La
Nuova
Pd,
segreteria provinciale verso un partito federato
Potrebbe trattarsi di una fuga in
avanti per definire il percorso di un Partito democratico federato con quello
nazionale o di un episodio di revanchismo identitario per marcare le distanze
politiche da Roma. In Ogliastra la segreteria si è portata avanti e lo ha fatto
apponendo nel documento ufficiale dell'assemblea provinciale un logo inusuale:
il tradizionale emblema rosso e verde del Pd sormontato dai Quattro mori e con
sotto la dicitura (in sardo) Partidu democraticu del Ogliastra.
Se sia in atto un percorso di
autonomia da Roma è ancora presto per dirlo perché il dibattito su un partito isolano
federato è alle prime battute. In più il contenuto del documento, a dire il
vero, non si discosta molto dall'analisi in atto in quasi tutti i circoli e le
assemblee del territorio nazionale in questo delicatissimo frangente. E
l'organismo che si è riunito a Loceri il primo maggio con all'ordine del giorno
"situazione politica nazionale e regionale" ha di fatto tenuto una
linea cauta su eventuali accordi di governo con il Movimento 5 stelle.
"Tutti gli interventi - si
legge nel documento firmato da Carlo Balloi, segretario ogliastrino del Pd -
hanno posto l'accento sulla necessità di un maggior coinvolgimento degli
iscritti, che vengano ascoltati e non solo mobilizzati in periodo elettorale,
il rispetto degli organismi eletti. Dal punto di vista politico è emerso
chiaramente che siamo figli del compromesso storico e delle convergenze
parallele, che non dobbiamo aver paura del confronto, convinti di essere portatori
di progetti solidi, anche se ultimamente non apprezzati dagli elettori che ci hanno
abbandonato, preferendo altre proposte, questo ci deve far riflettere, non fare
finta che niente sia accaduto, il 4 dicembre e il 4 marzo".
Sempre secondo Balloi
"nonostante la diversità di programmi, di atteggiamento politico, in un
quadro di sistema elettorale proporzionale, per la nostra natura di partito
responsabile, scaturisce la necessità di confrontarsi con chi ce lo chiede, questo
non vuol dire per forza di cose alleanza di governo, lo facemmo nel 2013,
governando con il centro destra per gli stessi motivi".
Il lavoro che continua a mancare è
uno dei crucci del Pd ogliastrino. "Nonostante gli indici evidenzino una
proiezione occupazionale da tempo non più negativa, non bastano evidentemente
gli strumenti posti in essere, i nuovi dispositivi regionali come Lavoras
potrebbero rappresentare un ulteriore occasione per creare lavoro" è la conclusione
della nota del segretario Balloi. (g.f.)
Assemblea
Pd, resa
dei conti a Tramatza Cucca verso le dimissioni
Gli effetti benefici della presunta
tregua nazionale, Matteo Renzi e
Maurizio Martina si sono stretti la
mano, serviranno a riappacificare
anche il Pd sardo? Chissà. Finora
armate una contro l'altra e ancora
"suonate" dopo lo
scivolone elettorale, le tre correnti isolane ci
proveranno questo pomeriggio a
Tramatza. Anche se, negli ultimi anni,
il centro congressi sulla Carlo
Felice non ha portato granché fortuna
ai Dem, un tentativo di rimettere
assieme i cocci potrebbe esserci da
subito, senza quella resa dei conti
scongiurata, in queste ore, anche
a Roma. Lo scenario.
Chi farà il primo passo? Potrebbe
essere il
segretario Giuseppe Luigi Cucca, che
è un quasi dimissionario dopo
aver detto oltre un mese fa: «Sono
pronto a rimettere il mandato ma
solo nelle mani dell'assemblea»,
perché, in buona sostanza, non vuole
essere solo lui a pagare il prezzo
degli errori, si sa, commessi da
tutto il partito. Oggi potrebbe dire
questo il segretario eletto
l'anno scorso, per poi ribadire
anche la clausola dichiarata
nell'ultima direzione, a metà marzo:
«Però sia chiaro, non ci possono
essere crisi al buio», con le
amministrative di giugno alle porte e le
Regionali all'inizio del 2019.
Sostenuto dai renziani e dagli ex
Diesse, l'unica corrente che gli è
rimasta fedele, Cucca riproporrà la
stessa via d'uscita proposta in
queste settimane di botta e risposta a
distanza: basta litigi, ritroviamo
l'unità per risalire in fretta dopo
essere scivolati sotto il 15 per
cento alle ultime elezioni.
Le ipotesi. Di fronte a questa
proposta come reagiranno le altre due
correnti? Nell'assemblea
autoconvocata due settimane fa ad Abbasanta,
il gruppo guidato dall'eurodeputato
Renato Soru ha annunciato di avere
un solo obiettivo: l'elezione di un
nuovo segretario. Su come
raggiungerlo le possibilità sono
queste: il voto immediato o quasi da
parte dell'assemblea, ma che sarebbe
possibile solo se oggi Cucca
dovesse dimettersi ufficialmente,
oppure la richiesta di un nuovo
congresso.
Ma questa è una seconda strada per
ora abbastanza
complicata, perché prima la corrente
dovrebbe raccogliere le firme per
sfiduciare il segretario, però
stando ai delegati che ha in assemblea,
da sola non può farcela. Deve per
forza allearsi con i
popolari-riformisti.Pd sardo.
Popolari-riformisti che però, in questo
momento, sembrano più che altro
impegnati a dar gambe alla proposta di
uno dei leader della corrente. È Silvio
Lai che questa sera, sempre a
Tramatza, potrebbe presentare la
richiesta formale di un referendum
fra gli iscritti perché il partito
regionale sia federato, quindi
autonomo, da quello nazionale.
Secondo l'ex senatore è questa
l'unica
strada per riavvicinarsi alla gente
e rilanciare il peso del partito
in questa e nella prossima
coalizione di centrosinistra. Referendum a
parte, anche i popolari-riformisti
dell'area Cabras-Fadda non sembrano
orientati al corpo a corpo col resto
del Pd. Mentre potrebbero
proporre per tenere unito il partito
verso questa soluzione
d'emergenza: un segretario reggente
fino a dopo l'estate per poi
chiedere anche loro il congresso
semmai dopo aver vinto il referendum
federalista. Però va ricordato che
c'è già un'autocandidatura per la
segreteria, è quella di Dolores Lai,
oggi sostenuta solo dai soriani,
e altre potrebbero saltare fuori
nella lunga serata di Tramatza
dall'esito ancora incerto. (ua)
La guerra
dentro il Pd congela Palazzo Ducale
Fermi
consiglio e commissioni con l'approvazione del Consuntivo già in ritardo
La
direzione cittadina è slittata al 10. Il sindaco pronto a forzare
sulla
Cultura
di Giovanni Bua
SASSARI
Si avvita su se stessa la crisi in
casa Dem, con le spaccature
nazionali e regionali del partito
che "crollano" sulle macerie
cittadine, innescando un tutti
contro tutti da cui non si intravede
un'uscita.Giusto l'altro ieri il Pd
ha perso l'ultimo pezzo, con il
presidente dell'assemblea
provinciale Carlo Sotgiu, che si è dimesso
con una polemica lettera aperta
inviata alla segreteria del
partito.Sotgiu, che è anche sindaco
di Ploaghe, contesta al suo stesso
partito la mancata composizione
della segreteria provinciale, la cui
nomina è rimasta impantanata nella
lotta fra le varie correnti dem.
Le dimissioni del sindaco di
Ploaghe, che fa capo all'ala minoritaria del
partito di Lotto e Demontis,
acuiscono lo scontro interno al Pd,
scoppiato nelle scorse settimane al
Comune di Sassari, con le
dimissioni della capogruppo, Carla
Fundoni, l'addio al gruppo
consiliare di Lisa Benvenuto e
l'attacco del sindaco contro i
"maggiorenti" del suo
stesso partito, accusati da Nicola Sanna di non
volere cedere il potere. Una valanga
che rotola, e che si ingrossa
ogni giorno che passa. Travolgendo
prima di tutto l'attività di
Palazzo Ducale, con il consiglio
comunale e le commissioni di fatto
paralizzate.
Eppure le incombenze non mancherebbero.
Su tutte
l'approvazione del bilancio
consuntivo, che andava fatta entro il 30
aprile, con la discussione che
invece non è nemmeno arrivata in
commissione. E qui la situazione si
fa davvero intricata. Dopo l'addio
al gruppo di Lisa Benvenuto infatti
il Pd è passato da 14 a 13
consiglieri in aula, numero che lo
costringe a rivedere la sua
partecipazione a tutte le
commissioni, calando da 4 a 3 membri. Un
formalismo, verrebbe da pensare, se
non fosse che la scelta di chi
deve fare il passo indietro, in un
momento di così profonda
spaccatura, diventa drammatica.
A comunicarla alla presidente del
consiglio oltretutto deve essere la
capogruppo, attualmente (anche se
pare non formalmente) dimissionaria.
E, finché la pratica non verrà
sbrigata, le commissioni non
potranno tornare a lavoro e istituire
alcuna pratica, men che mai
esaminare il Consuntivo. Un nodo Gordiano,
che si sperava potesse essere
tagliato con un bel colpo di spada nella
direzione cittadina convocata per i
giorni scorsi, che è però slittata
al 10 maggio. Con i lavori d'aula
che rischiano dunque di rimanere
paralizzati per almeno un'altra
settimana, e la letterina di richiamo
ufficiale della Regione, che dà i
canonici 15 giorni al Comune per
approvare il Consuntivo, pena
commissariamento automatico, che si
avvicina inesorabile.
Un pantano che potrebbe animarsi di
colpo se il
sindaco decidesse di lanciarci
dentro l'annunciato masso della nomina
del nuovo assessore alla Cultura.
Che il primo cittadino, dopo un anno
di vacatio, è assolutamente
intenzionato, con o senza il permesso del
partito (che comunque nel dubbio si
guarda bene dall'affrontare la
questione) a "togliere"
dalla quota Spissu-Lai del Pd e a girare in
dono al resto della coalizione.
Strappo a cui probabilmente
seguirebbero a ruota le dimissioni
della parte popolare-riformista
della Giunta: il vice sindaco Fabio
Pinna e l'assessora alle Politiche
educative Alba Canu.Un domino in cui
le tessere cadono una dopo
l'altra. E che nessuno sembra
intenzionato a fermare.
Unione
Sarda
Pd, un
referendum sulla svolta sarda
Oggi
l'assemblea a Tramatza: restano le divisioni tra le correnti
sulle
dimissioni di Cucca
All'assemblea di due settimane fa
c'erano solo i soriani a invocare
l'unità, la fine delle riunioni
d'area e dei tatticismi «perché chi ci
osserva da fuori pensa che siamo
matti». Oggi a Tramatza, a partire
dalle 16.30, le correnti saranno
tutte rappresentate ma ferme nelle
rispettive posizioni. L'ordine del
giorno della seconda assemblea post
batosta del 4 marzo è lo stesso
discusso ad Abbasanta - l'analisi del
voto delle politiche e il futuro del
partito in Sardegna, anche in
vista delle prossime elezioni
regionali - e i soriani chiederanno di
nuovo il passo indietro del
segretario Giuseppe Luigi Cucca. Che non
ha alcuna intenzione di presentarsi
dimissionario e quindi di lasciare
spazio a un eventuale sostituto.
Sarebbe disposto a farsi da parte -
dicono i suoi fedelissimi - ma solo
se sapesse dove si va
effettivamente a parare. Resta in
piedi la possibilità di sfiduciarlo,
in questo caso seguirebbero le
primarie per eleggere un nuovo
segretario. Come altra ipotesi, il
dem nuorese vedrebbe di buon occhio
un rinnovamento della segreteria (i
tre membri dell'area Soru hanno
già lasciato), o anche la conferma
degli stessi componenti,
l'importante è che decidano con la
loro testa e non per conto terzi.
LA LINEA NELL'ISOLA La novità, però,
è che all'assemblea di Tramatza
il tema clou potrebbe non essere
“Cucca sì o no”: la discussione
rischia di spostarsi sulle posizione
già manifestate dall'area dei
popolari-riformisti in occasione
della direzione di Oristano di metà
marzo. In quel frangente il senatore
uscente Silvio Lai aveva lanciato
l'idea di ricorrere all'articolo 13
dello statuto nazionale per far
nascere un Pd sardo-federato.
Lo stesso motivo per cui, due
settimane
fa, aveva chiesto alla presidente
dell'assemblea, Lalla Pulga, uno
spostamento della riunione ad altra
data «per porre un altro punto
all'ordine del giorno: la
convocazione di un referendum degli iscritti
sulla nascita di un partito sardo
connesso al Pd attraverso il ricorso
all'articolo 13». Un partito
federato «che sia parte di una nuova
coalizione sarda e che partecipi
alla discussione del rinnovamento
della sinistra italiana ma da un
punto di vista che metta al centro i
bisogni e le speranze dei sardi».
LA PROPOSTA Chi è andato il 21
aprile a Su Baione si è pure soffermato
sul punto. Dolores Lai, per esempio:
«Un Pd sardo esiste già - ha
detto la candidata al dopo-Cucca -
abbiamo organismi indipendenti, e
prima di proporre referendum degli
iscritti ai circoli, preoccupiamoci
di controllare se esistono davvero
questi iscritti». Intanto i 160 (56
renziani, 53 popolari riformisti e
51 soriani) eletti dell'assemblea
hanno già ricevuto una proposta di
sottoscrizione del referendum, e
mercoledì 5 segretari provinciali
hanno fatto un appello a rilanciare
il progetto autonomista delle ultime
regionali, anche superando
l'attuale forma di partito
attraverso il ricorso all'articolo 13.
Roberto Murgia
LA DIREZIONE.
Pd, no a governi con M5S e Lega C'è
la tregua: via libera a Martina
Votata all'unanimità la relazione
del segretario: adesso si guarda alle urne
ROMA Capitolo chiuso con i Cinque
Stelle, mai al governo con Salvini,
Berlusconi e Meloni «come soci di
riferimento», basta odio interno, si
fa strada l'accettazione di un
ritorno alle urne quanto prima. Si
chiude con una tregua la direzione
di ieri del Partito democratico.
Alle 20 la relazione conclusiva del
segretario reggente, Maurizio
Martina, è stata votata
all'unanimità, il compromesso è stato
raggiunto con l'accantonamento degli
ordini del giorno dei renziani e
della sinistra interna. Commenta
Paolo Gentiloni su Twitter: «Più
forza al Pd per affrontare i
passaggi difficili delle prossime
settimane».
LE PAROLE «Questa partita, questa
ipotesi» con i 5 Stelle «è chiusa e
il dato di fatto è che ora il
rischio di voto anticipato è più forte
di ieri», ha detto Martina aprendo
la direzione. Quella del 4 marzo,
aggiunge, «è stata una delle più
gravi sconfitte nella storia del
centrosinistra e la nostra
discussione deve ripartire da qui perché
non possiamo rimuovere quello che è
accaduto».
LA CRITICA Dario Franceschini
critica Renzi: «Abbiamo immaginato con
sfumature diverse tra noi di
iniziare un confronto con il M5S, non
necessariamente di arrivare a un
governo Di Maio in questo schema è
entrato un fatto politico
dirompente: l'intervista di Matteo ha
interrotto questo percorso per il
peso numerico e politico. A quello
schema ci saremmo potuti arrivare
solo con il 100% dei nostri voti.
Peccato che a quella conclusione
saremmo dovuti arrivare dopo questa
discussione». E aggiunge: «Resta il
tema che il Pd non può
disinteressarsi di quale strada
prenderà quel terzo dell'elettorato
italiano che ha votato per i
Cinquestelle. Dobbiamo provare a evitare
che quell'elettorato vada con le
destre. Secondo me va fatto questo
tentativo. È un percorso difficile
ma dobbiamo adesso fare una seria
riflessione politica senza accuse
reciproche».
I COMMENTI «La direzione del Pd è
stata una bella occasione di
democrazia: siamo gli unici a
discutere e a confrontarci. Solo così si
costruisce quell'unità che dobbiamo
usare nell'interesse degli
elettori e di tutto il Paese»,
scrive su Twitter Ettore Rosato.
«Questa direzione ha avuto un
risultato assolutamente positivo.
Innanzitutto perché, per la prima
volta, tutte le minoranze sono
arrivate, secondo me, a più del 45
per cento della direzione e questo
fatto non era mai accaduta prima e,
soprattutto, hanno costretto Renzi
a non presentare un suo ordine del
giorno che avrebbe dovuto
inchiodare Martina ad un mandato,
diciamo così, con uno specifico
indirizzo politico», sottolinea
Michele Emiliano. «È evidente che o si
dialoga con il Movimento 5 Stelle o
si va a votare. Se Renzi vuole
andare a votare, a questo punto,
deve dirlo con chiarezza».
IL MINISTRO Carlo Calenda si
complimenta con Martina: «Voglio
pubblicamente scusarmi per aver
detto che avrei strappato la tessera
del Pd, ma per me è improponibile
l'ipotesi di un governo con Di Maio.
Tutti riteniamo giusto sedersi a
discutere con i grillini. Ma se non
sappiamo che proposta portare, per
cosa ci sediamo». Il ministro
difende Renzi: «Non ha sbagliato a
prendere posizione contro l'ipotesi
di dialogo tra Pd e M5S perché è
figura di spicco del partito e del
Paese».
Lunedì le
consultazioni. Salvini chiede il pre-incarico, Berlusconi
cerca
“responsabili”. Per i partiti ora è l'ultima chance
ROMA Ultima chance per i partiti, ma
senza una proposta certa sarà il
presidente della Repubblica a
prendere l'iniziativa. Mattarella lunedì
convocherà i partiti e, come ultima
possibilità, chiederà se esistono
altre «prospettive di maggioranza di
governo» oltre a quelle già
percorse. Un vero e proprio
pressing, anticipato da un paio di giorni
di riflessione. Che si chiami
“esecutivo di tregua” o del presidente,
Mattarella - fallito anche il terzo
giro - assumerà l'iniziativa e
ragionerà su un esecutivo a tempo,
con scadenza a dicembre, per andare
a votare a primavera 2019, che avrà
come compito quello prima di tutto
di varare la legge di bilancio,
scongiurando l'aumento dell'Iva al 25
per cento, con conseguente esercizio
provvisorio 2019. In questo
pacchetto al momento non è prevista
la modifica della legge
elettorale, se non saranno gli
stessi partiti a proporlo lunedì.
Matteo Salvini - che ieri è tornato
ad attaccare l'Europa - è pronto a
ricevere il pre-incarico e ad andare
in Parlamento a chiedere il
sostegno ai parlamentari di altre
forze politiche sulla base di un
programma che va dai migranti alla
Flat Tax. Silvio Berlusconi punta
su un esecutivo di minoranza. Unica
chance del centrodestra è
sfruttare questi giorni prima di
salire al Colle uniti, per trovare 50
parlamentari pronti a schierarsi con
un esecutivo di centrodestra. E
Berlusconi ha già iniziato la
ricerca, riportando agli onori delle
cronache i “responsabili”.
Secondo il capo politico del M5S
Luigi Di Maio, è necessario ripartire
dalle piazze e dalle tv per spiegare
agli italiani gli sforzi fatti in
questi 55 giorni di estenuanti
trattative. «È chiaro che Salvini non
ha nessuna intenzione di staccarsi
da Berlusconi; Renzi ha fatto
credere con l'inganno a mezzo mondo
(inclusi i suoi) che avrebbe fatto
il senatore semplice e che il Pd
fosse disponibile a un dialogo con
noi, per poi far saltare tutto».
IGLESIAS.
Piazza
Sella-Udc tace: manca ancora il candidato
Intanto
domani presentazione ufficiale della lista del M5S
Ancora sei giorni di tempo. Neppure
una settimana a disposizione per
completare alleanze, dare spazio a
conferme o ripensamenti, fare luce
su uno scenario politico che, in
alcuni casi, ha riservato sorprese
impensabili. Ce ne potrebbero essere
ancora, nelle prossime ore. Ma
giovedì prossimo il quadro dovrà
essere completato: il 10 maggio vanno
presentate le liste dei candidati.
L'ATTESA Massima incertezza in casa
“Piazza Sella-Udc”: il gruppo di
cui sono portavoce i consiglieri
Gian Marco Eltrudis e Andrea Pilurzu,
dopo avere diffuso un comunicato nel
quale si annunciava la decisione
di presentarsi agli elettori con un
proprio candidato e il sostegno di
due liste civiche di ispirazione
sardista, facendo cadere l'ipotesi di
un accordo con il Pd, è in silenzio
da giorni. Anche ieri i telefoni
hanno squillato a vuoto ma, secondo
alcune indiscrezioni, sarebbe
stata annullata una riunione alla
quale avrebbe dovuto essere presente
anche Giorgio Oppi, leader dell'Udc.
LE ALLEANZE Continua ad approvare
un'eventuale alleanza a sinistra
Giancarlo Mameli (fondatore di
Ainnantis) e dichiara di confidare
«nelle generazioni emergenti perché
possano trovare il modo di far
convergere, se non da subito, anche
in un secondo momento, forze
sinergiche ad un progetto allargato
e inclusivo». Un chiaro
riferimento - come lui stesso
conferma - «a Mauro Usai e alla
possibilità di trovare un accordo,
se non ora, per il ballottaggio».
Movimenti sarebbero ancora in corso,
invece, nel centrosinistra: la
coalizione composta da Pd, ex Sel e
Socialisti ha preso ancora qualche
giorno di tempo per presentare
ufficialmente Mauro Usai quale
candidato a indossare la fascia
tricolore.
CANDIDATI CERTI Altri ingressi
potrebbero esserci anche nella già
variegata coalizione a sostegno di
Valentina Pistis: l'esponente di
Cas@Iglesias, oltre all'appoggio di
Forza Italia, FdI, Riformatori e
della civica Iglesias in Comune
(nata per volontà dell'assemblea
cittadina del Pci, poi sconfessata
dagli organismi regionali) potrebbe
arricchirsi con la presenza di
qualche forza autonomista.
È pronta la lista del Movimento 5
stelle che domani, alle 11 nella
sala rossa del “Centro
culturale-Casa del cinema”, presenterà
pubblicamente Federico Garau quale
proprio candidato alla carica di
sindaco e coloro che sono in corsa
per diventare consiglieri comunali.
Rimangono due le liste a sostegno di
Carlo Murru: Progetto per
Iglesias e Iglesias risorge.
«Abbiamo tentato di ricompattare il
centrodestra - commenta Maurizio
Cerniglia, ispiratore del progetto -
ma in queste settimane è avvenuta
una frammentazione che definirei
unica a livello nazionale. Andiamo
avanti da soli».
Cinzia Simbula
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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