La
Nuova Sardegna
In lizza
otto partiti che non seguono i tre grandi blocchi
Da soli verso l'infinito e oltre.
Sono gli otto partiti e movimenti che correranno senza avere a che fare con i
tre grandi blocchi. Il più noto è Progetto Autodeterminatzione, l'unico gruppo
indipendentista in campo alle Politiche di marzo. Già di per sé è un'alleanza:
Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos,
Comunidades e Gentes fanno parte del cartello.
Raccolte le firme con grande
facilità, «c'è aria d'indipendentismo in giro», saranno presenti in tutti i
collegi uninominali e proporzionali per il Senato e la Camera. Con una
divisione equa e solidale delle candidature fra gli alleati: Sardos con il
giornalista Anthony Muroni, capolista al Senato, Sardinia Natzione con Bustianu
Cumpostu, poi Gavino Sale per Irs, Pierfranco Devias portavoce di Liberu e
Valentina Sanna Comunidades.
Anche nel resto del pacchetto i
movimenti hanno un loro rappresentante. Potrebbe essere proprio Progetto il
quarto incomodo nella sfida fra centrodestra, centrosinistra e Cinque stelle.
Soprattutto dopo che il Partito dei sardi e Progres si sono tirati fuori: ora
guidano gli obiettori di coscienza, che non andranno a votare per le elezioni
del Parlamento.
Fra i solitari c'è anche Liberi e
Uguali. I fuoriusciti dal Pd, cioè Mdp, più Sinistra italiana e Civatiani sono
partiti alla grande, ma prima all'arrivo – leggi presentazione delle liste -
gran parte della pattuglia s'è ritirata. Colpa della direzione nazionale del movimento
di Pietro Grasso che ha imposto e candidato un forestiero, il romagnolo Claudio
Grassi, in uno dei collegi più favorevoli a «LeU» stando ai sondaggi, quello
uninominale di Cagliari per la Camera.
Dentro è scoppiato un pandemonio:
sono andati via Michele Piras, deputato uscente, e il civatiano Thomas
Castangia, e sono rimasti per Mdp solo Yuri Marcialis, capolista nel
proporzionale al Senato e il consigliere regionale Luca Pizzuto
nell'uninominale del Sulcis destinazione Montecitorio. Le potenzialità di «LeU»
erano buone, alle elezioni saranno azzoppati.
Alla sinistra della sinistra, c'è un
bel po' di folla: da Potere al Popolo, coalizione fra Rifondazione, Pdci e
collettivi antimilitaristi, al Partito comunista, senza però italiano in coda,
perché simbolo e sigla dello storico Pci sono da sempre marchi depositati. Da
quelle parti c'è anche la Lista del popolo per la Costituzione, fondata dal
giornalista e scrittore Giulietto Chiesa.
Più centrista e ortodosso è il
Popolo della famiglia, che ruota intorno al blogger Mario Adinolfi.
Antiabortista intransigente, ha dichiarato: «La prostituzione non va
assolutamente legalizzata e si abbatte attaccando la clientela, con multe da
500 euro e oltre». Indefinita è la posizione del Partito Valore Umano, che professa
«lo Stato solidale ed etico per abbattere le povertà, le disuguaglianze,
assicurando un medesimo punto di partenza ai cittadini affinché possa emergere
il talento di tutti». Di estrema destra è Casa Pound. (ua)
Unione
Sarda
Pd e FI,
la sfida si rinnova Ma i malumori centristi spaventano i grandi poli
Centrodestra e centrosinistra si
presentano ai blocchi di partenza con
quattro partiti ciascuno per
coalizione. Anche se in ognuna di queste
coalizioni i centristi hanno avuto
qualche problema, visto che nel
centrodestra la quarta gamba si è
dimezzata a causa dell'addio dei
Riformatori. Nel centrosinistra,
invece, Civica Popolare, non ha in
corsa esponenti dell'Upc,
sull'Aventino a causa della delusione sulla
distribuzione dei collegi
uninominali.
CENTROSINISTRA Il Partito
democratico è riuscito a chiudere le liste e
presentarle nel pomeriggio di ieri.
Il segretario, Giuseppe Luigi
Cucca, non ha nascosto il fatto che
si sia trattato di un «processo
travagliato», ma nella presentazione
ufficiale dei candidati ha
chiamato a raccolta i dem per
«unirsi durante la campagna elettorale».
I dem lasciano a casa alcuni
deputati uscenti come Emanuele Cani, Gian
Piero Scanu e Marco Meloni. Su
questo aspetto Cucca non gira il dito
nella piaga sostenendo che «i posti
non erano molti e tanti colleghi
sono rimasti fuori».
Le altre forze della coalizione che
hanno presentato liste in Sardegna
sono tre. C'è +Europa-Centro
democratico, di Emma Bonino e Bruno
Tabacci, che ha come capilista
Alessio Marotto (Camera Sud), Nicola
Selloni (Camera nord) e Riccardo Lo
Monaco (Senato). C'è Civica
Popolare, partito centrista che ha
come leader Beatrice Lorenzin, deve
fare i conti con l'addio improvviso
dell'Upc che costringe a una
ricucitura improvvisa. E poi la
lista Insieme, che riunisce sotto un
unico simbolo il Partito socialista
italiano, Verdi e Area Civica.
CENTRODESTRA Il centrodestra perde i
Riformatori e spera che l'accordo
tra Lega e Psd'Az sia stato una
buona intuizione. Sono diversi i
rappresentanti della Lega che compaiono
nei listini. In quello della
Camera sud, i primi tre posti sono
in quota Lega, con capolista Guido
De Martini. Anche il primo del nord
è un esponente del Carroccio e si
tratta del gallurese Dario Giagoni.
La quarta gamba centrista potrà
contare soltanto sulla forza dell'Udc,
che ha ottenuto una candidatura
nell'uninominale sud del Senato. Gli
altri due posti vanno alla
Lega-Psd'Az, mentre alla Camera la
divisione è stata tra Forza Italia e
Fratelli d'Italia, con quattro ai
primi e due ai secondi.
I BLINDATI La scelta delle
candidature ha causato molti problemi
soprattutto a causa della penuria di
posti considerati a elezione
sicura. Perché se nei collegi
uninominali la sfida è alla conta dei
voti, per i listini dei collegi
proporzionali conta il risultato
complessivo del partito e la
ripartizione dei resti. Partito
democratico e Forza Italia contano
di piazzare sicuramente i primi
delle tre liste proporzionali,
sperando di ottenere qualche seggio in
più con i resti.
Matteo Sau
Antonello
Ecca è candidato al Senato con il Pd
Il
sindaco in pista, Arbus si divide
In Consiglio comunale il partito gli
fa opposizione. Di qui a un mese,
invece, dovrebbe sostenerne la corsa
verso l'elezione in Senato. La
candidatura nel Pd del sindaco di
Arbus, Antonello Ecca, scuote il
partito: «Penso che sia un sindaco
inadeguato, potrei mai votarlo come
senatore?» dice la capogruppo di
minoranza, Emanuela Paschino.
L'accusa è ai vertici dem,
insensibili alla denunce sollevate da mesi
dalla segreteria locale
sull'anomalia di un primo cittadino,
rappresentante del Pd nel direttivo
del Campidano e schierato invece
contro nel suo Comune.
Paschino ha sfogato la rabbia in una
lettera
inviata al segretario dem di Arbus,
Gianni Caddeo, che spiega:
«L'amarezza è legata al silenzio dei
vertici regionali e delle
commissioni di garanzia alle nostre
denunce sull'anomalia di trovare
Ecca fra gli eletti dell'assemblea
provinciale, senza tessera del Pd».
Rossano Vacca, membro della
direzione regionale, va oltre: «Non sono
stato coinvolto nella scelta dei
canditati.
È il solito sistema del
potere decisionale di pochi». Il
sindaco Antonello Ecca risponde:
«Posso capire l'amarezza del gruppo
per il mancato coinvolgimento. A
me è stata chiesta la disponibilità
pochi giorni fa. Spero che il
direttivo del partito ci ripensi e
dia massima collaborazione».
Santina Ravì
Nella
Penisola
Solinas
in Lombardia Anna Maria Busia in Puglia e Toscana
Non è solo la Sardegna a ospitare
candidati forestieri, visto che
qualche sardo ha avuto la
possibilità di ottenere una candidatura al
di là del mare. Una di queste è la
consigliera regionale del Centro
democratico, Anna Maria Busia, che
potrà contare su una candidatura in
tre collegi diversi come dirigente
del partito. Busia sarà capolista
in Puglia, dove correrà nel
proporzionale della Camera a Taranto e
Foggia. La consigliera regionale
ottiene anche il secondo posto a
Firenze, dietro Bruno Tabacci.
Anche il deputato uscente, Roberto
Capelli non sarà candidato in
Sardegna, ma capolista nei proporzionali
della Camera a Venezia, Perugia e
Catania. Poi, un secondo posto a
Prato, in Toscana, dietro Riccardo
Nencini. Un posto in continente
anche per il segretario del Psd'Az,
Christian Solinas che, oltre a
essere capolista in Sardegna per il
Senato, avrà il terzo posto nel
collegio Lombardia 04, a Milano,
sotto il simbolo della Lega. (m. s.)
Autodeterminatzione,
primo test «Alle politiche del 4 marzo senza i
partiti
italiani»
«Nessuna alleanza con i partiti
italiani». È il principio cardine del
Progetto Autodeterminatzione che si
prepara ad affrontare le prossime
elezioni politiche. Ieri mattina, i
due rappresentanti delegati,
Valentina Sanna e Bustianu Cumpostu,
hanno depositato le liste, per la
Camera e il Senato, negli uffici
della Corte d'Appello. Il Progetto
Autodeterminatzione raccoglie sotto
il simbolo stilizzato dello
scarabeo (Su Carrabusu) diverse
anime della galassia indipendentista.
Tra i candidati, oltre il
giornalista, Anthony Muroni, capolista nel
proporzionale del Senato, ci sono
Pier Franco Devias, candidato nel
collegio uninominale del centro per
il Senato.
Lo stesso leader
storico di Sardigna Natzione,
Bustianu Cumpostu, sarà nel listino per
Palazzo Madama in terza posizione.
Valentina Sanna, dopo l'esperienza
alla presidenza del Pd e la candidatura
con Comunidades alle scorse
regionali, sarà la candidata nel
collegio uninominale della Camera a
Cagliari. Tra i volti noti anche
quello del leader di Irs, Gavino
Sale, candidato capolista nel
listino nord per la Camera, seguito da
Natacha Lampis. Per il Progetto
Autodeterminatzione si tratta del
primo test delle urne, con la scelta
ben precisa di dare vita a una
forza di matrice totalmente
regionale.
M. S.
M5S,
svelati tutti i nomi «C'è la società civile»
Dallo
scrittore Gianni Marilotti all'allevatore Luciano Cadeddu
Avvocati e commercialisti, scrittori
e poeti, un allevatore-pastore e
un velista molto famoso: è la
“società civile” M5S che scende in campo
per sfidare i partiti tradizionali
nei collegi uninominali della
Sardegna. E che preoccupa i candidati
big di Forza Italia, Pd,
Fratelli d'Italia e Lega-Psd'Az.
Sono i nove nomi sui quali dagli
ambienti del Movimento non è
trapelato niente per giorni e giorni.
Sino a quando il responsabile della
campagna elettorale in Sardegna,
Mario Puddu, non ha postato una foto
su Facebook che lo ritrae con il
primo italiano a vincere la
leggendaria regata in solitario Route du
Rhum, il velista sardo Andrea Mura.
LE SCELTE DI M5S Puddu si presenta
in tribunale con la lista intorno
alle 10.30. Con lui la capolista nel
collegio proporzionale sud per la
Camera, Emanuela Corda, deputata
uscente, e il capolista nel collegio
unico del Senato, Ettore Antonio
Licheri. Trascorre più di un'ora e
mezza prima che i tre si decidano a
rivelare l'identità dei super
nove. Oltre allo skipper Mura,
candidato nel maggioritario di
Cagliari, ci sono il giornalista
Pino Cabras (Carbonia),
l'allevatore-pastore Luciano Cadeddu
(Oristano), l'avvocato Mara Lapia
(Nuoro), il giornalista Nardo Marino
(Olbia), e l'avvocato civilista
sassarese Mario Perantoni (Sassari).
Per Palazzo Madama è in lizza il
vincitore del premio “Italo Calvino”
e professore di filosofia, Gianni
Marilotti. Correrà nel collegio
Cagliari-Carbonia. A Nuoro-Oristano
c'è invece Emiliano Fenu,
commercialista nuorese. Per il nord è in
campo una scrittrice di Posada,
Vittoria Bogo.
LA LINEA ROMANA «Lo staff di Luigi
Di Maio ha cercato di rappresentare
la società civile sarda - dice Puddu
quando si presenta a Palazzo di
giustizia per depositare le liste
nell'ufficio elettorale della Corte
d'Appello di Cagliari - il prestigio
dei nomi è legato al fatto che
consideriamo onorevole poter
rappresentare la società civile sarda». A
conti fatti, il nome più altisonante
resta quello di Mura. Il
vincitore di due campionati del
mondo e di una Louis Vuitton Cup è in
gara nel collegio di Cagliari con
avversari del calibro dell'ex
presidente della Regione, Ugo
Cappellacci (centrodestra), del senatore
uscente Luciano Uras (progressista
candidato nella lista del Pd), di
Valentina Sanna (Progetto Autodeterminatzione,
già presidente
regionale del Pd).
LE SFIDE È interessante anche la
sfida che dovrà affrontare a Oristano
il pastore-allevatore del gruppo,
Luciano Cadeddu: i suoi competitor
sono il consigliere regionale del
Pd, Antonio Solinas, e l'ex
consigliere regionale Gianni Lampis
(Fratelli d'Itala). E poi quella
al Senato nord che vede la poetessa
Bogo in sfida con un presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco
Ganau (Pd) e il giornalista
dell'ufficio stampa sempre del
Consiglio regionale, Antonio Moro
(Lega-Psd'Az.
I NOMI DI DI MAIO I nove fanno parte
dei poco più di quaranta
candidati presentati sempre ieri al
Tempio di Adriano dal candidato
premier, Luigi Di Maio. «Con noi c'è
il meglio dell'Italia, inizia una
nuova era», scandisce. Sono i «competenti»
chiamati a intavolare veri
e propri scontri con pesi massimi.
Tra le sfide più affascinanti:
Gentiloni contro un imprenditore che
ha perso i risparmi nel crac di
Banca Etruria; Luigi Di Maio contro
Vittorio Sgarbi; Renzi contro un
ex Dem che ha votato sì al
referendum costituzionale.
Roberto Murgia
La visita
in Sardegna
Per Di
Maio il 4 e 5 tour nell'Isola da Cagliari a Sassari
La notizia era trapelata nei giorni
scorsi, ma ora assume contorni più
nitidi: il candidato premier del
Moivmento 5 Stelle Luigi Di Maio sarà
in Sardegna domenica 4 e lunedì 5
febbraio. Arriverà a Cagliari per
trasferirsi prima a Carbonia e poi a
Nuoro: non sono da escludersi
anche fuori programma in altre
località dell'interno. Lunedì, invece,
l'esponente grillino sarà a Olbia e
Sassari. Di Maio tornerà in
Sardegna anche a fine febbraio.
Sempre nella seconda parte del mese -
sabato 24 - sarà nell'Isola anche
l'altro leader M5s, Alessandro Di
Battista, con tappe a Iglesias e
Oliena.
Ma a febbraio arriveranno anche
altri leader delle coalizioni
nazionali in campo per le politiche
del 4 marzo: in agenda ci
sarebbero anche Gentiloni e
Berlusconi, ma ancora non si hanno
certezze. Di sicuro, dopo la
consegna delle liste, parte la vera corsa
elettorale sul territorio delle
forze in campo, negli ultimi
trentacinque giorni in vista di un
voto ancora incertissimo.
Scanu:
«Ho pagato per il mio impegno ma non diserto»
L'intervento
del deputato gallurese presidente della Commissione
uranio
improverito
Sarà perché l'avevo abbondantemente
messa nel conto, mi viene
spontaneo di viverla come un evento
già previsto, del tutto atteso.
Non nego che la cosa mi provochi
comunque molta amarezza. Essere stato
accuratamente “selezionato per lo
scarto”, non è esattamente una cosa
esaltante. E ancora meno lo è il
vedersi sottrarre la possibilità di
continuare a lavorare per la propria
Terra, nell'esercizio di un
“privilegio democratico” talmente
elevato da sfiorare i confini della
sacralità.
Ma non sono triste. E neppure
arrabbiato. Anzi, se non corressi il
rischio di apparire incline al
masochismo, mi verrebbe da dire che
sono quasi contento. Molto
amareggiato ma quasi contento. Non si
tratta di un ossimoro, ma della
sincera esplicitazione del mio stato
d'animo. Credo, infatti, di poter
sostenere che la mia mancata
candidatura non sia stata generata
da colpe o negligenze compiute sul
piano della condotta personale o
dell'azione politica.
Niente di tutto ciò. Ritengo,
viceversa, di aver “pagato” per la mia
condizione di apolide rispetto agli
schieramenti correntizi presenti
nel PD. E per essere stato un
“diversamente renziano”, libero ed
indipendente, oltreché del tutto
indifferente alla seduzione magica
del “giglio”. Ma credo che ci sia
anche dell'altro. Penso di essere
stato “punito” per il tipo di attività
parlamentare svolta nel corso
della legislatura, e particolarmente
negli ultimi due anni, nella
veste di presidente della
Commissione di inchiesta sull'uranio
impoverito. Non è stato “gradito” il
lavoro della Commissione.
La determinazione nella ricerca
della piena conoscenza dei fatti, nelle
caserme come nei poligoni di tiro.
L'intransigenza rispetto agli
interlocutori ed agli apparati. La
“velleitaria” volontà di dare al
Paese nuove leggi, all'insegna del
rispetto della salute e della
sicurezza delle donne e degli
uomini, oltreché della rigorosa tutela
dell'ambiente. Sono stati anni
vissuti “in direzione ostinata e
contraria”, fra mille resistenze,
soprusi e pericoli di ogni sorta.
Quando la politica è debole il
Parlamento è anemico ed il Governo è
esangue.
Questo è ciò che penso. Con questi
presupposti, non sarebbe nemmeno
lontanamente immaginabile un
allentamento del mio impegno politico nel
corso della imminente campagna
elettorale, quasi che la sottrazione
del “veicolo parlamentare” bastasse
ad allontanarmi dal dovere etico
dell'impegno politico! Neanche per
sogno. Tutt'altro! Continuerò a
cercare di fare la mia piccola
parte, con tutte le mie forze e per
tutti i giorni che verranno.
Sosterrò attivamente il mio partito,
il PD, girando l'Italia e la
Sardegna, per invocare il consenso
in nome della nostra Costituzione.
Nessuna diserzione, quindi, ma,
all'opposto, una militanza politica
ancora più intensa. Sempre “senza
orario e senza bandiera”.
Gian Piero Scanu
La
Nuova Sardegna
Il Pd
prova a ricompattarsi Cucca: siamo una squadra
verso il voto
di Umberto Aime
CAGLIARI
La prima foto ufficiale del Pd in
corsa per le Politiche è stata per
forza ritoccata al computer.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai i
candidati, sistemati a semicerchio,
siano tutti o in gran parte
sorridenti. Dopo quello che è
accaduto in quest'ultima settimana, fra
loro e a seconda delle correnti sono
state speso botte da orbi, i
presenti dovrebbero avere tutti
stampato sul viso occhi neri ed
ematomi vari. Invece non è così. «È
acqua passata, ora più che mai
siamo un gruppo compatto, senza
cicatrici, deciso a scendere in campo
per la vittoria. Ci presentiamo con
una squadra forte, competitiva ed
equilibrata dal primo al ventunesimo
candidato».
L'introduzione
migliore del mondo per
riappacificare gli animi è stata del segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca.
Dall'inizio alla fine della
presentazione sarà pronto a
schivare, con risposte argute, tutti i
brutti ricordi di un passato molto
recente. Presentato il programma in
cui la frase forte è «il nostro
patto con gli elettori è fondato sulla
serietà e la responsabilità, non
sulle barzellette raccontate da
altri», s'è preoccupato subito di
ringraziare gli uscenti e scusarsi
con i non ricandidati e gli
aspiranti parlamentari rimasti a terra.
«Purtroppo - le sue parole - non c'è
stato spazio per tutti. Abbiamo
dovuto fare delle scelte e sempre
dolorose. La selezione rispetto al
passato è stata più severa, ma alla
fine ha prevalso il bene comune».
Qualche sassolino dalla scarpa però
se l'è tolto.
A Marco Meloni, nel
2013 eletto in Liguria e che oggi
voleva essere ricandidato in
Sardegna, ha risposto: «So che si è
sfogo su Facebook, ma è la sua
corrente, lui sta con Orlando, a non
avergli trovato spazio nell'isola
e neanche da altre parti». Qualcosa
l'ha detta anche sulla mancata
riconferma di un altro uscente, il
gallurese Gian Piero Scanu: «Alle
Politiche saranno presenti tutte le
sensibilità del partito. Il nostro
è stato un processo travagliato.
Quelli esclusi non sono stati certo
puniti o emarginati perché
ingombranti.
Ho la certezza che sia andata
così». Poi dopo aver sottolineato
che «risolvere i problemi della
Sardegna sarà, come lo è stato in
passato, il primo dovere dei
parlamentari sardi», ha affrontato
un altro argomento spinoso. Nelle
liste del Pd, sono candidati anche
cinque indagati: Silvio Lai, Gavino
Manca, Franco Sabatini e il rinviato
giudizio Luciano Uras per i fondi
destinati ai gruppi del Consiglio
regionale, più Gianfranco Ganau, per
un'inchiesta giudiziaria legata al
piano urbanistico quand'era sindaco
di Sassari. La replica è stata:
«Esiste la presunzione di innocenza
fino a prova contraria.
Il nostro partito ha un regolamento
molto
garantista per cui le indagini in
corso non precludono la possibilità
di candidarsi. Non si può
strumentalizzare una scelta etica del genere
in questo momento». Per aggiungere:
«La nostra posizione
sull'argomento è stata chiara e
ferma sin dall'inizio. Altri invece
sono stati intransigenti in
partenza, poi hanno cambiato le regole per
convenienza. Lo ripeto: fino al
giorno della sentenza definitiva, la
presunzione d'innocenza è garantita
dalla Costituzione». Superato di
slancio l'ostacolo appuntito, in un
altro passaggio dell'introduzione
ha detto: «Con il centrosinistra
vittorioso, la voce della Sardegna
sarà più autorevole a Roma, mentre
sono molto preoccupato se dovessero
vincere altri schieramenti.
Per questo la nostra campagna
elettorale
sarà all'antica: porta a porta, per
convincere il partito
dell'astensione a ritornare ai
seggi, perché questo è una momento
delicato per il futuro della
Sardegna e dell'Italia». Sul finire è
ritornato sul passato: «In questi
giorni, mai mi sono sentito
sfiduciato dal partito e non ho
partecipato alla bagarre solo perché
avevo altro cui pensare. Chiudere la
partita delle candidature e oggi
ringrazio tutti».Gli alleati. Quelli
del Pd sono la lista Insieme,
+Europa con a fianco il Centro
democratico e infine Civica popolare.
Nel primo raggruppamento tutto è
filato liscio. Nel secondo il leader
Roberto Cappelli non s'è candidato
in Sardegna ma in quattro collegi
della penisola di cui in tre come
capolista. Nel terzo, è quello della
ministra Lorenzin, l'Upc ha tirato
in remi in barca all'ultimo secondo
dopo non aver avuto neanche un
collegio uninominale, lasciando campo
libero ai centristi di Casini, che
hanno deciso tutto.
Tensione
tra Cappellacci e il delegato di Salvini. I candidati di
Forza
Italia con la felpa con i 4 mori
Il
centrodestra si fa in 4: pronti alla sfida
CAGLIARISe il buon giorno si vede
dal mattino, il deposito delle
liste, Forza Italia e La Lega-Psd'Az
si sopportano ma non si amano
neanche in Sardegna. Il coordinatore
azzurro Ugo Cappellacci ed
Eugenio Zoffoli, delegato da
Salvini, si sono mandati a vicenda a quel
paese in un corridoio della Corte
d'appello. Il motivo? Questioni
burocratiche, diranno, ma con un
batti e ribatti che la dice lunga sui
rapporti fra i due partiti in corsa
per conquistare il primo posto
assoluto. Zoffoli di getto: «Ci sono
delle regole nazionali,
sottoscritte dalla coalizione, ma
voi fate sempre come volete».
Cappellacci di rimando: «Gli
arroganti siete voi, i soliti leghisti».
Siparietto a parte, il centrodestra
ha una terza gamba, è Fratelli
d'Italia, capeggiata da Giorgia
Meloni, e anche una quarta, i
centristi di «Noi con l'Italia». Con
gli alleati Forza Italia è stata
generosa fino all'esagerazione, ha
commentato con disappunto più di un
candidato berlusconiano. Ha ceduto
tutti e tre i collegi uninominali
al Senato, due al Psd'Az e uno
all'Udc, tre su sei alla Camera: due a
Fdi, uno ai centristi. Poi, come se
non bastasse, è reduce dal gran
rifiuto della consigliera regionale
Alessandra Zedda, ma per
dimostrare che sono comunque
compatti, dal primo all'ultimo hanno
indossato la felpa d'ordinanza.
Azzurre è ovvio, con i Quattro Mori
a
sinistra, dove sta il cuore, poi la
scritta Sardegna in maiuscolo
stampata sul dorso, e infine lo
scudetto «Berlusconi presidente»
cucito sulla manica destra. Felpe
ricche, anche se più sobrie di
quelle salviniane, quelle col nome
sul petto che cambia in ogni città,
ma fin troppo da squadra di calcio
prima dell'ingresso in campo.
Dicono che i forzisti siano usciti
dallo spogliatoio al grido «vi
stracceremo», ma prima di mettere
assieme le liste pare abbiano avuto
anche loro qualche problema.
Smentito subito da Cappellacci:
«Berlusconi ha accolto la nostra
proposta iniziale dalla prima
all'ultima candidatura». Il loro
entusiasmo è evidente, rafforzato
dall'annuncio: «Se vinceremo e
vinceremo, ci sarà la cena pagata per
tutti». Stavolta e chissà perché è
La Lega sardista a non aver voglia
invece di strafare. Da una parte
l'alleato Christian Solinas,
segretario nazionale dei Quattro
Mori, ha trascorso l'attesa al
telefonino: con chi? Pare con
Salvini, che solo in serata gli farà
sapere il collegio in cui è stato
messo al sicuro nella Penisola.
Se il Carroccio non dovesse sfondare in
Sardegna, meglio non correre
rischi e quindi poter contare su un
paracadute dall'apertura
automatica. Comunque, dopo un
conteggio a spanne, nelle liste sono
presenti più leghisti sardi che
sardisti leghisti, ed è un segnale da
non sottovalutare. A far da
spettatori, in cancelleria, ai dispettucci
fra le major della coalizione, i
Fratelli d'Italia. Hanno ottenuto con
sobrietà quello che volevano, due
collegi alla Camera, e ora puntano
prima di tutto a far rieleggere
Bruno Murgia.
È il loro deputato
uscente: sperava anche lui in una
riprotezione continentale ma quando
s'è stretta la morsa Forza
Italia-Lega, per lui lo spazio è svanito
sulla terra ferma. Chi s'è ristretta
di sicuro: è la coalizione
centrista «Noi con l'Italia». Da più
di una settimana la Gamba s'è
sbriciolata: i Riformatori sono
andati via sbattendo la porta, a loro
sono stati negati tutti i collegi
sollecitati, ed è rimasto solo
l'Udc. Che ha raschiato qualcosa
d'interessante nelle due Camere e
soprattutto non ha rinunciato a
candidare il suo intramontabile
stratega, Giorgio Oppi. (ua)
Puddu:
«Ora i 5 Stelle pronti per governare»
di Luca Rojch
SASSARI
Le Stelle sono sempre più brillanti.
Il Movimento creato da Beppe
Grillo presenta le sue liste
nell'isola. E i 5 Stelle sembrano avere
già acquistato una mentalità di
governo. Poche polemiche e idee
chiare, con i sondaggi che danno il
Movimento in vantaggio ovunque,
anche nei collegi uninominali. Anche
se il coordinatore Mario Puddu fa
professione di umiltà ed evita toni
trionfalistici. Dentro gli M5s ci
sono avvocati, scrittori,
giornalisti, sportivi e anche un
pastore.Soddisfatto per le
liste?«Molto, perché ritengo che non sia
facile raggiungere la società civile
sarda e noi ci siamo riusciti. E
l'abbiamo rappresentata nelle nostre
liste».
C'è la novità dei nomi
scelti per l'uninominale. «Sono il
quid in più, l'apertura del
movimento. È stata una scelta
intelligente. Spesso si dice che la
politica sia sorda alle esigenze
delle persone. Noi partiamo proprio
da chi vuole dire qualcosa. Non
cerchiamo elettori a cui chiedere voti
in campagna elettorale. Con umiltà
ci siamo aperti alla società civile
e abbiamo chiesto il loro
contributo».
Ma è stata dura la scelta? Ed è
stato facile convincere tutti?«I
rappresentanti del ceto
imprenditoriale sono un po' più
titubanti, perché devono mettere da
parte per un po' le loro aziende.
Noi chiediamo un impegno
totalizzante. Ma in realtà è stato
più complicato fare delle scelte.
Per noi sono le migliori».Ci sono
anche molti giornalisti. Insomma non
li odiate più.«Non li odiamo. Al
contrario ricordo che tra i nostri
primi candidati annunciati ci sono
Gianluigi Paragone ed Emilio
Carelli. Noi abbiamo criticato le
linee editoriali di alcuni
quotidiani nazionali. Non ci siamo
mai rapportati in modo ostile ai
giornalisti. In particolare a quelli
che non avevano un approccio
prevenuto nei nostri confronti».
In Sardegna i candidati usciti dalle
parlamentarie sono stati tutti
confermati, e anche le polemiche sono
state di poco conto.«Non amiamo
questa legge elettorale che limita
molto la possibilità di scelta degli
elettori. Per questo abbiamo
fatto le Parlamentarie che hanno
restituito almeno in parte la facoltà
di scegliere ai cittadini. I nomi
non sono stati imposti dalle
segreterie come ho visto fare in
altri partiti. Le scelte successive
sono state fatte dallo staff di Di
Maio. Ma anche il dissenso è
servito. Si è capito chi crede
davvero nel progetto e chi era con noi
solo per interesse personale e ci ha
abbandonato dopo scelte non
condivise sulle candidature.
Se vedo cosa hanno fatto gli altri
partiti non posso che essere
orgoglioso. In tanti altri casi le scelte
sono state fatte nelle segreterie e
hanno catapultato candidati
arrivati fuori dalla Sardegna. I
nostri candidati sono tutti in corsa
nelle loro province di residenza». I
sondaggi vi danno in vantaggio in
tantissimi collegi. Anche
nell'uninominale. «È vero, fa piacere, ma è
solo un punto di partenza. I
sondaggi valgono appena un po' di più del
calciomercato estivo. C'è tanto da
lavorare, ci aspetta una bellissima
campagna elettorale, è tutto ancora
da costruire e conquistare». Quali
sono i punti programmatici
principali su cui insisterete in queste
elezioni?«La prima risposta la
daremo alle aspettative dei sardi, a
quello che tutti ci chiedono: il
lavoro.
Per noi è la priorità. Non
parliamo solo di reddito di
cittadinanza, che è fondamentale, ma con
più persone che lavorano ci sarà
meno necessità del reddito di
cittadinanza. Abbiamo uno sguardo
particolare anche nei confronti
delle imprese. Serve meno burocrazia
e minore pressione fiscale». Cosa
ne pensa della legge urbanistica che
la giunta regionale vuole
approvare?«La Sardegna ha un valore
ambientale unico. Dobbiamo
proteggerla e puntare sul suo valore
aggiunto del paesaggio che ha un
peso fondamentale anche dal punto di
vista dell'attrattività
turistica. La legge urbanistica deve
tenere conto anche di questo
aspetto. A me sembra che nella legge
urbanistica ci sia il rischio che
si possano avere tentativi di
speculazione. Noi non siamo soddisfatti
del testo varato».Calenda ha detto
che è impossibile pensare a una
Sardegna senza industria.
Concorda?«Per prima cosa dobbiamo
capire a
quale tipo di industria ci si vuole
riferire. Il ministro Calenda, ma
anche il governatore Francesco
Pigliaru, devono essere coerenti. Il
programma del Pd nel 2014 non mi
pare sostenesse quello che ora dice
Calenda e sottoscrive Pigliaru. Io
parto da un concetto. Vogliamo
tutelare sempre i lavoratori. Il
loro impiego sarà preservato, ma nel
rispetto di questo punto si deve
discutere su quale tipo di industria
sia sostenibile. Le fabbriche non
possono restare aperte a discapito
della salute delle persone.
Questo è un argomento delicato che
deve
essere affrontato e risolto».I 5
Stelle sono nemici dell'Europa?«Io
dico di no. L'Europa deve pensare
come un'unica comunità. Noi non
siamo contro l'Europa o contro
l'euro, ma contro l'uso strumentale che
è stato fatto dell'istituzione. Se
stare in Europa significa
sottostare ai dettami della Bce o ai
poteri dei grandi gruppi a noi
non sta bene. Non vogliamo più
sentire chi dice: "È l'Europa che ce lo
chiede". Noi siamo pronti a
proporre alternative politiche alle scelte
dell'Ue di questi anni, nella
speranza che vengano accolte. Il
referendum rimane una delle opzioni
se l'Europa dovesse diventare una
corda stretta intorno al collo
pronta a strozzare gli italiani».
Nell'uninominale
sportivi e giornalisti
Tra i
volti noti dell'M5s il velista Andrea Mura, lo scrittore
Marilotti
e il reporter televisivo Marino
SASSARI
Gli assi che i 5 Stelle hanno calato
per l'uninominale sono stati
rivelati nella mattina dal candidato
premier Luigi Di Maio. Sono i
nomi che dovranno contendere testa a
testa il collegio ai big
schierati dagli altri partiti. Il
Movimento aveva promesso di
presentare otto nomi che arrivavano
dal mondo civile, dallo sport,
dalla cultura, dal mondo delle
imprese. E sono stati di parola. Alla
Camera è candidato a Cagliari lo
skipper Andrea Mura, primo e unico
italiano a vincere la Route du Rhum.
Con lui c'è anche il funzionario
della Sfirs e blogger Pino Cabras, a
Carbonia. A Oristano sarà in
corsa l'allevatore Luciano Cadeddu.
A Nuoro l'avvocato Mara Lapia. A
Olbia il giornalista Nardo Marino,
che forse qualche sentore del suo
futuro già lo aveva. A lungo è stato
caposervizio dell'emittente
televisiva Cinque Stelle Sardegna,
che in realtà nulla ha a che fare
con il movimento fondato da Beppe
Grillo.
La tv era nata molti anni
prima. A Sassari c'è l'avvocato
civilista Mario Perantoni. Tra i
candidati nei collegi uninominali
per il Senato c'è anche uno
scrittore «Premio Calvino», Gianni
Marilotti. È candidato al sud. Al
centro cìè Emiliano Fenu,
commercialista di Nuoro. Al nord, Maria
Vittoria Bogo, scrittrice e poetessa
di Posada, che lavora al Comune
di Budoni.Anche nell'isola i posti
all'uninominale sono stati
assegnati in base a una selezione
che è rimasta top secret fino alla
mattina della presentazione a Roma.
E anche nell'isola si è cercato di
avere personalità che arrivavano da
ambiti differenti. Nomi da poter
contrapporre ai big che gli altri
schieramenti hanno presentato per le
sfide uninominali. I 5 Stelle sono
dati davanti nella maggior parte
dei collegi uninominali anche
nell'isola. Non solo un vantaggio
numerico, ma anche un peso
psicologico che i candidati dovranno
sopportare durante questi 35 giorni
di campagna elettorale sprint che
porterà al voto del 4 marzo. Queste
elezioni faranno capire se i 5
Stelle sono maturi per guidare
l'Italia.
Pabillonis,
il partito valuta le alleanze per le regionali del 2019
Progres
al lavoro per il futuro
SASSARI
Gli attivisti di ProgReS si sono
riuniti a Pabillonis per l'assemblea
del partito. L'incontro è stato
aperto dalla relazione politica del
segretario nazionale, Gianluca
Collu, che ha illustrato l'esito degli
incontri con i soggetti politici
sardi, nella prospettiva della
costruzione di un progetto di
governo alternativo ai poli unionisti
italiani per le elezioni sarde del
2019. Un lavoro apprezzato dagli
attivisti che hanno chiestodi
portare avanti i confronti con le varie
realtà politiche sarde. Tra i punti
dell'ordine del Giorno anche il
lavoro di radicamento territoriale
che ProgRes ha intrapreso con
l'anno nuovo.
L'assemblea ha deciso di elaborare e
mettere in atto una
campagna di comunicazione con un
duplice obiettivo: incontrare le
persone che, oltre ad aver sostenuto
e votato ProgReS, hanno
manifestato intenzione di presentare
il progetto nelle loro comunità e
coinvolgere i tanti indipendentisti
che, per vari motivi, hanno
abbandonato l'attivismo. C'è poi la
campagna #scegliprogres, che verrà
presentata nelle prossime settimane
e per dare corpo e forza alle
strategie politiche che
determineranno le alleanze future, il Partito
ha deciso di fissare un incontro-studio
per il 18 febbraio in cui gli
attivisti selezioneranno i temi
cardine su cui Progetu Repùblica de
Sardigna determinerà i rapporti con
gli altri soggetti politici e il
proprio programma di governo.
Il coordinamento della riunione è
stato
affidato al responsabile nazionale
della formazione Frantziscu Sanna.
Inoltre, il 17 marzo è previsto a
Oristano un incontro pubblico in cui
verrà presentato il nuovo
coordinamento regionale di Progres
Aristanis. Poi ci sarà un altro
incontro a Nuoro.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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