La
Nuova
Pd e Pds,
comincia la sfida a distanza. Oggi i Dem in assemblea. Venerdì gli
indipendentisti discuteranno di alleanze
È la settimana in cui Pd e Pds si
guarderanno da lontano, per capire come muoversi nella sempre più breve corsa,
mancano nove mesi, che li separa dalle Regionali dell'anno prossimo, dove
chissà se saranno ancora alleati o avversari. Comincerà il Pd, questo
pomeriggio ad Abbasanta, con la seconda parte dell'assemblea regionale,
convocata per decidere come andare avanti dopo la legnata elettorale del 4 marzo.
Così come sono riusciti a imporlo
nell'assemblea nazionale dell'altro giorno, a Roma, i renziani- sostenuti in
Sardegna anche dagli ex Diesse, insieme hanno la maggioranza dei delegati - cercheranno
di rinviare il più possibile la conta sulla scelta del prossimo segretario. A
questo punto è probabile che anche ad Abbasanta, com'è accaduto a Roma, passi
la linea del traghettatore prima di un nuovo congresso da celebrare entro
l'anno. Ma se sulla terra ferma a tenere le chiavi della segreteria sarà ancora
l'attuale reggente Maurizio Martina, è possibile invece che l'uscente e quasi dimissionario
Giuseppe Luigi Cucca passi la mano sin da subito.
A chi è ancora un mistero, anche se
in molti accennano a un segretario di garanzia, da eleggere in assemblea, che
dovrebbe rimanere in carica fino a ottobre. Se dovesse saltar fuori questa
soluzione, a uscire sconfitta sarebbe la corrente di Renato Soru, che invece da
mesi spinge perché Cucca si faccia da parte senza dettare il percorso del cambio
di guardia. Tra l'altro, va ricordato, che sul tavolo c'è anche l'autocandidatura
per la segreteria ed è quella di Dolores Lai.
È un'indipendente - dopo essere
uscita dalla corrente dei popolari-riformisti, ora ha il sostegno esterno dei
soriani - e oggi potrebbe giocarsi tutte le sue carte, ma molto dipenderà da
come si muoverà il gruppo trasversale dei quarantenni del Pd. Comunque per far votare
a larga maggioranza la linea del segretario traghettatore, i renziani
potrebbero anche far passare - seppure a malincuore – il referendum interno
proposto dai popolari-riformisti dell'area Cabras-Fadda, e in particolare
dall'ex senatore Silvio Lai.
È quello che prevede il distacco del
Pd sardo da quello nazionale, in un rapporto confederale, destinato ad
aumentare l'autonomia del primo da Roma. Non che per essere indetto, il
referendum abbia bisogno di qualche via libera speciale - è stato già
sottoscritto da oltre cinquanta delegati - ma se fosse sostenuto da una
larghissima maggioranza partirebbe di sicuro meglio. Quindi, a questo punto, è possibile
che i renziani e la corrente dei popolari-riformisti si ritrovino sull'ipotesi
del traghettatore fino a ottobre e del referendum.
Dopo quattro giorni, venerdì, sarà
la volta della segreteria del Partito dei sardi, con un ordine del giorno di
stretta attualità, dovrebbe spaziare dalla vertenza Ottana alla sanità, ma in cui
non mancheranno gli accenni a quanto si sta muovendo nel centrosinistra. Si sa
che il segretario Paolo Maninchedda ha in mente una grande coalizione per le
Regionali e anche al di là dei confini di cinque anni fa. Giorni fa Campo
progressista, con l'ex senatore Luciano Uras, ha dato la sua disponibilità di
massima per un confronto preliminare sulla prossima campagna elettorale.
Anche Mdp ed altri pezzi della
sinistra si sono detti interessati a fa parte del confronto. Anche su questo il
Pd prima o poi dovrà esprimersi, sapendo già che la corrente
dell'europarlamentare Renato Soru non ha nessuna intenzione di dare un ruolo
centrale nel centrosinistra al leader del Pds, Maninchedda. Mentre gran parte
dei popolari-riformisti sarebbero abbastanza possibilisti. I renziani invece
non si sono ancora espressi sulle future alleanze, ma prima o poi dovranno
farlo per forza. (ua)
«Traguardo
in vista» Premier, Conte in pole verso il governo
Dal vertice top secret di ieri fra i
due leader di M5s e Lega è uscita
soprattutto la conferma della
rinuncia di Luigi Di Maio alla
premiership e l'accordo su un nome
terzo, molto probabilmente quello
di Giuseppe Conte, proposto dai
pentastellati ma ben accetto dal
Carroccio. Quello di Conte è un nome
che nella strategia dei due
partiti poco dovrebbe adombrare
comunque i veri kingmaker giallo verdi
Di Maio e Salvini.
Che potrebbero anche assumere la
delega di
vicepremier per meglio gestire
Palazzo Chigi insieme al presidente del
Consiglio. Il primo punta a guidare
un superministero che accorpi
Sviluppo Economico e Lavoro. Il secondo
l'Interno.Rimangono i nodi
delicati di Economia e Difesa. Per
il resto il totoministri vede
Giampiero Massolo quasi sicuramente
alla Farnesina, Laura Castelli in
pole per la P.A.,
Giulia Grillo verso la Sanità. Per
la Lega Nicola
Molteni potrebbe guidare
l'Agricoltura (per il quale circola anche il
nome di Fontana), Gian Marco
Centinaio è in pole per gli Affari
Regionali o per il nuovo ministero
del Turismo, Giulia Bongiorno è tra
i favoriti per Riforme e Rapporti
con il Parlamento (in merito al
quale non si esclude la scelta di
Riccardo Fraccaro).
Il dicastero dei
Trasporti dovrebbe andare alla Lega
(forse a Stefano Candiani) così
come quello dell'Ambiente (in pole
Lucia Borgonzoni). Sport e Beni
Culturali andranno probabilmente al
M5S: i nomi in pole sono quelli di
Domenico Fioravanti e Emilio
Carelli. Tra i tecnici favorito il
rettore della Statale Gianluca Vago
all'Istruzione mentre Vincenzo
Spadafora, fedelissimo di Di Maio, è
in pole per gli Affari Europei.
Nel
contratto si parla di «eliminazione della lottizzazione politica»
Rai, il
primo «banco di prova»
ROMAI vertici di Cassa depositi e
prestiti (Cdp) e quelli della Rai.
Una delle prime partite che il nuovo
governo dovrà prepararsi ad
affrontare è quella delle nomine
delle controllate pubbliche. Nel
contratto tra Lega e Movimento 5
Stelle si fa esplicito riferimento
all' «eliminazione della
lottizzazione politica» del servizio radio
televisivo pubblico, promuovendo
trasparenza e «meritocrazia», ma il
gioco deve ancora tutto iniziare.
Il primo campo su cui confrontarsi
sarà a giugno quello della Cassa
Depositi e Prestiti. Il Movimento 5
Stelle punta molto sulla Cdp per far
nascere la nuova Banca per gli
investimenti, capace di investire,
fornire credito a tassi moderati
alle Pmi e finanziare iniziative «di
interesse pubblico e strategico
nazionale», nelle quali
rientrerebbero sia il recente intervento
anti-Vivendi in Tim che un'eventuale
futura mossa su Alitalia. Oggi
scade il temine per la presentazione
degli emendamenti al Dl sul
vettore aereo.
Ai vertici della Cassa siedono
attualmente l'ad, Fabio
Gallia, e il presidente, Claudio
Costamagna. Il primo non sembra
interessato a rimanere, mentre il
secondo è in ballo per un'eventuale
riconferma. Costamagna è gradito
alle Fondazioni, a cui è demandato il
potere di indicare la presidenza, ma
molto dipenderà da chi arriverà
al ministero del Tesoro, primo
azionista della Cassa. Nel consiglio
dovrebbero intanto entrare due nuovi
rappresentanti di Comuni e
Regioni, che siedono di diritto
nell'organo direttivo per la gestione
delle risorse provenienti dal
risparmio postale (Gestione separata).
I nomi sono indicati dall'Anci e
dalla Conferenza Stato-Regioni e con
ogni probabilità saranno il
presidente dell'associazione dei Comuni,
Antonio Decaro, e Davide Caparini,
assessore al Bilancio della
Lombardia. Al Mef, probabilmente
ancora a Pier Carlo Padoan visti i
tempi stretti, toccherà la nomina
ufficiale, tramite decreto. Tra le
controllate del Tesoro figurano poi
in scadenza anche i vertici della
Sogei, che digitalizza la pubblica
amministrazione, di Invimit, Eur
spa e del Gestore dei servizi
energetici.
Mentre a Via XX Settembre
dovrà essere sostituito il direttore
generale Vincenzo La Via. In
autunno si giocherà anche la partita
Antitrust, con Giovanni
Pitruzzella pronto a lasciare con un
mese di anticipo rispetto alla
scadenza naturale di novembre, e di
nuovo dell'Autorità per l'Energia.
Unione
Sarda
Pd sardo,
oggi riparte l'assemblea
Nuovo
leader o congresso: le aree cercano l'intesa
Si erano lasciati il 4 maggio senza
neppure un abbozzo di intesa, e da
lì si ripartirà oggi pomeriggio:
l'assemblea regionale del Pd riprende
alle 16 al centro servizi Losa di
Abbasanta e il problema è sempre lo
stesso, capire qual è il modo
migliore per rilanciare il partito dopo
la sconfitta elettorale.
La prima parte della seduta
assembleare, più di due settimane fa, era
servita a chiarire le posizioni
delle tre grandi aree interne. Che
sono però posizioni totalmente
diverse e non facilmente conciliabili.
Il segretario Giuseppe Luigi Cucca
ha presentato una proposta,
ovviamente condivisa dalla sua
corrente che raggruppa renziani doc ed
ex Ds: una fase di confronto nelle
assemblee territoriali per arrivare
poi (entro un mese o poco più) a
individuare un nuovo segretario che
sia però condiviso da tutte le
componenti interne.
I più netti nel dire no sono stati i
soriani, che invece hanno
reclamato un congresso immediato. A
loro si è unita la voce di Dolores
Lai, che non fa parte di quell'area
ed è finora l'unica che ha detto
di volersi candidare alla
segreteria. I popolari-riformisti hanno
insistito soprattutto sulla proposta
di un partito della sinistra
sarda federato col Pd nazionale, poi
tradotta in un documento che
figura nell'ordine del giorno
odierno. Stamattina ci saranno nuovi
colloqui tra le varie aree, alla
ricerca di un accordo.
Lega e
M5S vanno da Mattarella Conte in pole per Palazzo Chigi
ROMA.
Chiuso l'accordo: Salvini al Viminale, superministero per Di Maio
ROMA «Abbiamo chiuso l'accordo sul
premier e sulla squadra di
ministri. Speriamo che nessuno metta
veti su una scelta che
rappresenta la volontà della
maggioranza degli italiani». Così Matteo
Salvini, ieri dopo il faccia a
faccia con Luigi Di Maio. Lega e M5S
sono convocati per questo pomeriggio
al Quirinale dal presidente della
Repubblica: il governo giallo-verde,
dopo un travaglio durato due mesi
e mezzo, dovrebbe finalmente vedere
la luce, e secondo i rumors più
accreditati a guidarlo sarà il
professore di diritto privato Giuseppe
Conte.
L'INCONTRO Dopo la sottoscrizione
nei giorni scorsi del “contratto di
governo” (fatto poi firmare online
agli elettori dai pentastellati, e
in banchetti sparsi in tutta Italia
dal Carroccio) i due leader si
sono visti anche ieri mattina, per
chiudere definitivamente sul nome
del prossimo premier e
sull'assegnazione dei ministeri. Un incontro di
poco più di un'ora, e poi diverse
telefonate: alla fine l'intesa che
sarà consegnata a Mattarella.
I DUE LEADER «Io e Di Maio nel
governo? Siamo disponibili a metterci
la faccia», dice Salvini a margine
di un comizio a Fiumicino.
Sottolinea Di Maio: «Questo fine
settimana l'ho trascorso a sostenere
sindaci in varie città, ma la cosa
che cambia dalla prossima settimana
è che il Movimento Cinque Stelle
andrà al governo del Paese. Io e
Salvini abbiamo chiuso un accordo
politico, ovviamente le prerogative
sono ora del presidente della
Repubblica, sceglierà lui i passaggi da
fare». E ancora: «Abbiamo chiesto
che il ministero dello Sviluppo
economico, con dentro quello del
Lavoro sia un super ministero per
risolvere i problemi degli italiani
e vada al Movimento 5Stelle
insieme a tanti altri e alla
possibilità di guidare questo
cambiamento».
I NOMI Secondo quanto riferiscono
alcune fonti parlamentari - ma né
dalla Lega né dal M5S si hanno
conferme - il premier potrebbe essere
Giuseppe Conte, 54 anni, docente di
Diritto privato all'Università di
Firenze e componente del Consiglio
di presidenza della Giustizia
amministrativa, che avrebbe “vinto”
sull'altra ipotesi maggiormente
quotata, quella di Andrea Roventini,
economista, professore associato
alla Scuola superiore Sant'Anna di
Pisa.
LA SQUADRA Matteo Salvini dovrebbe
andare all'Interno, mentre Di Maio
guiderebbe il superministero
Sviluppo economico-Lavoro. Favorito agli
Esteri Giampaolo Massolo, ancora in
forse l'Economia (si parla di
Giancarlo Giorgetti) e la Difesa
(rivendicato dalla Lega).
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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