(10 Maggio1973) Gli indiani Sioux, dopo giorni di
durussimi scontri, si arrendono a Wounded Knee, nella riserva indiana di Pine
Ridge, nel Sud Dakota. Precedentemente, il 27 Febbraio dello stesso anno, era esplosa in tutta la sua veemenza la disperazione dei
nativi americani: i Sioux, appoggiati dall’America
Indian Movement, decidono di ribellarsi al Governo denunciando le misere
condizioni di vita della popolazione.
I nativi, circa
duecento tra donne e bambini, decisero di proteggersi nello stesso luogo in cui,
nel 1890 la cavalleria aveva massacrato i loro avi (Il massacro di Wounded
Knee è il nome con cui è passato alla storia un eccidio di Miniconjou, un gruppo di Lakota Sioux, da parte dell'esercito degli Stati Uniti
d'America, avvenuto nell'ambito delle guerre Sioux e commesso il 29
dicembre 1890 nella valle del torrente Wounded Knee.)
I Sioux decisero di sistemare
le loro tende intorno alla chiesa, trasformano l’emporio in una sala congressi
e di refezione. Gli uomini armati si dispongono nei bunker, incrociano
le pipe di guerra, legando le penne d’aquila alle trecce ed organizzando infine
la loro resistenza.
Il Governo americano
mette in campo tiratori scelti della polizia federale, uomini, mezzi blindati
ed elicotteri, circondando la zona. Per 71 giorni Washington non ha il minimo
potere a Wounded Knee: malgrado l’assedio la comunità indiana si autogoverna
con le proprie tradizioni e le proprie leggi.
Il 10 maggio, dopo giorni di scontri dove si
conteranno due morti fra i nativi ed alcuni feriti tra i federali, la
resistenza cessa. I nativi sono costretti ad abbandonare l’appostamento, e
in cambio ottengono che il Senato apra un’inchiesta sulle loro problematiche.
Ancora una volta gli indiani d’America perdono
la guerra fidandosi dei politici americani, che, naturalmente, li avrebbero
traditi. Il nulla di fatto, anzi, avrebbe causato una serie di contese anche
negli anni successivi, con alcune vittime ed una persistente tensione.
Ultimo
atto: la rottura dei trattati. Il 13 dicembre 2007 i rappresentanti della tribù Lakota degli indiani
d’America hanno stracciato i trattati firmati dai loro antenati nel 1868 a Fort
Laramie. “Non siamo più cittadini degli Stati Uniti d’America e tutti coloro che
vivono nelle regioni dei cinque Stati su cui si estende il nostro territorio
sono liberi di unirsi a noi”, dichiarò a Washington Russell Means, uno degli
attivisti indiani più determinati nella difesa dei diritti umani.
In sostanza, i nativi denunciano
l’amministrazione delle riserve in cui sono presenti irregolarità, abusi,
corruzione, violazione degli impegni, incapacità di fornire lavoro, attentati
ai loro diritti, alla loro cultura e al loro stile di vita: le stesse accuse
che, nel 1973, portarono alla rivolta di Wounded Knee.
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