martedì 29 maggio 2018

Rassegna stampa 20 Maggio 2018


Unione Sarda

Il Pd a difesa della Costituzione Oggi manifestazione a Cagliari, venerdì a Roma

ROMA Il Pd non ha intenzione di lasciare le piazze a Lega e Movimento 5 Stelle. Sulla mancata partenza del governo gialloverde, sugli attacchi al presidente della Repubblica e sulle probabili elezioni anticipate da tenersi presumibilmente dopo l'estate i dem hanno intenzione di scendere in campo con forza. È il reggente Maurizio Martina a chiamare alla «mobilitazione in difesa della Costituzione» con iniziative «aperte a tutte le forze democratiche» nelle piazze italiane. Venerdì il clou sarà a Milano e Roma.

Oggi, intanto, appuntamento a Cagliari (ore 18,30, davanti alla prefettura in piazza Palazzo) organizzato dai dem sardi. «Venerdì andremo in piazza con la Costituzione in mano - dice Martina – perché nessuno può pensare che ci sia futuro senza il rispetto della nostra Carta fondamentale, perché l'euro e l'Europa sono il nostro vero scudo, la nostra reale sovranità». E proprio l'Ue e la moneta unica saranno i capisaldi della campagna elettorale verso la quale già si lancia Matteo Renzi.

«Sarà una battaglia incredibile tra chi vuole uscire dall'Europa e chi vuole un'Italia forte ma dentro l'Europa. Una battaglia tra chi combatte sulla base di fake news e chi porterà numeri, fatti, argomenti. Una battaglia tra chi mette in discussione l'appartenenza atlantica dell'Italia e chi non vuole cambiare una linea di politica estera che l'Italia segue da 70 anni». Per il futuro il Pd può giocarsi anche la carta Carlo Calenda che su twitter risponde «puoi scommetterci» a chi gli chiede se si candiderà.

Incarico a Cottarelli: «Se non c'è la fiducia elezioni dopo agosto»

È arrivato al Quirinale a piedi, trascinando il trolley. Un colloquio
col capo dello Stato durato un'ora e Carlo Cottarelli ha accettato
(come da prassi «con riserva») l'incarico di formare il nuovo governo.
Dopo il passo indietro del professor Giuseppe Conte che si è trovato
davanti al veto sul nome dell'economista euroscettico Paolo Savona,
tocca all'ex commissario alla spending review dar vita a un esecutivo
«neutrale» che, ha annunciato, «assicurerà una gestione prudente dei
conti pubblici e riterrà essenziale la partecipazione dell'Italia
all'area Euro». Niente consultazioni, il presidente incaricato salirà
al Colle oggi con la lista dei ministri.

Una squadra snella, con pochi
nomi e di peso. Tra i nomi circolati ieri: Raffaele Cantone,
presidente dell'Anticorruzione; Paola Severino, ministro della
Giustizia nel governo Monti; Francesco Paolo Tronca, ex commissario
straordinario del Comune di Roma; Elisabetta Belloni, segretario
generale della Farnesina.

LE TAPPE «Sono molto onorato, ce la metterò tutta», ha detto il
premier incaricato, spiegando che il presidente della Repubblica gli
ha chiesto di «portare il Paese a nuove elezioni». Cottarelli ha
indicato due tempistiche: «In caso di fiducia il Governo affronterà
l'approvazione della legge di bilancio, per poi andare a elezioni a
inizio 2019». In caso contrario, «il governo si dimetterebbe
immediatamente, il suo compito sarebbe l'ordinaria amministrazione con
elezioni dopo il mese di agosto». Con tutta probabilità a settembre.
Cottarelli ha garantito la «neutralità rispetto al dibattito
elettorale», con una promessa: «Mi impegno a non candidarmi e chiederò
un simile impegno a tutti i membri del governo».

LE RASSICURAZIONI Quindi il passaggio sui temi economici. «Negli
ultimi giorni sono aumentate le tensioni sui mercati finanziari, lo
spread è aumentato, ma l'economia italiana è in crescita e i conti
pubblici rimangono sotto controllo. Un governo da me guidato - ha
sottolineato - assicurerebbe una gestione prudente dei conti
pubblici». Un dialogo con l'Ue, ha aggiunto, «in difesa dei nostri
interessi è essenziale. Possiamo fare meglio del passato, ma deve
essere un dialogo costruttivo nel pieno riconoscimento del ruolo
essenziale dell'Italia».

MISTER FORBICI E dire che, solo due mesi fa, a chi gli chiedeva un
commento su un possibile incarico da premier rispondeva: «A me sembra
più probabile che mi chiamino all'Inter per giocare al posto di Icardi
come centravanti». Classe 1954, nato a Cremona, sposato e con due
figli, dopo venticinque anni al Fondo Monetario e sei alla Banca
d'Italia, l'economista Carlo Cottarelli divenne Mister Forbici quando
a ottobre 2013 fu chiamato dal governo Letta per individuare e
tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione come commissario
straordinario per la Revisione della spesa pubblica. Come prima cosa
rinunciò all'auto di servizio.

Individuò tagli per 34 miliardi in un
dossier di risparmi possibili dove individuava nella burocrazia uno
dei freni. Un anno dopo ritornò al Fmi su nomina del Governo Renzi.
«Il mio piano - disse - prevedeva 34 miliardi di risparmi e solo 8, 10
sono stati fatti».

ATTENZIONE PER L'ITALIA Dal 30 ottobre 2017 è il direttore
dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'Università
Cattolica di Milano e più volte ha ribadito che la spesa va tenuta
sotto controllo e il deficit ridotto. Nessuna fiducia, da parte sua,
verso gli effetti salvifici della flat tax: non gli piace «perché è a
favore dei più ricchi».

Intervenendo nel dibattito della campagna
elettorale ha sottolineato l'assenza di coperture per le misure
previste da diversi programmi, compreso il contratto Lega-M5S. L'euro
e l'Europa saranno un punto fermo per il suo esecutivo. Da sostenitore
comunque critico dell'attuale unione monetaria ha spiegato più volte
che «l'abbandono della moneta unica sarebbe un trauma».

Tiene banco l'ipotesi di tenere comunque in vita “l'esecutivo
neutrale” fino a settembre
E al Quirinale ora si studia il calendario

Molto sereno e determinato. Così viene descritto il presidente della
Repubblica nel “day after” della tempesta per la mancata nomina di
Paolo Savona a ministro dell'economia.

Il capo dello Stato - filtra dagli ambienti più vicini a lui - non
intende indietreggiare, anche se certamente Sergio Mattarella è
dispiaciuto e «profondamente toccato» dai messaggi social gli augurano
di fare la stessa fine di suo fratello Piersanti, assassinato dalla
mafia. E se per il presidente sono colpi bassi, secondo altri
potrebbero essere reati: Fabio Roia, presidente della sezione misure
di prevenzione del Tribunale di Milano, in un intervento sulla mailing
list dell'Anm ipotizza il vilipendio al Capo dello Stato. E riscuote
il plauso di molti suoi colleghi.

Sull'operato del presidente intanto si divide ciò
che resta della
sinistra a sinistra del Pd. Dagli “istituzionali” di Liberi e Uguali
arriva una bacchettata a Lega e M5S che difendono la Costituzione «a
corrente alternata» e ampia «solidarietà al presidente Mattarella da
parte di tutto gruppo parlamentare per le minacce e le offese
ignobili. Invece secondo i “movimentisti” di Potere al Popolo «il
presidente Mattarella ha portato un attacco diretto alla democrazia e
alla Costituzione del nostro paese, facendo una scelta politica in
continuità con lo sciagurato interventismo dell'ex presidente Giorgio
Napolitano».

Voci che si incrociano e si mescolano sotto il Colle, mentre il
presidente si concentra sul governo di garanzia e studia il calendario
per capire quale sia la data migliore per il voto anticipato.
Nel caso assai probabile che Cottarelli non incassi la fiducia, il
primo momento utile per il voto sarebbe Ferragosto.

Al Quirinale però
si studia un modo per far stare in piedi quello che Mattarella ha
definito “l'esecutivo neutrale” per qualche settimana anche se
sfiduciato, e far partire in conto alla rovescia dei 70 giorni solo
quando ci sia la certezza di poter fissare le elezioni a settembre.
Per far questo potrebbero venire in aiuto i partiti a favore di
Cottarelli. Gli stessi che in queste si sono schierati a difesa del
capo dello Stato, contro attacchi definiti senza precedenti.

Di Maio: in piazza il 2 giugno Salvini, dubbi su Forza Italia
Il leader M5S venerdì ad Assemini. La polemica: «Fatti altri nomi per il Tesoro»

Luigi Di Maio chiama alla mobilitazione e annuncia un «grande evento»
per il 2 giugno a Roma. «Quella di domenica è stata la notte più buia
della democrazia italiana», con «il presidente che ha deciso di
scavalcare le sue prerogative costituzionali e di non fare andare al
governo una forza politica che ha preso 11 milioni di voti. Un governo
che avrebbe avuto la maggioranza assoluta grazie al contratto siglato
con la Lega», afferma il capo politico del M5S in un video postato su
Facebook.

Per il momento è soltanto un'idea, ma i due movimenti stanno
valutando se correre insieme alle prossime elezioni, in quello che
definiscono un «referendum» tra «cambiamento e poteri forti, lobby ed
establishment europeo».

DI MAIO IN SARDEGNA Venerdì intanto Di Maio sarà ad Assemini (alle 21
in piazza Sant'Andrea) per la campagna in vista delle amministrative
del 10 giugno.

LA GUERRA Lo scontro tra Lega-M5S e Quirinale è totale. Dopo che il
sogno di dar vita al “governo del cambiamento” si è infranto sulla
volontà di non cancellare il nome di Paolo Savona dalla lista dei
ministri, i due partiti che insieme rappresentano la maggioranza in
Parlamento hanno messo nel mirino il presidente della Repubblica e
sono pronti a portare il popolo in piazza.

Non solo, hanno tutta
l'intenzione prima di affossare l'esecutivo Cottarelli, e poi di dare
avvio comunque alla legislatura, con la formazione delle commissioni
di Camera e Senato. Non più da Palazzo Chigi, dunque, ma direttamente
in Parlamento, vogliono realizzare i punti del famoso “contratto”.
Questo cozza con l'altra volontà espressa, tornare alle urne il più
presto possibile, e indurrebbe a pensare che in realtà l'obiettivo
reale sia un altro: attivare la procedura di messa in stato di accusa
del capo dello Stato.

L'IMPEACHMENT Al momento, però, questa sembra essere una priorità
soprattutto di Di Maio e dei suoi. Salvini prende tempo, non si spinge
oltre la volontà di «studiare» l'eventuale impeachment. Tanto che il
capo politico M5S qualche perplessità sulla tenuta dell'alleato la
esprime: «Se la Lega non si tira indietro, abbiamo la maggioranza
assoluta», ovvero i numeri necessari ad avviare la procedura.

LA SMENTITA Inoltre, nella querelle politica più complicata degli
ultimi anni, non poteva mancare il giallo. È sempre Di Maio a puntare
il dito verso Mattarella, spiegando ai microfoni di Barbara D'Urso, a
Pomeriggio cinque , che per superare i veti su Savona aveva «fatto
arrivare dei nomi alternativi» al Quirinale per il ministero
dell'Economia, quelli di Alberto Bagnai e Armando Siri. Circostanza
smentita con una nota ufficiale del Colle - «la circostanza riferita
non risponde a verità» - mentre Salvini glissa: «Non lo so, non c'ero,
non ero nella stanza con Di Maio e Mattarella».

IL CENTRODESTRA Intanto è sempre più in bilico la tenuta della
coalizione di centrodestra. «Forza Italia? Siamo fuori dai Mondiali.
Per quanto riguarda la politica, chiedete a Berlusconi», sottolinea
Salvini. «Alcune dichiarazioni di esponenti di Fi sono state
spiacevoli, mi hanno detto brutto, traditore, irresponsabile,
razzista, io ho tenuto salda l'alleanza anche quando mi promettevano
ministeri perché non tradisco, e poi mi vomitano addosso tutto questo.
Ci penserò».

BERLUSCONI IN ATTESA È evidente che ora è il leader del Carroccio a
dominare il campo, i sondaggi lo danno in volata, pronto per andare da
solo (o con l'appoggio semmai dell'anima più sovranista della
coalizione: Giorgia Meloni) e il voto anticipato sicuramente non piace
a Berlusconi e ai parlamentari forzisti. In un comunicato il leader
azzurro richiama la coalizione all'unità e conferma il no alla fiducia
al governo Cottarelli, ma all'eventuale messa in stato d'accusa di
Mattarella non pensa nemmeno.

E intanto si profila con una certa
insistenza anche l'ipotesi dell'alleanza Lega e M5S, su cui Salvini
non chiude. Anzi: «Vedremo in queste settimane, abbiamo lavorato
bene». Oggi riunirà i gruppi, e per la prima volta nella storia del
Carroccio, svolgerà il consiglio federale nella Capitale. Il Cavaliere
aspetta, sta alla finestra e intanto studia la prossima mossa.

Lo stallo visto dai parlamentari eletti nell'Isola. Solinas (Psd'Az):
la rivoluzione è solo posticipata
Il M5S: «Il cambiamento non si ferma» FI: «Ci rifaremo». Il Pd: «Giusto così»

Indignazione rabbia e incredulità. Il caleidoscopio di emozioni degli
esponenti di Lega e Movimento 5 Stelle è la fotografia di queste
giornate. Molti dei parlamentari neo eletti rischiano di dover
abbandonare Camera o Senato senza aver vissuto l'esperienza nella sua
pienezza e, seppure con un po' di rammarico, meglio le urne rispetto a
un governo «frutto di giochi di palazzo».

LA RABBIA Più che il nome di Cottarelli sono le vicende delle ultime
48 ore a scatenare la rabbia tra i parlamentari sardi del Movimento 5
Stelle. La deputata Emanuela Corda , parla di «situazione paradossale»
e sostiene la tesi dell'impeachment per il presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella: «Trovo giusta questa decisione - dice -
perché è stata fatta una valutazione sulle idee per bloccare questo
governo che aveva già la fiducia». La pentastellata, dopo aver
ribadito il momento «imbarazzante» punta lo sguardo verso le borse:
«Sono in calo e lo spread continua a salire alle stelle, non per il
nostro eventuale governo, ma per la situazione di incertezza causata
da altri».

Per quanto riguarda l'eventualità di chiudere in anticipo
la legislatura, Corda è convinta che «ci sarà il tentativo di rimanere
al potere, come è successo negli anni precedenti con un governo non
votato dai cittadini». Il senatore M5S, Ettore Licheri , non avrebbe
nessun timore di tornare al voto, anzi «ne sarei felice perché la
questione è diventata di portata storica ed è giusto che i cittadini
si pronuncino». Ripercorrendo la storia di questi ultimi anni, Licheri
ricorda che «dal governo Monti in poi, l'Europa ci ha sempre dettato
le sue riforme.

Queste, però, non hanno funzionato visto che gli
italiani stanno peggio e il debito pubblico è aumentato». Il nome di
Paolo Savona è stato il “casus belli” dello stop da parte del Capo
dello Stato, ma «il ministro dell'Economia sarebbe dovuto essere
gradito alla borsa». Dunque, meglio tornare al voto piuttosto che
avere un governo «chino al benestare del regime tecnocratico
finanziario europeo», dice Licheri, «noi non lo accettiamo a costo di
rinunciare ai nostri seggi».

IL RAMMARICO Alla sua prima esperienza in Senato, l'esponente del
Movimento 5 Stelle, Emiliano Fenu , non nasconde il «dispiacere se
questa esperienza si dovesse chiudere in anticipo, anche perché queste
cose non capitano tutti i giorni». Ma non è solo una questione
personale a causare il rammarico per il senatore pentastellato: «Mi
dispiace perché ci sono tante persone preparate e se dovessero andare
a casa per manovre di palazzo sarebbe un danno per il Paese».

ONDA LUNGA Il banco che salta proprio a un passo dal governo
“giallo-verde” è un inciampo in un percorso ormai segnato. Almeno per
il senatore Psd'Az-Lega, Christian Solinas : «Non si può fermare il
mare a mani nude. In Italia c'è un'esigenza di cambiamento che potrà
essere al massimo posticipata ma non arginata». Per Solinas la
responsabilità è di tutta la classe dirigente che dovrebbe assumersi
la «responsabilità di assecondare il cambiamento, riconducendolo a un
livello istituzionale. Non si può portare avanti un governo che il
popolo italiano non ha sostenuto». In futuro la discriminante sarà tra
chi «asseconda i problemi della gente e non le esigenze dei mercati e
della finanza».

AL VOTO Superata la fase di tempesta, per il deputato di Forza Italia,
Pietro Pittalis , potrebbe esserci l'occasione di «ricompattare il
centrodestra e presentarsi alle elezioni con la possibilità di
governare in maniera chiara e senza alchimie».

Pittalis dopo tanti
anni è riuscito ad arrivare in Parlamento, ma una fine anticipata non
sarebbe un problema visto che «la politica è un servizio e se ci sono
incidenti di percorso di tale portata è giusto farsene una ragione».

LA DIFESA Chi, invece, si erge a difesa del presidente Mattarella è il
senatore del Partito democratico, Giuseppe Luigi Cucca . «Dovremmo
ringraziare il Capo dello Stato che, anche a costo di una sofferenza
personale, ha difeso i valori democratici che io vedo in pericolo».
Sul futuro «difficilmente si cambierà la legge elettorale, come
auspico, ma tutto è possibile».
Matteo Sau

La Nuova

Cottarelli: fiducia o subito alle urne

Carlo Cottarelli al lavoro sulla sua short list di ministri in un
giorno, quello di ieri, segnato ancora dallo scontro frontale tra
l'asse M5s-Lega e il Quirinale. Il premier incaricato salirà con la
lista dei nomi già oggi per presentare al Capo dello Stato un governo
snello, con pochi ministri. Intanto si scatena una bufera
istituzionale che esce dai palazzi romani per arrivare nelle piazze:
Luigi Di Maio e Matteo Salvini, chiamano alla mobilitazione popolare
contro i poteri forti e l'Europa delle banche, a difesa del diritto
dei cittadini italiani di decidere il proprio governo.

La Lega
annuncia che sarà presente in mille piazze il 2 e il 3 giugno, i
Cinque Stelle, invece, puntano tutto su una manifestazione nazionale,
a Roma il 2. Lo stesso il Pd che annuncia per il primo giugno una
mobilitazione nazionale, sempre a Roma, a difesa del Colle e della
Costituzione. Nel frattempo Cottarelli, accettando il mandato,
chiarisce che senza la fiducia è pronto a dimettersi immediatamente,
in modo da andare al voto dopo agosto. In caso contrario, punta ad
approvare la legge di bilancio, aprendo la strada a elezioni per
l'inizio del 2019.

Parole che non placano minimamente gli attacchi
furiosi di Lega e M5s contro Sergio Mattarella, accusato di aver
privilegiato gli interessi di Bruxelles a quelli dei cittadini
italiani. Di Maio e Salvini, tuttavia si distinguono nella richiesta
di elezioni immediate: il leader leghista, com'è noto, ha sempre detto
che in caso di rottura restava solo il voto prima possibile. Di Maio,
che definisce «assurda» la scelta di Cottarelli è molto più prudente:
«Spero a ottobre, forse è meglio settembre», sottolinea a Matrix.
Intanto si cimenta in un duro botta e risposta con il Colle sui nomi
dei ministri dell'Economia presentati a Mattarella.

Toni totalmente
diversi anche circa la decisione di mettere in stato d'accusa il capo
dello Stato: i Cinque Stelle annunciano, con Manlio Di Stefano, che
presenteranno «appena possibile» la richiesta di impeachment. Il
Carroccio prende tempo: «Io - osserva Salvini ieri di prima mattina -
le cose le faccio se ho elementi concreti: al momento non li ho, devo
vedere, devo studiare». Una frenata che rappresenta, al momento,
l'unico punto in comune tra Lega e Forza Italia, i cui rapporti sono
sempre più difficili. Matteo Salvini minaccia il Cavaliere: se vota la
fiducia a Cottarelli, addio alleanza. Berlusconi non appoggerà questo
esecutivo e assicura che «l'unica soluzione per il futuro è il
centrodestra unito» destinato a «prevalere» alle prossime elezioni
anche grazie al suo ritorno in campo. Ma Salvini resta freddo.

Domenica si era lamentato che il Cavaliere avesse difeso il Colle:
«Invece di dire mezza parola a difesa di un suo alleato, dice
sostanzialmente viva Mattarella, viva la Merkel». Tutto rivolto alla
prossima campagna elettorale anche l'ex segretario Pd, Matteo Renzi :
«È l'occasione di una rivincita del Pd ma anche di un salvataggio del
Paese che può essere fatto non solo dal Pd. Occorrerà l'impegno di
tutti».

Licheri, M5s: da oggi nulla sarà più come prima
I parlamentari sardi dicono la loro sui social. Grillini e destra
contro Mattarella, i dem con il Quirinale

CAGLIARI
Grillini e leghisti furiosi, democratici corazzieri di Mattarella,
forzisti silenziosi, fatta eccezione per Cappellacci che si erge a
paladino del mancato ministro Savona. In quelle che sono tra le
giornate più difficili della Repubblica dalla sua nascita, i
parlamentari sardi scelgono il palcoscenico social per dire la loro. I
più infuriati sono i grillini, che sono anche la truppa più numerosa
in Parlamento. Sedici su un totale di 25 tra deputati e senatori.
«Oggi posso affermare - twitta il senatore Ettore Licheri - che tutti
i governi in Italia, prima di nascere, passano al vaglio
tranquillizzante delle agenzie europee (parole di Mattarella)
piuttosto che alla verifica di una maggioranza parlamentare.
 Ma da oggi niente sarà più come prima».

«Giudicate voi cittadini se siamo
una democrazia - scrive su Facebook la senatrice Elvira Lucia
Evangelista, postando il video con il messaggio di Mattarella -. Era
tutto previsto fin dall'inizio, volevano un governo tecnico e hanno
trovato la scusa in Savona». All'attacco del Quirinale anche il
deputato leghista cagliaritano Guido De Martini. «Proprio come nel
2011 con Monti. Il macellaio cambia solo nome: oggi si chiama
Cottarelli».

«L'opposizione non va fatta su Facebook perché tanto non
ascoltano ma devono vederci in piazza», si scaglia contro Mattarella
anche Salvatore Sasso Deidda, deputato di FdI. Nessun commento dal
senatore Christian Solinas, segretario del Psd'Az, che però nei giorni
scorsi sul suo profilo Facebook aveva postato un elogio di Paolo
Savona. Sul ministro bocciato dal Capo dello Stato è intervenuto con
un lungo post anche Ugo Cappellacci.

«Paolo Savona non è un sovversivo
o un pericolo ed è assurdo solo pensarlo». L'ex governatore, deputato
di Forza Italia, chiede che il Paese vada subito alle elezioni. «A mio
avviso, la strada giusta era quella di un mandato al centrodestra,
forte di un programma condiviso. Ora l'unica via è andare al voto al
più presto possibile». Nessun commento social, invece, dagli altri
parlamentari azzurri.

Il Partito democratico, anche nell'isola, fa
quadrato intorno al capo dello Stato. «Indecente scaricare le
responsabilità sul presidente Mattarella, che ha sempre agito
nell'interesse del Paese e nel rispetto della Costituzione - scrive il
senatore Giuseppe Luigi Cucca, segretario dei dem -. Mai come in
questo momento le istituzioni italiane sono state messe a rischio».

«Gli interessi del Paese e degli italiani e la Costituzione davanti a
ogni cosa - twitta la deputata Romina Mura -. Non si possono accettare
certi atteggiamenti. Grande il nostro presidente Mattarella». Si
affida, invece, a un comunicato stampa il parlamentare dem Gavino
Manca. «C'è un limite che la polemica politica non deve mai superare,
ed è quello del rispetto verso le istituzioni. Sento toni
incompatibili con la democrazia, irrispettosi verso le massime
istituzioni e chi le incarna a cominciare dal presidente della
Repubblica. Pur nell'asprezza di questo passaggio storico spero che il
senso di responsabilità ispiri in tutti quel senso di misura che vedo
dimenticato». (al.pi.)


-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento