tra voi: alcune molto dure
verso Maninchedda e soci, però.
«A volte le polemiche a distanza
scappano di mano. Qualche
dichiarazione riportata fuori dalla
nostra direzione ha fatto
inasprire il clima. Ma non sto
dicendo che il Pds abbia fatto saltare
tutto per questo: hanno dato
motivazioni politiche».
Forse da un partito come il vostro,
comunque legato alle decisioni
nazionali, era difficile ottenere
attenzione su alcuni temi solo sardi.
«Io questo non lo credo. Tutti sanno
che siamo un partito nazionale,
ma abbiamo anche sempre invocato una
nostra specificità e mostriamo
particolare attenzione alle
questioni che riguardano la Sardegna».
Allora è la discussione sulla guida
della coalizione in futuro, che ha
fatto saltare tutto?
«Neppure. Lo dice chi vuole
fomentare dissapori, ma sia noi che il Pds
abbiamo a cuore la coalizione, che
comprende altri partiti: il Pd non
poteva certo decidere oggi anche per
loro. Ma abbiamo detto che
discuteremo di questi temi, più
avanti, senza pregiudiziali».
Un modo per prendere tempo.
«No: l'unica cosa che possiamo dire
seriamente adesso. Non servivano
espedienti, il Pds non ha posto la
questione in termini di ricatto».
E la trattativa col Psd'Az? È più
ottimista o più pessimista?
«Su queste cose non sono mai né
ottimista né pessimista, aspetto di
vedere i fatti. L'interlocuzione è
in corso, dovrebbe chiudersi entro
pochi giorni».
Potrebbe rientrare in campo anche
qui Fassino?
«Fassino ha comunque sempre agito
insieme al partito regionale, e i
termini della nostra disponibilità
sono già definiti chiaramente».
Avete altre trattative in corso?
«A livello nazionale c'è l'intesa
con la lista Lorenzin, con Emma
Bonino, si dialoga con i Verdi. In
Sardegna vorrei riprendere a
discutere con i Rossomori».
Ma non fanno parte del Progetto
autodeterminatzione?
«Sì, ma sono sempre stati orientati
a sinistra. Ora vedremo, aspettavo
di avere un quadro più chiaro prima
di aprire quel fronte».
Quali saranno i temi sardi della
vostra campagna elettorale?
«Anzitutto ricorderemo che molte
cose sono state ottenute, col
governo, grazie alle battaglie dei
parlamentari sardi del
centrosinistra. Gentiloni si è detto
disponibile a portare in Europa
il tema dell'insularità sarda. È
stato chiuso un importante accordo
sulle servitù, a qualcuno non basta
ma fino a poco tempo fa non era
neppure ipotizzabile. Rivendichiamo
anche l'inserimento del sardo, per
la prima volta, nella programmazione
Rai».
La Giunta Pigliaru è stata accusata
di aver impostato male il rapporto
col governo. Lei come la pensa?
«Non credo siano stati fatti errori
con Roma: è che su certi temi
trovare la quadra era molto
difficile. Forse avremmo dovuto far
sentire diversamente la nostra voce
in Europa sulla continuità
territoriale, attraverso il
governo».
E a chi dice che bisogna aprire un
conflitto politico con lo Stato
italiano, che cosa risponde?
«Che non condivido. Molti dei temi
su cui si vuole una svolta sono
compresi nella definizione di
autonomia dettata dal nostro Statuto e
dalla Costituzione, e che dovremmo
sfruttare meglio».
Giuseppe Meloni
VIA EMILIA. Per le elezioni
Francesco Lilliu non accetta nomi imposti
L'appello del Pd a Renzi «No ai
candidati dall'alto»
«Non vogliamo paracadutati: questo è
il nostro chiaro messaggio al
segretario nazionale del partito».
Francesco Lilliu è stato confermato
alla guida del Pd provinciale e
lancia un appello a Matteo Renzi per
evitare gli errori del passato, come
il caso del deputato pugliese
Lello Di Gioia eletto nell'Isola e
poi passato al gruppo misto. «Non
vogliamo candidati imposti dall'alto
che non siano espressione del
nostro territorio, di questo ha
bisogno la politica per tornare a
essere credibile - spiega,
sottolineando l'importanza del suo
territorio nello scacchiere politico
in casa Dem.
«Il sud Sardegna
esprime l'area più popolosa della
Sardegna e il sistema elettorale
Rosatellum è fatto in modo che
tantissimi deputati e senatori
arriveranno da quest'area - spiega
Lilliu - è qui che si decide come
va il Pd in Sardegna ed è qui che
bisogna stare attenti alle
candidature». Lunedì sera in via
Emilia si è tenuta l'assemblea
provinciale con la proclamazione
formale di Francesco Lilliu,
confermato alla guida del Pd.
«VOGLIAMO DECIDERE NOI» «È stata
un'assemblea partecipata, con molti
interventi: tutti dicevano che vogliamo
decidere noi chi saranno i
nostri candidati per il Parlamento.
Il partito è in salute, pronto per
affrontare la campagna elettorale -
aggiunge - ma ora da qui siamo in
attesa delle mosse degli altri e di
quelle che arrivano da Roma: con
questo segretario non sai mai cosa
aspettarti».
Con l'ultimo congresso sono stati
confermati Lilliu alla guida del Pd
provinciale e Nicola Montaldo di
quello cittadino, ma gli equilibri
sono cambiati e per la prima volta
l'area Fadda-Cabras è in minoranza.
«Abbiamo oltre 5000 iscritti, per il
congresso di sono mobilitati 55
circoli e ora vogliamo portare
avanti un percorso condiviso, per
questo abbiamo fatto nomine di
garanzia condivise con la minoranza».
Federico Porcu, lo sfidante di
Lilliu per la segreteria, è stato
nominato presidente dell'assemblea e
la nuova direzione provinciale
composta da 79 elementi che
rispecchiano i rapporti tra maggioranza e
minoranza. Confermato tesoriere
Cristian Romagnani è stata nominata
anche la commissione provinciale di
garanzia. «Vogliamo indicare dal
basso le persone da candidare, non
aspettare supinamente quello che
decide Roma - conclude Francesco
Lilliu - vengano dai circoli le
persone che rappresenteranno il
partito in questa campagna
elettorale».
Marcello Zasso
Il leader
del Partito dei sardi volta pagina
Maninchedda:
«Ora convergenza nazionale per il voto del 2019»
Maninchedda, il Pds dice che c'è
troppa distanza col Pd. Perché?
«Anzitutto per la regola elettorale,
che impedisce a un partito della
Sardegna di rappresentare
autonomamente gli interessi dei sardi. Può
farlo solo tramite un grande partito
italiano. Quindi gli interessi
dei sardi devono essere diluiti».
Che cosa intende?
«Col fisco agevolato basato
sull'insularità le Canarie hanno attratto
150mila pensionati italiani. Lo
Stato italiano ha dal 2015 il report
di Pigliaru che misura i costi
insulari, ma non ha mosso un dito
perché l'Ue sappia ciò che la
geografia rende evidente. Altro caso di
interessi sardi diluiti: le servitù
militari. Gian Piero Scanu
dimostra, come mai nessuno prima,
che i poligoni sono inquinati da
materiali mortali. Lo Stato italiano
continua a esercitarsi qui».
Ma al governo c'è il Pd, quello con
cui stavate trattando.
«Al Pd sardo abbiamo detto: le
Politiche siano una tappa di
costruzione di un'unità nazionale
per le elezioni sarde del 2019, con
una campagna elettorale competitiva
col governo».
Come potevano darvi ascolto?
«Ampi settori ragionano da tempo con
noi sulla necessità di innovare
l'area progressista sarda. Insieme
abbiamo ottenuto dei risultati con
la Giunta Pigliaru: l'Agenzia sarda
delle entrate, la proprietà
regionale delle dighe, una politica
infrastrutturale competitiva con
governo e Anas. Il più grande
intervento sulla sicurezza
idrogeologica. Lealtà vuole che si
parli con coloro con cui si
collabora. Ma non c'è stato quel
colpo di reni che avrebbe reso il Pd
una forza post-autonomista. Con
dispiacere, ci si è salutati».
Cosa c'è di vero nelle voci di
trattative sulla leadership regionale?
«Il nostro congresso ha detto: ci
candidiamo a governare la Regione e
vogliamo creare una convergenza
nazionale sarda che unisca il maggior
numero di forze, escludendo solo
quelle razziste, fasciste, violente.
E ci candidiamo a guidare quella
convergenza: il prossimo governo
dev'essere a trazione culturale
indipendentista. Non vuol dire
diventare tutti indipendentisti, ma
cercare un punto di caduta tra
indipendentisti, autonomisti e
post-autonomisti su tre livelli: più
poteri e libertà ai sardi; più
ricchezza sostenibile prodotta; più
diritti reali goduti dai sardi.
Altro non abbiamo fatto, non ci sono
stati negoziati di alcun tipo».
Ora che prospettive si aprono?
«Lavoriamo sull'oggi pensando alle
elezioni sarde del 2019: devono
essere un evento epocale per i
sardi, che per la prima volta vedono
una proposta indipendentista non di
ribellione, ma per governare e
risolvere i problemi. Serve l'unità
massima possibile dei sardi, dai
liberali ai laburisti. Da chi pensa
all'indipendenza della Sardegna, a
chi si sente cittadino di due patrie
o chi vuole ripensare
l'autonomia».
Col Pd, discorso chiuso? Siete
irritati per le parole di alcuni di loro?
«Il documento del direttivo
nazionale esprime rispetto, molta stima
per il segretario Cucca, ma coglie
confini politici importanti. Ci
sono state parole pesanti nella
direzione Pd, qualcuno voleva contarci
non sulla nostra politica ma sulla
loro, sul governo Renzi. Abbiamo
detto: non è la nostra battaglia,
fatevela».
Con chi dialogherete ora? È vero che
è vicina un'intesa col Psi?
«Sì, da mesi ci sono stati
importanti scambi di documenti».
Anche con Progres?
«Si dialoga molto. E così con alcune
forze civiche del nord Sardegna.
C'è molto interesse intorno a noi,
che decliniamo in contenuti, non in
assembramenti elettorali».
E col centrodestra?
«C'è un confronto cordiale coi
Riformatori su fisco e insularità. Al
congresso c'è stata
un'interlocuzione positiva con il coordinatore di
Forza Italia, Cappellacci. Ma non
siamo oltre le cordialità».
Ci sono o ci saranno contatti anche
col Progetto autodeterminatzione?
«In Sardegna siamo così pochi che si
parlano anche i più lontani».
Lo prendo come un sì?
«...» (allarga le braccia)
Ma il grande discrimine tra le forze
indipendentiste è la scelta di
collaborare con i partiti italiani.
«Per noi è una scelta già fatta:
collaboriamo con chiunque concorra a
elaborare una convergenza nazionale
sarda. Nessuna preclusione:
abbiamo portato l'indipendentismo a
essere una credibile forza di
governo, capace di risolvere
problemi, dialogando con chiunque voglia
fare un pezzo di strada con noi. Il
punto non è creare nuove fratture,
ma coesioni. In Sardegna la cosa più
difficile non è cercarsi un
avversario, ma riconquistare un
amico».
Su quali temi si creano coesioni?
«Noi vogliamo più poteri per i sardi.
È paradossale che l'Europa
derubrichi il diritto alla mobilità
dei sardi a servizio regolato dal
mercato, pretesa indotta dalla
subordinazione dell'Ue a Ryanair. Poi:
la Sardegna non ha la leva fiscale,
ma se non cambia il fisco è
difficile aumentare la ricchezza
sostenibile. La scuola è regolata da
un proconsole ministeriale: noi la
organizzeremmo meglio. Ancora:
l'assurdo divieto di inserire lo
studio del sardo nelle materie
curricolari, o il fatto che lo Stato
decida sui nostri beni culturali.
Lo Stato in Sardegna siamo noi». (g.
m.)
Liberi e
Uguali
In pista
ci sono Piras, Marcialis e anche Dessena
Oggi l'assemblea regionale di Liberi
e Uguali consegnerà alla
direzione nazionale la rosa dei
candidati per le politiche. I nomi più
gettonati sarebbero quelli del
deputato uscente Michele Piras e del
segretario regionale di Art 1 Mdp,
Yuri Marcialis . Per il primo è
quasi certa la candidatura nel
collegio unico proporzionale del
Senato, il secondo potrebbe essere
capolista nel collegio
proporzionale alla Camera di
Cagliari.
Si fanno i nomi dei tre
consiglieri regionali di Art 1 Sdp,
Daniele Cocco , Eugenio Lai e Luca
Pizzuto , oltre all'assessore alla
Cultura Giuseppe Dessena . E poi
quelli dei segretari di Possibile e
Sinistra Italiana, Thomas
Castangia e Antonello Licheri . In
campo nomi della società civile.
Come il giornalista Ottavio Olita e
due magistrati (ro. mu.)
Autoderminatzione
Il
Progetto si presenterà alle Politiche
Il Progetto Autodeterminatzione,
riunito ieri a Bauladu, ha deciso che
parteciperà alle elezioni politiche
del 4 marzo. Il simbolo verrà
presentato nei prossimi giorni e
sarà presente in tutti i collegi
plurinominali e uninominali nella
circoscrizione Sardegna.
«L'assemblea ha adottato programma e
codice etico», spiega in una nota
il Progetto, «nominando un comitato
di garanti che si occuperà di
istruire le proposte di candidatura
e un comitato che è invece
incaricato delle procedure
elettorali e della raccolta delle firme.
L'assemblea ha incaricato il
coordinatore Anthony Muroni di proseguire
le interlocuzioni con gli altri
partiti e movimenti sardi che non
fanno parte del Progetto, per
esaminare la possibilità di eventuali
convergenze».
Finanziaria,
il sì del Consiglio Si punta su lavoro e istruzione
Pigliaru:
parole-chiave crescita e inclusione. L'opposizione: sono in
cerca di
voti
Nel day after dell'ultimo funerale
dell'industria di Ottana, con il
licenziamento finale di cinquanta
operai, secondo l'opposizione c'è
ben poco da festeggiare per una
manovra che - dicono - non garantisce
futuro. Per il presidente della
Regione, invece, è vero esattamente il
contrario, la Finanziaria approvata
ieri sera dall'Aula può essere
sintetizzata con due parole:
crescita e inclusione. Ovvero si tratta
di un grande investimento e una
sfida sul lavoro, l'istruzione e la
lotta alle povertà.
L'OK Via libera in Consiglio con 20
sì e 16 no (su 44 votanti) alla
legge di Stabilità dell'Isola da 7,9
miliardi di euro, e il primo dato
riguarda i tempi record: non si
andrà in esercizio provvisorio, e
significa che le risorse saranno
immediatamente disponibili.
LA GIUNTA «È la Finanziaria della
ripresa: intercetta, rafforza e
amplifica i segnali positivi che
stanno arrivando», sottolinea
Pigliaru nella conferenza stampa
finale.
«Ringrazio tutto il Consiglio
regionale, la nostra maggioranza ma
anche l'opposizione per il
contributo che ha dato durante il
dibattito. Anche quest'anno abbiamo
scelto di portare in Aula una
Finanziaria aperta, non blindata, perché
fosse un momento di confronto, di
elaborazione e, soprattutto, di
scelte condivise per favorire lo
sviluppo e l'inclusione di tutti i
sardi», aggiunge l'assessore al
Bilancio Raffaele Paci. «Ricordo che
abbiamo deciso di non aumentare le
tasse, Irpef e Irap, tenendole al
minimo per lasciarne respiro a
famiglie e imprese».
IL PRESIDENTE GANAU Soddisfazione
anche dal presidente del Consiglio
Gianfranco Ganau, che evidenzia «tre
aspetti essenziali: il Piano del
lavoro, l'intervento sulle
Università con 9mila borse di studio a
disposizione di chi ha bisogno,
coprendo finalmente il fabbisogno
stimato e mai sinora garantito
appieno, e il Reis, il Reddito di
inclusione».
L'OPPOSIZIONE Per Pietro Pittalis,
capogruppo di Forza Italia, «questa
Finanziaria rappresenta l'ennesima
sfida persa dalla Giunta, incapace
di dare nuova linfa alla nostra
economia. L'ennesima occasione buttata
al vento da questa maggioranza che
ha modificato l'impalcatura della
manovra introducendo interventi a
pioggia, con il solo scopo di
accontentare i singoli componenti
della coalizione». Gianluigi Rubiu,
capogruppo Udc, parla di «slogan
privi di contenuto», e rilancia
l'allarme su «un mondo reale con
troppi disoccupati, famiglie
indigenti, trasporti da terzo mondo
e una continuità territoriale da
girone dantesco». Dice Paolo Truzzu
(Fratelli d'Italia): «È una
manovra che vive della competizione
elettorale per dare risposte che
possono garantire voti in più».
IL SINDACATO Il segretario generale
della Cisl, Gavino Carta, «esprime
soddisfazione» per lo scampato
pericolo dell'esercizio provvisorio,
ora però «si chiede all'esecutivo di
riavviare il confronto sulle
partite aperte, sia quelle che
riguardano il tavolo nazionale, a
partire dalla rivisitazione degli
accordi con lo Stato, sia la
prosecuzione del confronto regionale
su sviluppo, lavoro e sociale».
Cristina Cossu
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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