La
Nuova
La
commissione accusa: uranio e morti, c'è il nesso
Il
presidente Scanu: «Stop al negazionismo». Ma scoppia la polemica
Un missile che fa saltare in aria la
casamatta della Difesa. Un siluro che sbriciola un muro che sembra fatto di
bugie. La relazione finale della commissione di inchiesta
sull'uranio impoverito è un devastante atto d'accusa. Per i parlamentari che
hanno redatto il documento ufficiale c'è un nesso causale tra l'uso dell'uranio
impoverito e le morti dei militari colpiti da tumori. Un atto di accusa che
pesa come una montagna. E una svolta epocale in uno dei temi più controversi degli
ultimi decenni.
La commissione presieduta dal
deputato del Pd Gian Piero Scanu con un atto di coraggio lancia la sua accusa.
E non si limita generiche dichiarazioni. Invia tutta la relazione a diverse Procure.
Segnala tre casi specifici su cui indagare. Il terremoto. Secondo la commissione
sull'uranio, ma anche sull'amianto sono state scoperte «criticità
sconvolgenti». Scanu critica il «negazionismo» della Difesa. Lo Stato maggiore
dell'esercito definisce inaccettabili le accuse mosse dalla commissione. E sul
terremoto che arriva dalla relazione parlamentare si apre una feroce polemica.
La battaglia. La relazione finale è
passata con 10 voti a favore e 2 contro, quelli di Elio Vito e di Mauro Pili.
Scanu non sembra né sorpreso, né intimorito dalla risposta dei vertici
dell'esercito. E ha annunciato la trasmissione del documento alla procura di
Roma perché valuti le ipotesi di reato. Il parlamentare Pd ha come altre volte
ricordato il lavoro fatto per abolire la "giurisdizione domestica",
il fatto che a giudicare sulle malattie in servizio dei soldati sia una
commissione militare, e non l'Inail come per tutti gli altri lavoratori. Ma lo scontro
diventa durissimo sul «nesso di causalità tra l'esposizione all'uranio
impoverito e le patologie denunciate» dal personale in divisa.
Il passo doppio. E su questo punto
si è anche scatenata una polemica feroce. La relazione riporta l'audizione
sotto giuramento di Giorgio Trenta, presidente dell'associazione italiana di radioprotezione
medica, che ha «riconosciuto la responsabilità dell'uranio impoverito nella
generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che
hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era
stato fatto un uso massiccio di proiettili all'uranio». Ma l'esperto fa un
passo indietro e parla però di «parole travisate, non ho mai detto che l'uranio
impoverito è responsabile dei tumori riscontrati nei soldati».
Scanu impiega appena qualche minuto
a sconfessare le dichiarazioni di Trenta e mostra la perizia firmata
dall'esperto. A pagina 16 c'è scritto: «È necessario demolire una volta per
tutte l'ipotesi che l'uranio, in quanto tale, possa essere la causa di induzione
di tumori nei militari che hanno soggiornato in luoghi bellici ove lo stesso è
stato utilizzato. Se si continuasse a perseguire tale ipotesi, considerando le
caratteristiche fisiche dell'uranio, si sarebbe portati a negarne la
responsabilità.
Invece, deve essere ricordata la
responsabilità di tali proiettili nel generare le nanopolveri, che sono la vera
causa dell'induzione di molte forme tumorali. In conclusione, si può affermare,
mutuando dalla criminologia, che l'uranio è il mandante e le nano-polveri l'esecutore». L'atto di accusa. Tutta le relazione
è un pesantissimo atto di accusa. Si punta il dito anche contro la magistratura
che in molti casi non è intervenuta per tutelare la salute dei militari. La commissione
ricorda anche la forte presenza di amianto in navi, aerei ed elicotteri. «Solo
nell'ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si sono
ammalate per patologie asbesto-correlate».
Il peso politico. La relazione ha
effetti anche sulle servitù militari nell'isola. L'accordo appena rivisto
rischia di diventare già insostenibile. La possibilità di sparare nei poligoni
potrebbe essere rimessa in discussione. Anche perché la commissione conferma
che a Capo Teulada c'è un'area, la Penisola Delta, usata da oltre 50 anni come
zona di arrivo dei colpi. Interdetta in modo permanente. Nessuno si può
avvicinare. Sull'area ci sono tonnellate di residuati bellici che contengono quantità
di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali.
E l'uomo. Non sorprendono, a questo punto, le indagini condotte dalla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per il delitto di disastro
doloso.
Speranza
punta sul lavoro «Basta con il precariato»
verso il voto
di Alessandro Pirina
SASSARI
«Ogni voto per noi è uno in meno al
disegno di Renzi e Berlusconi di
governare insieme per cinque anni».
Roberto Speranza sbarca nell'isola
per lanciare la proposta politica di
Liberi e uguali, l'alleanza
elettorale nata alla sinistra del
Pd. «Siamo l'unica grande novità in
Italia - dice il coordinatore
nazionale di Mdp -. E la leadership di
Pietro Grasso è molto diversa dalle
altre in campo. Siamo il movimento
del lavoro, dell'uguaglianza e delle
libertà. Senza di noi ci sarebbe
un vuoto politico. Renzi,
Berlusconi, Salvini,
Grillo sono proposte
che il Paese ha già conosciuto, ma
soprattutto non sono in grado di
difendere quel sistema di valori che
invece noi vogliamo difendere.
Penso alla scuola pubblica, alla
sanità pubblica. E soprattutto al
lavoro. Che anche in Sardegna è
un'emergenza».Quali sono i
provvedimenti da prendere per
primi?«Innanzitutto, diciamo stop alla
precarietà. Basta con i contratti di
lavoro che durano pochi giorni,
che impediscono di costruirsi una
vita. Nel 2017 su cento contratti
nuovi oltre 90 erano precari. È una
realtà insostenibile, perché
costringe le generazioni più giovani
a non potersi costruire una vita
degna di questo nome.
Ecco perché bisogna subito eliminare
queste
modalità e puntare tutto su
contratti a tempo indeterminato e a tutele
piene. Per produrre lavoro bisogna
puntare sugli investimenti,
pubblici e privati. Invece, in questi
ultimi anni si sono concentrati
su bonus e regalie fiscali che hanno
prodotto poco o nulla».Liberi e
uguali dichiara di nascere per
rafforzare il centrosinistra, ma in
realtà rischia di favorire il
ritorno della destra.«Il centrosinistra
è una sigla che dice poco se non la
si riempie di contenuti. Quello
che conta è il modello di società, e
dunque investire sulla scuola,
sulla sanità, sul lavoro. Il Pd
questi valori li ha negati. Penso al
jobs act, alla buona scuola, al
"ciaone" la notte del referendum sulle
trivelle. Il problema non è quale
sigla ma il modello di Paese da
costruire»
Romano Prodi, uno dei padri del
centrosinistra, vi accusa
di essere contro l'unità.«Io ho
rispetto per Prodi come per tanti
altri. Ma avrei voluto sentire
queste voci quando si toccavano i
diritti dei lavoratori, quando si
approvava la riforma della scuola
contro gli studenti, quando si
votavano 8 fiducie su una legge
elettorale vergognosa. È lì che si è
rotto il centrosinistra. E Liberi
e uguali nasce per cercare di
rialzare il sistema di valori che è
stato calpestato».Sul rapporto con i
5 stelle in Liberi e uguali
sembrano esserci posizioni diverse:
Grasso possibilista, Boldrini
contraria. «Quando mi chiedono che
alleanze faremo dopo il voto io
rispondo sempre che vanno fatte con
i giovani precari che non trovano
lavoro, con insegnanti e studenti
arrabbiati, con i cittadini che non
riescono a curarsi. Sono queste le
uniche alleanze che hanno senso. E
noi andremo in Parlamento con la
nostra agenda e ci
confronteremo».
Berlusconi e Renzi si dicono
d'accordo che senza i
numeri si dovrà tornare al voto.«In
realtà, loro sono d'accordo su
tante cose, dal lavoro al fisco,
alla immigrazione. Stanno solo
provando a nascondere il loro vero
disegno, che è quello di governare
insieme per 5 anni. Ogni voto dato a
noi serve a scardinare questo
scenario».In Sardegna governate con
il Pd e nel 2019 si torna al voto:
confermerete l'alleanza?«Noi non
abbiamo pregiudizi, ci confrontiamo
nel merito. Valuteremo agenda e
programma e se ci saranno le
condizioni faremo l'accordo.
Come è successo nel Lazio con
Zingaretti.
Cosa che invece non è accaduta in
Lombardia con Gori».Nell'isola la
composizione delle liste è stata
travagliata: l'imposizione di una
candidatura catapultata da Roma ha
portato a defezioni eccellenti.«Il
Rosatellum è una legge sbagliata
contro cui ci siamo fortemente
opposti e ha causato problemi in
tutti i partiti e in tutto il Paese.
Ora però è il momento di fare la
campagna elettorale per offrire
finalmente agli italiani la proposta
progressista che finora è mancata
per il cambiamento».
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Unione
Sarda
L'appello
- ProgReS: votate per le forze indipendentiste
ProgReS non partecipa alle elezioni
politiche del 4 marzo, «a causa di
una legge antidemocratica», ma
invita gli elettori che vorranno votare
per il rinnovo del Parlamento a
sostenere gli indipendentisti
candidati nella lista di Progetto
AutodetermiNatzione. La speranza, fa
sapere il movimento, «è che tale
progetto prenda parte attiva e
propositiva nella realizzazione
dell'obiettivo principale al quale sta
lavorando ProgReS». E cioè, «la più
ampia convergenza nazionale tra
forze indipendentiste, sovraniste e
autonomiste in vista dei più
determinanti appuntamenti elettorali
delle amministrative del 2018 e
delle nazionali del 2019».
Le otto sigle di Progetto
AutodetermiNatzione accolgono con
soddisfazione: «Atto generoso e
coerente con le intenzioni dichiarate
dallo stesso partito
indipendentista», dice una nota, «i tavoli di
discussione rimangono aperti e per
questo va riconosciuto a ProgReS di
aver compiuto un atto che facilita
questo percorso di ricerca di
dialogo e unità. Riteniamo che
questo possa essere un buon viatico per
le elezioni del 4 marzo e, ancora di
più, all'indomani del voto». (ro.
mu.)
Speranza:
«Noi, la vera novità»
Il
deputato oggi nell'Isola: nessun paracadutato, gli eletti
rappresentano
la nazione
Il
progetto Leu: alternativi al Pd, puntiamo su lavoro e sanità
Liberi e Uguali è «la vera grande
novità di questa campagna
elettorale» e con questa certezza
Roberto Speranza, uno dei leader del
partito nato sotto la guida di
Pietro Grasso, si prepara ad affrontare
le elezioni. Questo pomeriggio il
deputato lucano inizierà il tour di
due giorni in Sardegna, per
sostenere la campagna elettorale di Leu,
«la vera sinistra alternativa».
Alternativa a chi?
«Al Partito democratico, al
Movimento 5 Stelle e alla destra».
Chi è il vostro vero avversario e
chi teme di più?
«L'estrema destra incarnata da
Matteo Salvini è il nemico numero uno
con cui battersi. Salvini e Grillo,
però, la pensano allo stesso modo
su molte questioni come
l'immigrazione e i rapporti con il sindacato.
Diciamo che si somigliano molto più
di quanto sembri».
E degli altri leader cosa ne pensa?
«Berlusconi e Renzi hanno mostrato
tutti i loro limiti nel dare le
risposte al Paese».
Voi schierate Pietro Grasso in prima
linea.
«Sì perché lui rappresenta l'idea di
una politica che rimette al
centro valori fondamentali per le
persone».
Lei ha criticato aspramente il Pd a
causa di alcune candidature o
alleanze provenienti dal
centrodestra.
«Le liste che hanno fatto sono in
sintonia con la linea politica di
questi anni quindi non mi sorprende
che ci siano candidati che
provengono da quel mondo. A Bologna
chi vota il Partito democratico
vota Pierferdinando Casini e non
Vasco Errani, per anni presidente
storico di quella Regione.
Le candidature, però, hanno creato
anche a LeU qualche problema, anche
qui in Sardegna, su alcuni
paracadutati.
«C'è da dire innanzitutto che ci
troviamo davanti a una legge
elettorale disastrosa, che non
permette ai cittadini di scegliere i
propri eletti e questo ha causato
problemi. Ma ora siamo in campagna
elettorale e dobbiamo offrire al
Paese l'alternativa progressista che
finora è mancata».
Claudio Grassi, emiliano e candidato
qui in Sardegna, secondo lei sarà
in grado di rappresentare l'Isola in
Parlamento?
«Quando si è eletti si rappresenta
la nazione».
Quali sono i vostri temi chiave?
«Stop alla precarietà perché è un
dramma per le giovani generazioni.
Nel 2017 oltre il 90% dei contratti
sono precari e il 70% degli under
35 vive con i propri genitori.
Vogliamo contratti a tutela piena».
Qualche altra battaglia?
«Quella sulla sanità pubblica perché
servono maggiori risorse.
Assistiamo a una una privatizzazione
strisciante che ha come
conseguenza una disparità tra le
persone agiate, che possono curarsi
in tempi rapidi e con qualità, e chi
non ha le risorse e deve fare i
conti con un servizio pubblico meno
efficace. Per questo proponiamo un
piano straordinario per l'assunzione
di personale. Infine, puntiamo a
investire su scuola e università
cancellando la Buona scuola e
azzerando le tasse universitarie».
La legge elettorale prefigura un
risultato incerto. Sareste pronti a
un'alleanza col Pd?
«Noi siamo alleati dei precari,
degli insegnanti e delle persone che
hanno bisogno di curarsi e non
trovano servizi di qualità. Andremo in
Parlamento con le nostre idee alternative
a quelle delle altre forze
in campo».
Ci sono altre formazioni di
sinistra: come mai non riuscite a stare insieme?
«Con Liberi e Uguali abbiamo unito
le forze di chi aveva voglia di
rappresentare un'alternativa vera».
Prodi vi ha accusato di essere
divisivi. Vi sentite come quelli che
hanno indebolito il centrosinistra?
«No. Il centrosinistra lo ha
distrutto chi ha fatto politiche di
rottura con i cittadini. Il
centrosinistra è finito sul referendum
delle trivelle, sulle politiche del
“renzismo”, in contrasto con le
nostre».
Perché votare Liberi e Uguali?
«I valori che rappresentiamo, a
partire dalla lotta contro le
disuguaglianze, sono valori
universali che nessuna delle forze in
campo rappresenta».
Matteo Sau
L'edilizia
divide Berlusconi e Salvini
Il leader
Fi rilancia il condono. Il leghista: contrarissimi
Sull'immigrazione Forza Italia e
Lega sono «sulla stessa linea» ma
sull'eventualità di un condono
edilizio Silvio Berlusconi e Matteo
Salvini viaggiano separati. È l'ex
Cav a gettare acqua sulle
divergenze emerse dopo il caos
Macerata: sul fronte migranti «siamo
sulla stessa linea della Lega anche
se le Lega usa parole più dure».
«Chi non è in regola chi non ha
diritto allo status di rifugiato non
può restare in Italia - spiega
Berlusconi - Se rinunciamo a questo, a
cosa servono le leggi? È una bomba
sociale pericolosa che va
disinnescata prima che sia troppo
tardi». Eppure nei giorni scorsi il
leader azzurro aveva giudicato
«eccessive» le parole di Salvini che
aveva accusato la sinistra di avere
le «mani sporche di sangue».
Ma l'ultima trovata del Cav è
sull'edilizia.
«Bisogna cambiare le
regole: chi deve costruire una casa
o aprire un'attività commerciale,
non dovrà più aspettare anni per
permessi e licenze. Dovrà dichiarare
l'inizio dell'attività e assumersi
la responsabilità di rispettare le
leggi. Solo dopo verranno i
controlli». Ma Salvini è decisamente
contrario: «Dico fortemente no a
ogni ipotesi di condono per abusi
edilizi: il nostro territorio è già
troppo cementificato».
RENZI CASA PER CASA Intanto il
segretario del Pd Matteo Renzi ha
avviato la sua campagna elettorale
casa per casa. L'ex premier ha
pubblicato su Instagram alcune foto
che mostrano strette di mano,
citofonate e chiacchierate sul
divano.
ù
Nella
relazione finale dell'organo guidato da Gian Piero Scanu si
critica
il silenzio del governo
Uranio,
linea dura della commissione: «Ha seminato malattie tra i militari»
C'è un legame tra l'uso dell'uranio
e i tumori dei militari. Ma ci
sono pure gli «assordanti silenzi»
del governo e addirittura il
«negazionismo» dei vertici
dell'esercito. E poi i morti, tanti morti,
a causa dell'amianto che si trovava
su navi, aerei e elicotteri: «Solo
nell'ambito della Marina Militare
1.101 persone sono decedute o si
sono ammalate per patologie
asbesto-correlate». L'aria è cambiata, ora
è la commissione sull'uranio
impoverito a sparare. E mira dritta al
cuore, parlando per la prima volta
delle «sconvolgenti criticità che
in Italia e nelle missioni
all'estero hanno contribuito a seminare
morti e malattie tra i lavoratori
militari del nostro Paese», scrive
nella relazione finale dell'organo
d'inchiesta il presidente Gian
Piero Scanu.
MURO DI GOMMA Il documento,
presentato ieri nel corso di una
conferenza stampa alla Camera dei
deputati, non fa sconti. Nemmeno ai
pm e ai giudici: «Malauguratamente
non appaiono sistematici gli
interventi della magistratura penale
a tutela della sicurezza e della
salute del personale
dell'amministrazione della Difesa. Il risultato è
devastante». E forse anche a causa
di questo aspetto, «continua a
diffondersi un senso d'impunità
quanto mai deleterio per il futuro,
l'idea che le regole c'erano, ci
sono e ci saranno, ma che si
potevano, si possono e si potranno
violare senza incorrere in
effettive responsabilità. E quel che
è ancora peggio, dilaga tra le
vittime e i loro parenti un
altrettanto sconfortante senso di
giustizia negata».
La Sardegna viene citata poche volte
nella
relazione, ma in realtà è sempre al
centro dell'attività della
commissione d'inchiesta. Sono chiare
però le allusioni all'Isola: «Mai
più militari morti e ammalati senza
sapere perché, mai più una
penisola interdetta», sottolinea
Scanu. E il riferimento è all'area
Delta del poligono di Teulada, terra
su cui i militari hanno scaricato
negli anni tonnellate di munizioni e
che ora andrebbe bonificata.
LA REPLICA La portata della
relazione finale è così massiccia che
Giorgio Trenta presidente dell'Associazione
italiana di
radioprotezione medica, citato nel
documento in merito al legame tra
le morti e l'uso del metallo
radioattivo, precisa: «Forse ciò che ho
detto è stato male interpretato.
Non ho mai sostenuto la tesi di un
nesso causale diretto tra l'uranio
impoverito e l'insorgere di
tumori». Scanu, che nei giorni
scorsi ha motivato la sua mancata
ricandidatura alle Politiche proprio
con l'attività della commissione,
replica al professore universitario:
«È stato lui stesso a dire che
possiamo raffigurarci l'uranio come
il mandante e le nanoparticelle
come i killer, quando lo abbiamo
ascoltato in commissione». In un
comunciato, poi, lo Stato Maggiore
della Difesa ha spiegato che le
forze armate italiane «mai hanno
acquistato o impiegato munizionamento
contenente uranio impoverito».
PILI Il documento finale della
commissione è stato approvato con 10
voti favorevoli e due contrari:
quello di Elio Vito (Forza Italia) e
Mauro Pili (Unidos), che ha
presentato una contro-relazione in cui
attacca con Parlamento e governo, in
particolare sugli aspetti
ambientali: «Le ultime leggi hanno
sostanzialmente avallato la
contaminazione dei poligoni: il
legislatore ha salvaguardato gli
interessi di chi ha inquinato,
trasformando le aree in militari, e la
Sardegna ne ha molte, in aree
industriali».
Michele Ruffi
Regione:
il Tar annulla il concorso
Accolti i
ricorsi di funzionari e dipendenti, due i punti critici.
Polemica
tra gli schieramenti
Stop all'assunzione
di 20 dirigenti, prove preselettive cancellate
Il concorso per l'assunzione di 20
dirigenti tra Regione, agenzia
Aspal ed Enas torna al punto di
partenza. Il bando è stato cancellato
e così anche la prova preselettiva
in programma il 20 febbraio.
Decisione presa ieri dai giudici
della seconda sezione del Tribunale
amministrativo, che hanno accolto i
ricorsi degli avvocati Matilde
Mura, Giovanni Luigi Machiavelli e
Domenico Tomassetti per conto di
una funzionaria dell'assessorato ai
Trasporti, una dipendente della
Regione e due dirigenti di Laore e
Inps e «annullato» la procedura.
Erano state già depositate tremila
domande: la Regione deve rivedere
tutto seguendo le linee indicate
dalle quattro sentenze.
«NON L'ASSESSORE» Due i punti
critici indicati dai legali e in effetti
bocciati dal collegio: il bando e i
suoi criteri dovevano essere
preparati non dall'assessore al
Personale ma dal dirigente
amministrativo; l'impossibilità per
i concorsisti di partecipare a più
ambiti della procedura. Sul primo il
Tribunale ha spiegato che i
«criteri concorsuali» e «il bando»
sono stati «emanati dalla Giunta
regionale e dall'assessore»
nonostante sia la stessa «legge regionale
6 del 14 giugno 2000» a prevedere
che «la competenza» su «atti di
gestione e atti o provvedimenti
amministrativi» sia «attribuita ai
dirigenti».
L'assessore e la Giunta sono
«titolari (solo) di funzioni
di direzione politica» e «non
potevano esercitare sfere di poteri che
sono state per legge attribuite alla
dirigenza», in «applicazione
delle norme» che «sanciscono la
netta separazione tra organo politico
e di gestione».
PIÙ AMBITI Riguardo il secondo
punto, i giudici hanno ritenuto «non
chiaramente distinguibili tra loro»
i cinque ambiti in cui era stato
diviso il concorso:
economico-finanziario (sette posti),
giuridico-amministrativo (4 posti),
giuridico-amministrativo specifico
per le politiche del lavoro (due
posti), ambiente e territorio (4
posti), infrastrutture (3 posti).
Se anche era legittima «la
suddivisione tra area tecnica e
amministrativa», difficile era
«comprendere con quale logica» per
esempio «il settore giuridico
amministrativo sia stato distinto
rispetto al settore giuridico
amministrativo specifico per le
politiche del lavoro». Una «scelta non
coerente a principi di logicità e
motivazione». Inoltre «consentire»
ai concorsisti «a loro scelta
l'accesso a solo un settore, nonostante
potessero avere competenze adeguate
anche in altri ambiti», è
«irragionevole» e nega «parità di
trattamento e libero accesso ai
pubblici concorsi». I candidati
«dovevano poter scegliere di
partecipare anche a più ambiti».
LE REAZIONI In serata il commento di
Filippo Spanu, assessore al
Personale: c'era «l'urgente necessità,
per la nostra macchina
amministrativa, di dotarsi di nuove
figure di vertice che rispondano
alle effettive esigenze. Il mio
impegno rimane coprire queste
esigenze. Il bando rispondeva a
questi principi e cercherò, tenendo
conto delle sentenze, di riavviare
il percorso in tempi brevi».
Gianfranco Congiu, capogruppo del
Partito dei sardi, si dice
«soddisfatto. Non abbiamo condiviso
l'impostazione del concorso, ci
aspettiamo possano trovar spazio
criteri meritocratici». Marco Tedde,
consigliere di Forza Italia, parla
di «incompetenza di tutta la Giunta
Pigliaru, che ha affossato la
Sardegna». La decisione «censura
pesantemente» il suo «ennesimo
pasticcio».
Andrea Manunza
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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