La
Nuova
Nei Dem
scoppia il caso Scanu
Per il
deputato, corteggiato anche da LeU, il rischio di non essere candidato
La lista dei sacrificabili
sull'altare della realpolitik sembra allungarsi. Se il Movimento 5 stelle ha
deciso di non ricandidare il senatore Roberto Cotti, anche nel Pd sembra
esserci un altro escluso eccellente. Il deputato uscente Gian Piero Scanu. Il
parlamentare gallurese in questa legislatura ha guidato la commissione di
inchiesta sui pericoli da uranio impoverito. Ha indagato a lungo sulla situazione
dei poligoni nell'isola e ha iniziato un braccio di ferro sulla questione delle
servitù militari. La commissione ha lavorato a fondo ed è arrivata anche a
mettere nero su bianco una proposta di legge che cambia per sempre il quadro
normativo. E Scanu ha anche chiesto in modo ufficiale la chiusura di due
poligoni, Teulada e Capo Frasca, su tre e la riconversione di quello di Quirra.
Ma l'attività parlamentare non
sembra avere convinto il partito a una ricandidatura certa per il deputato, che
tra l'altro non ha bisogno di deroga per ripresentarsi alle Politiche. Per ora
è in lotta per un posto in uno scomodissimo collegio uninominale, in Gallura,
in cui il centrodestra sembra avere più di mezza vittoria in tasca. Ma c'è
anche un altro retroscena. Scanu sarebbe corteggiato anche da Liberi e Uguali,
che pensano a un candidato di esperienza e con forte radicamento sul territorio
per strappare voti al Pd.
Il parlamentare uscente per ora preferisce
non commentare, né parlare delle voci di una sua possibile candidatura con LeU.
Ma il caso rischia di scoppiare nelle mani del paziente tessitore, il
segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca. Scanu non si è presentato nella
direzione di Oristano. Un caso che rischia di deflagrare e di diventare
un'altra mina per il Pd,che dopo avere perso gli alleati indipendentisti, Pds e
Psd'Az, ora rischia di avere anche un ulteriore fronda interna.
Flop Pd,
candidature decise da una commissione
ORISTANO
Il Pd non ce l'ha fatta a chiudere
la mappa delle candidature. Lo
schema, circolato in queste ore, non
sarebbe ancora equo nei posti
assegnati alle correnti. Così per
non spaccare il partito, a un mese
dalle Politiche di marzo, dal
cilindro del segretario regionale
Giuseppe Luigi Cucca è saltata fuori
la soluzione. Questa: sarà una
commissione elettorale, presieduta
dallo stesso Cucca, e composta da
due delegati per ognuna delle tre
anime a correggere la bozza, se
serve, a riequilibrala, se sarà
necessario.
Perché comunque l'elenco
finale degli aspiranti parlamentari
dovrà essere il più unitario
possibile. Lo ha ribadito Renzi,
nell'ultima assemblea nazionale:
«Dobbiamo rispettare le diverse
sensibilità e garantire a tutti un
riconoscimento non solo simbolico ma
anche numerico». Mentre nella
bozza di metà gennaio non sarebbe
così: due capolista su tre sono
renziani, Cucca nel proporzionale
per il Senato e Gavino Manca in
quello di Sassari-Olbia-Nuoro alla
Camera. Il terzo, anzi la terza,
dovrebbe essere Romina Mura della
corrente dei popolari-riformisti in
cui si riconosce l'area
Cabras-Fadda. Per farla ancora più semplice: a
essere tagliata fuori è stata, a
questo punto, la corrente
dell'eurodeputato Renato Soru, che
in direzione regionale (era
inevitabile) ha alzato la voce.
Prima di ogni possibile cataclisma,
il
compromesso è stato trovato proprio
nel via libera, deciso senza voti
contrari, alla commissione
dell'ultim'ora.Chi e quando. Nelle prossime
ore ci sarà la prima e forse unica
riunione del gruppo dei sette.
Oltre a Cucca, gli altri designati
dalle correnti e subito convocati
sono: lo stesso RenSoru e l'ex
sindaco di Villasimius Salvatore Sanna,
poi Sebastiano Mazzone, ha
presieduto le ultime primarie in Sardegna
per la segreteria nazionale, e il
deputato uscente Siro Marrocu, i due
in quota renziana. Infine il
vicesegretario Pietro Morittu e Cesare
Moriconi, consigliere regionale,
scelti dai popolari-riformisti. Senza
più passare in direzione, spetterà a
loro decidere lo schema dei 21
candidati da presentare nei 12
collegi sardi. Schema da sottoporre poi
al visto della segreteria nazionale,
che se vorrà, è successo altre
volte in passato, potrà modificarlo.
Tutti i passaggi però dovranno
essere molto veloci: a fine mese le
liste devono essere depositate
nella cancelleria della Corte
d'appello di Cagliari.Lo schema. Il
migliore di tutti sarebbe questo: un
capolista per ogni corrente, cioè
l'elezione sicura. Invece a
tutt'oggi la mappa è sbilanciata, con la
minoranza interna, i soriani,
rimasti a zero nel proporzionale e pare
in inferiorità numeri anche nei
collegi uninominali. Il che vuol dire:
per ritornare all'auspicata parità,
i renziani che ora hanno due
posti, dovrebbero rinunciare a
qualcosa.
Ma non è semplice. Com'è
prassi, il segretario ha diritto a
un posto blindato e in questo caso
ancor di più: Giuseppe Luigi Cucca è
un senatore uscente. Poi c'è
Gavino Manca, che da sempre è
considerato il console di Renzi in
Sardegna e quindi inamovibile per il
«giglio magico». Come finirà?
Forse con una possibile proposta
unitaria da consegnare nelle mani
della segreteria nazionale per ribadire
che «in Sardegna il partito è
compatto», almeno sulla carta. Poi
se ci dovessero essere altre
correzioni da fare, a pensarci
saranno nella disponibilità del vertice
romano cui spetta sempre l'ultima
insindacabile parola.La delusione.
Il Pd ha incassato a denti stretti
l'accordo mancato col Psd'Az. Ci ha
creduto fino all'ultimo, ma sul filo
di lana è stato scavalcato dalla
Lega: una beffa. Ma, nei corridoi
della direzione, nessuno ha
dichiarato di sentirsi in colpa:
«Abbiamo fatto il massimo possibile»,
è la giustificazione circolata più
volte.
Anche se, nella riunione a
porte chiuse, pare siano volate
parole molto più grosse. Soprattutto
nell'ormai immancabile duello
verbale fra Cucca e Soru. Con l'ex
governatore che avrebbe contestato
al segretario di «essersi
presentato da solo alle trattative
con i possibili alleati ed è stato
un errore che potevamo evitarci».
Cucca ha replicato: «Sono stato
eletto democraticamente, la
maggioranza del partito mi ha dato il
mandato pieno, quindi non c'era
bisogno d'altro e non mi faccio
mettere i piedi in testa da
nessuno». È stato questo uno dei momenti
più caldi, ma per fortuna del Pd a
domare l'incendio si sono messi un
po' tutti. La commissione dell'ultim'ora
è stata il miglior estintore
possibile altrimenti chissà come
sarebbe finita.L'ultima volata. È
quella più rischiosa per il Pd.
Non può presentarsi al via
elettorale
diviso e neanche scontento in una
stagione di future possibili vacche
magre. I sondaggi non sono dalla sua
parte e se vuole ribaltarli ha
bisogno di tutti. Compresi gli
urlatori, i portatori d'acqua e
qualunque sherpa disponibile a
sacrificarsi in nome della causa. Per
questo volente o nolente, ha una
sola strada percorribile: l'unità, o
saranno guai seri. (ua)
L'appello
del movimento «Nella scelta delle donne
si
premino le competenze»
Competenze da valorizzare, non
riempitivi. È l'appello
lanciato dall'assemblea del
movimento Coordinamento-Donne di Sardegna
alla vigilia della presentazione
delle liste. «In questo inizio di
campagna elettorale - è scritto nel
comunicato finale - sono scomparsi
i temi che riguardano le politiche
di genere, mentre tutto il
dibattuto è incentrato sui collegi
sicuri, e questo dibattito sui
posti riguarda tutti i partiti».
Mentre per il Coordinamento «proprio
la parità di genere dev'essere e
dovrà esserlo da qui a marzo uno dei
punti di forza e fermi dei programmi
che presto saranno presentati
agli elettori». Per poi ritornare
sulla presenza delle donne fra le
candidature.
«Anche la recente conquista della
doppia preferenze di
genere, nella legge elettorale
regionale, non può essere svilita
caselle da riempire per un obbligo
previsto dalle norme» Per
aggiungere subito dopo il contenuto
più forte dell'appello ai patiti:
«Nelle diverse competizioni, a
cominciare dalla quella di marzo, le
donne dovranno essere individuate in
base alle competenze reali, alla
rappresentatività e all'impegno che
si batteranno per realizzare
politiche concrete, quotidiane in
favore delle pari opportunità»
Psd'Az,
Salvini in arrivo per celebrare l'intesa
Il patto
in dieci punti, dalla zona franca al bilinguismo. E per
Solinas
un seggio sicuro
CAGLIARI
Matteo Salvini è atteso da un giorno
all'altro a Cagliari. Ha un
contratto da firmare con il Psd'Az,
non in segreto ma nel bel mezzo di
una diretta annunciata pomposa e
scintillante. Quando sarà l'evento?
La segreteria della Lega sta
lavorando di fino per trovare in agenda
uno spazio abbastanza largo e non di
poche ore, per evitare che la
cerimonia appaia fin troppo
frettolosa e commerciale. Dovrà apparire
invece con un «accordo politico e
federalista di alto profilo», in cui
il segretario del Psd'Az, Christian
Solinas, e Salvini credono molto.
Tanto da far trapelare: uno delle
prime leggi del nuovo Parlamento
sarà il riconoscimento ufficiale del
bilinguismo.
Anticipazione forse
necessaria anche per evitare l'onda
della protesta interna sardista,
montata subito dopo l'annuncio, non
ancora ufficiale, che il 4 marzo
leghisti e sardisti viaggeranno
insieme sullo stesso treno elettorale
e nel convoglio del centrodestra.Le
condizioni. Il contratto sarà in
dieci punti e sono quelli che
Solinas aveva proposto anche al Pd e a
Forza Italia. La Lega li ha
accettati tutti, in blocco, solo alcuni
gli altri partiti ed è per questo
che sarebbero rimasti tagliati
fuori. Completamente il
centrosinistra, mentre Berlusconi potrà dire:
«Il Psd'Az è un nostro alleato»,
seppure di sponda.
I dieci punti
vanno dallo Statuto speciale da
correggere alla zona franca da
realizzare, dal trasferimento alla
Regione di altre competenze su
scuola e ambiente fino alla chiusura
definitiva della partita entrate.
Sono impegni che se la Lega andrà al
governo, s'è impegnata a far
sottoscrivere dalla maggioranza e da
Palazzo Chigi nei primi cento
giorni. Le candidature. Primo:
nell'isola l'accoppiata Lega-Psd'Az
presenterà solo sardi. Non ci
saranno lombardo-veneti e neanche
oriundi, nelle tre liste per i
collegi proporzionale: due alla Camera,
uno al Senato. Secondo:
nell'uninominale, su nove candidati i sardisti
saranno due, uno alla Camera, Oristano
o Cagliari, e l'altro al
Senato, forse in quello di
Nuoro-Oristano. Terzo: il segretario
Solinas, capolista nel proporzionale
in Sardegna, sarà riprotetto in
Lombardia o Veneto.
Lì la vittoria del Carroccio è
scontata e
garantirà al partito più vecchio
d'Italia, prossimo al secolo di vita,
di ritornare in Parlamento dopo
ventidue anni.Il simbolo. Nel
contrassegno delle Politiche ci sarà
solo Alberto da Giussano e non i
Quattro Mori. Con il Psd'Az
intenzionato a preservare i la storica
bandiera fino alle Regionali del
2019. Anno, in cui avrà mani libere
sulle alleanze, con la Lega che ha
giurato: «Mai metteremo becco sulle
questioni sarde, sosterremo i sardi
nella loro e da sempre anche
nostra battaglia federalista».
Fino al punto, altro impegno, da
dare
già questo via libera al Psd'Az:
potrà costituire un gruppo autonomo
in Parlamento.I primi suggerimenti.
Sono arrivati dal governatore del
Veneto Luca Zaia, l'altro giorno a
Cagliari per capire l'aria che tira
prima dell'arrivo di Salvini. «La
Sardegna ha bisogno di essere meno
isola, meno isolata e quindi contare
su un'autonomia più aggressiva e
più rispettata da Roma. Non può
essere che la vostra terra sia
celebrata come una regina nazionale
da primavera a ottobre, quando si
santificano mare, sole e spiagge,
per poi scomparire negli altri sei
mesi. La Lega vi sosterrà da gennaio
a dicembre». (ua)
Unione
Sarda
Liste Pd
in alto mare Lotta per i posti sicuri
Una
commissione “paritetica” dovrà dirimere la lite tra le tre aree
Grandi
manovre: le correnti si marcano strette
Nessun accordo nel Pd sulle
candidature, solo una commissione
incaricata di indicare una rosa che
rappresenti le tre anime del
partito. Questo vuol dire una cosa
sola: che i tre posti considerati
“sicuri” dovranno essere spartiti
equamente tra renziani, area
Cabras-Fadda e soriani. E che sarà
battaglia fino all'ultimo nome da
inserire in lista.
Viene meno, dunque, l'ipotesi di una
terna a maggioranza del
segretario nazionale, con Gavino
Manca candidato capolista per la
Camera nel collegio del Nord
Sardegna, l'uscente Romina Mura nel
collegio sud e il segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca, anche lui
renziano, primo in lista per il
Senato. I soriani pretendono di dire
la loro. E la soluzione della
commissione, approvata ieri
all'unanimità nella direzione
regionale di Oristano, glielo consente.
EQUILIBRI Tutto in linea con quanto
affermato da Matteo Renzi due
giorni fa nella direzione nazionale:
«Dobbiamo rispettare le diverse
sensibilità, garantirò un riconoscimento
non solo simbolico ma anche
numerico». Fermo restando che
l'ultima parola spetta comunque a Roma.
Della commissione faranno parte sei
esponenti dem, due soriani (lo
stesso Renato Soru e l'ex sindaco di
Villasimius Tore Sanna), due
popolari-riformisti (il consigliere
regionale Cesare Moriconi e il
vicesegretario sardo Pietro
Morittu), e due renziani (l'ex garante per
le primarie nazionali per la
segreteria, Sebastiano Mazzone, e il
deputato uscente Siro Marrocu).
Il gruppo si insedierà nellle
prossime
ore e sarà presieduto da Cucca a
presiedere la commissione, e che in
tempi strettissimi dovrà lavorare
sulla proposta che comunicherà prima
alla direzione regionale, e poi a
quella nazionale.
LE MANOVRE Restando ai collegi
sicuri, i soriani faranno probabilmente
una proposta per scalzare dalla cima
della lista un nome a scelta tra
Manca (Camera Nord) e Cucca
(Senato). È difficile che il senatore
nuorese possa non avere quel posto.
D'altra parte è prassi che il
segretario abbia un collegio
protetto. Anche spostare Gavino Manca non
sarà facile: il consigliere
sassarese è un renziano della primissima
ora, molto vicino al ministro dello
Sport Luca Lotti. Se il suo nome
non dovesse essere tra i tre
blindati, è quasi sicuro che Roma
rimetterebbe le cose a posto. Quanto
al collegio del Sud Sardegna, i
soriani potrebbero voler puntare sui
deputati uscenti Francesco Sanna
o Marco Meloni.
Proprio quest'ultimo, eletto in
Liguria alle politiche del 2013 - uno
dei pochi a intervenire ieri - ha
detto che le tre anime devono essere
rappresentate, e lo stesso ha fatto
Soru. L'ex segretario regionale è
stato anche - non è la prima volta -
protagonista di uno scontro con
Cucca, accusato dall'eurodeputato di
aver condotto da solo le
trattative per le alleanze poi non
andate in porto. La replica del
segretario: «Sono stato eletto
democraticamente e avevo il mandato
dell'assemblea e pieni poteri per
trattare». I soriani, inoltre, sanno
bene che la commissione non risolve
i problemi. Si tratta di capire,
ha detto qualcuno alla fine della
direzione, se le altre correnti
hanno davvero intenzione di tener
fede agli impegni.
GLI ALLEATI La commissione indicherà
anche i nomi negli altri collegi,
ma non potrà non tenere conto degli
alleati. Luciano Uras, in primis,
vicinissimo alla candidatura nel
collegio uninominale di Cagliari, o
Antonio Satta (Upc) per
l'uninominale di Olbia per la Camera. E si
profila il caso del deputato uscente
Roberto Capelli, referente in
Sardegna del Centro democratico di
Bruno Tabacci, sigla che avrebbe
ottenuto dal Pd due seggi sicuri in
tutta Italia: proprio per Tabacci
e Capelli. Non è escluso che il
deputato nuorese possa correre nel
collegio uninominale di Nuoro (a
danno di Franco Sabatini), ma si
parla anche di un posto in Emilia.
IL CASO-SCANU Nel Pd fa rumore anche
il caso di Gian Piero Scanu,
parlamentare gallurese. L'ex sindaco
di Olbia rischia di essere
escluso dalle elezioni politiche
nonostante il grande impegno per la
Sardegna. Il deputato, anche da
presidente della Commissione
d'inchiesta sull'uranio impoverito,
ha fortemente voluto la legge
sulla tutela sanitaria e ambientale
nei poligoni e in tutte le servitù
militari. C'è persino chi ipotizza
una stretta relazione fra
l'esclusione di Scanu l'aspro
confronto che lo ha spesso opposto ai
vertici militari.
Roberto Murgia
Fuoco
amico nel M5S su 6 aspiranti candidati: «Devono essere esclusi»
La «prova di democrazia» affidata
alla rete non mette al riparo le
parlamentarie del Movimento 5 Stelle
dalle polemiche. In attesa di
conoscere i nomi dei candidati per i
collegi (il responso arriverà
domenica dalla kermesse
pentastellata a Pescara, mentre per gli
uninominali serve più tempo), in
Sardegna arriva la prima segnalazione
per sei partecipanti che non
avrebbero i requisiti per
l'autocandidatura, e quindi
rischiano l'esclusione.
Per quanto riguarda gli esclusi, ha
fatto notizia lo stop al senatore
uscente Roberto Cotti. Lui commenta
con poche parole una situazione
che ha avuto la ribalta nazionale:
«Sono in attesa di conoscere le
motivazioni, comunque nel fine
settimana sarò a Pescara».
LA SEGNALAZIONE A sollevare la
questione sono stati due portavoce,
Patrizia Cadau e Marco Boscani,
consiglieri comunali di Oristano e
Sassari. «I portavoce hanno il
compito di vigilare», spiega Cadau, «io
ho massima fiducia nel garante,
qualsiasi cosa decida, ma ho l'obbligo
di segnalare le storture».
Dunque un atto doveroso, anche
perché le regole del Movimento 5 Stelle
sulle autocandidature hanno lasciato
per strada una scia di
malcontento e per evitare di
aumentare le polemiche è partita la
segnalazione. «Si tratta di
esponenti che si sono candidati in liste
concorrenti al Movimento in
precedenti elezioni amministrative o che
da iscritti hanno fatto campagna
contro i Cinque Stelle», spiegano i
due portavoce.
Tra i segnalati figurano Paolo Casu,
per i vari partiti in cui ha
militato, Alverio Cau, candidato al
Comune di Oristano con una lista
civica, Vittorio Stevelli, nelle
file del Psd'Az alle Comunali di
Cagliari. Stesso problema per
Antonio Massoni, in lista con
Piergiorgio Massidda; Antonio
Mecatti, candidato col Pd a Quartu; e
Marco Cominu, in corsa per il
Senato.
Il coordinatore per la campagna
elettorale del M5S in Sardegna, Mario
Puddu, precisa che «la segnalazione
non implica un'esclusione
immediata, ma dovrà essere
analizzata dai garanti. Se ci saranno casi
di violazione allora si procederà
con l'esclusione».
LE POLEMICHE Ma non sono soltanto i
sei protagonisti della
segnalazione a caratterizzare la
battaglia dialettica tra i
pentastellati. Infatti tra gli 82
esclusi, dei 340 che si sono
presentati al vaglio dello staff di
Luigi Di Maio, sono diversi quelli
che hanno parlato di “epurazione” o
di parlamentarie pilotate. Giudizi
che Puddu respinge al mittente: «Mi
sembra eccessivo utilizzare parole
di questo tipo, si tratta di
candidature che non sono state prese in
considerazione da chi aveva il
compito di decidere».
Nessuna cospirazione quindi, ma
soltanto «il dispiacere nel
riscontrare che tante persone sono
rimaste deluse», aggiunge Puddu,
che poi dedica un pensiero ai «tanti
che hanno accolto la propria
esclusione con sportività e spirito
del Movimento». Lasciare a casa
gli aspiranti «è stata una scelta
difficile e in alcuni casi anche
sofferta», conclude il
pentastellato. Dopo la scrematura, si sono
presentati in 258 agli utenti del
portale per il voto on line, 194 in
corsa per il Senato e 64 (suddivisi
a metà) per i due collegi della
Camera.
IN RETE Non poteva che propagarsi
sul web il moto di protesta di chi è
rimasto deluso dalla modalità con
cui si sono svolte le parlamentarie.
In tanti hanno denunciato,
soprattutto attraverso il proprio profilo
di Facebook, la lentezza del sistema
e la difficoltà nell'esprimere il
proprio voto.
Gli esclusi, invece, non hanno
gradito che non ci sia stata
un'adeguata comunicazione sull'esito
della valutazione dello staff. E
se il candidato premier, Luigi Di
Maio, difende il metodo, sul blog di
Beppe Grillo numerosi commenti
lamentano il fatto che sia riuscita a
votare un piccola parte di attivisti.
Matteo Sau
Salvini
in Sardegna per brindare col Psd'Az
Patto
elettorale: a breve l'arrivo del leader leghista. Fortza Paris si sfila
L'arrivo di Matteo Salvini in
Sardegna, all'inizio della prossima
settimana, servirà solo a mettere il
sigillo su un accordo già
definito. Sul patto Psd'Az-Lega non
ci sono più dubbi, dopo la stretta
di mano pubblica a Cagliari tra il
segretario sardista Christian
Solinas e il governatore veneto Luca
Zaia. Ma Salvini verrà comunque
di persona a celebrare l'intesa che
potrebbe riportare dopo più di
vent'anni i Quattro Mori in
Parlamento.
Il patto prevede che, sotto il
simbolo del Carroccio, vengano
candidati in Sardegna due esponenti
del Psd'Az o più probabilmente tre
(due nei collegi uninominali e un
capolista nel proporzionale), in più
col paracadute di una candidatura
sicura in Lombardia per Solinas.
Così la caccia al seggio
parlamentare per gli eredi di Emilio Lussu e
Mario Melis avrebbe molte più chance
di successo rispetto all'analoga
operazione condotta nel 2006 da
Giacomo Sanna.
Ma proprio nel nome di Lussu e Melis
si alzano le prime critiche per
l'accordo con una forza politica
che, pur limando gli accenti
antimeridionalisti, flirta con la
destra di Marine Le Pen. Per ora, va
detto, non è esplosa nel Psd'Az una
polemica violenta come 12 anni fa.
Però, per esempio, il capogruppo
consiliare Angelo Carta ha pubblicato
su Facebook una netta presa di
distanza da Solinas (accusato di non
aver condiviso col consiglio nazionale
del partito le mosse in vista
delle Politiche).
Scricchiola anche la precedente
alleanza sardista con La Base di
Efisio Arbau e con Fortza Paris.
Arbau aveva già detto che si sarebbe
candidato ma non con la Lega. E il
leader di Fp Gianfranco Scalas
spiega che «dell'accordo con Salvini
ho saputo dai giornali, non sento
Christian da sabato e non mi ha
detto nulla. Il mio giudizio è
negativo anche nel merito: avevamo
concordato che le Politiche
avviassero un percorso verso le
Regionali, ma è difficile farlo con la
Lega. E poi era stabilito che ci
saremmo presentati tutti sotto il
simbolo dei Quattro Mori, che invece
a quanto pare non sarà sulla
scheda». Scalas ricorda inoltre i
due punti programmatici, tra quelli
che la Lega avrebbe accettato, che
proprio Fortza Paris aveva
proposto: «La battaglia per il
bilinguismo e l'attuazione dei sei
punti franchi in Sardegna».
Dal Pd il vicecapogruppo Roberto
Deriu esprime «rammarico» per «la
decisione del Psd'Az di fare la
stampella sarda di Salvini, errore
politico che sta portando
smarrimento nella loro base e nella
sensibilità del sardismo diffuso».
Le parole ufficiali del segretario
Solinas sono rimandate all'arrivo
di Salvini in Sardegna; ieri intanto
il leader del Carroccio ha calato
un altro asso della sua campagna
elettorale, la candidatura
dell'avvocata Giulia Bongiorno come
capolista in molte regioni. Il
segretario leghista ha anche
risposto in maniera pepata alla
previsione di Silvio Berlusconi («se
vinciamo vedrei bene Salvini
ministro dell'Interno»): «Se la Lega
avrà più voti - è stata la
risposta - io farò il premier».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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