Possibile:
sosterremo solo i sardi. Il movimento prende posizione dopo il capolista
imposto da Roma
In campagna elettorale Possibile, il
movimento guidato da Pippo Civati, darà il suo contributo alla lista di «Liberi
e Uguali», ma prenderà parte solo a iniziative a sostegno dei candidati sardi.
Lo fa sapere in una nota Thomas Castangia,
segretario regionale del movimento che ha ritirato la sua disponibilità a far
parte di una lista «in cui il capolista è estraneo al contesto che aspira a rappresentare,
che della nostra comunità non può conoscere necessità, ansie, timori e
speranze». Il riferimento è al candidato nel collegio proporzionale sud
Sardegna per la Camera, l'emiliano e rappresentante di Sinistra italiana,
Claudio Grassi.
Quindi, «nonostante le criticità emerse
e il fatto che la nostra Isola avrebbe meritato maggiore rispetto - spiega
Castangia - restiamo convinti che il programma di Liberi e Uguali, cui
Possibile ha generosamente contribuito col proprio manifesto e con la
partecipazione attiva di tanti militanti nelle assemblee programmatiche, sia ad
oggi la migliore risposta alla domanda di rappresentanza crescente nel Paese,
da parte dei molti che in questi anni hanno subito un taglio drastico dei
diritti e dei servizi ed il peggioramento delle proprie condizioni di vita».
Tra l'altro «Liberi e Uguali» ha già
annunciato per i prossimi giorni l'arrivo in Sardegna del candidato premier ed
ex presidente del Senato Pietro Grasso. Mentre sabato scorso, a Cagliari, sono
state presentate le liste di «LeU» per la Camera e il Senato. Era presente il
capolista Claudio Grassi, i portavoce di Mdp e Sinistra italiana, le altre due componenti
della coalizione, ma nessuno del movimento Possibile.
La
Nuova
Truffa e
voto di scambio, 4 indagati - Tra i nomi di spicco quello del
consigliere
regionale Orrù
Il
miraggio dei posti di lavoro nella nascente Banca etica cattolica.
di Nadia Cossu
SASSARI
Filiali della Banca etica cattolica
internazionale mai decollate,
corsi di formazione pagati con un
acconto e frequentati con un
obiettivo di tutto rispetto: il
posto di lavoro. Circa ottocento -
secondo le indagini della guardia di
finanza di Sassari - le vittime
di quella che la Procura della
Repubblica individua come una vera e
propria truffa. In alcuni casi la
promessa di un'occupazione sarebbe
avvenuta attraverso
l'indicazione/suggerimento di un voto elettorale
(altro reato). Ma il posto di lavoro
non arrivava e così sono partite
le prime denunce cui hanno fatto
seguito gli accertamenti delle fiamme
gialle.Gli indagati.
L'inchiesta della Procura si è
concentrata su una
società - con sede in via Milano a
Sassari - alla cui costituzione
avevano partecipato diversi soggetti
che avevano acquistato delle
quote diventando così soci
effettivi. Gli accertamenti hanno avuto
come prima conseguenza l'iscrizione
nel registro degli indagati di
quattro persone, ossia i promotori
di quella società nella quale
alcuni ricoprivano ruoli di vertice.
Si tratta di Marcello Orrù,
consigliere regionale del Gruppo
Sardegna e presidente del Movimento
cristiano forza popolare, sua
sorella Maria Immacolata e il marito di
lei Giancarlo Serra, consigliere
comunale a Sassari del Partito dei
Sardi. Il quarto indagato è Gian
Battista Jaccod, nel 2005 candidato
con l'Udeur come rappresentante di
circoscrizione.
A vario titolo sono
accusati di truffa in concorso e di
aver promesso posti di lavoro in
cambio di voti elettorali. Il
miraggio di un'occupazione. I corsi di
formazione prevedevano la
frequentazione di cicli di lezioni per poter
un domani ricoprire incarichi ben
precisi nelle filiali della Banca
che, a detta degli organizzatori,
sarebbero state dislocate in tutta
Italia. Posti da usciere, commesso,
addetto alla sorveglianza,
impiegato allo sportello.La svolta.
Terminati i corsi di formazione,
il tempo passava e del posto di
lavoro nessuno però parlava più.
All'orizzonte il nulla.
Certo, valeva la pena spostarsi fino
a Roma
per specializzarsi, così come valeva
la pena fare un sacrificio
economico considerate le premesse e
le promesse: un contratto e uno
stipendio. Entrambi attesi, però,
invano. I sogni di centinaia di
persone che avevano investito soldi
e aspettative non si sono mai
realizzati. E per questo hanno
deciso di rivolgersi alla magistratura.
Sull'inchiesta il riserbo è assoluto
e il lavoro della Procura va
avanti per accertare le
responsabilità.
Unione
Sarda
Renzi
esorta il Pd alla battaglia: «La partita non è persa»
Istruzioni
“social” ai militanti. Grasso (Leu): «Il nostro impegno
andrà
oltre il 4 marzo»
Nelle piazze e tra la gente. Ma
anche sui social. Matteo Renzi lancia
dal teatro Eliseo di Roma la
campagna elettorale Pd e invita i suoi al
faccia a faccia: «Chiedete alle
persone di incontrarvi per un caffè,
un tè, un aperitivo. Dieci, quindici
persone. Andate a spuntare una
per una le balle che dicono di noi e
raccontate i nostri fatti».
SPERANZE PD Il segretario non si
lascia sfuggire l'occasione per una
battuta - «evitate di farlo durante
Sanremo, perché Sanremo è Sanremo»
- ma sul tema è serissimo. Il leader
dem non intende lasciare nulla al
caso e anche la rete diventa un
campo di battaglia. Gli altri sono più
bravi a «cliccare e condividere»,
dice.
E raccomanda: «Non vi
vergognate di far parte di una
squadra che ha salvato l'Italia».
Altra esortazione: non sentirsi già
sconfitti. «Commentatori,
sondaggisti, editorialisti non hanno
letto la legge elettorale ma
hanno già deciso come va a finire»,
polemizza Renzi. «Guardano solo ai
collegi, che sono solo un terzo. È
tutto aperto: vorrei che nei
prossimi 27 giorni una squadra che
non pensa al 5 marzo, ma al 4
marzo. Una squadra che pensa a
vincere. Se recuperiamo 2 punti
percentuali rendiamo contendibili il
60 per cento dei collegi».
LEU Invece il leader di Liberi e
uguali Pietro Grasso ha detto ieri
che «il 4 marzo per noi è la prima
tappa di un impegno che andrà ben
oltre». Anche dal presidente del
Senato l'invito per i militanti di
Leu è «lavorare insieme in ogni
strada, ogni quartiere, ogni piazza.
Dobbiamo usare ogni minuto per
parlare ai cittadini delle nostre
proposte per l'Italia».
Quanto all'ipotesi di alleanze dopo
il voto, per Grasso parlarne ora
«è surreale. Io non ho la palla di
cristallo. Tutti facciamo gli
allenatori, ma l'unico vero
allenatore è il capo dello Stato».
Sull'ipotesi di un governo del
presidente, comunque, il candidato
premier di Leu ha detto che sarebbe
ammissibile «solo per fare la
legge elettorale».
M5S Sul fronte dei Cinquestelle, si
parla ancora dei cosiddetti
“impresentabili” nelle liste. E molti
avversari politici dei grillini
sono ripartiti all'attacco dopo
l'intervista in cui il candidato
laziale Emanuele Dessì, che aveva
già annunciato un passo indietro per
la vicenda dell'alloggio popolare a
sette euro, ha affermato di «non
aver capito cosa ho firmato», a
proposito del documento di rinuncia
alla candidatura. «Questo è quello
che ho letto sui giornali», ha
aggiunto a proposito del presunto
patto siglato dal notaio, «io
pensavo che fossa una cosa più
semplice, evidentemente non lo è».
CENTRODESTRA.
Lantini,
una dottoressa in campo «Proverò a curare i mali del Sulcis»
Primario
all'ospedale Sirai, è candidata alla Camera nel collegio di Carbonia
Cagliaritana, trascorre gran parte
del suo tempo nel Sulcis dove Forza
Italia l'ha candidata nel collegio
uninominale per la Camera: Viviana
Lantini, 58 anni, fa il medico da
trenta: per i primi venti al Brotzu
e dal 2008 come primario del pronto
soccorso all'ospedale Sirai di
Carbonia. «Ho deciso di accettare la
candidatura dieci giorni fa»,
racconta: «Lavoro da sempre
nell'emergenza-urgenza e sono abituata a
prendere decisioni in fretta, sono
molto pragmatica».
Perché ora scende in campo?
«Non ho mai fatto politica, arrivo
dalla cosiddetta società civile.
Credo che a un certo punto sia bello
e anche intelligente mettersi in
gioco e ascoltare le esigenze dei
territori anziché stare dietro le
quinte a guardare ciò che fanno gli
altri, magari criticando: cosa che
non mi piace fare e ancora meno mi
piacerà ora».
Le esigenze che arrivano dal Sulcis
sono molto forti...
«Aver lavorato per tutti questi anni
in un pronto soccorso mi ha
permesso di avere una visione
davvero telescopica dei problemi. Siamo
il front office rispetto al
paziente, ai familiari e al tessuto
sociale. Il medico è un po' come un
prete: ascoltiamo problemi. E così
mi sono fatta un'idea da questo
osservatorio privilegiato».
Il suo collegio sembra una
roccaforte pentastellata: perché lì il M5S
ha tanto successo?
«Per il malcontento sociale che ho
toccato con mano e che alimenta il
voto di protesta. In una provincia
così povera e con livelli di
disoccupazione così alti, tutto ciò
è ancora più evidente».
Perché invece dovrebbero votare lei?
«In parte l'ho già detto, aggiungo
che sono una persona onesta che ha
sempre lavorato, e una donna che ha
saputo farsi strada in un mondo di
uomini, senza per altro sentirmi mai
penalizzata».
Ma ha incontrato difficoltà?
«Più che altro per il fatto di
essere una mamma con due figlie, quando
erano piccole facevo le guardie.
Ora, se mi guardo indietro, mi chiedo
come ho fatto».
Esistono gli asili nido...
«Gli asili nido incidono tanto sul
reddito di una famiglia, e gli
orari di apertura sono fondamentali:
penso alle mie infermiere che
attaccano alle 7 del mattino. Non ci
sono asili che accolgano i
bambini a quell'ora. Tutti parlano
del calo della natalità: ci si è
mai chiesti perché non si fanno più
figli? Io sono la quarta di cinque
figli, mia madre era la prima di
dodici. Cose così non possono più
accadere, se non in famiglie che se
lo possono permettere».
Tra i suoi rivali c'è Simona Deidda
di Potere al popolo, protagonista
due anni fa della prima unione
civile tra due donne in Sardegna. Lei
in che tipo di famiglia crede?
«In quella tradizionale, e ritengo
che la tutela del minore debba
essere esercitata con forza. Detto
ciò, ci sono genitori legittimi che
non sono degni di avere i loro
figli. Bisognerebbe approfondire il
tema dell'attitudine genitoriale».
Meno di due mesi fa è stata
approvata la legge sul fine vita: come
medico di emergenza avrà idee ben
precise in proposito.
«La volontà dell'individuo va
rispettata. Sinora noi medici non
l'abbiamo fatto fino in fondo perché
troppo condizionati dal fatto
che, a seconda di quello che fai,
sei punibile. Può capitarti il
paziente che ti dice di non voler
essere intubato, a me è successo. È
un tema molto complesso».
I disabili in Italia godono delle
giuste tutele?
«Per nulla. Dobbiamo restituirgli la
dignità, far sì che non debbano
combattere per diritti già sanciti e
che le città siano a misura di
disabile. Provate a uscire a
Cagliari con una carrozzina: abbiamo
piste ciclabili, spiagge per i cani,
ma non un taxi per disabili.
Queste sono le sfide vere e questo è
ciò che deve fare un governo:
tutelare i deboli. Anche perché un
domani potremmo essere noi quelli
che hanno bisogno».
Cosa pensa della riorganizzazione
della rete ospedaliera?
«Sarebbe stato meglio partire dalla
rete dell'emergenza-urgenza,
garantirla in tutto il territorio
regionale da subito, perché tutti i
cittadini devono avere pari diritto
d'accesso alle cure. La partita si
gioca qui: con una rete
dell'emergenza con tutti i nodi perfettamente
funzionanti si può fare quello che
si vuole. Questa dovrebbe essere la
base su cui costruire una riforma.
Invece le cose sono andate
diversamente».
Roberto Murgia
Di Maio
riparte, ma è un arrivederci
Concluso
a Olbia il tour elettorale: il leader M5S dovrebbe ritornare
in
Sardegna il 23
Tanti, tantissimi anche a Sassari
per salutare il candidato premier
dei 5Stelle Luigi Di Maio, nella
penultima tappa della sua visita in
Sardegna. Molti non sono riusciti a
entrare al Cityplex Moderno, dove
tutti i posti erano occupati molto
prima che arrivasse l'esponente
M5S.
Con lui i candidati di Camera e
Senato e i consiglieri comunali: «La
Sardegna ci ha sempre voluto bene -
ha esordito Di Maio tra gli
applausi - e tutti insieme potremo
cambiare il Paese, dal 4 marzo».
Bandite le promesse elettorali:
«Avete livelli di disoccupazione
clamorosi, una povertà preoccupante,
ma il nostro obiettivo immediato
non è migliorare quegli indici. Non
siamo qui a raccontarvi questo. In
cima ai nostri venti punti del
programma c'è il miglioramento
complessivo della qualità della vita
degli italiani».
Poi nuove bordate su Berlusconi: «È
come Wanna Marchi, fa promesse e
poi tira il pacco. È responsabile
dell'immigrazione selvaggia, la
bomba sociale l'ha innescata lui,
con il Pd».
A OLBIA Ultima tappa nell'Isola, nel
pomeriggio, a Olbia: poco più di
un'ora, per Di Maio, prima che un
volo per Roma lo riportasse,
dall'aeroporto Costa Smeralda, nella
penisola.
Ma molto probabilmente
il leader M5S ritornerà in Sardegna
il 23 febbraio. Il suo intervento
nel conference center del Blu Marine
ha attirato centinaia di
militanti e simpatizzanti, giunti
anche per conoscere i candidati
nella circoscrizione uninominale e
plurinominale gallurese.
Davanti a tanti smartphone alzati
per riprendere, minuto per minuto,
il suo discorso, il vicepresidente
della Camera non ha risparmiato le
stoccate nei conforti degli
avversari politici: «Per me è difficile
avere come rivali un ineleggibile e
uno che dice che vuole fare il
premier, ma che anche se c'è
Gentiloni va bene uguale». In caso di
vittoria, ha detto, il M5S punterà
sulle riforme della scuola e della
sanità, e sul reddito di
cittadinanza.
Franco Ferrandu
Antonella Brianda
La
Nuova
Berlusconi
«Sei anni senza tasse per chi assume nell'isola»
Il leader
di Forza Italia certo della vittoria: con noi la Sardegna rinascerà
di Luca Rojch
SASSARI
Il centrodestra sembra non trovare
la direzione senza il suo
cavaliere. Berlusconi ha ripreso le
redini della sua Forza Italia ed è
entrato da protagonista nella
campagna elettorale. Presidente ha
interrotto la sua campagna
elettorale. Come sta?«Sto bene, grazie. Non
ho interrotto la campagna
elettorale, mi sono concesso un paio di
giorni di relax dopo la fase molto
faticosa e dolorosa di compilazione
delle liste. Lavoro come sempre 12
ore al giorno, sabato e domenica
compresa. Le prossime settimane
saranno impegnative, e poi, dopo le
elezioni, si aprirà la fase più
impegnativa di tutte: quando avremo
vinto e dovremo far ripartire il
Paese». Un uomo moderato come Gianni
Letta si è detto indignato per le
decisioni prese al tavolo del
centrodestra sulle liste che
avrebbero penalizzato Forza Italia. Ma è
cosi?«Non si deve ridurre la politica
a una serie di retroscena e di
pettegolezzi che non interessano
nessuno.
Posso dirle che il dottor
Letta è una delle persone che
collaborano più strettamente con me. Lo
ha fatto anche in questa difficile
fase e tutte le decisioni che sono
state prese al tavolo di Arcore,
sono state sempre in piena sintonia
con Gianni Letta e con Niccolò
Ghedini. Le candidature nei collegi
uninominali sono state scelte
tenendo presenti solo due criteri: la
giusta rappresentanza di tutte le
componenti del centrodestra secondo
il loro peso specifico e
l'individuazione dei candidati migliori».
Solo con lei il centrodestra sembra
avere possibilità di vincere. È il
segno della mancanza di una classe
dirigente matura nel
centrodestra?«Non è così. Sa perché
è stato tanto faticoso compilare
le nostre liste?
Perché avevamo una sovrabbondanza di
figure di grande
valore, sul piano della cultura,
della professionalità,
dell'esperienza di lavoro e di vita,
della coerenza e dell'onestà. È
stato molto difficile scegliere.
Alcune esclusioni sono state
dolorose. Il numero dei posti nelle
liste è limitato, abbiamo dovuto
dire di no a candidati che avrebbero
ben figurato in Parlamento. Ma
sono soddisfatto delle nostre
candidature: c'è un profondo
rinnovamento, solo il 16% dei
candidati sono uscenti. Tutti - uscenti
e non - costituiscono una classe
dirigente di alto livello, fatta di
imprenditori, professionisti,
magistrati, uomini di cultura, persone
che si sono distinte nel loro
lavoro. Sono tutti accomunati dal fatto
di aver saputo dimostrare nella
vita, e non solo in politica, quello
che sono in grado di fare
concretamente.
È questo che ci rende diversi
dai politici di professione».Ci sono
diversi punti di contrasto con
gli alleati, per esempio sulla legge
Fornero o sul jobs act. Come
pensa di affrontarli?«Non siamo un
partito unico, a volte usiamo
linguaggi diversi, abbiamo un tono e
uno stile differente, ma sul
merito delle questioni non vedo
posizioni differenti. Sulla legge
Fornero abbiamo stabilito di
superarla, rimediando alle gravi
ingiustizie che contiene, senza
mettere in pericolo la stabilità dei
conti del sistema pensionistico. Se
poi questo avverrà abolendola
tutta e riscrivendola da capo, o
modificando solo le parti inique, è
solo un tema di tecnica legislativa
che risolveranno gli uffici. Lo
stesso vale per il Jobs act: non ha
dato i risultati sperati e quindi
andremo oltre.
Questo naturalmente non significa
tornare indietro
all'art. 18, ma riprendere alcuni
principi della legge Biagi e
adottare subito dei provvedimenti
seri ed efficaci per rendere
conveniente da parte delle aziende
l'assunzione a tempo indeterminato
di giovani disoccupati». Nella
stabile Germania ci sono voluti sei
mesi per gettare le basi di una
grosse koalition. Crede che in Italia
potrebbe accadere la stessa cosa? E
lei sarebbe pronto a un Governo di
coalizione con il Pd?«È
un'eventualità che escludo. Non si verificherà
e comunque non sarebbe possibile.
La situazione tedesca è molto
diversa, lì ci sono le condizioni
numeriche e politiche per una
proficua collaborazione fra i
maggiori partiti. In Italia i numeri
dicono che vincerà il centro-destra
con un comodo margine e che
assicureremo all'Italia cinque anni
di governo stabile. E poi come
potremmo governare con chi ha
ridotto l'Italia in questo modo?
Rispetto al nostro ultimo governo
abbiamo 1.619mila poveri in più,
875mila disoccupati in più, 552.270
emigranti in più, 366 miliardi di
debito pubblico in più. Questo è il
bilancio di quattro governi di
sinistra voluti dal Pd senza il
consenso degli italiani. Noi siamo
l'alternativa a tutto questo, come
potremmo
collaborare?».
Personalmente spera ancora di
guidare un Governo?«Quando
nella vita si ha avuto per quasi 10
anni il privilegio di
rappresentare nel mondo un Paese
meraviglioso come l'Italia, non ci
sono altre ambizioni da soddisfare.
Sono l'unica persona al mondo ad
aver presieduto per 3 volte il G8,
cioè il vertice dei maggiori Paesi
del mondo. Cos'altro potrei
desiderare, sul piano personale? Però,
vede, io ho scolpite nel cuore le
parole che mia madre mi disse una
notte, ad Arcore, quando stavo per
prendere la decisione di scendere
in politica. "Tu sai che io
sono contraria, penso che te ne faranno di
tutti i colori e non posso
desiderare che questo accada. Però se tu
senti forte dentro di te il dovere
di farlo, non saresti il figlio che
tuo padre e io abbiamo creduto di
educare, se non ti trovassi anche il
coraggio di farlo". Mi tornano
in mente queste parole ogni volta che
vorrei lasciare, ma sento che il
Paese ha bisogno di me. E allora
eccomi qui, ancora in campo per il
Paese che amo e per tutti gli
italiani».Le fanno paura i 5
Stelle?«Rappresentano un disegno di
potere che sfrutta in modo cinico la
rabbia, lo scontento, la
delusione, il disgusto degli
italiani verso questa politica e questi
politici. Io ho grande rispetto per
le motivazioni di chi vota i 5
Stelle.
La loro indignazione e la loro
voglia di cambiare una politica
vecchia, inefficiente, corrotta,
sono i miei stessi sentimenti, sono
le stesse ragioni per le quali ho
fondato Forza Italia nel 1994. A
questi elettori però vorrei fare un
appello: con il loro voto ai 5
Stelle rischiano di cambiare in
peggio, non in meglio. Con i 5 Stelle
vincerebbe l'invidia, l'odio
sociale, l'improvvisazione, il peggiore
giustizialismo. L'economia, le
imprese, il ceto medio verrebbero
travolti da un'ondata di imposte
sulla casa, sul patrimonio, sulle
successioni e le donazioni, che
farebbe fuggire dall'Italia le
imprese, i capitali, gli
investimenti.
Il nostro Paese cadrebbe in una
nuova grave crisi economica, in mano
a dilettanti senza nessuna
concreta esperienza né in politica
né nella vita». Come vede il voto
in Sardegna? «Sono ottimista, perché
Forza Italia si presenta anche in
Sardegna con una squadra che è la
giusta combinazione tra l'esperienza
nella vita pubblica e quella nel
mondo delle professioni,
dell'impresa, del lavoro. Una
squadra che può certamente garantire
alla Regione 5 anni di buon
governo». Nell'isola le Politiche sono
viste quasi come propedeutiche alle
Regionali del 2019. Come si
prepara Forza Italia?
«Dopo 5 anni di mal governo di una
sinistra
immobilista e incapace, ci
prepariamo a restituire alla Sardegna una
guida solida, efficiente e
competente».Il Partito nell'isola dopo la
sconfitta del 2014 alle Regionali
sembra essersi ricompattato.«Nel
2014, in un momento molto difficile
per noi, arrivammo a un soffio da
una vittoria storica, che mancò per
pochi voti. Credo di poter dire
che quel risultato non ci ha affatto
piegati, e oggi abbiamo in campo
una bella squadra preparata e coesa,
nella quale le legittime
aspirazioni dei singoli vengono dopo
i valori e gli obbiettivi che ci
uniscono. Sono convinto che gli
elettori sardi sapranno apprezzarlo».
In Sardegna si parla molto di
trasporti. Di continuità territoriale
aerea e del caro traghetti. Cosa
vuole fare il centrodestra per
rendere i trasporti meno complicati
e cari?«È necessario perseguire
due obbiettivi. Garantire ai sardi
il diritto di muoversi, e attirare
visitatori in Sardegna, così da
offrire un mercato più importante alle
imprese sarde, soprattutto - ma non
soltanto - nel settore del
turismo. Bisogna ripristinare la
continuità territoriale con gli
aeroporti minori, che la sinistra
con una decisione incomprensibile ha
fatto cancellare, e rilanciare
quella con Roma e Milano, con tariffe
che invoglino i non residenti a
venire in Sardegna tutto l'anno, non
solo nei mesi estivi, come aveva già
fatto il centrodestra al Governo.
Per quanto riguarda i traghetti,
credo che una maggior concorrenza
aumenterebbe l'offerta e farebbe
diminuire i prezzi.
In questo senso
proporremo di rivedere la
convenzione fra lo Stato e la Tirrenia. Per
il cittadino di un'isola, spostarsi
per nave è spesso una necessità,
non un divertimento o un lusso».
Altro tema caldo è il turismo. Si
parla di una stagione troppo corta.
Lei ha una ricetta per
incrementare le presenze anche nei
mesi di spalla?«La Sardegna, per il
suo clima, per i suoi panorami, per
il suo verde, per tutto quello che
può offrire ai visitatori sarebbe la
meta ideale per le vacanze in
ogni stagione dell'anno.
Io stesso amo molto venirci nei mesi
invernali. Bisogna vendere meglio
queste attrattive della Sardegna che
sono poco conosciute. Se un turista
si rendesse conto che a un'ora di
volo da Milano o da Roma ci sono,
oltre a confortevoli strutture di
accoglienza, paesaggi, arte,
cultura, gastronomia, bellezze naturali -
mi vengono in mente per esempio le
montagne della Gallura o i Giganti
di Mont'e Prama a Cabras - sono
sicuro che prenderebbe in
considerazione una visita in
Sardegna anche al di là dell'estate.
Certo, cruciale rimane il nodo dei
trasporti, che devono essere
frequenti, confortevoli e a un costo
abbordabile».Il centrosinistra
sta per approvare una nuova legge
urbanistica. La condivide?«Noi
avevamo approvato un Piano Casa che
ha liberato un miliardo di
investimenti privati e siamo ancora
convinti che il giusto equilibrio
tra la tutela del paesaggio e la
crescita dell'economia sia
assolutamente possibile.
Ma non si può dover impiegare una
vita solo
per ottenere l'autorizzazione a
modificare una finestra. A quanto mi
dicono, questi concetti ancora non
sono stati accolti dalla legge
urbanistica proposta dal centro
sinistra».Il Ministro Carlo Calenda da
poco ha detto che è impossibile
pensare a una Sardegna senza
industria. È d'accordo?«Non si vive
senza industria, ma neppure solo
con l'industria. La Sardegna deve
investire su modelli industriali
d'avanguardia, e proprio per questo
compatibili con la tutela del suo
ambiente, che è straordinario. Penso
per esempio al distretto
aerospaziale varato negli anni scorsi
dalla giunta di centrodestra,
perfettamente compatibile con la
crescita di punti di forza della
Sardegna come il turismo e
l'agroalimentare».
Altra grande emergenza
in Sardegna è il lavoro. Cosa
propone il centrodestra?«Il dramma della
disoccupazione, in particolare di
quella giovanile, è la prima
emergenza nazionale, e colpisce con
particolare gravità proprio le
regioni del centro-sud come la
Sardegna. Per questo lo affronteremo in
modo strutturale, facendo ripartire
la crescita grazie
all'abbattimento della pressione
fiscale che realizzeremo con la flat
tax. Ma vareremo anche provvedimenti
urgenti, di emergenza: le aziende
che assumeranno un giovane
disoccupato con un contratto a tempo
indeterminato, per sei anni non
pagheranno nessuna imposta e nessun
contributo. Credo che proprio in una
realtà come quella della
Sardegna, caratterizzata da un
tessuto di piccole imprese, questa
convenienza per le aziende possa
diventare un forte incentivo alle
assunzioni». La Sardegna perde
residenti.
Una media di 5mila all'anno.
Continua l'emigrazione dei giovani,
soprattutto laureati verso il nord
Italia e verso l'Europa.«Se c'è una
ricchezza che è stata sperperata
in questi anni dai governi di centro
sinistra è quella dei giovani, il
capitale umano che in altri momenti
ha spinto l'isola all'avanguardia
nello sviluppo di tecnologie e
sistemi legati alla rete. Questa è una
tendenza da rovesciare a ogni costo.
Questo vale non solo per la
Sardegna, ma per l'Italia intera.
Nell'isola, in particolare, è
necessario un piano straordinario
che attiri chi se ne è andato via.
Un piano che veda una collaborazione
tra imprese, Stato, Regione e
università.
Questo si ottiene da un lato
offrendo incentivi,
agevolazioni e contributi, per
esempio per la casa e per chi vuol
creare una famiglia, dall'altro
creando un contesto di crescita nel
quale le migliori capacità, i
migliori ingegni, le migliori energie
possano trovare nell'isola la
possibilità di realizzare al meglio le
proprie aspirazioni. Oggi la
Sardegna, dove so essere vivace il
dibattito sull'impresa 4.0, deve
orientare i suoi giovani alle
professioni legate al digitale.
Creando un sistema di formazione
legato a questi sbocchi
occupazionali si potrà invertire la tendenza
all'abbandono scolastico che è
diventato anch'esso una piaga sociale».
Oggi in Sardegna si parla molto di
insularità e dell'importanza che il
Governo centrale e quello europeo la
riconoscano. Qual è la sua
posizione?«Gli svantaggi derivanti
dall'insularità sono evidenti. È
giusto riconoscere alla Sardegna
maggiori spazi di autonomia, ma è
ancora più necessario accentuare la
vera autonomia di ogni sardo, come
singolo e come comunità, di
autodeterminare il proprio percorso di
vita come lavoratore, imprenditore,
genitore.
Serve un segnale forte,
palpabile, come il riconoscimento
della "Zona Franca"».Quest'anno non
si è ancora diffusa la bufala della
vendita di Villa Certosa. È forse
l'anno in cui la venderà?«Vede, la
Certosa per me non è solo un luogo
di vacanza, è un luogo dell'anima.
Ho tentato di realizzare in quel
giardino un'ideale di bellezza, di
armonia, di contatto con la natura
nelle sue forme più diverse e più
entusiasmanti. In questo sono stato
aiutato dalla straordinaria bellezza
dell'isola, del suo mare, della
sua natura, dei suoi paesaggi. Un
patrimonio unico al mondo. Vorrei
che la Certosa rimanesse a
disposizione della gente della Sardegna, in
particolare dei giovani: un grande
parco nel quale imparare ad amare
la natura, i fiori, i cespugli, le
piante. Ne ho raccolto con passione
varietà rarissime che, per alcune
essenze, costituiscono dei vivai
unici al mondo. Visitare il parco
della Certosa è straordinariamente
educativo. Anche per questo la
Certosa non è in vendita».
Il M5s:
per Pd e Forza Italia sarà una debacle
Di Maio
conclude a Sassari e Olbia il suo tour nell'isola: tappa anche
nella
sede della Nuova
SASSARI
Nel suo tour isolano Luigi Di Maio
ha fatto tappa anche nella sede
della Nuova Sardegna. Il leader del
Movimento 5 stelle si è
intrattenuto per quasi un'ora con il
direttore Antonio Di Rosa, i
giornalisti e i poligrafici. Ha
risposto alle domande sui programmi
del Movimento, sulle aspettative del
dopo 4 marzo e sulle prime cose
da fare in caso di vittoria. La
giornata di Di Maio è iniziata di
mattina con un'improvvisata a
Orgosolo, dove ha girato un video
messaggio per Silvio Berlusconi. Poi
l'arrivo a Sassari per un
affollato comizio al cinema Moderno.
Dopo la breve tappa alla Nuova il
leader dei 5 stelle si è diretto a
Olbia, dove lo aspettavano
centinaia di sostenitori nella sala
convegni del Blue Marine. In
serata il ritorno nella penisola
dopo le 48 sarde: domenica il "rally"
di Di Maio aveva toccato Cagliari,
Carbonia, Oristano e Nuoro. Intanto
i vertici sardi del Movimento, su
tutti il coordinatore Mario Puddu e
le parlamentari Manuela Serra ed
Emanuela Corda, replicano alle
dichiarazioni di Ugo Cappellacci,
coordinatore di Forza Italia, che
aveva detto di essere stato il
primo, ai tempi della sua giunta, ad
avere attuato tagli agli sprechi.
«Cappellacci e la sua giunta hanno
fatto dei tagli, altroché - si legge
nella nota dei 5 stelle -.
Tagli corposi al sociale, però. Lui
e la sua giunta hanno scatenato l'ira di
tante famiglie di persone disabili.
Il Movimento 5 Stelle in 5 anni ha
apportato realmente dei tagli ai
costi della politica, tagli veri, per
milioni di euro, non le buffonate di
cui parla Cappellacci». E via con
l'elenco. «90.515.227 di euro
restituiti ai cittadini, di cui:
37.573.510 milioni derivanti dai
tagli degli stipendi dei parlamentari
di Camera, Senato e Consigli regionali.
Questi sono i fatti del M5S,
quelli di Cappellacci non sono
pervenuti». Ma ce n'è anche per il Pd,
che per bocca del senatore Silvio
Lai e del segretario Giuseppe Luigi
Cucca, avevano contrapposto i
risultati ottenuti dal centrosinistra
agli annunci a 5 stelle. «Il loro
governo nell'isola è stato assente -
attacca Puddu, e con lui Serra e
Corda -.
Il Pd quali risultati
importanti può vantare per il Paese
e per la regione? In Sardegna non
è stato in grado di gestire la
problematica della continuità
territoriale, questione
delicatissima per i sardi e per l'economia
sarda. La metanizzazione della
Sardegna, poi, di cui si vanta Lai è
un'idea miope in grado solo di
rallentare la transizione della regione
verso le nuove forme di energia
rinnovabile. Chi sostiene questo
genere di politiche è ancora
convinto che le energie fossili possano
essere una soluzione per un'isola
già abbondantemente violentata e con
siti inquinati ancora in attesa di
bonifiche. Cappellacci, Lai e Cucca
sparano a zero nel disperato tentativo
di raccattare qualche voto in
più in vista della debacle
elettorale che li attende nell'isola».
(al.pi.)
Di Maio
scalda i sassaresi «Noi pronti a governare»
verso il voto»il candidato premier
di Giovanni Bua
SASSARIGuarda a destra il candidato
premier del M5S Luigi Di Maio, e
lì sferrra i colpi. Convinto che il
vero avversario non sia un Pd «i
cui elettori sono in preda al più
totale scoramento e in cui i vertici
non controllano nemmeno l'apparato»,
ma il centro destra di Silvio
Berlusconi che «da anni che promette
e non mantiene le promesse, parla
e poi tira pacchi agli italiani.
È come Wanna Marchi». Pillole
dell'ora abbondante di intervento
del leader pentastellato, arrivato
ieri mattina in città dopo una
imprevista deviazione a Orgosolo, che
gli è costata l'annullamento del
programmato tour per le bancarelle a
piazzale Segni, dove voleva ripetere
il bagno di folla andato in scena
il giorno prima al mercato di
Sant'Elia a Cagliari. Ma bagno di folla
è stato comunque, con la decisamente
troppo piccola sala congressi del
Multisala in viale Umberto stracolma
da un paio d'ore prima
dell'arrivo del vicepresidente della
Camera, e un'altra sala
videocollegata in extremis per
trovar posto al migliaio abbondante di
fortunati che sono riusciti a
trovare un posto.E Di Maio non li ha
fatti pentire, mettendo in scena un discorso
"rotondo" e ormai rodato.
Introdotto dagli interventi dei
portavoce in consiglio comunale di
Sassari Maurilio Murru e Desi Manca,
dal sindaco di Porto Torres Sean
Wheeler, dai candidati Piero
Cappuccinelli, Vittoria Bogo Deledda,
Mario Perantoni.
E lanciato dal capolista per al
Senato Ettore
Licheri: «Eccovi quello che è
criticato perché è giovane e che
dovrebbe lasciar guidare la
primavera d'Italia a un condannato di 83
anni».E Di Maio, con il solito stile
informale dei 5 Stelle (e senza
l'ombra di servizio d'ordine di
alcun tipo), dopo alcune concessioni
alla Sardegna: «Con indici di
disoccupazione clamorosi, livelli di
povertà preoccupanti, e potenzialità
inespresse incredibili», ha
calato i suoi cavalli di battaglia:
il costo della Casta, la
credibilità assente di chi propone
cose meravigliose ma non le ha
realizzate in 20 anni di governo, il
sistema che si autoalimenta
proprio grazie agli sprechi, che
quindi non ha nessuna intenzione di
tagliare.Poi la replica alle accuse
di far promesse senza avere i
fondi per mantenerle: «Trenta
miliardi arrivano dal taglio della spesa
pubblica.
Tutti sanno come farli, ma gli altri
hanno preferito
tagliare i commissari per la
spending review che li proponevano». E
con quelli si possono finanziare:
«Pensioni minime a 780 euro e
reddito di cittadinanza per chi
perde il lavoro, con l'obbligo di
formarsi e accettare un'occupazione
entro tre anni». E ancora:
«Bisogna obbligare le nazioni
dell'Est Europa ad accogliere i migranti
che arrivano in Italia e avviare
progetti di cooperazione con i Paesi
africani da dove provengono i
migranti economici, che vanno
rimpatriati».
E riparare a quanto hanno fatto: «I
precedenti governi
italiani, che hanno messo a rischio
il made in Italy nel mondo in
tutti i settori, dall'artigianato
all'agroalimentare, accettando
trattati internazionali con paesi
come la Cina, gli Stati Uniti, il
Marocco». Ma soprattutto: «Essere
onesti, credibili e disciplinati.
Noi non siamo dei super uomini, ma
ci siamo dati delle regole e le
rispetteremo».Tanto basta per uscire
tra applausi e strette di mano:
«Siamo pronti a governare, a
riprenderci il futuro che ci hanno
rubato. Ora sta alla gente crederci
insieme a noi».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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